Lunedì, 15 Luglio 2024 09:07

Quel prepartita troppo hot a Lugano In evidenza

Scritto da Gabriele Majo

(Gmajo) – Chi segue questa testata fin dalla sua fondazione, sa che il suo direttore, che è poi l’Umarèll che Vi sta scrivendo, è contrario ad ogni forma di violenza, e prova una accentuata forma di fastidio ogni qual volta che il buon nome del Parma Calcio e dei suoi tifosi, viene associato ad episodi che nulla dovrebbero avere a che vedere con il calcio, con il tifo, con la passione, soprattutto in occasione di una gara amichevole precampionato.

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E così, non nascondo il mio raccapriccio nell’aver appreso a caldo quanto accaduto vicino allo stadio Cornaredo (che il nostro attento Luca Tegoni ci informa essere in fase di ristrutturazione a stralci), in un ristorante-pizzeria  che poi grazie a l’Eco dello Sport (una iniziativa del Gruppo Corriere del Ticino, sono loro le foto a corredo)avremmo appreso essere il “Resega”, il cui gestore ha raccontato di avere assistito a vere e proprie scene di guerriglia

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Quando accadono di questi tafferugli è sempre difficile farsi un’idea di cosa possa esser effettivamente accaduto per capir dove risiedano le responsabilità, cosa ancor più complicata se, come nel mio caso, non si è presenti ai fatti: pertanto, se qualcuno avesse da eccepire su quanto osservo o sulla ricostruzione che cerco di offrire in modo obiettivo, dopo aver raccolto qualche testimonianza di chi c’era e letto qualche reportage, può tranquillamente contattarmi, ché il diritto di replica, qui, è sempre garantito.

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Io non so bene se i supporters del Parma, nell’occasione, siano stati vittime o carnefici, come qualcuno cercava di interrogarsi già ieri sera, e onestamente non so quanto possa esser importante stabilirlo: ma, la testimonianza dell’oste del Resega, raccolta dall’Eco deve far riflettere: “Ho sentito dei rumori forti, mi sono precipitato fuori e ho assistito a scene da guerriglia, sembrava un campo di battaglia. I due gruppi si fronteggiavano: volavano sedie, bottiglie, pietre e tavoli. Quelli del Parma avevano pure dei manganelli. Ho cercato di calmare le acque. Mi è arrivata una bottiglia piena sulla tempia sinistra e ne porto i segni. Qualche centimetro più in basso e avrei rischiato di perdere un occhio. Che paura. Ho dovuto chiudere. I clienti erano spaventati. Vivo degli incassi delle partite, quando ci sono incontri di calcio e hockey. Ora stiamo ancora sistemando. Conto di riaprire al più presto. Una scena davvero brutta, mai avrei pensato di vivere una simile situazione. Tanto sgomento. Mi sembra ancora tutto così incredibile…”.

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I colleghi svizzeri chiudono il proprio servizio con queste parole: “Ma una domanda si deve porre: i tifosi del Parma che arrivano nel Canton Ticino, precisamente nella tranquilla Lugano, e si portano dei manganelli, visti (il Gerente ce ne ha mostrato uno) e suscitano davvero impressione: Perché?”.  Già, perché? Perché possiamo prendere pure per buona la (solita) scusa che i nostri siano stati provocati (“si sono comportati male questi del Lugano che ci hanno attaccato”) e dunque si siano difesi (“noi, attaccati, abbiamo reagito e ci siamo benissimo difesi con una egregia controffensiva, che ha messo un grande difficoltà gli avversari, costretti più volte ad indietreggiare”), ma perché avevano con sé dei manganelli? 

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Un tifoso del Parma, colpito da un tavolino vagante, ha dovuto far ricorso alle cure dei sanitari: “una quarantina di persone, capeggiate da due energumeni tatuati, hanno assaltato le nostre macchine e pulmini con bottiglie, tavoli e sedie”, al che han chiamato i rinforzi: “Abbiamo chiamato i due pullman dei Boys, che sono arrivati ed erano un centinaio e lì è partito lo scontro.” Nel computo della battaglia che è seguita, i feriti, come sempre, si contano sia da una parte che dall’altra.

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Innagine di Demian Yamik,

Il Parma Calcio, a marzo, aveva battuto 7-0 il Lugano in un’amichevole a Collecchio, ma, allora, non si erano registrati scontri tra tifosi né ci risulta ci fossero precedenti antipatie (neppure “incrociate”): la scintilla, secondo quanto scrive l’Eco dello Sport, sarebbe dovuta al fatto che due pullman di tifosi provenienti da Parma, hanno parcheggiato nel posto sbagliato: dovevano sostare nella zona sud, come prevede il protocollo e invece si sono fermati a nord dello stadio. Sono partiti degli insulti. Ed è scoppiato il finimondo, durato circa 10 minuti. Ma i due pullman, secondo quanto abbiamo capito dai racconti dei supporters gialloblù, sarebbero arrivati solo dopo, una volta che erano stati avvertiti della precedente aggressione da parte degli svizzeri.

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Tra l’altro non dovrebbe neppure trattarsi di tifosi del Lugano Calcio, bensì di ultras della locale squadra di hockey. Ecco spiegato, dunque, perché, come scrive la Gazzetta di Parma di stamani, i Boys sono entrati con venti minuti di ritardo: “Erano più di 400 i tifosi del Parma assiepati nello spicchio di curva loro riservato, a Lugano. Un bel colpo d’occhio per questa prima gara dei Crociati. Ma i Boys sono entrati solo al minuto 20 del primo tempo, quando il Parma era già sotto 2-0. Dall’alto della tribuna stampa non si è capito cosa fosse accaduto. Tra i tifosi del Parma e gli addetti al campo c’è stato un lungo conciliabolo con i supporter crociati che, a un certo punto, sembravano sul punto di risalire sui pullman della Tep per tornare a casa. Poi altre trattative e finalmente l’ingresso in curva. Ed è stata festa, nonostante tutto”. Va bene il buonismo, ma cosa ci fosse da festeggiare, proprio, mi sfugge…

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Peraltro, rispetto a questa ricostruzione, che non fa alcun accenno ai tafferugli (benché Sportparma.com, ad esempio, ne avesse immediatamente dato conto nelle proprie cronache), a StadioTardini.it risulta che il ritardo dell’ingresso fosse dovuto alle riflessioni fatte al proprio interno, dopo gli incidenti, dal gruppo, indeciso se entrare o meno.

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Chissà se in quei concitati momenti avranno ripensato all’amichevole di un anno fa Elche-Parma (1-1, vinta 3-5) quando diversi di loro vennero fatti allontanare dagli spalti dalla polizia privata del club e dalla Policia National, che li ha controllati e schedati, poiché stavano in piedi e non seduti. Gabriele Majo

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gabriele-majo-per-slide.jpegGabriele Majo

Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth" del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".

 

 

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