Incidete con petardo inesploso al "Parco". Stranamente ancora caldo il petardo esplode nelle mani di chi l'aveva recuperato. I Carabinieri della Stazione di San Pietro in Casale hanno avviato le indagini contro ignoti per lesioni colpose e hanno fatto accertamenti per verificare la eventuale presenza di altri oggetti simili.
Bologna 4 gennaio 2016 -
Un 59enne di San Pietro in Casale, mentre stava passeggiando all'interno del parco "De Simone" in compagnia di Spritz, un cane razza "Bolognese" dal manto bianco, si è improvvisamente accorto che l'animale aveva iniziato a giocare con un piccolo oggetto rosso di forma sferica.
Preoccupato per l'incolumità di Spritz, il 59enne costringeva il cane ha lasciare l'oggetto, dopodiché lo raccoglieva per osservarlo meglio. Lo stesso, resosi conto di aver preso tra le mani un petardo, inspiegabilmente ancora caldo, decideva di gettarlo via e nel farlo rimaneva ferito da un'esplosione che lo costringeva a recarsi subito al Pronto Soccorso di Bentivoglio per farsi medicare alcune ustioni che si era procurato, ottenendo così una prognosi di 15 giorni.
I Carabinieri della Stazione di San Pietro in Casale hanno avviato le indagini contro ignoti per lesioni colpose e per scongiurare altri episodi si sono recati nel parco alla ricerca di oggetti simili che, fortunatamente, non hanno trovato.
(Fonte Carabinieri Bologna 2 gennaio 2016)
Si aspettano i risultati dell'esame autoptico, effettuato venerdi mattina, che chiarirà molti punti oscuri. Nessuna ipotesi è stata accantonata ma si propende per un gesto volontario.
Fontevivo - L'autopsia chiarirà, se non tutti, tanti punti oscuri sulla morte di Enrico Allodi, imprenditore agricolo di Bianconese, frazione di Fontevivo, 48 anni e una vita per la sua azienda di famiglia.
Il corpo di Allodi è stato trovato venerdì mattina da un suo collaboratore. A terra, accanto al suo fuoristrada. Su di lui le tracce di una morte violenta. Ferite sulla nuca, lesioni, provocate forse da una caduta. Una morte che è ancora un mistero. Perché da subito è sembrato un omicidio ma , dopo una prima, attenta ricostruzione, non si è escluso il suicidio, anomalo, caratterizzato da un'agonia prolungata, forse dovuta ad un piano per togliersi la vita andato male.
E il suicidio sembrerebbe, a questo punto delle indagini, l'ipotesi più attendibile. L'uomo potrebbe aver provato a impiccarsi, visto che al suo fianco è stata trovata una fune? Se così fosse, si tratterebbe di un tentativo mal riuscito e dall'esito atroce? Ferito, agonizzante Allodi, forse, avrebbe preso la sua auto, andando a sbattere contro il muro della stalla.
Le indagini proseguono senza tralasciare niente della vita privata e di quella lavorativa dell'agricoltore.
Neppure l'incendio avvenuto una settimana fa in azienda, dove sono andate bruciate centinaia di balle di fieno. Un fatto che dà da pensare agli investigatori, visto che non pare possibile si sia potuto trattare di autocombustione, considerate le temperature miti di questi giorni e l'assenza, nelle vicinanze, di centraline elettriche.
Si scava nel privato della vittima.
Un uomo apparentemente tranquillo che abitava con la madre e dedicava la sua vita all'impresa a conduzione familiare con uno dei fratelli.
Solo nei prossimi giorni, sulla base degli esiti dell'esame autoptico, si potranno stabilire, con esattezza, orario del decesso e soprattutto le modalità della morte. Modalità che, se si trattasse di un suicidio, sarebbero del tutto inconsuete.
I Carabinieri della Compagnia di Imola hanno dato attuazione ad un Ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso in data odierna (19/9/15) dalla Procura Generale della Repubblica Presso la Corte d'Appello di Palermo nei confronti di Paolo MESSINA, nato a Campobello di Mazara (Tp) il 18.9.1957. L'uomo, benché anagraficamente residente nel paese d'origine, è infatti dal 1999 domiciliato a Imola.
Imola 20 settembre 2015 - Il provvedimento scaturisce dall'esecuzione di una sentenza emessa in data 27.6.2014 dalla Corte d'Appello di Palermo, divenuta definitiva (a seguito di rigetto di un ricorso da parte della Corte di Cassazione) il 18.9.2015, che riconosce il MESSINA responsabile di reati inerenti gli stupefacenti (art. 73 DPR 309/90 - Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope in concorso) e detenzione abusiva di armi (L. 895/1967), reati commessi tra febbraio 2005 e luglio 2006 a Campobello di Mazara, Napoli, Palermo, Parma e Spagna, per i quali è condannato all'espiazione di 9 anni e 6 mesi di reclusione.
La vicenda aveva già avuto un primo esito nelle cronache giudiziarie nel luglio 2010, quando il MESSINA era stato arrestato con altre 12 persone nel contesto dell'indagine denominata "Bogotà", condotta dai Carabinieri di Palermo, nella quale erano incappati anche tre soggetti di Parma che sarebbero stati in collegamento con il MESSINA in qualità di "cellule" per lo spaccio in Emilia.
In quel periodo il MESSINA era rientrato temporaneamente con la moglie a Campobello dove risultava impiegato al Comune.
Nel pomeriggio di ieri, il MESSINA è stato fermato dai militari nella sua abitazione di Imola, da dove è stato condotto presso la casa Circondariale di Bologna.
Il personaggio è considerato dagli investigatori in contatto con gli ambienti della criminalità organizzata di Campobello di Mazara, un'area ricompresa nel cosiddetto "mandamento" di Castelvetrano, il cui boss Matteo Messina Denaro è da anni il ricercato numero uno tra i latitanti mafiosi.
Sulla figura del MESSINA e delle sue relazioni locali con l'ambiente imolese ed emiliano gli investigatori dell'Arma hanno avviato approfondimenti info-investigativi.
Carabinieri NAS Cremona: arrestato, nel Bresciano, ex agente di commercio nel settore zootecnico. Posti sotto sequestro 16 allevamenti per un totale di circa 4.000 capi di bestiame e 80.000 litri di latte sottoposti a vincolo sanitario.
Cremona 3 settembre 2015 - Nelle prime ore del 03 settembre 2015, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal GIP della Procura di Brescia, su richiesta del P.M. Dott. Ambrogio Cassiani, titolare dell'indagine denominata "VIA LATTEA", personale del Nas di Cremona ha tratto in arresto un ex agente di commercio che operava nel settore zootecnico.
La misura coercitiva fa seguito alle operazioni di perquisizioni eseguite il 24 ottobre 2014 e il 17 marzo 2015 dai Carabinieri dei NAS e dall'Arma territoriale all'interno di aziende commerciali ed agricole del Nord Italia, che hanno portato alla denuncia di un veterinario e di due agenti di commercio, al sequestro di 16 allevamenti, oltre 4000 capi di bestiame, 80.000 litri di latte sottoposti a vincolo sanitario, 1700 confezioni di farmaci veterinari per bovini e suini, 10 fusti per un totale di 130 litri di prodotto medicamentoso per uso veterinario, 15 fiale di somatotropina, 55 Kg di farmaci illegali, nonché di 15 ricettari per prescrizioni medico-veterinarie e timbri di medici veterinari ed aziende, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.
In particolare la somatropina è somministrata, mediante iniezione, nella parte posteriore dei bovini, vicino alla coda, ad intervalli regolari di circa quindici giorni, al fine di incrementare anche fino al 20% la produzione di latte che rimane contaminato dall'ormone nocivo per la salute del consumatore, con conseguente potenziale sviluppo di malattie endocrine e di patologie tumorali.
L'ingente quantitativo di farmaci veterinari sequestrati, nonché i timbri ed ricettari dei medici rinvenuti all'esito di perquisizione domiciliare, dimostrano l'esistenza di un mercato clandestino di farmaci illegali per animali destinati all'alimentazione umana, somministrati senza alcun controllo veterinario.
Tali pratiche illegali sono pericolose per la salute dei consumatori anche perché possono comportare la presenza di residui medicinali nel latte e nelle carni, determinando il cosiddetto fenomeno della "antibiotico resistenza".
(Fonte Ministero della Salute 03 Settembre 2015)
Sfregio al monumento dedicato alla memoria dei tre carabinieri uccisi dalla Banda della Uno Bianca al Pilastro, il 4 gennaio 1991, alla periferia di Bologna.
Bologna 20 luglio 2015 - "O noi o loro, Uno Bianca" è la scritta rinvenuta sulla statua in piazza Lipparini.
"Un atto vile e indegno, che ferisce profondamente la memoria di Bologna, della regione intera e di tante vittime innocenti". Queste le parole del presidente Stefano Bonaccini alla notizia dell'oltraggio al monumento dei tre carabinieri uccisi dalla Banda della Uno Bianca al Pilastro. "Quanto accaduto non può passare sotto silenzio – ha aggiunto il presidente – . Esprimo ai familiari di Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini, e di tutte le vittime della Uno Bianca, la solidarietà mia personale e della comunità emiliano-romagnola che rappresento.
Chi ha sfregiato il monumento del Pilastro forse non sa che in questa regione, in questa città, gli stragisti sono stati sconfitti da una comunità che ha saputo dire no al terrorismo e schierarsi con fermezza dalla parte giusta, dalla parte della democrazia. Mi auguro – ha concluso Bonaccini – che chi ha compiuto questo gesto venga al più presto individuato, perché la memoria e i valori della civile convivenza sono beni preziosi, che vanno difesi".
Si è concluso con un nulla di fatto il processo a carico di una donna di 67 anni, residente ad Albareto, che era sotto processo per possesso di armi e non solo.
Parma 17 gennaio 2015 - -
I carabinieri di Varazze nell'agosto del 2003 avevano perquisito la sua casa nell'ambito di un'indagine che nulla aveva a che fare con le armi, ma i militari trovarono cinque pistole, due fucili d'epoca ed un tabernacolo che risultò proveniente dalla chiesa di San Michele di Sassuno, a Monterenzio nel bolognese.
Ieri il giudice Eliana Genovese ha dichiarato i reati prescritti. Le armi non erano di proprietà della donna finita a giudizio ma di un'altra donna e del suo compagno, e secondo quello che emerso dovevano essere venduti in un negozio di antiquariato.
Anche le altre due persone coinvolte sono state indagate: per l'altra donna, che oggi risiede a Collecchio, le accuse sono state dichiarate prescritte, mentre per il compagno l'iter giudiziario era stato già stralciato 10 anni fa. (SP)
Hanno approfittato della psicosi dei clown picchiatori per giustificare un ritardo a scuola: adolescenti nei guai. I carabinieri proseguono le indagini su procurato allarme. I militari temono numerose emulazioni con l'approssimarsi di Halloween. Per questo hanno avviato attività di dialogo nelle scuole con gli adolescenti, dove la psicosi del fenomeno è maggiormente avvertita.
Reggio Emilia, 20 ottobre 2014 – di Ivan Rocchi
Non erano stati aggrediti da una banda di clown mentre stavano andando a scuola. Alla fine i giovani studenti hanno confessato di aver usato questa scusa per giustificare il ritardo. I Carabinieri hanno così concluso l'indagine sull'unica aggressione da parte di pagliacci picchiatori che sia stata denunciata nel nostro territorio.
Ma, bisogna dirlo, a Reggio e provincia ormai è clown-mania. Dall'inizio di ottobre, in tutta Emilia, i Carabinieri sono subissati di telefonate di adolescenti e genitori, che raccontano che un loro conoscente avrebbe visto o avrebbe avuto a che fare con persone mascherate da pagliaccio che aggredivano i passanti.
Secondo i Carabinieri si tratterebbe di uno scherzo, che si è diffuso attraverso la Rete, social network e whatsApp. Ma anche attraverso il territorio, precisamente da Modena. Nei video prodotti dai ragazzi, delle specie di candid camera, le vittime si ritrovano davanti dei clown, che utilizzando dei manichini simulano efferati delitti, per poi inseguire i testimoni.
Ora c'è il rischio concreto che il fenomeno si propaghi ancora di più. Halloween è ormai alle porte e i Carabinieri temono che dei ragazzini possano travestirsi e fingere aggressioni, rischiando di essere aggrediti. Infatti, segnalano i militari, alcuni cittadini starebbero proponendo su internet delle ronde anti-clown.
Visto l'approssimarsi di Halloween, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia hanno deciso di recarsi nelle scuole per aprire un dialogo con i più giovani, tra i quali il fenomeno ha preso maggiormente piede.
Erano completamente ubriachi i due cittadini marocchini che ieri pomeriggio hanno creato non pochi problemi nel centro di Castelnovo Sotto. Uno di loro era steso in mezzo alla strada, e quando i Carabinieri hanno provato a farlo desistere, lui ha provato a tagliarsi le vene con un coccio di bottiglia.
Reggio Emilia, 5 agosto 2014 – di Ivan Rocchi
Il centralino dei Carabinieri è stato letteralmente preso d'assalto ieri pomeriggio, con decine di telefonate che segnalavano due ubriachi molesti a spasso per Castelnovo Sotto, in pieno centro. Quando i militari li hanno raggiunti in piazza degli Alberi, uno dei due era sdraiato in strada, nel mezzo della carreggiata, in apparente coma etilico.
Il personale del 118, intervenuto sul posto, stava provando a farli riprendere, ma inutilmente. Alla vista dei militari, però, quello che giaceva per terra ha prima rotto la bottiglia di superalcolico che teneva in mano, poi con un coccio preso dall'asfalto si è ferito ai polsi, lasciando zampillare il sangue davanti alle decine di curiosi che nel frattempo si erano fermati per vedere la scena.
Il 39enne di Anzola Emilia e il 37enne di Bologna, entrambi cittadini marocchini, alla fine sono stati soccorsi dai medici del 118, sotto la vigilanza dei Carabinieri, per abuso etilico. Il 37enne è stato curato anche per la ferita al polso destro, poi suturata. I due sono stati rilasciati dai Carabinieri, che però hanno ora avviato l'iter per l'emissione del foglio di via obbligatorio per tre anni dall'intero comune di Castelnovo Sotto.
Il 16enne era scappato da casa in seguito al litigio con il compagno della madre. Dopo una fuga durata diversi giorni, alla fine il ragazzo è stato rintracciato dai Carabinieri a casa di un amico, dove era stato ospitato. Decisive le ricerche compiute dai Carabinieri su Facebook.
Reggio Emilia, 4 agosto 2014 – di Ivan Rocchi
In seguito a un brutto litigio con il compagno della madre, si è fatto ospitare per qualche giorno da un amico, che però ignorava la sua fuga da casa. Ma nonostante gli scarsi indizi sulla sua destinazione, i carabinieri di Poviglio sono riusciti a rintracciarlo in pochi giorni, anche grazie a Facebook. La fuga del 16enne era iniziata il 29 luglio scorso e si è conclusa ieri con il ritorno a casa del ragazzo, sano e salvo.
Il forte diverbio con il compagno della madre aveva spinto il giovane a fare lo zaino e allontanarsi da casa, rendendosi irreperibile. Infatti, non aveva neanche portato il cellulare con sé. In seguito alla denuncia di scomparsa da parte della madre, sono scattate subito le ricerche: in provincia, grazie al piano coordinato dalla Prefettura reggiana, ma anche nell'intero territorio nazionale, tramite l'inserimento del giovane in una apposita banca dati.
Nel frattempo, si era fatta sempre più concreta l'ipotesi che il 16enne avesse trovato ospitalità a casa di qualche suo amico. Gli uomini dell'Arma hanno quindi incominciato a battere questa pista. Le attenzioni degli investigatori si sono così concentrate sugli amici del 16enne, e grazie a Facebook si è risaliti a un amico del fuggitivo.
Quando i militari hanno bussato alla casa di chi lo ospitava, il ragazzo stava ancora dormendo. Era in ottime condizioni di salute e aveva intenzione di tornare a casa nei prossimi giorni. Ma i Carabinieri hanno anticipato i tempi, portandolo via con loro per consegnarlo alla madre.
L'azione di contrasto ai furti in villa da parte dei Carabinieri sta dando i suoi frutti. Ieri sono stati arrestati due uomini che erano appena penetrati nel cortile di una casa a Rolo, mentre il palo è riuscito a fuggire. E' invece andato a segno il colpo di tre malviventi capeggiati da una donna, in una villa a Canossa.
Reggio Emilia, 2 agosto 2014 - di Ivan Rocchi
Oltre alla classica attrezzatura da scasso, i guanti e il passamontagna, avevano con loro anche un coltello a serramanico. I due ladri bloccati alle prime luci dell'alba dai Carabinieri mentre cercavano di introdursi in una villa di Rolo, nella Bassa reggiana, non erano soli. Un complice, che faceva da palo, è infatti riuscito a scappare, facendo perdere le sue tracce. Sarebbero invece tre stranieri capeggiati da una donna i responsabili del colpo in una villa estiva di Canossa, nell'Appennino reggiano. I tre hanno sorpreso e aggredito la colf, che si trovava nella casa da sola. Dopo averla legata e imbavagliata, i malviventi hanno portato via due e cellulari e monili d'oro.
I due ladri fermati a Rolo avevano appena forzato la recinzione della villa e stavano cercando di penetrare nell'abitazione. Appena si sono accorti dell'arrivo dei carabinieri di Fabbrico e Campagnola Emilia, hanno tentato la fuga. Il palo è riuscito a dileguarsi, mentre i due calabresi sono stati bloccati dopo un breve inseguimento. Ai due arrestati, i Carabinieri hanno sequestrato strumenti da scasso, guanti, passamontagna e un coltello a serramanico. Il 44enne abitante a Bibbiano (RE) e il 40enne abitante a Novi di Modena (MO) sono ora accusati di concorso in tentato furto aggravato in abitazione e saranno processati questa mattina.
Poco prima a Canossa, in Val d'Enza, tre malviventi con il volto coperto avevano fatto irruzione in una villa estiva di un noto imprenditore reggiano. Nella casa c'era solo la governante, una rumena 28enne. I tre sono riusciti a portare via due smartphone e alcuni oggetti d'oro. I carabinieri di San Polo d'Enza e del Nucleo investigativo del Comando provinciale stanno conducendo le indagini, mentre è già partita la caccia ai tre uomini.
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