In località Fontana di Trevi: centralissima zona di Roma, tre operai che stavano operando per una manutenzione straordinaria di un ascensore all’interno di un condominio, per cause ancora da stabilire, sono rimasti coinvolti in un terribile incidente.
L’ascensore sul quale stavano lavorando è precipitato nel vuoto. Nella caduta un operaio di 48 anni è deceduto, e gli altri due sono in ospedale di cui uno in codice rosso. Chissà in quale statistica rientreranno questi lavoratori che usciti di casa per lavorare, trovano la morte e/o gravi conseguenze nell’ennesimo caso di morte bianca sul lavoro.
E dire che proprio nella domenica precedente 13 ottobre si era celebrata la 74 giornata nazionale per le Vittime degli infortuni su lavoro. Tutte una serie di iniziative svolte sull’intero territorio nazionale per ribadire l’esigenza, ineludibile ormai, della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. Un vero e proprio mantra, che però poi nella pratica giornaliera non trova riscontro.
L’unico riscontro doloroso e sconvolgente è quello di lavoratori che perdono la vita o subiscono gravi menomazioni da infortuni che non sono attribuibili alla fatalità oppure ad un destino cinico e baro. Ma sono dovuti al mancato rispetto di norme, regolamenti e discipline di cui è ricco il panorama legislativo nazionale, ma che poche aziende rispettano ed osservano in maniera puntuale.
Ecco, comunque, i dati così come comunicati dall’Inail: Nel 2023 le denunce di infortunio hanno registrato una diminuzione sia dei casi in complesso sia di quelli mortali rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, gli infortuni denunciati sono stati oltre 590mila (-16,1% rispetto ai circa 704mila del 2022), di cui 1.147 con esito mortale (-9,5% rispetto ai 1.268 del 2022). Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono provvisoriamente 375.578 (pari al 64% delle denunce), di cui il 18,1% avvenuti “fuori dall’azienda”, cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono, al momento, 550 (il 48% delle denunce), di cui oltre la metà (52,2%) “fuori dall’azienda”.
Tra i provvedimenti legislativi adottati nel 2023, finalizzati alla prevenzione dei rischi per gli studenti e personale scolastico, si segnala l’estensione della copertura assicurativa Inail agli studenti e al personale del sistema nazionale di istruzione e formazione, della formazione terziaria professionalizzante e della formazione superiore, ammettendo alla tutela non solo gli infortuni occorsi durante esperienze tecnico-scientifiche, esercitazioni pratiche o esercitazioni di lavoro, come previsto dal testo unico, ma anche gli infortuni avvenuti nello svolgimento delle attività di insegnamento-apprendimento dei docenti e degli studenti delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, compresi gli alunni delle scuole dell’infanzia.
Si segnala altresì l’impegno dello Stato nella intensificazione dei controlli, con l’aumento degli Ispettori sul lavoro di 1600 unità in più. Dal primo ottobre di quest’anno; è operativa la patente a punti a credito per il settore dell’edilizia, una novità molto importante al fine di un monitoraggio sul rispetto delle regole, che dovrebbe anche incentivare il miglioramento delle condizioni di sicurezza sui cantieri, premiando le aziende virtuose e colpendo con multe e sanzioni quelle inadempienti rispetto agli obblighi previsti in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro.
Il rischio incombente sui recenti provvedimenti è quello che questi nuovi strumenti si trasformino in meri obblighi burocratici da affidare ad aziende specializzate. Vanificando così lo scopo principale dei provvedimenti che hanno l’intento di garantire ai lavoratori il diritto ad un lavoro sicuro e affidabile che tuteli la loro salute. La sicurezza sul lavoro deve essere concepita non come un costo per l’azienda ma come un vero e proprio diritto soggettivo dei singoli lavoratori.
Ovvero un diritto permanente rispetto al quale tutti gli attori del rapporto di lavoro, in primis le aziende, devono sentirsi mobilitati.
Purtroppo, i dati relazionati dall’Inail, dimostrano che la quasi totalità delle aziende controllate nel 2023 non rispetta le regole. Infatti, come si evince dal documento, nell'ambito dell'azione di controllo amministrativo per la verifica di congruità nella corresponsione dei premi di assicurazione e per il contrasto all'evasione, nel corso del 2023, viene evidenziato che gli ispettori Inail hanno definito 8.739 pratiche per accertamenti presso le aziende avviati nel 2023 e in anni precedenti.
Le aziende irregolari sono risultate essere 8.191, pari al 93,73% delle aziende ispezionate, un risultato ottenuto attraverso il sistema di business intelligence, che ha consentito di indirizzare efficacemente l'attività di vigilanza utilizzando informazioni presenti nelle banche dati interne ed esterne.
Grazie a questi controlli sono stati regolarizzati 44.009 lavoratori, di cui 1.708 in nero, e sono stati accertati e richiesti premi per oltre 91,1 milioni di euro.
Insomma, la lotta contro le morti bianche di lavoratori appare ancora lunga e difficile. Aggravata da provvedimenti legislativi che in nome della semplificazione delle procedure di appalto, in particolare di quelle pubbliche, hanno attuato una vera e propria deregulation in materia di subappalti, assegnati con la formula del massimo ribasso.
Tutto ciò comporta che l’azienda principale che ha vinto l’appalto, affida poi a ditte di piccole dimensioni i lotti di propria competenza con il massimo ribasso del prezzo iniziale. Queste ditte, per far quadrare i conti, risparmiano sulle misure da adottare in materia di prevenzione e di sicurezza sul lavoro.
Tra l’altro l’Italia proprio per la disciplina adottata, in materia di subappalti cosiddetti a cascata è stata sanzionata dall’Unione europea. dei contratti collettivi di settore, anche in caso di subappalto.
Infatti, A seguito della procedura di infrazione della Commissione europea 2018/2273, il Legislatore italiano ha dovuto rivisitare l’istituto del subappalto, apportando numerose modifiche alla sua disciplina e, da ultimo, quelle contenute nel Nuovo Codice.
Proprio al fine di tutelare i lavoratori dai rischi, il Nuovo Codice degli appalti ha stabilito il principio secondo cui le stazioni appaltanti e gli enti concedenti devono assicurare ai lavoratori l’applicazione dei contratti collettivi di categoria, ed il rispetto delle normative in essi previste, anche in caso di subappalti.
Il problema però rimane sempre quello dei controlli. Le aziende del solo settore edilizio, secondo un rapporto Istat del 2020, sono ben 497 mila, ed i sempre pochissimi Ispettori del lavoro non possono tenere sotto controllo tutti e tutte.
Quindi, come sempre bisogna affidarsi alla serietà ed alla onestà di chi fa impresa, sperando che questo possa bastare a salvaguardare la vita e la salute dei lavoratori.