L'impresa compiuta dall'Ajax nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League in casa del Real Madrid è ancora negli occhi di tutti gli appassionati: un quattro a uno al Santiago Bernabeu non si vedeva da tempo, e solo la Juventus l'anno scorso era andata vicina a un'impresa simile, non fosse stato per quel fallo da rigore commesso da Benatia. Nessun penalty ha messo a rischio, invece, il trionfo dei lancieri, che hanno messo in campo tutta la propria vivacità in una partita che si è rivelata impeccabile sotto tutti i punti di vista e che ha sorpreso gli esperti di scommesse internazionali, che ovviamente davano i madrileni nettamente favoriti.
La situazione del calcio olandese
Mentre i biancorossi di Amsterdam festeggiano il 119esimo compleanno del club, vale la pena di prendere in mano gli almanacchi per scoprire che erano ben sedici anni che l'Ajax non arrivava ai quarti di finale della massima competizione europea. Sono passati i tempi di Kluivert, di Seedorf, di Litmanen e di Overmars (che ora si trova dietro una scrivania, sempre per la società biancorossa), ma anche quelli di Pienaar, di Mido e - ovviamente - di Ibrahimovic. Oggi l'Ajax ha sfornato un altro catalogo di giovani talenti che hanno conquistato l'attenzione di tutti i più importanti club europei.
Come il Milan olandese
Il gioco delle coincidenze rivela che proprio nel 2019 ricorrono i 30 anni del primo successo internazionale del Milan olandese: era il 1989, infatti, quando i rossoneri guidati da Arrigo Sacchi al Camp Nou di Barcellona sconfissero la Dinamo Bucarest e portarono a casa la Coppa dei Campioni. Era il Milan, ovviamente, di Ruud Gullit, di Marco Van Basten e di Frank Rijkard, giunti dai Paesi Bassi per rivoluzionare non solo il calcio italiano, ma anche quello internazionale. L'Ajax di oggi per certi aspetti ricorda quel Milan, nella corsa ma soprattutto nella capacità di sorprendere gli avversari
Generazione di fenomeni? Il tempo lo dirà
Forse è ancora troppo presto per affermare che quella dell'Ajax di oggi è una nuova generazione di fenomeni, e certo una sola partita non può essere sufficiente per lasciarsi andare a eccessivi trionfalismi, anche perché il Real Madrid ha dimostrato anche in campionato e nella coppa nazionale di avere più di qualche problema. All'esonero di Lopetegui è seguita la cacciata di Santiago Solari, che ha portato al ritorno in pompa magna di Zinedine Zidane. Ma nei Paesi Bassi sono pochi a interessarsene, perché quella portata a termine dai lancieri è stata in ogni caso una straordinaria impresa.
I talenti del domani
In panchina siede Erik ten Hag, che dopo aver appeso gli scarpini al chiodo al termine di una discreta carriera come difensore si è trasformato in un allenatore. Quello all'Ajax è il suo primo incarico di un certo livello, e il compito che gli è stato assegnato non è dei più semplici, soprattutto se si considera che l'età media della squadra si aggira attorno ai 24 anni. Insomma, più gioventù che esperienza, come è sempre stato nello spirito della squadra biancorossa. A supervisionare le prestazioni in campo, poi, ci sono due dirigenti di un certo livello, che quando erano giocatori hanno contribuito a scrivere un pezzo di storia non solo del calcio olandese, ma del soccer internazionale. Di Overmars abbiamo già detto, mentre al suo fianco c'è un certo Edwin van der Sar, che i tifosi della Juventus ricorderanno con un certo dispiacere per le numerose papere di cui si era reso protagonista quando indossava la maglia bianconera. Ora che non è più tra i pali ma dietro una scrivania, però, van der Sar ha dimostrato di saperci fare.
Il successo in Champions League
Nella storia della Champions League, l'Ajax prima della gara di Madrid non era mai stato in grado di ribaltare una sconfitta in un confronto a eliminazione diretta. Questo dato è di per sé sufficiente per dare l'idea della dimensione dell'impresa che i ragazzi di ten Hag hanno compiuto. D'altra parte, la filosofia di gioco dell'Ajax è sempre la stessa da decine e decine di anni. Forse addirittura da un secolo, se si fa riferimento allo spirito di Jack Reynolds, il tecnico britannico che occupò la panchina dei lancieri per più di 30 anni, tra il 1915 e il 1947: secondo lui, la miglior difesa è l'attacco. Al Bernabeu i biancorossi lo hanno dimostrato, seguendo l'esempio di quell'Ajax che negli anni '70 era stato capace di vincere in tutta Europa e di quella nazionale olandese che nel 1974 giunse sul secondo gradino del podio ai Mondiali.
Il totaalvoetbal
Sin dagli anni '60, invece, il calcio totale viene definito totaalvoetbal, con un'espressione olandese che rende l'idea della rivoluzione tattica che ad Amsterdam e dintorni è andata in scena in quel periodo. Come amava sostenere Johann Cruijff, i principi del calcio sono due: essere in grado di passare la palla quando la si ha tra i piedi ed essere in grado di controllare la palla quando la si riceve. Secondo il numero 14 più famoso al mondo, chi non è capace di controllare il pallone non è neppure capace di passarlo.
L'impronta dell'Ajax sulla storia
Gli esperti di calcio sono concordi nel sostenere che l'Ajax abbia avuto sul calcio lo stesso impatto che i Beatles avevano avuto nei confronti della musica o quello che Pablo Picasso aveva lasciato sulla pittura e sul mondo dell'arte in generale: una vera e propria rivoluzione. Era il 18 marzo del 1900 quando tutto ebbe inizio: nel centro di Amsterdam, al tavolo di un bar, nacque il club che avrebbe cambiato la storia del soccer. Si chiamava Amsterdamsche Football Club Ajax, in onore ad Aiace il Grande, uno degli eroi della Guerra di Troia resi immortali dalla poesia di Omero. Unire il calcio con gli studi classici, il pallone con la lettura: con il senno di poi, già questa era la prima grande rivoluzione di quella squadra creata tra i tavoli del caffè Oost Indie.
E ora?
A questo punto, non rimane che attendere di scoprire quali saranno gli avversari degli olandesi nei quarti di finale di Champions: certo, uno scontro con la Juventus sarebbe una rivincita dopo Roma 1996.