Una riflessione sulla scuola come luogo di crescita e formazione civica, il quarto Festival della legalità promosso dalla Provincia di Reggio -
Reggio Emilia, 3 aprile 2014 -
“Oggi vogliamo riflettere sulla scuola come luogo di crescita, da sette anni lavoriamo con i nostri studenti sul tema dei diritti e “Noicontrolemafie” è nato proprio per dare voce a queste esperienze”. Con queste parole Ilenia Malavasi, assessore provinciale all’Istruzione, ha aperto ieri mattina i lavori dell’incontro di inaugurazione di “Noicontrolemafie”, la Festa della legalità promossa dalla Provincia di Reggio Emilia, che fino a sabato 5 aprile propone un fitto calendario di iniziative, dibattiti, laboratori e spettacoli.
Tema del primo incontro, svoltosi nell’Aula magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia, “La scuola come luogo di crescita e formazione civica”. “Quest’anno sono 10 gli istituti superiori che abbiamo coinvolto in questo importante lavoro sulla legalità”, ha sottolineato l’assessore Malavasi dando il benvenuto a nome della Provincia alla quarta edizione della Festa e ringraziando l’Università per la preziosa collaborazione.
“Questo percorso fatto grazie all’impegno della Provincia – ha aggiunto il professor Dino Giovannini dell’Università di Modena e Reggio Emilia – ci ha permesso di capire che il pensiero mafioso è rigido e dogmatico, la scuole ha invece l’onore di formare e creare le condizioni perché i ragazzi abbiano un livello di motivazione per acquisire più conoscenze possibili, e quindi abbiano la possibilità di scegliere”.
Antonio Nicaso, direttore scientifico della festa, ha poi sottolineato come il tema della formazione nelle scuole sia fondamentale: “Quello di oggi è il convegno più importante, perché si parla di pedagogia, Resistenza, di Costituzione, di giornalismo d’inchiesta. In Italia abbiamo una Carta Costituzionale che riflette la storia del nostro Paese e che per questo va salvaguardata e difesa. Oggi la scuola è il luogo dove costruire la dignità di un uomo, oggi qui parliamo di vecchie e nuove resistenze”.
E proprio sul tema vecchie e nuove resistenze ad aprire il dibattito, condotto dal giornalista della Gazzetta del Sud e scrittore Arcangelo Badolati, è stata Fiorella Ferrarini, vicepresidente provinciale di quell’Anpi “custode della vicenda storica della Liberazione dell’Italia, oggi impegnata nella difesa e nella piena attuazione della Costituzione e dei suoi pilastri: pace, etica in politica, riconoscimento dei diritti, antifascismo, impegno contro illegalità, violenza e discriminazioni e contro i nuovi fascismi che si stanno riproponendo in occasioni delle prossime europee”.
“Guardare il passato è uno specchio scomodo attraverso il quale riflettere sul nostro futuro”, ha citato in conclusione ricordando il “percorso formativo straordinario che valorizza forme di resistenza non violenta che a Reggio Emilia si sta portando avanti con le scuole”.
Di Costituzione e mafie - due sistemi agli antipodi – ha quindi parlato Donatella Loprieno, costituzionalista dell’Università della Calabria. “La nostra Carta venne scritta all’indomani della liberazione dall’esperienza totalitaria del fascismo e dietro ad ogni suo articolo si capisce perfettamente contro chi e cosa i nostri padri e le nostre madri costituenti stavano scrivendo, ma anche la mafia è totalitaria, prima di uccidere i corpi mira a uccidere l'anima degli individui, privandoli di diritti e doveri fondamentali”. Per questo, secondo Loprieno, “non si può dividere prima e seconda parte della Costituzione: ben vengano le manutenzioni sulla seconda parte, ma l’attenzione resti comunque alta”.
Elia Minari , coordinatore della redazione WebTV Cortocircuito, ha quindi illustrato questa importante esperienza reggiana di “giornalismo dal basso e di forma di resistenza creativa”. “E’ stato un percorso faticoso, non solo fisicamente, perché giorno dopo giorno dovevamo mettere in discussione i nostri luoghi comuni sulla città perché ci siamo resi conto che i nostri diritti andavano riaffermati e riconquistati, anche qui a Reggio, anche qui in Emilia-Romagna – ha detto – Abbiamo riflettuto grazie a maestri come Nicaso e Badolati sulla differenza tra notizia e informazione, sulle cause della crisi del giornalismo di inchiesta che fatica a continuare, per i tempi lunghi e i costi che comporta, sul web che ci permette di esigere maggiore trasparenza e abbiamo deciso di mettere in fila i fatti, di partire da lì, e di farci domande: sulla vicenda di Francesco Grande Aracri, fratello del boss Nicolino; su un locale tanto frequentato da noi giovani, come l’Italghisa, che fino al 2009 secondo le relazioni della Prefettura sarebbe stato utilizzato come paravento per riciclare denaro sporco e come luogo di smercio di droga e di ritrovo di affiliati alla cosca; sugli appalti di Iren e sui costi così lievitati della stazione Mediopadana, la più grande opera pubblica degli ultimi 50 anni qui a Reggio Emilia. Abbiamo scoperto che non possiamo più distinguere tra Nord e Sud, che anche a Reggio Emilia tante interdittive antimafia dimostrano come alcune aziende abbiano aperto le proprie porte alla mafia, e che dunque è indispensabile essere più curiosi e dubbiosi”.
Contro le pedagogie complici del silenzio l’intervento di Giancarlo Costabile, docente dell’Università della Calabria, particolarmente critico contro “certa pedagogia che non ci permette di riconciliarci con la memoria” e soprattutto contro l’immagine stereotipata del Sud frutto di un certo mondo di insegnare. “Ma la Calabria non è solo silenzio e complicità, non nasciamo mafiosi! – ha detto - C’è un risveglio, esiste un Mezzogiorno diverso non inginocchiato alle mafie. E’ importante far capire e far studiare come siamo stati trattati e come ci hanno ridotto, ma senza piagnistei, per rialzarci: ma l’università e la pedagogia devono smettere di avere un approccio puramente astratto all’argomento, perché per educare bisogna sporcarsi le mani, scendere nella trincea della vita e combattere: e se tra le mille vittime della mafia ci sono decine di categorie professionali, ma nessun accademico, significa che l’università si limita a racconti astratti e a parole paludate, e che non facciamo paura”.
La mattinata si è chiusa con la presentazione, da parte del professor Stefano Aicardi e degli studenti, dell’importante lavoro svolto al liceo Matilde di Canossa sul tema della legalità e della memoria.
Il programma di oggi
Oggi, giovedì 3 aprile, il Festival della legalità ricorderà vittime della mafia come Giorgio Ambrosoli, attraverso la testimonianza della moglie Annalori programmata per domani mattina al cinema cristallo quando verranno proiettate parti di “Un eroe borghese”, il film dedicato proprio al coraggioso commissario liquidatore del Banco Ambrosiano di Sindona, e “La mafia uccide solo d’estate” con una proiezione alle 11.00 riservata alle scuole, ma con una seconda proiezione alle 14 ad ingresso libero, cui farà seguito un dialogo con Ginevra Antona, la giovane che nel film interpreta il ruolo di Flora.
In mattinata, all'istituto Cervi di Gattatico ci sarà l'incontro su "La memoria come nutrimento della democrazia - Le quattro mafie italiane tra storia e testimonianza". Nel pomeriggio nella sala Grasselli della Camera di Commercio, si parlerà di “Etica, regole e merito nella scuole come nell’impresa”.
Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)