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Stereotipi e false rappresentazioni al centro dell'incontro, organizzato nell'ambito di "Noicontrolemafie", che ha analizzato cinema, pubblicità, musica e giornalismo -

 

Reggio Emilia, 5 aprile 2014 -

La simbologia mafiosa. Le allusioni. I linguaggi non verbali. Tutti fattori che incidono su un immaginario collettivo che vede, troppo spesso, nella figura del mafioso un qualcosa di avventuroso e romantico.

“Ma che cosa c’è di romantico in chi uccide i bambini con tanta violenza e senza nessuna ragione”, ha chiesto questa mattina Arcangelo Badolati, giornalista de “La Gazzetta del Sud” e scrittore, nel corso dell’incontro “La simbologia mafiosa tra percezione e rappresentazione”, che si è svolto nell’aula Magna dell’università di Modena e Reggio Emilia nell’ambito del festival  “Noicontrolemafie”.

Si è parlato di potere delle immagini (Giuliana Adamo, docente al Trinity College di Dublino), di stereotipi e rappresentazioni nella stampa (Arcangelo Badolati, giornalista e scrittore), di musica e melodie criminali (Marcello Ravveduto, ricercatore in Storia contemporanea dell’Università di Palermo), di riutilizzo dei beni confiscati alle mafie come simbolo del riscatto (Stefania Pellegrino, direttore del master “Gestione e riutilizzo dei beni confiscati alle mafie” dell’università di Bologna).

“La ritualità e il simbolismo – ha spiegato in apertura Antonio Nicaso, direttore scientifico del festival – sono alla base di ogni gruppo organizzato. È un modo per farsi capire dai propri “simili”. Parleremo di simbolismo, di linguaggio non verbale, di suggestioni”.

Proprio di suggestioni mutuate dal cinema e dalla pubblicità ha parlato Giuliana Adamo: “Ancora all’estero si confonde l'essere italiano con l'essere mafioso. A questo contribuiscono i codici comunicativi e simbolici. Ad esempio la classica camicia del superpentito Tommaso Buscetta, che ritroviamo nella serie televisiva dei Soprano”.

La pubblicità ripropone con insistenza degli stereotipi, basti pensare alla pubblicità per la linea di alcuni abiti di  grandi stilisti italiani: “All'estero ci si muove su questi livelli, vi cito ad esempio il film “Il Padrino”, sicuramente non era nelle intenzione del suo regista, ma alla fine la mafia che esce da questo film non indigna, piuttosto affascina. Finisce per crearsi una discrepanza totale tra ciò che viene rappresentato e la realtà”.

Una realtà dove non esistono codici di onore e rispetto, dove donne e bambini vengono uccisi e massacrati senza  alcuna pietà. Arcangelo Badolati, nel suo intervento, racconta quindi di questi bambini, li cita uno per uno, racconta come li hanno uccisi, chi li ha uccisi, e questo davanti a una platea silenziosa di giovanissimi studenti. Un lungo elenco: “Non dobbiamo dimenticare i loro nomi. Cosa c'è di romantico in chi uccide bambini in questo modo, senza una ragione. Ditemi dove si ritrova tanta barbara violenza. Oggi vestono in giacca e cravatta, parlano le lingue, sono laureati, ma quando tornano a casa usano lo stesso linguaggio dei loro padri e dei loro nonni, sono le stesse bestie. Occorre avere nei confronti di queste persone una chiusura netta”.

Oggi, ultimo giorno di “Noicontrolemafie”, doppio appuntamento: al mattino nell’aula magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con il convegno “Sconfiggere le mafie: una sfida possibile?”, coordinato dal giornalista del Corriere della Sera Cesare Giuzzi, con la partecipazione di Antonino Di Matteo, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Mario Conte, consigliere della Corte d’appello di Palermo, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria, Antonio Nicaso, scrittore e studioso delle organizzazione criminali.

Nel pomeriggio, Antonino Di Matteo, Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso, saranno all’Istituto Cervi (Gattatico) per un incontro centrato sul valore della scrittura come strumento di lotta alla mafia, durante il quale Enrica Majo, inviato speciale del TG1 ed Elia Minari, coordinatore della redazione di Cortocircuito, dialogheranno con gli ospiti approfondendo aspetti delle opere “Assedio alla toga” (ED. Aliberti) e “Acqua santissima” (ED. Mondadori).

Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it. 

 


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Al Festival della legalità, attraverso il racconto della vedova Annalori, ricordato l'avvocato Ambrosoli, che pagò a caro prezzo quella 'occasione unica di fare qualcosa per il Paese' -

 

Reggio Emilia, 4 aprile 2014 -

L’”eroe borghese” Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della Banca privata italiana di Michele Sindona che pagò con la vita il suo fedele servizio allo Stato,  è stato il protagonista ieri, della mattinata della seconda giornata del Festival della legalità promosso per il quarto anno dalla Provincia di Reggio Emilia. Al cinema Cristallo, gli studenti di Canossa, Chierici e Zanelli hanno rivissuto – attraverso spezzoni del bellissimo film “Un eroe borghese” e soprattutto attraverso le parole della vedova, Annalori Gorla – la vita, il lavoro e il pensiero dell’avvocato Giorgio Ambrosoli.

Dopo il saluto dell’assessore provinciale all’Istruzione, Ilenia Malavasi, la signora Annalori è stata intervistata da Elia Minari, coordinatore della redazione WebTV Cortocircuito. Ne è uscito, inevitabilmente, un quadro anche molto personale e intimo di Ambrosoli, a partire da quella villa sul lago Maggiore a Ronco di Ghiffa “alla quale Giorgio era legatissimo, perché era la casa dei nonni e dei bisnonni e ha sempre rappresentato il luogo della sua infanzia”.

“In quella villa, durante l’estate, già si parlava della possibilità che la banca di Sindona saltasse e si faceva anche il nome di mio marito per un’équipe di professionisti che se ne sarebbe dovuta occupare – ha ricordato Annalori Gorla Ambrosoli – A questo pensava Giorgio quando da Ronco di Ghiffa partì per Roma, anche perché il suo incarico precedente era stato quello di occuparsi, insieme ad altri due esperti professionisti,  di un altro crac da 300 milioni, mentre quello della banca di Sindona era di ben 250 miliardi di lire. Quando, uscendo dal colloquio in Bankitalia con il governatore Carli e Sarcinelli, capì che sarebbe stato l’unico commissario liquidatore, rimase tra l’orgoglioso e lo smarrito. A questo si riferiva con quel “sono solo” che mi disse telefonandomi da Roma: “Bene”, gli risposi, “così sarai libero di agire come meglio credi”, perché sapevo in quale modo lui intendeva la professione di avvocato civilista, con coscienza, scrupolo, massima dedizione e nessun compromesso”.

“In quelle 24 ore la nostra vita cambiò – ha ricordato ancora Annalori – Quando entrò per la prima volta alla Banca privata , per 48 ore non avemmo sue notizie, tanto si buttò a capofitto in quel difficilissimo incarico. E gli bastò poco per capire che avrebbe “pagato a caro prezzo” quella missione, come mi scrisse cinque mesi dopo: era comunque grato al governatore per avergli offerto “un'occasione unica di fare qualcosa per il Paese” e mi invitava ad allevare i ragazzi e a crescerli nel rispetto di quei valori nei quali abbiamo creduto: ‘Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa’”.

Fu una indagine ancora più difficile, per questo fedele servitore dello Stato, anche perché arrivò a minare molte sue convinzioni: “Leggendo dopo i suoi diari, Giorgio diceva che stava scoprendo che anche la parte politica in cui si identificava era collusa con la mafia, così come la Chiesa attraverso lo Ior, anche se questo non intaccò la sua fede religiosa, ma semmai sviluppò in lui un certo anticlericalismo”, ha detto ancora Anna Lori. Che agli studenti, oltre all’esempio e ai toccanti pensieri del marito, ha dedicato una frase di don Ciotti: “Dobbiamo fare tutti il nostro dovere, come ha fatto mio marito, e il vostro dovere è oggi quello di studiare: e don Ciotti ci ricorda che è la cultura a dar la sveglia alle coscienze, ecco perché è indispensabile, per contrapporsi alla criminalità organizzata, che voi studiate”.

Anche da Paolo Bertaccini Bonoli, coordinatore del Premio Ambrosoli, è arrivato un consiglio ai ragazzi: “Siete nell’ètà in cui cominciate a fare delle scelte, dovete fare attenzione alle persone che vi circondano, saper scegliere le persone giuste da frequentare per garantire al nostro Paese un contesto sociale solido che continui ad assicurare antidoti e correttivi al male che sempre ci sarà: perché Giorgio Ambrosoli non era comunque solo, aveva i vertici della Banca d’Italia e il maresciallo Novembre al suo fianco. Pur dovendo inevitabilmente fare alcuni compromessi, fateli il meno possibile e ogni giorno compite microscelte che vi consentano di rimanere indipendenti”.

La mattinata si è chiusa con la proiezione del film “La mafia uccide solo d’estate”, splendida opera di denuncia civile, anche attraverso le ‘armi’ dell’ironia e della leggerezza, contro la mafia e toccante omaggio alle tante vittime in terra palermitana.

Il programma di oggi

Oggi, venerdì 4 aprile, il Festival della legalità prevede tra l’altro il convegno (ore 10.30, Aula magna dell’Università di Reggio Emilia in viale Allegri 9) su “La simbologia mafiosa tra percezione e rappresentazione” con Giuliana Adamo, docente Trinity College di Dublino, il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, Stefania Pellegrini direttore Master “Gestione e riutilizzo dei beni  confiscati alle mafie. Pio La Torre”, Alma Mater Studiorum dell’Università  di Bologna e Marcello Ravveduto, assegnista di ricerca in Storia contemporanea dell’Università di Salerno.

Al pomeriggio (ore 15, sala del Consiglio provinciale) Si parlerà di “Mafie al nord, ovvero territori violati”, con Antonio Nicaso, il vicepresidente del Gruppo antimafia Pio La Torre Patrick Wild e i giornalisti Cesare Giuzzi del Corriere della Sera e Giuseppe Legato de La Stampa: seguirà (ore 17) la consegna  del Premio speciale Provincia di Reggio Emilia, nell’ambito della decima edizione del Premio Libero Grassi, a giovani talenti del giornalismo d’inchiesta.

Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it

 

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Questa mattina al museo Cervi di Gattatico, nell'ambito di “Noicontrolemafie”, si è discusso della memoria come nutrimento della democrazia -

 

Reggio Emilia, 3 aprile 2014 -

Perché le mafie prosperano? Perché il comportamento violento, che in passato era motivo di emarginazione, si è trasformato in un comportamento “di successo”? Le mafie hanno una matrice comune?

A questi interrogativi hanno cercato di rispondere gli studiosi riuniti questa mattina al museo Cervi di Gattatico per discutere della “Memoria come nutrimento della democrazia”, iniziativa organizzata nell’ambito di “Noicontrolemafie”, la festa della legalità promossa dalla Provincia di Reggio Emilia.

E se i “padroni di casa”, Rossella Cantoni, presidente dell’istituto “Alcide Cervi” e la Provincia, per bocca del suo vicepresidente Pierluigi Saccardi, hanno accolto relatori e studenti raccontando brevemente che cosa il territorio stia facendo per favorire la cultura della legalità, anche attraverso la valorizzazione di luoghi della memoria come l’istituto Cervi. Sono stati Giuseppe Carlo Marino, professore ordinario di storia contemporanea dell’università di Palermo, Monica Massari, docente di sociologia all’università degli studi di Napoli “Federico II”, Isaia Sales, docente di storia delle mafie all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Ercole Giap Parini, docente di sociologia generale all’università degli studi della Calabria, a tracciare un quadro generale in cui le mafie si inseriscono.

Ad avviare la discussione il professor Antonio Nicaso, direttore scientifico della manifestazione, che ha richiamato la singolarità della situazione italiana che non ha una sola mafia, ma ne ha almeno 4.

Il professor Giuseppe Carlo Marino, riprendendo i concetti legati al culto della mafiosità, ha aperto una riflessione sulle ragioni per cui la mafia ha avuto consenso.

“La legalità che s’identifica con un potere oppressivo e antidemocratico, provate a pensare al fascismo, – ha spiegato - è di fatto illegale. Per secoli la stragrande maggioranza della gente del sud aveva conosciuto solo la legge che stava dalla parte del loro oppressore. La mafia ha costruito quindi la sua rete di consenso nelle opposizioni, in essa ha sviluppato forza e ricchezza. La mafia è una struttura di potere in grado di sfruttare le contraddizioni di una società con l'obiettivo di un arricchimento privato”.

E attorno a questo concetto sono nate e prosperate le mafie, l’ultima, la più giovane in ordine di tempo la Sacra Corona Unita che ha messo le proprie radici in Puglia negli anni 70 e che oggi, ha spiegato Monica Massari, si sta riorganizzando con le seconde generazioni con investimenti in quella che è l’economia lecita.

Un altro fattore che ha favorito l’insediarsi delle mafie nei territori è stato quello della miopia culturale delle istituzioni, la difficoltà quindi di accettare che su un territorio possano attecchire organizzazioni mafiose, così come è accaduto in Puglia e anche nelle regioni del nord ritenute, per anni, dotate di anticorpi per fare fronte a questi fenomeni.

Comprendere le ragioni di questo successo aiuta a combatterlo, i diversi comportamenti delle mafie si inseriscono, infatti, all'interno di un modello comune, cioè i violenti si arricchiscono, diventano potenti, ma soprattutto oggi i violenti possono avere relazione. Con le mafie, ha spiegato Isaia Sales, la violenza si integra nella società. I violenti finiscono per diventare parte di un elite.

Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Un pomeriggio denso di appuntamenti quello di ieri, nella prima giornata del Festival della legalità -

 

Reggio Emilia, 3 aprile 2014 -

Giornalismo contro le mafie protagonista del pomeriggio della prima giornata del Festival della legalità promosso per il quarto anno dalla Provincia di Reggio Emilia. Nella sala-conferenze di Palazzo Magnani, dapprima si è parlato dei percorsi di educazione alla legalità nelle scuole reggiane con i rappresentanti della Consulta provinciale degli studenti e con l’assessore all’Istruzione della Provincia Ilenia Malavasi. Subito dopo, insieme al giornalista e scrittore calabrese Arcangelo Badolati, si è parlato di giornalismo come strumento di legalità attraverso l’interessantissima esperienza degli studenti reggiani che hanno dato vita al laboratorio di giornalismo d’inchiesta “Sulle tracce della notizia”. A presentare il video frutto dell’impegno di questi ragazzi è stato Elia Minari, coordinatore della redazione WebTV Cortocircuito.

E’ stata quindi la volta del tenente colonnello Sergio Schiavone, comandante dei Ris di Messina, che insieme al direttore scientifico di “Noicontrolemafie 2014” Antonio Nicaso ha affrontato l’affascinante tema delle moderne tecniche scientifiche d’indagine. Attraverso il libro multimediale “Cacciatori di tracce” (Utet), scritto insieme allo stesso Nicaso, il comandante dei Ris di Messina ha illustrato l’importanza, ma anche i limiti (specie in Italia), delle nuove tecniche d’indagine.

In serata, primo spettacolo di “Noicontrolemafie 2014”: al teatro Re-Giò è andato in scena “Opera aperta”,  produzione del Piccolo Teatro Umano 2013 di e con Nino Racco in memoria di Rocco Gatto, mugnaio comunista ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1977 e insignito di Medaglia d’oro al valor civile.

Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it.

 


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Una riflessione sulla scuola come luogo di crescita e formazione civica, il quarto Festival della legalità promosso dalla Provincia di Reggio -

 

Reggio Emilia, 3 aprile 2014 -

“Oggi vogliamo riflettere sulla scuola come luogo di crescita, da sette anni lavoriamo con i nostri studenti sul tema dei diritti e “Noicontrolemafie” è nato proprio per dare voce a queste esperienze”. Con queste parole Ilenia Malavasi, assessore provinciale all’Istruzione, ha aperto ieri mattina i lavori dell’incontro di inaugurazione di “Noicontrolemafie”, la Festa della legalità promossa dalla Provincia di Reggio Emilia, che fino a sabato 5 aprile propone un fitto calendario di iniziative, dibattiti, laboratori e spettacoli.

Tema del primo incontro, svoltosi nell’Aula magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia,  “La scuola come luogo di crescita e formazione civica”. “Quest’anno sono 10 gli istituti superiori che abbiamo coinvolto in questo importante lavoro sulla legalità”, ha sottolineato l’assessore Malavasi dando il benvenuto a nome della Provincia alla quarta edizione della Festa e ringraziando l’Università per la preziosa collaborazione.

“Questo percorso fatto grazie all’impegno della Provincia – ha aggiunto il professor Dino Giovannini dell’Università di Modena e Reggio Emilia – ci ha permesso di capire che il pensiero mafioso è rigido e dogmatico, la scuole ha invece l’onore di formare e creare le condizioni perché i ragazzi abbiano un livello di motivazione per acquisire più conoscenze possibili, e quindi abbiano la possibilità di scegliere”.

Antonio Nicaso, direttore scientifico della festa, ha poi sottolineato come il tema della formazione nelle scuole sia fondamentale: “Quello di oggi è il convegno più importante, perché si parla di pedagogia, Resistenza, di Costituzione, di giornalismo d’inchiesta. In Italia abbiamo una Carta Costituzionale che riflette la storia del nostro Paese e che per questo va salvaguardata e difesa. Oggi la scuola è il luogo dove costruire la dignità di un uomo, oggi qui parliamo di vecchie e nuove resistenze”.

E proprio sul tema vecchie e nuove resistenze ad aprire il dibattito, condotto dal giornalista della  Gazzetta del Sud e scrittore Arcangelo Badolati, è stata Fiorella Ferrarini, vicepresidente provinciale di quell’Anpi “custode della vicenda storica della Liberazione dell’Italia, oggi impegnata nella difesa e nella piena attuazione della Costituzione e dei suoi pilastri: pace, etica in politica, riconoscimento dei diritti, antifascismo, impegno contro illegalità, violenza e discriminazioni e contro i nuovi fascismi che si stanno riproponendo in occasioni delle prossime europee”.
“Guardare il passato è uno specchio scomodo attraverso il quale riflettere sul nostro futuro”, ha citato in conclusione ricordando il “percorso formativo straordinario che valorizza forme di resistenza non violenta che a Reggio Emilia si sta portando avanti con le scuole”.

Di Costituzione e mafie - due sistemi agli antipodi – ha quindi parlato Donatella Loprieno, costituzionalista dell’Università della Calabria. “La nostra Carta venne scritta all’indomani della liberazione dall’esperienza totalitaria del fascismo e dietro ad ogni suo articolo si capisce perfettamente contro chi e cosa i nostri padri e le nostre madri costituenti stavano scrivendo, ma anche la mafia è totalitaria, prima di uccidere i corpi mira a uccidere l'anima degli individui, privandoli di diritti e doveri fondamentali”. Per questo, secondo Loprieno,  “non si può dividere prima e seconda parte della Costituzione: ben vengano le manutenzioni sulla seconda parte, ma l’attenzione resti comunque alta”.

Elia Minari , coordinatore della redazione WebTV Cortocircuito, ha quindi illustrato questa importante esperienza reggiana di  “giornalismo dal basso e di forma di resistenza creativa”. “E’ stato un percorso faticoso, non solo fisicamente, perché giorno dopo giorno dovevamo mettere in discussione i nostri luoghi comuni sulla città perché ci siamo resi conto che i nostri diritti andavano riaffermati e riconquistati, anche qui a Reggio, anche qui in Emilia-Romagna – ha detto – Abbiamo riflettuto grazie a maestri come Nicaso e Badolati sulla differenza tra notizia e informazione, sulle cause della crisi del giornalismo di inchiesta che fatica a continuare, per i tempi lunghi e i costi che comporta, sul web che ci permette di esigere maggiore trasparenza e abbiamo deciso  di mettere in fila i fatti, di partire da lì, e di farci domande:  sulla vicenda di Francesco Grande Aracri, fratello del boss Nicolino; su un locale tanto frequentato da noi giovani, come l’Italghisa, che fino al 2009 secondo le relazioni della Prefettura sarebbe stato utilizzato come paravento per riciclare denaro sporco e come luogo di smercio di droga e di ritrovo di affiliati alla cosca;  sugli appalti di Iren e sui costi così lievitati della stazione Mediopadana, la più grande opera pubblica degli ultimi 50 anni qui a Reggio Emilia. Abbiamo scoperto  che non possiamo più distinguere tra Nord e Sud, che anche a Reggio Emilia tante interdittive antimafia dimostrano come alcune aziende abbiano aperto le proprie porte alla mafia, e che dunque è indispensabile essere più curiosi e dubbiosi”.

Contro le pedagogie complici del silenzio l’intervento di Giancarlo Costabile, docente dell’Università della Calabria, particolarmente critico contro “certa pedagogia che non ci permette di riconciliarci con la memoria” e soprattutto contro l’immagine stereotipata del Sud frutto di un certo mondo di insegnare. “Ma la Calabria non è solo silenzio e complicità, non nasciamo mafiosi! – ha detto - C’è un risveglio, esiste un Mezzogiorno diverso non inginocchiato alle mafie.  E’ importante far capire e far studiare come siamo stati trattati e come ci hanno ridotto, ma senza piagnistei, per rialzarci:  ma l’università e la pedagogia devono smettere di avere un approccio puramente astratto all’argomento, perché per educare bisogna sporcarsi le mani, scendere nella trincea della vita e combattere: e se tra le mille vittime della mafia ci sono decine di categorie professionali, ma nessun accademico, significa che l’università si limita a racconti astratti e a parole paludate, e che non facciamo paura”.

La mattinata si è chiusa con la presentazione, da parte del professor Stefano Aicardi e degli studenti, dell’importante lavoro  svolto al liceo Matilde di Canossa sul tema della legalità e della memoria. 

Il programma di oggi

Oggi, giovedì 3 aprile, il Festival della legalità ricorderà vittime della mafia come Giorgio Ambrosoli, attraverso la testimonianza della moglie Annalori programmata per domani mattina al cinema cristallo quando verranno proiettate parti di “Un eroe borghese”, il film dedicato proprio al coraggioso commissario liquidatore del Banco Ambrosiano di Sindona, e “La mafia uccide solo d’estate” con una proiezione alle 11.00 riservata alle scuole, ma con una seconda proiezione alle 14 ad ingresso libero, cui farà seguito un dialogo con Ginevra Antona, la giovane che nel film interpreta il ruolo di Flora. 

In mattinata, all'istituto Cervi di Gattatico ci sarà l'incontro su "La memoria come nutrimento della democrazia - Le quattro mafie italiane tra storia e testimonianza". Nel pomeriggio nella sala Grasselli della Camera di Commercio, si parlerà di “Etica, regole e merito nella scuole come nell’impresa”.

Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Dal 2 al 5 aprile torna “Noicontrolemafie”. Incontri, spettacoli teatrali e cinema per parlare di infiltrazioni mafiose. Tra gli ospiti anche Antonino Di Matteo, sostituto procuratore del tribunale di Palermo -

 

Reggio Emilia, 31 marzo 2014 -

Legalità, Costituzione, pedagogia della resistenza, educazione alla cittadinanza attiva e alla democrazia sono i temi su cui si concentra la quarta edizione di “Noicontrolemafie”, la festa della legalità promossa dalla Provincia di Reggio Emilia con la direzione scientifica di Antonio Nicaso e la cura educational di Rosa Frammartino, in programma da mercoledì 2 a sabato 5 aprile.

La manifestazione, che ha il patrocinio di Regione, Comune di Reggio Emilia e Università degli Studi di Modena e Reggio, quest’anno vanta la collaborazione con l’Anpi, l’istituto Alcide Cervi, la cooperativa sociale Solidaria onlus, il consorzio Oscar Romero, CortoCircuito, il Premio Giorgio Ambrosoli, Trasparency International Italia, l’Associazione nazionale testimoni di giustizia, Caracò, l’associazione “Padre Puglisi. Sì, ma verso dove”, “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” e “100x100 in movimento”.

Come nelle precedenti edizioni, “Noicontrolemafie” si sviluppa proponendo momenti di approfondimento su aspetti legati alla qualità della democrazia e della vita della comunità reggiana, con un’attenzione particolare al mondo della scuola.

Nel corso di quattro giorni di eventi e appuntamenti, che toccheranno anche alcuni comuni della provincia, sarà possibile ascoltare la testimonianza e confrontarsi con studiosi e figura in prima linea nella lotta contro il potere mafioso: studiosi, magistrati, giornalisti, poliziotti. Tornerà a Reggio Piera Aiello, testimone di giustizia, coautrice con Umberto Lucentini di “Maledetta mafia – Io, donna, testimone di giustizia”, che parteciperà all’incontro al teatro Re-Giò in programma mercoledì 2 aprile dal titolo “Fuori dal silenzio, ovvero la forza della parola”, nato dal laboratorio di teatro civile, promosso dall’Assessorato all’Istruzione della Provincia e condotto da Alessandro Gallo con studenti provenienti da dieci scuole superiori della città.

Quest’anno saranno ricordate figure di vittime della ‘ndrangheta come Rocco Gatto e cittadini come Giorgio Ambrosoli, attraverso la testimonianza della moglie Annalori programmata per la mattina di giovedì 3 aprile al cinema cristallo. Giovedì è, infatti, la giornata dedicata al cinema: verranno proiettate parti di “Un Eroe borghese”, dedicato ad Ambrosoli, e “La mafia uccide solo d’estate” con una proiezione alle 11.00 riservata alle scuole, ma con una seconda proiezione alle 14.00 ad ingresso libero e gratuito, cui farà seguito un dialogo con Ginevra Antona, la giovane che nel film interpreta il ruolo di Flora. Il programma offre numerose occasioni di incontro e dialogo con studiosi, giornalisti, scrittori e magistrati come Antonino Di Matteo, Mario Conte e Nicola Gratteri.

Cornice principale della festa sarà palazzo Allende, cui si affiancano la sede di viale Allegri dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la Camera di Commercio, il teatro Re.Gio, il cinema Cristallo, alcuni istituti scolastici cittadini per poi fare tappa anche in provincia:  a Correggio, Gattatico, Rubiera e Bibbiano.

Il via dell'iniziativa è previsto mercoledì 2 aprile con un incontro, alle 10.30, nell’aula magna Manodori, dell’università di Modena e Reggio Emilia sul tema: "La scuola come formazione di crescita e formazione civica".

Giovedì, nella sala Grasselli della Camera di Commercio, il tema affrontato sarà “Etica, regole e merito nella scuole come nell’impresa”.

Si parlerà di “Mafie al nord, ovvero territori violati”, nell’incontro in programma venerdì 5 nella sala del Consiglio provinciale cui prenderanno parte, tra gli altri, Cesare Giuzzi, giornalista del Corriere della Sera, e Giuseppe Legato, giornalista de La Stampa. A questo incontro seguirà la consegna  del premio speciale Provincia di Reggio Emilia, nell’ambito della decima edizione del Premio Libero Grassi, dedicata al tema del diritto/dovere al lavoro.

Da segnalare il doppio appuntamento di sabato 5 aprile, al mattino nell’aula magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con il convegno “Sconfiggere le mafie: una sfida possibile?”, coordinato dal giornalista del Corriere della Sera Cesare Giuzzi, con la partecipazione di Antonino Di Matteo, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, Mario Conte, consigliere della Corte d’appello di Palermo, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria, Antonio Nicaso, scrittore e studioso delle organizzazione criminali.

Nel pomeriggio, A. Di Matteo, N. Gratteri ed A. Nicaso, saranno all’Istituto Cervi (Gattatico) per un incontro ad ingresso libero, centrato sul valore della scrittura come strumento di lotta alla mafia, durante il quale Enrica Majo, inviato speciale del TG1 ed Elia Minari, coordinatore della redazione di Cortocircuito, dialogheranno con gli ospiti approfondendo aspetti delle opere “Assedio alla toga” (ED. Aliberti) e “Acqua santissima” (ED. Mondadori).

Il programma dettagliato sarà consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it

In allegato il programma scaricabile


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

 

Ieri sera l'evento conclusivo del progetto promosso dall'Upi che ha permesso a 9 ragazzi reggiani di avviare nuove attività nei settori sartoria, pasticceria, tappezzeria e arte -

 

 

Reggio Emilia, 28 marzo 2014 -

Una trentina di progetti presentati, 13 giovani formati di cui 5 ragazze e 4 ragazzi (7 di Reggio Emilia e 2 di Parma) hanno concluso l’intero percorso allo scopo di avviare un’impresa artigianale nei settori della sartoria (4), pasticceria (2), tappezzeria artigianale, diagnostica di opere d’arte e artigianato di tipo artistico. Sono i risultati del progetto “Vecchi mestieri per giovani imprese”, promosso dall’Unione delle Province d’Italia (Upi) di concerto con il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei ministri, nell’ambito dell’AzioneProvincEGiovani. Vinto e realizzato dalla Provincia di Reggio Emilia insieme a quelle di Parma e Piacenza, il progetto mirava a promuovere la cultura dell’imprenditorialità come possibile soluzione al problema della disoccupazione giovanile attraverso percorsi formativi professionalizzanti curati da Ecipar e Form.art e finalizzati all’accompagnamento e all’avviamento di attività artigianali nei tre territori.

 

A conclusione del percorso formativo, “Vecchi mestieri per giovani imprese” ha celebrato ieri sera nella suggestiva cornice l’evento conclusivo, aperto dall’assessore provinciale all’Istruzione e Formazione professionale, Ilenia Malavasi, che ha sottolineato l’importanza dei tanti progetti di auto imprenditoria che la Provincia ha promosso tra i giovani, “perché proprio la forza, il talento e il coraggio dei nostri ragazzi rappresentano un’arma vincente per superare la crisi e far ripartire con nuovo slancio il nostro Paese”.    

Dopo gli interventi del direttore dell’Ecipar regionale Lauro Borsato e di una dei tutor dei ragazzi Danila Rosati, che hanno posto l’attenzione in particolare sull’importanza del lavoro manuale e dell’artigianato e sulle opportunità offerte dal nostro patrimonio artistico, Lorenza Felici, una delle vincitrici del bando, ha presentato l’attività avviata grazie alla Provincia: “Casa Main”, una sartoria sociale aperta a Bibbiano e intitolata a santa Maria Mazzarello, cofondatrice con don Bosco delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La sartoria, che si ispira ad un progetto di innovazione metodologica perseguito dal Ciofs, ha già formato 15 giovani e ha recentemente ottenuto una importante commessa per realizzare gli abiti di una compagnia di ballo.

Al termine, consegna degli attestati ai ragazzi vincitori intervenuti: oltre a Lorenza Felici, Sara Brioni, Anna Beghi e Alessandro Burani.

 

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Mercoledì, 26 Marzo 2014 17:13

Reggio non sta vivendo alcuna emergenza rifiuti

L'assessore provinciale all'Ambiente Mirko Tutino replica al collega di Parma -

 

Reggio Emilia, 26 marzo 2014 -

Reggio non sta vivendo, e non ha mai dovuto affrontare, alcuna emergenza rifiuti. Così come non ha dovuto chiedere aiuto ad altre Province per smaltire i propri rifiuti. Molto semplicemente, anche alla luce dei flussi previsti dal Piano rifiuti della Regione Emilia-Romagna, è emersa la possibilità di svolgere una attività di selezione secco-umido del rifiuto residuo raccolto nella nostra provincia in un impianto del territorio parmense. L’ipotesi di portare questi rifiuti a Parma per poi smaltirli a Reggio Emilia una volta selezionati, non appare alla Provincia ed ai Comuni reggiani come la migliore soluzione possibile: per questo si è chiesto al Ministero dell’Ambiente di considerare come piena attuazione delle normative nazionali il piano di sviluppo del porta a porta in corso (siamo già a 150 mila cittadini coinvolti ed entro fine anno saranno 200 mila) e la realizzazione del Tmb prevista entro il 2016, così come fatto anche dalla Regione Toscana.

Nell’attesa di una risposta da parte del Ministero, e per puro eccesso di cautela, nelle scorse settimane – nell’ambito di una normale collaborazione istituzionale di cui, per altro, la Provincia di Parma ha sempre beneficiato – abbiamo pertanto chiesto di valutare la possibilità di utilizzare l’impianto Iren di Cornocchio. Ma questo, ribadisco, non significa affatto che Reggio Emilia sia in difficoltà, e tanto meno in emergenza, nella gestione dei propri rifiuti.

Mi stupisce questa lettura da parte dell'assessore provinciale di Parma, anche perché il Piano rifiuti adottato dalla Regione a febbraio ha già previsto che - nella fase di costruzione del Tmb - si faccia la selezione dei rifiuti di Reggio a Parma per poi smaltirli negli impianti di Reggio. Ribadisco, per la Provincia e per i sindaci si dovrebbe fare diversamente, per cui davvero non comprendo come sia possibile dare a un passaggio meramente tecnico un valore di questo genere, soprattutto se si considera che negli ultimi quindici anni Reggio ha smaltito - che é cosa ben diversa dalla semplice selezione di rifiuti - un milione di tonnellate di rifiuti provenienti da Parma. 

Come già capitato in passato, credo che il dibattito politico tra Provincia e Comune di Parma coinvolga impropriamente Reggio Emilia. Forse sarebbe ora di fare qualche passo avanti e lavorare insieme per una programmazione regionale di qualità. Anche perché il ruolo delle singole Province e dell'autosufficienza provinciale, se leggo bene la cronaca odierna, é destinata comunque ad essere superata. 

Mirko Tutino

Assessore all’Ambiente della Provincia di Reggio Emilia


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

La decisione è già stata formalizzata da IREN il 24 febbraio. I sindaci dei comuni interessati: “Condividiamo il progetto che corrisponde a quanto chiediamo da tempo” -

 

Reggio Emilia, 26 marzo 2014 -

“IREN ha comunicato alla Provincia che chiuderà la discarica di Rio Riazzone con materiali naturali, la decisione è stata ufficializzata lo scorso 24 febbraio”. Con queste parole l’assessore provinciale all’ambiente Mirko Tutino replica all’ordine del giorno del consigliere provinciale del gruppo Forza Italia – Pdl Giuseppe Pagliani:

“Abbiamo sempre sostenuto che avremmo esaminato con attenzione qualsiasi progetto per la chiusura definitiva della discarica di Rio Riazzone fosse stato presentato da IREN, in accordo con i comuni coinvolti: Castellarano e Scandiano – spiega l’assessore Tutino -. I due comuni hanno scelto di incontrare i cittadini e di discutere, nelle proprie sedi istituzionali, le proposte di IREN. Questo percorso ha portato l'azienda a modificare il progetto depositato nel novembre 2013 ed a formalizzare l'impegno a chiudere la discarica con materiali naturali con una comunicazione fatta alla Provincia il 24 febbraio scorso”.

“L'ordine del giorno di Pagliani – conclude l’assessore - modificato dopo che il consigliere ha appreso la scelta dei due comuni e di IREN nel Consiglio provinciale dello scorso 20 marzo, riprende e condivide una decisione già assunta. Assunta dai Comuni in questi mesi e dalla Provincia, che già da anni ha autorizzato un progetto che prevede l'uso di risorse naturali per la copertura”.

Soddisfazione per la decisione di IREN è stata espressa anche dai primi cittadini dei due comuni interessati, Scandiano e Castellarano, Alessio Mammi e Gianluca Rivi: “Condividiamo il progetto presentato da Iren, perché corrisponde a quanto richiesto da tempo, cioè realizzare una copertura della discarica in tempi brevi e certi e con modalità che garantiscano la massima sicurezza sul piano ambientale. Siamo soddisfatti, si tratta di una proposta in grado di trovare un'ampia condivisione e speriamo che venga attuata celermente”.

 


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Pubblicato un bando per finanziare percorsi formativi destinati alle imprese reggiane. Malavasi: “Un supporto fondamentale per fare fronte alle nuove richieste del mercato” -

Reggio Emilia, 26 marzo 2014 -

Un pacchetto di percorsi formativi per le imprese con l’obiettivo di offrire un altro strumento per fare fronte ai problemi legati alla crisi economica.

La decisione è stata presa dalla Giunta provinciale con l’approvazione di un avviso pubblico che consentirà, grazie alle risorse della Legge n.53/2000, di realizzare percorsi formativi destinati alle imprese del territorio reggiano. Potranno partecipare al bando le imprese, sia direttamente, sia tramite enti di formazione accreditati, con progetti formativi da presentare entro la scadenza del 14 aprile 2014.

Le risorse previste, pari a circa 600mila euro, potranno finanziare piani formativi di imprese che, sulla base di accordi contrattuali, prevedano quote di riduzione dell’orario di lavoro, anche per il contrasto dello stato di crisi occupazionale.

"Una vera boccata d'ossigeno per le nostre imprese - afferma l'assessore provinciale alla formazione professionale Ilenia Malavasi - che potranno ricevere finanziamenti preziosi per promuovere piani formativi aziendali, interaziendali o settoriali, che coinvolgano imprese aventi sede legale o unità locali nel territorio provinciale. Un’opportunità che non veniva finanziata da molti anni e che rappresenta per il nostro tessuto economico un supporto strategico per sostenere azioni di riorganizzazione e di ristrutturazione, che permettano alle nostre aziende di riposizionarsi sul mercato".

L’obiettivo specifico è rendere disponibili azioni formative finalizzate a supportare i processi di ristrutturazione e riposizionamento strategico di singole imprese o di comparti/filiere produttive che si rendono necessari a fronte del perdurare della crisi economica. Viene offerta alle imprese la possibilità di ricorrere a strategie che permettano di affiancare agli eventuali strumenti di contenimento delle difficoltà, tra cui il ricorso agli interventi di politica passiva, piani di ripresa e riposizionamento basati sull’incremento delle competenze dei lavoratori e delle organizzazioni del lavoro nel loro complesso, da attuarsi attraverso gli strumenti di politica attiva del lavoro.

Le attività candidabili potranno infatti ricomprendere progetti riconducibili a:

·        azioni di accompagnamento e coaching alle figure imprenditoriali e al management per la formulazione e attuazione di nuove strategie per riuscire a riposizionarsi sul mercato di riferimento, nonché per pensare a nuovi mercati;

·        azioni formative e di accompagnamento alle figure imprenditoriali e al management per l’acquisizione delle competenze strategiche tecniche e operative necessarie a gestire processi di riorganizzazione e ristrutturazione;

·        azioni di formazione e di accompagnamento per l’aggiornamento e la qualificazione delle competenze tecniche legate ai processi produttivi aziendali per aiutare i lavoratori ad assumere nuovi ruoli nel modificato contesto aziendale, nonché a svolgere in modo differente le proprie attività.

Il testo integrale dell'Avviso è pubblicato sul sito della Provincia di Reggio Emilia al seguente indirizzo:

http://www.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=701&IDSezione=4079&ID=553854

 


(fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia
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