Produzione aumentata e embargo russo condizionano la stagione di commercializzazione delle mele. Al contrario l'Olio d'oliva cresce in consumi, valore e quota export.
di Virgilio - Parma, 25 novembre 2014
Indietro tutta per i prezzi delle mele, titola Ismea, nel comunicato stampa relativamente alla analisi del mercato delle mele. A quasi tre mesi dall'avvio della campagna di commercializzazione - prosegue il documento dell'Istituto di ricerche - il mercato si è stabilizzato sui deludenti risultati di debutto. Tre gli elementi caratterizzanti la stagione 2014/2015: l'incremento della produzione a livello nazionale (+13%) e in sede europea (+9%), il blocco delle esportazioni verso la Russia, l'andamento stagionale penalizzante nell'avvio di campagna. I primi scambi sono avvenuti a ritmi lenti e sulla base di prezzi in decisa contrazione rispetto alla passata stagione. Drastici arretramenti di prezzo sono stati registrati sia nella fase di scambio all'origine che all'ingrosso con perdite tra il 30% e il 40%.
Le varietà maggiormente penalizzate sono state le Gala, seguite dalle Golden Delicious e della Fuji. Mentre la Gala ha risentito maggiormente nella fase d'origine e la Golden è stata penalizzata nella fase delll'ingrosso, la Fuji ha registrato un analogo arretramento in entrambe le fasi di commercializzazione.
Molto meglio, invece la situazione dell'Olio d'Oliva che invece sta vivendo una stagione positiva, in netta controtendenza rispetto al 2013 che aveva registrato un andamento fortemente negativo.
Più 3% gli acquisti di oli di oliva confezionati. I dati del Panel Ismea Gfk/Eurisko rivelano, nei primi nove mesi di quest'anno, un aumento di oltre il 3% su base annua sia in volume che in termini monetari.
Se i consumi terranno lo si vedrà nei prossimi mesi, spiega l'Ismea. Molto dipenderà dagli sviluppi della nuova campagna, partita con prezzi decisamente elevati e produzioni in forte riduzione, sia in Italia che in Spagna.
A metà novembre, secondo le rilevazioni dell'Istituto, le quotazioni, a causa dei rilevanti vuoti d'offerta, sono balzate in media oltre la soglia del 6 euro/kg franco produttore, raddoppiando rispetto ai livelli di un anno fa.
L'export nel frattempo continua a registrare progressi. In otto mesi le spedizioni oltre frontiera di oli di oliva italiani sono aumentati del 12,5% in volume. Ancora più sostenuta la dinamica delle importazioni (+45% rispetto a gennaio-agosto 2013), con gli arrivi dall'estero (principalmente di prodotto spagnolo) che a fine anno potrebbero portarsi ai massimi da inizio millennio.
L'evoluzione dei consumi secondo il Presidente di Confcommercio giovani di Reggio Emilia
Reggio Emilia --
Quando anche l'attuale crisi verrà lasciata alle spalle, nulla sarà più come prima. Anche se ci dovesse essere una ripresa economica, i consumatori non tornerebbero più quelli di una volta. Le mutazioni socio/demografiche e le esperienze innescate dagli ultimi sei anni di ristrettezze e incertezze hanno lasciato un segno indelebile nei consumatori, secondo alcuni studi di Ipsos.
Più attento agli sprechi, alla spesa globale, al rapporto qualità prezzo e più digitale, il consumatore 2.0 si è ormai abituato a mangiare, vestire ed impiegare il proprio tempo libero. Curiosa è, ad esempio, l'inversione di tendenza recentissima sui prodotti alimentari già cucinati o semipronti: si acquistano meno i primi, a vantaggio degli ingredienti per farli in casa. Stessa cosa per il pane, le cui vendite di macchinari per produzione casalinga hanno avuto un incremento. Anche la piramide alimentare cambia: i legumi sostituiscono la carne, frutta e verdura fresche vengono consumate sempre meno. Tiene il cibo di qualità, mentre a farla da padrona sono da anni i prodotti tecnologici, ovviamente quasi tutti di importazione.
E' da sottolineare come se la gente si abitua a mangiare e a vestirsi (inteso in senso molto lato) in modo diverso difficilmente tornerà indietro.
Secondo Il Sole 24 Ore il reddito medio degli italiani si è ridotto mediamente di più di 2.500 Euro annui rispetto al 2007. Questa riduzione è stata ancora maggiore a Reggio Emilia, e in generale nelle aree più produttive del Paese
La politica dovrà tener conto di questa mutazione irreversibile, che costringerà i commercianti a fare i salti mortali ben oltre il 2015 per poter far sopravvivere le attività e cercare di dare un futuro meno plumbeo ai figli. Ma se obbiettivo del legislatore, non solo nazionale e non solo fiscale, è quello di rilanciare i consumi, anche commercianti e dettaglianti devono fare autocritica e cogliere i cambiamenti, intercettando i nuovi bisogni. Non è più un'opportunità, ma un dovere.
LUIGI ROCCA - Presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confcommercio Reggio Emilia - 17 ottobre 2014 -
L' intervento di Luigi Rocca, Presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confcommercio di Reggio Emilia sull' evoluzione dei consumi a causa della crisi -
Reggio Emilia, 21 ottobre 2014 -
Quando anche l'attuale crisi verrà lasciata alle spalle, nulla sarà più come prima.
Anche se ci dovesse essere una ripresa economica, i consumatori non tornerebbero più quelli di una volta.
Le mutazioni socio/demografiche e le esperienze innescate dagli ultimi sei anni di ristrettezze e incertezze hanno lasciato un segno indelebile nei consumatori, secondo alcuni studi di Ipsos.
Più attento agli sprechi, alla spesa globale, al rapporto qualità prezzo e più digitale, il consumatore 2.0 si è ormai abituato a mangiare, vestire ed impiegare il proprio tempo libero.
Curiosa è, ad esempio, l'inversione di tendenza recentissima sui prodotti alimentari già cucinati o semipronti: si acquistano meno i primi, a vantaggio degli ingredienti per farli in casa.
Stessa cosa per il pane, le cui vendite di macchinari per produzione casalinga hanno avuto un incremento.
Anche la piramide alimentare cambia: i legumi sostituiscono la carne, frutta e verdura fresche vengono consumate sempre meno.
Tiene il cibo di qualità, mentre a farla da padrona sono da anni i prodotti tecnologici, ovviamente quasi tutti di importazione.
E' da sottolineare come se la gente si abitua a mangiare e a vestirsi (inteso in senso molto lato) in modo diverso difficilmente tornerà indietro.
Secondo Il Sole 24 Ore il reddito medio degli italiani si è ridotto mediamente di più di 2.500 Euro annui rispetto al 2007.
Questa riduzione è stata ancora maggiore a Reggio Emilia, e in generale nelle aree più produttive del Paese.
La politica dovrà tener conto di questa mutazione irreversibile, che costringerà i commercianti a fare i salti mortali ben oltre il 2015 per poter far sopravvivere le attività e cercare di dare un futuro meno plumbeo ai figli.
Ma se obbiettivo del legislatore, non solo nazionale e non solo fiscale, è quello di rilanciare i consumi, anche commercianti e dettaglianti devono fare autocritica e cogliere i cambiamenti, intercettando i nuovi bisogni.
Non è più un'opportunità, ma un dovere.
LUIGI ROCCA
Presidente Gruppo Giovani Imprenditori
(Fonte: ufficio stampa Confcommercio Reggio Emilia)
Consumi, +0,1% ad agosto. Confcommercio rileva un clima di sfiducia degli operatori. Per il Codacons il maxi calo degli acquisti (80 miliardi in 7 anni) è incolmabile.
Parma 12 ottobre 2014 - L'indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) registra ad agosto una crescita dello 0,1% rispetto a luglio e un calo dello 0,1% tendenziale. L'osservazione di tre consecutive variazioni congiunturali positive, pur rappresentando un indubbio segnale di miglioramento che non può essere trascurato, non permette, comunque, una lettura ottimistica della situazione attuale. L'entità delle variazioni appare, infatti, troppo contenuta, insufficiente a garantire una significativa ripresa dei livelli di consumo delle famiglie, come testimoniato dal fatto che l'indicatore non ha ancora raggiunto i valori dello scorso anno (le variazioni tendenziali dei primi otto mesi del 2014 sono tutte negative).
Sul versante della fiducia, a fronte di un modesto recupero del sentiment delle famiglie nel mese di settembre, le imprese evidenziano aspettative negative con un calo, il secondo consecutivo, del clima di fiducia degli operatori di tutti i settori economici, soprattutto nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio.
Il lieve aumento dei consumi di agosto registrato da Confcommercio rappresenta per il Codacons un dato da "prefisso telefonico", assolutamente insufficiente a far sperare in una prossima ripresa degli acquisti da parte delle famiglie.
"La situazione dei consumi nel nostro paese continua ad essere drammatica – afferma il Presidente Carlo Rienzi - Una crescita dello 0,1% rispetto a luglio non è assolutamente un dato positivo, perché dimostra come il maxi-calo degli acquisti da 80 miliardi di euro registrato in Italia negli ultimi 7 anni sia incolmabile. Di questo passo serviranno non anni ma secoli per tornare ai livelli dei consumi pre-crisi; per tale motivo chiediamo con ancora più forza un incontro al premier Renzi finalizzato ad adottare subito misure concrete per aumentare il potere d'acquisto delle famiglie" - conclude Carlo Rienzi.
Nei primi sette mesi di quest'anno i dati del Panel famiglie Ismea-Gfk-Eurisko rivelano in Italia un'ulteriore contrazione dei consumi alimentari, in calo su base annua dello 0,7% in valore e dell'1% in volume.
- Roma, 22 settembre 2014 - Una conferma di quanto già riscontrato nel 2013, quando la spesa alimentare aveva però subito una riduzione di oltre il 3%. La tendenza, seppure negativa, sembra dunque attenuarsi, mentre prosegue grosso modo allo stesso ritmo la caduta dei volumi di acquisto, in calo ormai dal 2010. Nel dettaglio, i dati confermano un pesante bilancio per il comparto dei lattiero caseari (-4,8% le quantità acquistate dalle famiglie italiane), con riduzioni soprattutto a scapito di latte e formaggi freschi. Si attenua invece la dinamica negativa nel reparto ortofrutticolo (-1%), a fronte però di prezzi al consumo inferiori ai livelli dello scorso anno.
Risalgono la china gli acquisti di carni che, dopo il pesante stop del 2013, recuperano complessivamente mezzo punto percentuale. A trainare il comparto è ancora il pollame, il meno caro, ma qualche miglioramento si registra anche per le carni bovine. Stessa dinamica per pesci e prodotti ittici in generale, con il più 0,8% che ribalta l'andamento negativo del 2013.
Più spazio nel carrello degli italiani per gli oli extra vergine di oliva (+2,5% su base annua), ma anche per i biscotti e i prodotti della pasticceria industriale (+4%). In affanno le uova, che, in controtendenza rispetto al dato 2013, perdono il 2,8%, mentre restano negativi i dati sui consumi di pasta, che in quantità segnano un meno 0,8%, e di vini che arretrano di un altro 2,8%.
(Fonte Ismea)
Inflazione: i prezzi riflettono la debolezza della domanda, il 65% delle famiglie taglia anche sul cibo.
Roma, 22 luglio 2014 -
La Cia sui dati diffusi dall'Istat e relativi al secondo trimestre dell'anno: difficile immaginare uno scenario peggiore, soprattutto al Sud. Occorre un cambio di marcia con misure "ad hoc" per rilanciare il potere d'acquisto degli italiani.
Sull'inflazione è difficile pensare a uno scenario peggiore: i prezzi dei beni sono in deflazione dello 0,1 per cento e, in particolare, i listini dei prodotti alimentari freschi come frutta e ortaggi crollano ai minimi segnando -1,5 per cento. E' chiaro, quindi, che serve un deciso cambio di marcia, con interventi immediati a sostegno del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto al Sud dove l'incidenza di povertà tocca quasi una famiglia su tre. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat nel secondo trimestre dell'anno.
La dinamica dell'inflazione continua a riflettere la debolezza della domanda interna -sottolinea la Cia- con gli italiani costretti dalla crisi persistente a tagliare i consumi, anche quelli incomprimibili come i generi alimentari. Basti pensare che nell'ultimo anno il 65 per cento delle famiglie ha dovuto ridurre quantità e qualità del cibo acquistato, percentuale che però arriva al 77 per cento nel Mezzogiorno. Non solo: ben 3,3 milioni di famiglie (oltre il 14 per cento) ormai si rivolgono agli "hard discount" - le cattedrali del prodotto low-cost indifferenziato - per la spesa alimentare, mettendo completamente da parte elementi un tempo decisivi nell'acquisto come la marca.
(Fonte CIA 22 luglio 2014)
L'indagine periodica condotta dal sistema camerale ed analizzata dall'ufficio Studi della Camera di commercio rileva che a ritmi meno intensi, ma prosegue il calo delle vendite nei negozi al dettaglio della provincia -
Reggio Emilia, 11 luglio 2014 -
Pur con ritmi meno intensi rispetto al passato, prosegue il calo delle vendite nei negozi al dettaglio della nostra provincia.
Lo rileva l'indagine periodica condotta dal sistema camerale ed analizzata dall'ufficio Studi della Camera di commercio.
Nei primi tre mesi del 2014, le vendite, rispetto allo stesso periodo del 2013, sono diminuite del 2,5% (era il -5,6% il trimestre precedente ed il -10,6% nel 3° trimestre 2013) e le giacenze, con una progressività che si va riducendo, sono considerate ancora tendenzialmente esuberanti.
I due terzi degli operatori locali ed il 74% di quelli emiliano-romagnoli ritengono che l'evoluzione della loro attività rimarrà stabile nei prossimi dodici mesi mentre le vendite, dopo sei anni di caduta, sono previste in tendenziale lieve aumento.
In sofferenza, allo stato attuale, pur con un rallentamento della caduta, permangono tutte le tipologie di negozio: dai tradizionali alla Grande Distribuzione Organizzata. Le vendite dei prodotti alimentari risultano diminuite, in ragione d'anno, del 2,4% (era il -7,2% del quarto trimestre 2013 ed il -9,7% nel 1°/2013); quelle dei non alimentari del 2,3% (era il -6,7% il trimestre precedente) e la GDO che fino al 2011 registrava variazioni positive (tra l'1 e il 2%) rileva un calo del 3% dopo il -0,7% del quarto trim e il -3,3% del terzo trimestre.
Evoluzione analoga a quella che si osserva per la provincia si rileva anche per l'area dell'Appennino, per la quale l'indagine prevede un apposito approfondimento. Negli ultimi due anni il calo delle vendite in questa zona è sempre risultato superiore, anche di alcuni punti percentuali, rispetto a quello che si registrava per l'intera provincia. Nel primo trimestre dell'anno, invece, la caduta si ferma al -2% a fronte del -2,5% che si rileva per la provincia.
(Fonte: Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)
La data ufficiale che segna l'inizio dei saldi è sabato 5 luglio. Il Codacons prevede un avvio dei saldi migliore di quello degli ultimi anni, ma a fine periodo le vendite saranno ancora con segno negativo. Stimata una spesa procapite che non supererà quota 90 euro.
Parma, 3 luglio 2014 -
Dal 5 luglio, per i successivi sessanta giorni, in Emilia Romagna i saldi estivi saranno un'ottima occasione per acquistare capi d'abbigliamento, calzature e altri numerosi articoli a prezzi scontati. Molti consumatori, gravati da una crisi che non sembra trovare una soluzione a breve termine, attendono questa occasione per acquistare prodotti di qualità a prezzi accessibili.
In Emilia Romagna - si legge nella nota del Codacons - la contrazione degli acquisti sarà più contenuta rispetto agli anni passati, grazie al bonus da 80 euro in busta paga introdotto dal Governo Renzi. Il bonus aiuterà il commercio, contribuendo a contenere la riduzione delle vendite, ma non potrà fare miracoli, perché le famiglie della regione preferiranno dirottare i soldi su consumi primari. In ogni caso - continua il Codacons nella figura del presidente Carlo Rienzi – si prevede un avvio dei saldi migliore di quello degli ultimi anni, ma a fine periodo le vendite saranno ancora con segno negativo, attestandosi tra il -6% e il -8% rispetto al 2013, con una spesa procapite che non supererà quota 90 euro".
Per il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni "i dati sull'inflazione in questi giorni forniti dall'Istat significano indebolimento dell'economia, per cui l'opportunità dei saldi rappresenta sempre un momento per cogliere buone occasioni. In molti casi, purtroppo, i saldi diventano l'unica possibilità per molti di acquistare prodotti indispensabili per la famiglia. Speriamo che gli 80 euro in più in busta paga contribuiscano a ridare fiato ai consumi. Anche per i commercianti questa è un'occasione per recuperare le perdite causate dal calo dei consumi, dall'aumento delle tasse e dei costi di gestione. L'emorragia di imprese del settore è però un campanello d'allarme che speriamo venga ascoltato".
Esplode l'affezione verso la spesa alimentare di stagione e a km zero.
Parma, 10 giugno 2014.
Un segnale di controtendenza rispetto ai dati che quotidianamente raccontano di una crisi dai contorni sempre più funerei arriva dal settore dei consumi alimentari "eco friendly". Prodotti di agricoltura biologica prodotti e consumati entro pochi chilometri che non necessitano di imballaggi onerosi e artificiali stanno assumendo sempre maggiore rilevanza negli acquisti degli italiani. Se da un lato gli acquisti alimentari sono crollati ai minimi da 33 anni, dall'altro vola la spesa green che raggiunge un fatturato record di quasi 20 miliardi nel 2013, in aumento del 65 per cento rispetto all'inizio della crisi nel 2007.
E' quanto emerso dal Dossier "Lavorare e vivere green in Italia" presentato al Nelson Mandela Forum di Firenze, dove sono giunti diecimila coltivatori provenienti dalle diverse regioni insieme al Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e ai Ministri dell'ambiente Gian Luca Galletti e dell'agricoltura Maurizio Martina.
"I nostri mercati degli agricoltori stanno creando nuove economie e nuova occupazione rappresentando nel contempo un formidabile strumento di coesione sociale, animazione sociale ed educazione alimentare, perché ricreano un legame profondo tra consumatore e produttore, tra il luogo di consumo e il luogo di produzione, tra città e campagna", afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "oltre all'ottimo rapporto prezzo/qualità il segreto del successo sta nella sincera volontà di un numero crescente di cittadini di aiutare con i propri atti di acquisto il lavoro e l'economia nazionale e di comportarsi in modo sostenibile per la società e l'ambiente".
Piu’ di 8 italiani su 10 trascorreranno tra le mura domestiche la Pasqua 2014 che si classifica tra le piu’ casalinghe degli ultimi decenni per effetto della crisi che taglia le partenze ma riduce anche la spesa per imbandire la tavola con i prodotti simbolo della ricorrenza.
Roma 12 aprile 2014 -
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che il 24 per cento degli italiani non acquisterà quest’anno uova o colombe industriali o artigianali mentre si prevede un ritorno al fai da te casalingo che non si registrava dal dopoguerra per ben 5 milioni di italiani .
Lo dimostra il fatto che durante la settimana Santa saranno consumate dagli italiani - sottolinea la Coldiretti - circa 400 milioni di uova "ruspanti" che sono l’unico prodotto che ha visto aumentare gli acquisti nel 2013 (+2 per cento) in netta controtendenza con il calo del 3,9 per cento fatto registrare in generale per l’alimentare. Sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o consumate in prodotti artigianali e industriali o in ricette tradizionali da gustare a casa o in viaggio il ritorno delle uova (vere) è - sostiene la Coldiretti - la grande novità della Pasqua 2014.
Per le feste - precisa la Coldiretti - torna anche per la maggioranza degli italiani il viaggio a breve raggio da realizzare in giornata per fare una scampagnata, visitare una città d’arte, mete religiose o andare a trovare parenti e amici, magari facendo ricorso al pranzo al sacco preparato accuratamente a casa. Una tendenza che interessa anche la tradizionale gita fuori porta in agriturismo dove secondo Terranostra molte aziende si sono attrezzate con l'offerta di alloggio e di pasti completi ma anche di colazioni al sacco o con la semplice messa a disposizione spazi per picnic, tende, roulotte e camper per rispettare le esigenze di indipendenza di chi ama prepararsi da mangiare in piena autonomia ricorrendo eventualmente solo all'acquisto dei prodotti aziendali di campagna amica.
La preparazione casalinga dei piatti tradizionali è - sostiene la Coldiretti - una attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne che si svolge proprio nella settimana che precede la Pasqua. Gli italiani ai fornelli - continua la Coldiretti - trovano supporto nel boom delle pubblicazioni e delle trasmissioni televisive dedicate alla cucina, ma anche da internet dove si contano oltre 415 mila italiani che dichiarano di partecipare regolarmente a community sul web centrate sul cibo, e sono invece complessivamente oltre 1,4 milioni quelli che vi prendono parte, comprendendo coloro che vi ricorrono solo in condizioni particolari come le feste. Una fonte di informazione utile per cercare di riportare in tavola sapori esclusivi della tradizione pasquale destinati a rimanere solo un piacevole ricordo per tutto il restante periodo dell’anno.
Accanto al pesce del venerdì Santo e alla carne di agnello della santa Pasqua nella lista dei prodotti preferiti per la Pasqua si trovano tra i dolci al primo posto l'immancabile pastiera napoletana che batte la colomba mentre seguono da vicino la pizza di Pasqua e la treccia pasquale. Si tratta - continua la Coldiretti - di dolci caratterizzati spesso da sapori forti che hanno le uova tra gli ingredienti principali come la scarcedda lucana che è un dolce ripieno di uova sode o la torta pasqualina della Liguria che è un rustico ripieno di verdura, uova e parmigiano. (coldiretti)
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