Il nuovo asset dirigenziale ha scosso l’ambiente: la Serie B è a portata di mano
Tre anni fa la caduta nel baratro
Tredici anni fa il Parma si giocava contro il Borussia Dortmund l’accesso alla finale di Coppa Uefa, appena tre stagioni fa sul campo otteneva la qualificazione all’Europa League guidata da Donadoni e Cassano, salvo poi non ottenere la licenza per un pagamento ritardato dell’Irpef. Tutto da lì ebbe inizio, il tracollo in Serie A, il fallimento e la retrocessione nelle serie inferiori. Qualcuno è rimasto, come lo storico capitano Lucarelli, tutti gli altri sono andati via.
La rinascita e il nuovo assetto societario
Il Parma Calcio ha però saputo rinascere dalle proprie ceneri, merito di un ambiente che vive con estrema passione l’amore per il calcio e la squadra dalla città, che negli anni ’90 ha scritto pagine indelebili del calcio italiano ed europeo, mettendo in vetrina alcuni dei migliori giocatori al mondo.
Oggi il Parma ha conosciuto un nuovo scossone, dopo che a novembre l’intero asset ha lasciato l’incarico. Via il tecnico della promozione Apolloni, il responsabile dell’area tecnica Minotti ed il direttore sportivo Galassi. In seguito a ciò anche il Presidente Nevio Scala rassegnò le dimissioni, con la squadra affidata per un breve periodo di tempo all’ex centrocampista ed allenatore della Beretti Stefano Morrone. È da qui che ancora una volta la squadra ha saputo rialzarsi e scalare la classifica sino a ritrovarsi oggi in seconda posizione alle spalle solo del Venezia di Pippo Inzaghi.
La guida tecnica è passata nelle mani di Mister Roberto D’Aversa, il direttore sportivo Daniele Faggiano ed il Presidente ad interim, precedentemente vice di Scala, Marco Ferrari. Gli investimenti fatti dalla società in sede di mercato sono stati molto importanti, considerata la categoria, con una spesa totale vicina al milione di euro senza registrare alcun tipo di incasso. Il valore dei giocatori portati al Tardini quest’anno supera i 5 milioni di euro, con 850 mila euro spesi per l’acquisto del centrocampista Scaglia dal Latina e del difensore Scozzarella dal Trapani. Ad essi si aggiungono gli arrivi gratuito o in prestito, ma dagli ingaggi pesanti, di top player quali Calaiò, Canini, Munari e Di Cesare, a dimostrazione di quanto l’appeal della società ducale sia più che mai vivo nella memoria e nel presente dei protagonisti del calcio italiano.
Guardando i numeri dell’ultimo calciomercato e delle capitali europee che più hanno registrato movimento di danaro, è naturale tornare alla mente all’epoca dei Tanzi e della valanga di fuoriclasse che hanno attraversato Parma a cavallo degli anni ’90 ed inizio 2000. In quell’epoca la città era saldamente nella top ten delle metropoli del mercato, capace di insidiare persino milanesi e Juventus nell’accaparrarsi i migliori talenti europei ed oltre oceano. L’obiettivo della nuova società è chiaramente quello di riportare il Parma Calcio agli antichi fasti, partendo dalla provincia ma guidando con fierezza ed orgoglio anche oltre confine il buon nome del calcio italiano.
Perché non è solo la Serie A che manca al Parma, ma è il Parma a mancare terribilmente alla Serie A.