Lunedì, 04 Marzo 2024 18:20

Diario crociato / due cronisti cocoon atterrano a Terni con l’astronave rossa di Ceci In evidenza

Scritto da Gabriele Majo
  • di Gabriele Majo Parma, 4 Marzo 2024 - (Gmajo) – Ricordate il film di 30 anni fa“Cocoon, l’energia dell’Universo”, pellicola nella quale gli anziani protagonisti avevano riacquistato le forze della giovinezza grazie alle abluzioni in una piscina miracolosa?

Beh, a me è tornato alla mente nel vedere in azione gli attempati protagonisti (Giorgio Orlandini ed Ermes Foglia, già primattori in analoghe circostanze dopo il fallimento del 1968) che si stanno dando da fare per la nascita del nuovo Parma, progetto che secondo gli arzilli nonnini, anzi papà, troverebbe la propria realizzazione con la serie D”.

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Cominciava così, il 1° aprile del 2015, un mio irriverente articolo, su StadioTardini.it dei bei tempi, sui prodromi di quello che sarebbe stato il Parma Calcio dell’araba fenice, con quei due grandi vecchi citati, oggi non più con noi – purtroppo come Corrado Cavazzini, primo presidente di PPC, scomparso proprio nelle ultime ore – che brigavano per dare un futuro alla squadra di pallone dopo le amare vicissitudini che l’accompagnarono al fallimento.

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Certo, non sarebbe bastata quella buona volontà e le scarse risorse disponibili se dietro non ci fosse stato anche il certosino lavoro di Marco Ferrari, che riunì e cementò in Nuovo Inizio altri sei magnifici (come li avrebbe definiti Nevio Scala, uomo simbolo scelto per quella resurrezione dalle proprie ceneri) per dar corso ad un viaggio che si sarebbe rilevato lungo tre promozioni ed un paio di tranquille salvezze.

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La felice intuizione di allora, ossia quella di ripens are alla piscina miracolosa di Cocoon, viene oggi qui riproposta in chiave autobiografica (cosa volete, la vita è un circuito ripetitivo, e se prima avevo l’ardire di sfottere altri vetusti, ora, a 60 compiuti, è corretto che faccia altrettanto con me…) per raccontarVi, in questo Diario Crociato, dell’avventurosa trasferta in quel di Terni, per seguire i nostri eroi impegnati al Libero Liberati, stadio che, pur vantando una pluriennale esperienza da far invidia ad un Ezio De Cesari qualsiasi (“Dopo 40 anni di giornalismo, capita qui un pubblicista, che poi manco pubblicista è emme dice – Ciao. E io glie dico: ma chi caaaazzzo sei tu chette presenti qui emmedici – Ciao”, cit) non avevo ancora visitato, e come me neppure il mio compagno di viaggio dell’occasione, ossia Gianni Barone, pur annoverando, egli, alcune primavere più delle mie ed un cursus honorum altrettanto ottimo ed abbondante.

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Attenti a quei due!, soleva dirci, temporibus illisil compianto Carlo Drapkind – il mio primo direttore, cui debbo tutto, ahimè prematuramente scomparso di questi giorni 21 anni fa, il 5 marzo 2003 – quando, magari con gli occhiali scuri e l’inseparabile valigetta – che si trasformava sovente in un oggetto contundente, ma non esattamente contro un dente, bensì, con rapido colpo (ribattezzato, chissà perché, “del vescovo”) indirizzato verso altre delicate parti del corpo… – ci incrociava in una via Cavour ancora percorsa dai filobus e non chiusa al traffico.

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Attenti a qui due!, avrebbero potuto pensare oggi, anzi sabato, i Millennials, qualora ce ne fossero stati al seguito, ma giù per lo Stivale ci sono scesi solo i cronisti over 60, dal momento che quelli under 30 (vero Lorenzo Fava?) sia pure combattuti nel proprio intimo, infine han rinunziato alla traversata, dandola vinta al meteo (che, invece, ci avrebbe premiato, dal momento che al di là di qualche acquazzone, a Terni il sole caldo faceva capolino tra le rade nubi e c’era persino caldo per chi si era bardato come se fosse in viaggio per andare a vedere l’aurora boreale) e al tubo (ossia la pratica moderna di raccontare la partita guardandola sul piccolo schermo, anziché accomodare le proprie natiche nelle postazioni commentario all’uopo presenti allo stadio per chi preferisce – ancora – la visione dal vivo.

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    Gli scranni che avevamo subito identificato – sul pass concessoci dall’ufficio stampa del glorioso club rossoverde (quelle maglie, in infanzia, mi avevano spesso affascinato) non erano indicati posti precisi in cui scrannarsi – erano davvero l’ideale: vista perfetta sul campo, protetti sì da una tettoia, ma non, come gli altri, all’interno di gabbiotti col vetro, che limitano la possibilità d’azione (ad esempio filmare i ripetitivi sacri riti della funzione laica, come ingresso in campo e cerimoniale d’inizio e le fasi salienti) del cronista dotato di buona volontà (e smartphone).

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    Purtroppo, però, dopo aver a lungo (siamo entrati allo stadio attorno alle 13, un’ora prima del kick off, nonostante ci fossimo rifocillati, capito Gallo?) carezzato l’idea di restare lì, proprio pochi istanti prima del principio della tenzone, gentilmente ci veniva richiesto di spostarci, essendo quel posto riservato ad un collega locale cardiopatico. E così, dopo esser stati fianco a fianco per tutto il viaggio sull’astronave rossa di Ceci (tranquilli, poi vi spiego…), io e Gianni ci siamo separati proprio per l’atto, ossia la partita: lui si è accomodato all’interno della postazione stampa (ove Sandro Piovani ci avrebbe accolto dandoci, suppongo ironicamente, dei Maestri, aggiungendo si ricompongono il Gatto e la Volpe, dimenticando che la velenosa definizione, a noi riservata, dell’odierno pensionato Paolo Grossi, fosse il Gatto ed il Gatto, volendo sottintendere che nessuno di noi due era furbo) ed io a zonzo per la tribuna en plein air, alla ricerca del posto migliore per filmare.

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    https://youtu.be/1NrnEBqPlho

     

    L’astronave rossa di Ceci? Ho così ribattezzato, sempre tenendo a mente la trama di Cocoon, la Fiat Punto di quella tinta – anno di immatricolazione 2003, ossia 21 anni fa – che il decano dei giornalisti, mosso a compassione per il leggermente più giovane collega (rimasto senza mezzo di locomozione privato da quando, suo malgrado, è diventato un umarèll) gli ha messo a disposizione – nonostante gli improperi della consorte, che magari l’avrebbe usata per la spesa di approvvigionamento settimanale – volendo esaudire il suo forte desiderio di poter andare a vedere la partita a Terni. E qui ci tengo a ringraziare pubblicamente Gian Carlo, intanto perché non è da tutti prestare un’auto senza farsi troppe remore, e poi perché quella macchina è stata l’ideale proprio per il contemporaneo viaggio a ritroso della memoria nel ricordo di quelle di tanti anni fa…

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    In realtà, nella stagione 89-90, culminata con la prima storica promozione del Parma in serie A, il mezzo di locomozione preferito da Majo e Barone per andare in missione, era senza dubbio il treno, anche perché, da pubblicisti, godevamo. allora, di un trattamento economico, da parte delle Ferrovie dello Stato, sicuramente di favore (uno sconto del 30%, offerta poi rischedulata). Ma, al nostro attivo, avevamo anche delle mitiche trasferte in auto, che ovviamente abbiamo rimembrato mentre, sabato, scendevamo verso le Umbrie: una di queste ad Avellino, quando, appunto, dovetti mettermi alla guida della mia cara vecchia Tipo (rip.), per via di un improvviso sciopero (selvaggio) dei famigerati Cobas, che aveva comportato la soppressione del treno notturno che ci avrebbe fatto arrivare di buon mattino in Irpinia. Come carburante dovetti usare espressioni blasfeme, a lungo ripetute, pur con fantasiose varianti, fino a ben oltre la Variante di valico (che allora non esisteva, in quanto, per varcare l’appennino tosco-emiliano sulla A1, c’era solo l’odierna Panoramica)…

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    L’immagine di cui sopra ritrae il raro momento in cui un pedone, dopo aver usufruito di una tratta autostradale, corrisponde il relativo pedaggio all’esattore. E’ avvenuto al casello di Orte (per noi altro luogo della memoria, per via delle beccate che facevamo in un ristorante che poi i gestori ebbero la malsana idea di trasformare in un pub, con grave scorno di chi vi scrive e dei suoi collaboratori) sabato, appena prima che imboccassimo la E45 per l’ultimo miglio (si fa per dire) verso Terni. L’evenienza mi ha fatto sovvenire quando, a Catanzaro, “un indigeno si offrì di darci un passaggio dalla Stazione F.S. di Catanzaro Lido alla sede del ritiro del Parma. Solamente dopo mezzo chilometro realizzammo che il passaggio in questione non prevedeva l’uso di alcun mezzo di locomozione, eccezion fatta per le nostre elementari facoltà motorie: si trattò di una sorta di “Gran Premio della Montagna di 1^ Categoria per corridori a piedi”.

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    Il viaggio con la Punto Rossa verso Terni, non so bene per quale associazione di idee, mi ha fatto sentire nei panni di uno dei protagonisti del romanzo di cui sopra, che dobbiamo all’ex direttore di Autosprint e Quattroruote Carlo Cavicchi: non tanto in quelli del giornalista sfigato che, abbandonati i sogni di gloria, faceva l’impiegato al Carlino, prima di una nuova botta di vita, quanto quella dell’aspirante pilota da rally che, se avesse percorso andata e ritorno, la tratta tra Bologna e Foggia in nove ore (con una Porsche nera) avrebbe ricevuto da uno stravagante scommettitore la ragguardevole somma di dieci milioni di lire, con le quali, negli anni 70 si poteva tranquillamente acquistare un appartamento…

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    Non so in quanti avrebbero puntato i propri du centesimi sul pilota, che qui sopra è stato (auto) immortalato al momento dello start dal Tardini verso le 7 del mattino a fianco del cavallo d’acciaio rosso, mentre, alla spicciolata stavano arrivando – chi in taxi, chi a piedi, chi in bicicletta – i vari tifosi che avrebbero viaggiato (loro sì, non come qualcun altro che ha buggerato la propria signora, facendoglielo credere, al fine di prevenirne l’apprensione) sulle corriere del CCPC. Eppure, la missione è stata compiuta nel pieno rispetto dei tempi, anzi, persino migliorando le previsioni del navigatore google relative a un mezzo standard e non candidato a divenire, a breve, auto d’epoca…

     

    Arrivare poco dopo le 11 del mattino, nonostante i tratti percorsi su una sorta di Makadam (ossia l’asfalto drenante), ti concede l’indubbio vantaggio – pur a fronte dello scellerato inizio alle 14 della partita, in luogo delle canoniche 15, che ti consentirebbe di ingerire meno in fugatone le pietanze – di poter scegliere il locale preferito (possibilmente un po’ sporco, ma non eccessivamente), che nel caso specifico abbiamo avuto agio di trovare proprio a pochi metri (circa 600) dallo stadio ospitante, ove avevamo già avuto modo (noi sì che siamo previdenti…) di ritirare l’accredito (vedi sotto Barone, in versione umarèll, mentre provvede alla bisogna).

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    Pur cercando di gabbare, attraverso la mia stupidità umana, l’intelligenza artificiale di google circa le mie preferenze, debbo dire che il mio orientamento in fatto di trattorie, lo ha esattamente profilato, avendomi consigliato, senza indugio, la Trattoria “La Mora”, il cui sottotitolo o occhiello è “Dal 1904 il Gusto della Tradizione”. Che pretendere di più? La vecchia in cucina… Celo anche quella… Non vi dico il mio entusiasmo nell’aver scorto, ancor prima di entrare, un’attempata signora (sì, avrà due o tre anni più di noi…, foto sotto), che avrebbe poi preso il comando delle operazioni, consentendoci di mangiare prima dell’orario di apertura, senza aver prima prenotato. Il top del servizio e della ospitalità.

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    Quando a questo aggiungi anche la bontà delle portate, allora vuol dire che ti trovi veramente bene e che la situazione merita di esser raccontata, in senso positivo, nel tuo Diario Crociato. Un avventore che credevamo essere Boccucci (giornalista che segue la Ternana), accompagnato da una signora, che poi avremmo scoperto essere la vera inviata e lui l’accompagnatore, arrivati poco dopo la nostra ordinazione, oltre alle Ciriole (foto sotto) scelte anche da noi (anche se tra gli ingredienti c’era l’aglio, pazienza, non avevamo neanche un vaghetto pensiero di poter limonare qualcuna, e comunque non si avvertiva per nulla), aveva optato di dare inizio alle danze con una bruschetta. Mannaggia, io non ci avevo pensato, e lì in zona è imperdonabile!

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    Pazienza: ci saremmo rifatti con i secondi: Gianni Barone è andato di trippa alla romana, io, invece, di coniglio alle erbe (fotto sotto), anche in questo caso con il pieno appagamento dei nostri sensi interessati.

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    Arrivare prima, quando trovi degli osti intelligenti (non tutti capiscono che a fronte del piccolo sacrificio di anticipare l’apertura di qualche minuto, si garantiscono la possibilità, allo stesso tavolino, di fare più generazioni di clienti) che ti accolgono, ti consente, anche, sia pure in quaresima (Gallo penitente, tiè), di sgarrare un po’ e di aggiungere ai canonici primo e secondo, pure Svizzera e Capodistria: nel nostro caso una indimenticabile zuppa inglese, seguita da caffè e grappa barricata…

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    Ricevendo la prova documentale fotografica della nostra degustazione, il nostro caro amico Franco Ricci, detto Coach 6100 come l’omonimo canale YouTube, a guisa della domanda finale che pone ai quattro ristoratori, nella sua trasmissione, Alessandro Borghese (primogenito dell’attrice Barbara Bouchet e dell’imprenditore napoletano Luigi Borghese): signori quanto abbiamo speso?, profetizzava: “Direttore e vice direttore insieme, lì partono 80 euro come a Coverciano…”. Ricevendo in risposta – va così di moda postarli – l’onesto scontrino di cui sotto, assieme alla precisazione che di euro, quella volta a Coverciano ne avevamo lasciati 90, ossia trenta a testa, ma partendo dalla base di un menù fisso di 12…

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    Il documento gestionale di cui sopra – oltre a certificare la spesa sostenuta di euro 72, che di questi tempi ci pare contenuta, specie considerando gli importi proposti dagli esercizi di casa nostra – testimonia che alle 12.45 i Vostri cronisti, sazi e pienamente soddisfatti, hanno lasciato il focolare del locale, poiché il servizio ci stava chiamando e noi, al medesimo, siamo sempre ligi.

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    E così alle 13 eravamo già belli pronti in postazione ad osservare dall’alto il riscaldamento pre-gara delle due squadre, annessi i calorosi cinque a calciatori e staff del presidente Kyle Krause …

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    E il primo gol della partita, sia pure nei minuti iniziali, anziché perderlo zigzagando alla ricerca del cancello per entrare, come fresca consuetudine, sono (quasi) riuscito a documentarlo in presa diretta, almeno con l’esultanza di un Bonny (finalmente) in formato imperiale…

     

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  • https://youtu.be/1SSr6ptiMyk

    Una delle specialità dei Vostri cronisti Cocoon, quando ancora non erano tali, era il ricco dopopartita, che all’epoca proponevamo via radio con interviste a gogò a protagonisti ed addetti ai lavori, per dirette che risultavano eterne, e senza mai restituire la linea allo studio per un brano musicale che avrebbe interrotto la magica atmosfera live dallo stadio: e debbo fare davvero i complimenti a Gianni Barone per aver saputo porre, sabato, quesiti interessanti, come ai vecchi tempi, ai vari interlocutori arrivati in sala stampa: a titolo esemplificativo riporto il video della conferenza stampa di Roberto Breda, ma anche i siparietti con Fabio Pecchia ed Angy Bonny meritano attenzione…

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  • https://youtu.be/RncOkcoi5C8

    La stampa parmigiana presente al Libero Liberati era rappresentata dal solo Sandro Piovani della Gazzetta di Parma e, appunto, dai due vecchietti di StadioTardini.it: dispiace che mancassero i giovani e soprattutto che non ci fossero, per una non condivisibile scelta editoriale prona al solo contenimento dei costi, i colleghi della radio e televisione pur in possesso dei diritti acquistati, ma così, di certo, non valorizzati. Siamo certi che, pur in tempi difficili e di crisi, la qualità potrebbe esser premiata dagli sponsor, con la continuità di trasmissioni che godono del favore del pubblico. Pensare che gli inviati (3) che erano a Terni grosso modo gli stessi (come numero e come persone) che si erano affacciati sul mar d’Africa per un Licata-Parma dell’89-90 fa riflettere… Gabriele Majo

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    gabriele-majo-per-slide.jpegGabriele Majo

    Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth" del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".

     

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