Venerdì, 12 Aprile 2024 05:14

New Tardini, La Questione Economico-Finanziaria In evidenza

Scritto da Gabriele Majo
  • Di Gabriele Majo Parma, 11 Aprile 2024

    (Gmajo) – Provo ad addentrarmi in un terreno nel quale non sono particolarmente ferrato, non essendo un visionario imprenditore di successo, e soprattutto non avendo visto direttamente i documenti ufficiali al riguardo, ma solo per il tramite di ricostruzioni (parziali) fatte spigolando il nostro spazio commenti ed il sito, non proprio equidistante, “Osservatorio Stadio Parma”: spero che lo sforzo possa esser apprezzato dal lettore.

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La questione economico-finanziaria, per l’erigendo new-Tardini, tanto per ribadire un tormentone cui siamo affezionati, “non è banale”: come noto, uno degli argomenti che sarà dibattuto nell’imminente consiglio comunale – mancherebbe un mese circa all’appuntamento, volendolo fissare in coincidenza con il termine del presente campionato nazionale di Serie B, come da auspicio pronunziato sotto i riflettori tv degli studi di via Mantova dall’assessore Marco Bosi – riguarda la durata della concessione dello stadio (l’altro è l’altrettanto spinosa variante urbanistica, che a propria volta trae origine da un aspetto economico-finanziario, ossia gli spazi commerciali, e l’uso extra gare Parma Calcio, che dovrebbero concorrere al rientro per il grande esborso sostenuto, in parte direttamente, in parte tramite finanziamenti, dall’investitore privato per la mega opera) che si starebbe cercando di far coincidere con il BEP, ossia il punto di pareggio, il quale, stando ad esternazioni televisive di Bosi, oscillerebbe tra i 60 e i 65 anni.

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In un recente articolo (del 5 aprile scorso) apparso sulla Gazzetta di Parma, il giornalista Giuseppe Milano aveva provato, facendo un benchmark con quanto accade altrove (piccola differenza anche da lui rimarcata: qui l’investimento è totalmente privato, senza concorso pubblico), ad abbassare la durata della concessione a 45 anni, che lo stesso sarebbe un’eternità, ma pure sostanzialmente la metà del punto di partenza, ossia 90 (o 99, come per le tombe o cappelle funerarie) anni. Non so se darci in mezzo possa placare chi sostiene che sia assurdo impegnarsi per una vita, ma di solito si suole dire che un buon compromesso scontenta tutti.

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Il fatto gli è, però, che se l’investitore privato, pur propenso a mettere in funzione il proprio mega idrante per irrorare la sua pioggia dorata, non può sfruttare la futura grande opera sino, per lo meno, al punto di pareggio del proprio notevole investimento, potrebbe anche cambiare idea e lasciar tutti di sasso, pronunciando un bye bye, che è poi quello che teme chi reputa delittuoso che la grande occasione venga buttata alle ortiche, in quanto non è facile trovare un mecenate disposto a metter sul piatto ingenti capitali. Tra l’altro, c’è anche da rimarcare come siano ormai passati quattro anni dalla pronunzia dell’impegno, e non c’è niente di più volatile dei soldi, per cui è un attimo che uno possa cambiare business (o semplicemente idea…).

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Come avevamo già scritto in occasione dell’ampio reportage dedicato a Parma Europa di martedì 2 aprile scorso, una delle ospiti in studio, Serena Brandini di Azione, aveva espresso queste preoccupazioni: “Più si perde tempo e più aumenta l’inflazione e più aumentano i costi: la preoccupazione è che il Piano Economico Finanziario non sarà poi così facilmente sostenibile dal privato: penso che il consiglio comunale avrà una responsabilità importante anche nel capire gli anni della convenzione. Io sono un po’ preoccupata quando la maggioranza tenta di tirare il più possibile su una diminuzione degli anni di convenzione, non tenendo presente che il PEF è veramente importante“.

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E siccome il PEF è veramente importante, mi è tornata in mente e sono andato a ricercare, un’analisi postata il 31 gennaio 2024 nel nostro spazio commenti da un nostro lettore, firmatosi Armando C., che mi pare piuttosto ferrato in materia e ben informato, anche se le conclusioni cui approda mi paiono un po’ troppo permeate di ideologia… Vi ripropongo, comunque, la sua analisi:

“Tutto sembra voler tenere il dibattito lontano dalle questioni economiche legate al progetto del nuovo stadio:

– I risultati economici del Parma Calcio 1913. Dal 2015 a fine 2022 sono € 280 milioni di perdite. La previsione per il 2023 è di altri € 100 milioni di rosso, con perdite complessive di € 380 milioni.
– Il costo di realizzazione del nuovo stadio in soli 3 anni (dal primo progetto presentato in Comune il 9/9/2020, al definitivo presentato il 13/9/2023) è lievitato inspiegabilmente da € 54,6 milioni per 22.000 posti a sedere (durata concessione 40 anni) a € 138,4 milioni per 20.986 posti a sedere (durata concessione 90 anni).
– Una proposta di project financing del valore di € 168,8 milioni, con una previsione di volume di affari (desumibile dal PEF) di € 1,35 miliardi in 87 anni, sulla quale il Comune sarà vincolato contrattualmente per l’intera durata della concessione.

Il piano economico finanziario del nuovo stadio Tardini si regge su ipotesi di ricavi di gestione che appaiono decisamente inverosimili. Ecco quelle più evidenti:

– Canone utilizzo dello stadio per il Parma Calcio 1913 di € 2.500.000 se milita in serie A e € 2.000.000 se nelle serie minori. Attualmente la società paga € 151.000 se gioca in serie A e € 111.000 se in B.
– Ricavi da vendita premium seating€ 5.294.300 per 2.315 posti a sedere “premium”. Si tratta di trovare a Parma 2.315 tifosi disposti a pagare tutti gli anni la bella cifra di € 2.287 a stagione.
– Naming rights (diritti di intitolazione) stadio: € 3.500.000. Cioè più di 4 volte l’Atalanta (56 presenze in serie A e regolarmente in lotta per la Champions).

Molte perplessità ci sono anche sul fronte dei costi di gestione del nuovo stadio. Quelli indicati sul PEF al vaglio della Conferenza dei servizi, in particolare i costi di manutenzione straordinaria: per un impianto sportivo con un costo di costruzione di € 113.636.000 e una vita utile di 87 anni, i € 238.400 all’anno prospettati dal proponente non sono assolutamente in linea con i comparativi del mercato, che indicano costi almeno 10 volte tanto.

Ricavi da stadio sopravvalutati e costi sottovalutati causeranno inevitabilmente uno sbilancio negativo della gestione.
Chi ripianerà, anno dopo anno, per 87 anni, quel disavanzo?

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Ad Armando C., in un propositivo dibattito che qui riproponiamo nel nome di quell’opera di divulgazione, da taluni definita perle ai porci, nostro tratto distintivo, rispose l’altrettanto bene informato e per certi versi pure illuminato, lettore dal nick name “Il Paradosso di K.K.”.

“Ciao Armando,
innanzitutto, complimenti per la profondità e l’accuratezza di alcune cifre del post.

Sono totalmente d’accordo con te sull’analisi di partenza. Il Piano Economico Finanziario presentato dal Parma per lo Stadio Tardini merita giudizio analogo a quello di Fantozzi sulla corazzata Potemkin. E’ una cagata pazzesca, da qualunque prospettiva lo si guardi. Inutile ripetere quanto tu hai già scritto. Dai € 3,5 M di naming rights in una piazza che non ha mai superato il milione annuo da main sponsor ai 5 milioni di ricavi/anno da premium seats, quando tutto il gettito da Tribuna Petitot in Serie A superava di poco il milione netto.
Garbage, per dirla all’americana. Spero solo abbiano pagato poco chi lo ha redatto.

Da identiche premesse, ci ritroviamo però su opposte conclusioni.

Infatti tu sostieni che – risultando pressoché impossibile il rientro da investimento di oltre 168 milioni lordi dalla gestione stadio, anche in un periodo lungo come quello ipotizzato dalla concessione – il disequilibrio finanziario possa un domani mettere a repentaglio i conti della società.
“Chi ripianerà quel disavanzo?” ti chiedi infatti al termine del tuo intervento.
Dall’equazione hai però rimosso un tassello importante, anzi direi fondamentale.

Il 60% del costo di finanziamento totale del progetto stadio è infatti previsto in equity diretta da parte di Krause. https://ntplusentilocaliedilizia.ilsole24ore.com/art/parma-investimento-138-milioni-il-nuovo-tardini-stadio-pronto-entro-2026-AFfeeqo?refresh_ce=1

Ossia dei 168 milioni necessari, 100 milioni vengono finanziati direttamente in equity e non a debito dal proprietario e garantiti da fidejussioni bancarie a prima escussione, che si estendono tra l’altro anche alla parte di finanziamento.

Approfondiamo in soldoni, visto che questo un punto importante. I consulenti di Krause erano ben consci che un progetto così faraonico non fosse finanziabile in termini standard. Per cui hanno presentato un progetto di cui soltanto il 40% verrà finanziato dall’esterno. Ossia 68 milioni che verranno erogati da un pool di banche. Sono condizioni molto penalizzanti per l’investitore privato. Per darti un riferimento, il progetto originario dei 7 soci di Nuovo Inizio, al di là di costare circa un terzo, prevedeva un equity cash dei soci di circa il 30% del totale ed il 70% finanziato dalle banche, che è più o meno lo standard di questa tipologia di progetti.

Questo enorme sforzo in equity è il dazio che paga Krause al suo approccio un po’ megalomane.
Il risultato è che i 2/3 dell’investimento sono sul groppone del patron e solo 1/3 di debito esterno con un costo per la società.
KK mette sul tavolo 100 milioni cash per fare lo stadio a sua immagine e somiglianza e di fatto il Parma Calcio o la società veicolo dovrà rimborsare “solo” 68 milioni in un periodo lungo (anche 20 anni) con tassi non sfavorevoli e basteranno extra-ricavi da nuovo stadio anche realistici rispetto allo storico perché il Parma sia in grado di pagare gli interessi e generare un extra.
Quindi alla domanda “Chi ripianerà quel disavanzo?”, la risposta corretta è “Kyle Krause e lo fa in anticipo”.

Non sto giudicando se è una cosa da furbo o meno.
Sto solo valutando le conseguenze per il Parma Calcio. Che è quello che interessa a me. Se poi KK ha piacere a buttare nel cesso i soldi per inseguire le sue libidini, sono problemi principalmente suoi, se non ne paga le conseguenze il Parma.

E’ un po’ – mutatis mutandis – quello che è già accaduto sui conti economici del Parma. I costi di gestione annuali sono da fuori di testa. Sui 100 milioni di euro di perdita annuale (96,5 nel 2022, poco meno nel 2023). Ma le perdite vengono ogni anno ripianate con cash fresco convertito a capitale ed il debito della società si sta praticamente azzerando.
Basta guardare l’andamento del debito lordo di gruppo del Parma. Durante l’esercizio 2022 è sceso da 146 milioni (dato al 31 Dicembre 2021) a 116 Milioni (dato al 31 Dicembre 2022). Di questi 116 milioni, dal bilancio è evidente che oltre 63 milioni di euro sono finanziamenti a tasso zero erogati della controllante Krause Group Italia, ossia la quota residua non ancora convertita a capitale, che – come evidenzia la relazione dei revisori – ferma restando la forma giuridica, sono funzionalmente assimilabili ad apporti e non a debito.
Rimangono, quindi, 53 milioni, di cui 1,6 di debito bancario, circa 18 rappresentati dal debito caratteristico di ogni società (fornitori, sicurezza sociale e previdenza, tributari) peraltro in calo significativo anno su anno e circa 33 milioni di debito cosiddetto sportivo, tecnicamente obbligazioni future verso gli enti specifici, ossia rate di cartellini o importi dovuti ad altre società sportive. Vanno però considerati, in questa voce, crediti sportivi analoghi per circa 12 milioni, che portano il monte impegni futuro complessivo del Parma a una cifra di circa 20 milioni di euro. Sono numeri che fanno del Parma Calcio una mosca bianca virtuosa nel contesto disastrato dell’attuale calcio italiano, considerando che il club ducale non ha aderito alla rateizzazione delle imposte in epoca Covid come ha fatto il 90% delle squadre di Serie A e B, né ha attivato cartolarizzazioni o finanziamenti garantiti da SACE.
Non sono ancora disponibili i numeri al 31 Dicembre 2023, ma dai rumors l’andazzo è sempre lo stesso. Copiosa conversione dei finanziamenti soci a capitale, azzeramento di ogni perdita, debito in ulteriore riduzione.

Cosa vuol dire questo in pratica? Che KK ha buttato in quota capitale oltre 300 milioni in Parma Calcio e altri 100 lo farà sullo Stadio.
Sono 400 milioni definitivamente acquisiti alla “causa Crociata” Parma e bruciati per sempre per KK.

In cambio il Parma Calcio si trova con pochissimo debito rispetto agli standard del calcio e con in pancia uno stadio che pagherà per un terzo. Paradossalmente, una società molto appetibile, visto che un subentrante potrebbe dimezzare i costi di gestione in poco tempo, ristrutturando la società a misura umana e beneficiando di patrimonio infrastrutturale.

A oggi, nonostante una gestione economica folle, dal punto di vista finanziario, non si può non riconoscere come KK abbia fatto male a se stesso e bene al Parma. E’ un dato un po’ paradossale, ma se non si parte da questo elemento, si rischia di arrivare a conclusioni allarmistiche che non hanno però alcun riscontro nella realtà.”

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Circa tre mesi dopo questo carteggio, sempre nel frequentato spazio commenti di StadioTardini.it si faceva vivo tale Andrea, del quale scegliamo il seguente dispaccio, postato il 6 aprile 2024 in risposta a LG, in quanto conterrebbe le cifre dell’operazione:

Sig. LG non è proprio così semplice come dice lei. Il break even point (il punto di pareggio) ossia la quantità di ricavi necessari a coprire la totalità dei costi aziendali per il rifacimento del Tardini è stato calcolato in 16.211.300 euro all’anno scritto nero su bianco sul documento PEF ufficiale fornito dal Parma Calcio assieme al progetto definitivo. Le voci di ricavo sono elencate una per una nel documento ufficiale che nessuno (o quasi) ha ancora reso pubblico. Sono le seguenti (ricavo annui):
1) Affitto dell’utilizzatore 2.500.000 se la squadra è in A2.164.900 se in B (attualmente il Parma paga al comune 150.000 euro se in A114.000 se in B).
2) Premium Seating Revenue 5.294.300 (sono previsti circa 
2.100 posti premium che pagheranno circa 2.100 euro l’abbonamento e rimarranno quasi invariati i prezzi degli altri settori).
3) Naming Right 3.500.000, l’intestazione dello stadio allo sponsor che gli darà in nome (l’Atalanta incassa 750.000 euro all’anno dalla Gewiss).
4) New Revenue Digital 1.070.000
5) Altre sponsorizzazioni 967.500
6) eventi non sportivi (affitto per concerti ed altri eventi) 434.400
7) eventi sportivi extra Parma Calcio450.000
8) locazione spazi commerciali 354.900
9) locazione Sky Box extra match 208.000
10) Parcheggi extra match 568.000
11) rimborso spese condominiali 114.100.
Per un totale di 16.211.300 euro.
Chi assevererà questo documento 
(Conferenza dei Servizi) accetterà i dati forniti sono corretti e i ricavi presentati siano “fattibili”.
Per ottenere l‘equilibrio economico (nell’arco di venti anni) con i costi attuali la neo-costituenda Società di Scopo dovrà incassare oltre 16 milioni all’anno. Non lo dico io e non è una “indiscrezione” di qualche giornalista informato, ma il documento ufficiale del Progetto Definitivo su cui CF e Consiglio Comunale dovranno deliberare. Spero di essere stato chiaro”.

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Della questione economico-finanziaria, come dicevo nell’incipit, la fonte principe nel dibattito (penso anche dei lettori di cui abbiamo riportato prima il pensiero), è il sito Osservatorio Stadio Parma che, in un articolo del 29 gennaio 2024 dal titolo “Stadio Tardini, tra il privato e il Comune, alla fine chi pagherà il conto?”, argomentava tra l’altro:

“Sono anni che, sul tema del nuovo Tardini, stampa locale, politica, esponenti degli ordini professionali, opinionisti, blogger, tifosi e comitati disquisiscono di qualunque argomento possibile: tigli, sosta selvaggia, parcheggi, consumo di suolo, intitolazione dello stadio, cavilli procedurali, ingressi monumentali, finto percorso partecipato, finte prescrizioni della Giunta al progetto, finto recepimento delle prescrizioni, stadio temporaneo in provincia, ritardi della Conferenza dei servizi, battibecchi tra esponenti della Giunta e Comitato Tardini Sostenibile (al quale, ribadiamo, l’Osservatorio non aderisce)L’unico argomento che viene invece eluso sistematicamente è quello che riguarda gli aspetti economici della vicenda, ripetendo o non contestando il mantra che “Krause è ricco, se vuole bruciare 600-700 milioni di capitale personale, a noi non interessa, anzi!”.

Tutto sembra voler tenere il dibattito e conseguentemente l’opinione pubblica lontano dalle questioni economiche legate al progetto del nuovo stadio:

  • risultati economici del Parma Calcio 1913. Dal 2015 a fine 2022 sono € 280 milioni di perdite. La previsione per il 2023 è di altri € 100 milioni di rosso, con perdite complessive di € 380 milioni.
  • Il costo di realizzazione del nuovo stadio in soli 3 anni (dal primo progetto presentato in Comune il 9/9/2020, al definitivo presentato il 13/9/2023) è lievitato inspiegabilmente da € 54,6 milioni per 22.000 posti a sedere (durata concessione 40 anni) a € 138,4 milioni per 20.986 posti a sedere (durata concessione 90 anni).
  • Una proposta di project financing del valore di € 168,8 milioni, con una previsione di volume di affari (desumibile dal PEF) di € 1,35 miliardi in 87 anni, sulla quale il Comune sarà vincolato contrattualmente per l’intera durata della concessione.”

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Abbiamo riportato sopra analisi e contro-analisi della questione in esame: non mi permetto di aggiungere altro se non ribadire come, al di là della finanza, un piano di rientro tra 60 anni, per me, sia significativo che non siamo di fronte ad una speculazione, né mi pare un grande business: ma fin che l’investitore ha questa volontà è corretto assecondarla, nel rispetto, però, delle leggi vigenti e delle conseguenti complicazioni, senza venir meno al mandato fiduciario dei cittadini, con amministratori che sappiano contemperare le sacrosante esigenze di chi caccia la pila, ai propri doveri di direzione e controllo… Gabriele Majo

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2_gabriele-majo-per-slide-180x180.jpegGabriele Majo

Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth" del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".

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