Anche questo workshop targato Manifattura Urbana sarà diviso tra didattica e prove "sul campo" con il focus su tecniche di rilievo e diagnostica. Il sindaco Lucchi, "Da questi giovani potrebbero giungere le soluzioni per il rilancio della nostra Via Francigena". -
Parma, 14 Ottobre 2015 –
Quaranta partecipanti, tra studenti e giovani laureati, venuti da ogni parte d'Italia sono arrivati a Berceto per l'apertura ufficiale dell' Workshop sul Rilievo e la Diagnostica in un Borgo Medievale, che si tiene dal 13 al 16 Ottobre.
L'evento è organizzato dall'associazione culturale Manifattura Urbana con il Patrocinio della Soprintendenza Archeologica dell'Emilia-Romagna, della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Parma e Piacenza e del Dipartimento di Fisica e Scienze della terra "Macedonio Melloni" dell'Università degli Studi di Parma.
«Tratteremo argomenti molto importanti sia dal punto di vista strutturale che grafico – ha sottolineato Filippo Olari, archeologo di Manifattura Urbana e tra gli organizzatori dell'offerta formativa – e avremo un programma ricco. L'obiettivo è quello di esercitarci con la stazione totale, il laser scanner 3D e il rilievo dei monumenti sia all'interno che all'esterno ».
Il Sindaco Luigi Lucchi ha dato il benvenuto ai quaranta ragazzi in Municipio a Berceto, auspicando che da questi possa nascere un'idea o un progetto per la Via Francigena, che il Sindaco tiene a chiamare "Strada Romea" e che «purtroppo non versa in buone condizioni, ma deve essere un veicolo per i nostri pellegrini e per questo desidero discutere insieme a voi del piano di recupero di Strada Romea che avevamo effettuato già negli anni '80 con attrezzature allora all'avanguardia e da cui emersero alcune proposte progettuali poi presentate anche alla Soprintendenza e al Ministero – ha raccontato Lucchi – . Quel primo progetto fece da propulsore per la gente del posto, che si prodigò per risistemare i selciati e parte del tracciato; ma il mio desiderio è che i piani terra, quali i garage o anche le cantine situate lungo la via, potessero essere utilizzati come botteghe di artigiani o gastronomia. Vi invito dunque ad aiutarci con idee o proposte per provare a creare quello che potrebbe essere il più grande ed importante centro commerciale naturale del nostro territorio».
Come ogni workshop targato Manifattura Urbana, anche questo sarà diviso tra didattica e prove "sul campo": «Ci sarà spazio per la teoria, con uno studio sulle malte e le pietre; e ci sarà poi una parte pratica di diagnostica con analisi visiva e strutturale, prove di sonica, vibrazione e ultrasuoni, per analizzare le possibili problematiche legate a consolidamenti fatti in passato sui monumenti», ha concluso il geologo Giovanni Michiara.
Dall'input del workshop nascerà una nuova rete di coordinamento e monitoraggio per la salvaguardia e rilancio dell'area. Maggiali, "Esperienza che desideriamo ripetere presto". Fulvi, "Ora pronti alla sfida del Modulo ECO" . -
Parma, 28 Settembre 2015 – In fondo alla pagina il docufilm realizzato da Franco Lori -
Cinque giorni intensi di lavoro e formazione hanno arricchito 50 studenti provenienti dalle facoltà universitarie di tutto il Paese. Si è concluso con successo, e non poteva essere altrimenti, il lavoro di piccola riqualificazione, ma importante, - grazie alle tecniche di restauro e recupero sapientemente applicate - svolto dai ragazzi presso il Casino dei Boschi di Carrega, nel Parco Naturale Regionale a Sala Baganza, in provincia di Parma; un sito dalla straordinaria importanza storica e culturale.
Una intensa cinque-giorni di lavoro che ha riscosso all'unanimità sinceri applausi di ringraziamento alla chiusura. L'evento, promosso dall'Ente Parchi dell'Emilia Occidentale e dal Comune di Sala Baganza ed organizzato dalle associazioni culturali "Manifattura Urbana" e "Amici del Parco e del Casino dei Boschi di Carrega", ha permesso agli studenti guidati da docenti e tutor di Manifattura Urbana, di compiere numerosi interventi, ben riconoscibili, come quello sulla manica del colonnato di proprietà pubblica che si estende verso nord e i cui lavori hanno interessato entrambi i fronti, sia est che ovest, oltre all'interno di quei volumi in condizioni di praticabilità e in sicurezza.
Le opere svolte internamente non si sono limitate alla pulizia e sgombero dei locali dalle macerie e da materiali impropri: oltre a ciò sono stati effettuati saggi sulle strutture e messi in rilievo ed evidenziate parti costruttive del fabbricato reputate importanti per la conoscenza delle tecniche e per la consapevolezza tecnologica espressa nella costruzione di origine, necessari per valutare un intervento di recupero/restauro più approfondito. Sono stati eseguiti inoltre lavori di pulizia delle ghiacciaie tanto da renderle fruibili: la più grande (situata vicino alla casa di pietra) dopo il lavoro di sgombero da macerie e detriti che la rendeva inaccessibile, è ora ispezionabile e si può pensare ad un suo possibile adeguamento inserendola in un progetto complessivo di fruizione anche di questi suggestivi ambienti. Altri interventi esterni sono stati poi effettuati sulle essenze infestanti a ridosso del fabbricato di fronte ovest, così come la pulizia dei percorsi da erbe infestanti a fronte del porticato e la pulizia da erbe infestanti di alcuni spazi attorno alla casa di pietra al fine di consentirne l'accesso. Persino il forno è stato ripulito da infestanti e sono stati effettuati alcuni smontaggi di murature pericolanti.
Conclusioni ed esiti sono stati presentati e dibattuti alla Rocca Sanvitale di Sala Baganza, in occasione della tavola rotonda "Il Casino e il Parco dei Boschi di Carrega: QUALE FUTURO?", il cui titolo prelude ad un possibile punto di partenza per enti ed istituzioni di competenza, oltre che per gli esperti nel campo dell'Architettura e del Restauro, in quella che si auspica come una nuova sinergia strategica per il recupero ed il rilancio di un complesso monumentale e di un'area di interesse fondamentale sia per il territorio parmense che per la sua collettività.
L'apertura della tavola rotonda è stata affidata alle parole del Presidente dell'Ente Parchi Emilia Occidentale Agostino Maggiali, che ha tracciato con grande soddisfazione un bilancio più che mai roseo dell'iniziativa, ponendo già le basi per un nuovo workshop in primavera e indicando il Parco dei Cento Laghi come plausibile location. «Un'esperienza assolutamente positiva che è nostra intenzione ripetere poiché ci ha permesso di comprendere e penetrare la cultura dei nostri giovani – ha osservato Maggiali – . Siamo consci che è necessario unire le forze e come Ente Parchi stiamo lavorando su ben quattro progetti europei, concentrandoci sulla nostra mission di conservazione e tutela del territorio unita allo sviluppo e alla valorizzazione del settore agroalimentare».
«È nei nostri progetti futuri tornare qui molto presto con una nuova offerta formativa che verta sulla possibilità di effettuare proposte progettuali – ha dichiarato Francesco Fulvi, Presidente di Manifattura Urbana – . Nell'attesa ringraziamo l'Ente Parchi del Ducato per la possibilità e la fiducia concesse, l'associazione "Amici del Casino e dei Boschi di Carrega" per la fondamentale collaborazione ed il grande supporto prestati e gli abitanti di Sala Baganza per averci cordialmente ospitato».
Parere positivo anche nelle parole di Norberto Vignali, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Sala Baganza, che ha ringraziato studenti, associazioni ed enti per l'impegno profuso; e in quelle del Presidente dell'Associazione "Amici del Parco e del Casino dei Boschi di Carrega" Paolo Bussi, che ha espresso l'intento di voler coinvolgere i comuni di Sala Baganza, Parma e Collecchio in vista delle celebrazioni per il bicentenario dell'arrivo di Maria Luigia a Parma (18 Aprile 1816). Significativa conferma di gradimento è giunta inoltre dall'On. Giuseppe Romanini, Componente della Commissione Parlamentare Cultura, che è intervenuto per un breve saluto prima dell'inizio della conferenza complimentandosi per la buona riuscita dell'iniziativa insieme al sindaco di Sala Baganza Cristina Merusi.
È poi toccato a Roberto Bruni, Coordinatore Scientifico del Workshop/Cantiere e moderatore della tavola rotonda, avanzare la proposta di nuove capillari sinergie tra enti, istituzioni ed esperti che portino ad un rilancio del Casino de' Boschi di Carrega. «La memoria di questi luoghi passa attraverso la costruzione di un nuovo e differente rapporto con le istituzioni e di un coordinamento non slegato da iniziative future, mettendo in rete tutte le conoscenze», ha auspicato Bruni.
Successivamente la serata è proseguita con gli interventi di due illustri ospiti: l'architetto Umberto Rovaldi, paesaggista della mobilità dolce; e il prof. Marco Cillis, docente di Architettura del paesaggio all'Università degli Studi di Parma.
«Adesso ci aspettano numerosi impegni: giovedì 1° ottobre saremo nella sede piacentina del Politecnico di Milano per presentare l'intervento "Il Workshop/Cantiere come Innesco per la rigenerazione urbana" al convegno nazionale "Ambiente: struttura e risorsa – Aspetti contemporanei e prospettiva storica" – ha infine chiuso Fulvi – . Nel frattempo stiamo preparando la nostra prossima offerta formativa sul rilievo e la diagnostica che si svolgerà nel paese di Berceto dal 13 al 16 ottobre. Infine c'è la sfida del Modulo ECO, un piccolo padiglione di circa 60 metri quadrati che sarà costruito con criteri ecosostenibili e sorgerà da novembre a natale per ospitare lo Sportello Energia del Comune di Parma, oltre a rappresentare un presidio anti-degrado ed un esempio di impegno civico e di cittadinanza a disposizione di associazioni, università, studenti, ordini professionali e aziende».
Successo per l’edizione 2014 del progetto “I Luoghi del Cuore”. La petizione a favore della salvaguardia del “Casino dei Boschi” ha raggiunto il 67° posto.
Parma 25 Febbraio 2015 -
Non soltanto segnalazioni, ma una vera e propria crescita della partecipazione organizzata da parte di associazioni, gruppi e comitati che si sono attivati a sostegno del progetto “I Luoghi del Cuore”, uno strumento importante di sensibilizzazione in favore del nostro straordinario patrimonio storico culturale. L’edizione 2014 ha registrato un successo senza precedenti con un totale di 1.658.701 voti raccolti, segnale che riesce a testimoniare quanto, nei suoi 10 anni di vita, questo censimento sia riuscito a diffondersi e radicarsi nell’opinione comune.
Proprio all’interno di questo progetto era stata lanciata l’iniziativa di raccolta firme per la salvaguardia e ristrutturazione del “Casino dei Boschi”, anima dei meravigliosi Boschi di Carrega, raro esempio di integrazione progettuale tra architettura e paesaggio. La speranza è quella che l'edificio storico possa essere preso a balia dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) e riportato all’antico splendore.
Sono stati raccolti 5.567 voti, un risultato che ha permesso alla questione di raggiungere il 67° posto nella categoria del palazzi storici ed al 1° nella categoria a livello regionale.
I prossimi passi saranno decisivi e porteranno, a partire da Marzo, all’apertura di una nuova e importante fase di lavoro, secondo le Linee Guida per gli interventi dedicate ai luoghi che hanno ottenuto almeno 1.000 voti. I diversi referenti potranno, infatti, presentare al FAI una richiesta di intervento legata a progetti concreti, attuabili in tempi certi e dotati di un co-finanziamento che garantisca un sostegno reale proveniente dai territori di riferimento.
L'appuntamento è stato promosso dall'Ufficio ricerche e documentazione sulla storia urbana e si è focalizzato sulle architetture industriali modenesi del Novecento -
Modena, 4 dicembre 2014 - di Federico Bonati -
Si è svolto a Modena, presso la Camera di Commercio, il convegno "Architetture del lavoro e dell'economia. Il Novecento a Modena e la città contemporanea", il cui scopo è avviare un percorso di ricerca e informazione sugli edifici e i luoghi della produzione e del lavoro, che hanno segnato la storia della città e del suo territorio.
Dopo i saluti del sindaco Gian Carlo Muzzarelli, sono intervenuti Angelo Varni, presidente dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna e Anna Allesina, Presidente dell'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Modena. Ha parlato poi Catia Mazzeri, responsabile Ufficio Ricerche e Documentazione sulla storia urbana del Comune, che ha presentato il progetto nella sua interezza.
Si è partiti dal lavoro di ricerca e informazione sull'architettura e la città del '900, condotto nel 2009. La lettura storico-architettonica degli edifici più significativi costituisce, infatti, un contributo al quadro conoscitivo culturale e urbanistico della città, il cui scopo è rendere più consapevole la partecipazione dei cittadini ai programmi di rinnovamento urbano e riuso delle aree industriali, quali prodotti del complesso processo storico, fautore del mutamento della città e del suo territorio.
Il progetto richiama la risoluzione del Comitato per la Cultura e la Scienza del Parlamento Europeo, che ha scelto il 2015 come anno del patrimonio storico industriale e il programma 2014-2019 del Comune di Modena, che pone fra gli impegni prioritari il lavoro e la crescita. Quello di ieri è il primo di due appuntamenti legati al tema. Il 16 dicembre, presso il Teatro Fondazione Collegio San Carlo, si svolgerà la lectio magistralis tenuta dal prof. Fulvio Irace, docente ordinario di storia dell'architettura al Politecnico di Milano e all'Università della Svizzera italiana, Accademia di Mendrisio, dal titolo "Città del Novecento, città del futuro: l'architettura industriale in Europa".
L'obiettivo dei due eventi è la presentazione del progetto biennale "Le architetture del lavoro e dell'economia a Modena nel Novecento", promosso dall'Ufficio Ricerche e Documentazione sulla storia urbana dell'assessorato alla Cultura del Comune di Modena, che prosegue e completa il lavoro di ricerca e informazione sulla città e l'architettura del Novecento, cominciato nel 2009, cui hanno collaborato l'assessorato all'Urbanistica del Comune di Modena, la Regione Emilia Romagna con l'Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali, con il quale è stato siglato un apposito protocollo di intesa e l'Ordine degli Architetti della Provincia di Modena.
Al Garden Food in Piazzale della Pace, l' architetto parmigiano Andrea Mambriani accompagnato da Francesca Abbati, ha spiegato come interventi di riqualificazione urbana e paesaggistica possano incrementare l' offerta turistica cittadina -
Parma, 5 settembre 2014 - di Bondani Sara -
L'esperienza dell'architetto Andrea Mambriani e l'abilità di Francesca Abbati nel tessere le fila della storia dell'architettura parmigiana, in un percorso tra passato e sviluppi futuri, sono stati protagonisti del salotto parmigiano tenutosi mercoledì sera, presso il Garden Food di Massimo Spigaroli.
All'interno della rassegna "Parma 2014. Al cuore dell'estate" organizzata dall'associazione Multimedia culturale, con il patrocinio e la co-organizzazione del comune di Parma e la collaborazione del Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna, l' interessante incontro dal titolo "Stile e Bellezza - Parma e le sue architetture come veicolo di promozione" ha tracciato un'analisi puntuale di come l'architettura urbana e ambientale abbia influenzato negli anni la storia della città di Parma.
Guidato dall'abilità di Francesca Abbati, esperta nell'intervistare professionisti del settore, l' architetto Mambriani - fra i suoi ultimi lavori spicca la nuova sede direzionale e produttiva di Cedacri Group a Collecchio - ha ripercorso la storia urbanistica della città. Una carrellata sulle trasformazioni degli ultimi quindici anni e sui progetti di importanti "Archistar" che la città ha l'onore di detenere.
Passando dai progetti di riqualificazione urbana firmati Renzo Piano, come l' Auditorium Paganini, ex spazio industriale, che ha conservato le architetture più significative, al recupero e riconversione dell'area industriale della Barilla, nel tanto discusso Barilla Center, o della stazione firmata dell'architetto e urbanista spagnolo Oriol Bohigas, ha sottolineato come queste opere diano risalto al nome della città.
Un' analisi lucida e puntuale che non ha tralasciato di soffermarsi su temi spinosi. Primo, quello del progetto Ghiaia, poco amato dai cittadini e firmato da lui stesso insieme a Francesco Asti. Mambriani ha spiegato come il progetto originale sia stato in gran parte stravolto. L' allora soprintendente per i Beni Architettonici, riteneva infatti, che dovesse tenere conto della "planarità" della piazza. Il progetto di origine, infatti, prevedeva di lasciare aperto il piano -1 senza sacrificare il mercato in una zona chiusa e purtroppo non trafficata. "Venne stravolta la struttura e anche le rifiniture previste, non furono prese in considerazione dall'impresa di costruzione" ha spiegato l'architetto. "Furono vane anche le proposte per una diversa organizzazione degli spazi interni, non prese in considerazione da Ascom".
Sicuro sull'impossibilità, dell' ipotesi ventilata, di togliere le famose "vele" pensate con dovizia da un team di architetti toscani, si è mostrato convinto che la struttura abbia il potenziale per ritornare ad essere un punto di riferimento solo con la giusta gestione degli spazi da parte dell'Amministrazione.
Altra nota dolente per la città, il Ponte Nord. "Una bella struttura che si deve utilizzare per esposizioni temporanee. Un punto di accesso alla città che potrebbe essere valorizzato per accogliere il turismo alla scoperta degli aspetti culturali ed eno-gastronomici del territorio per chi giunge in città dalla stazione o dall'autostrada." - la proposta dell'architetto.
La serata si è conclusa con i progetti per valorizzare la sua città, limitando il consumo del suolo. In particolare, come già avviene in molte città europee, grazie alla valorizzazione dei corsi d'acqua. Tra le proposte di Mambriani, un percorso cicloturistico tra Parma, Colorno e Sala Baganza, tramite la riqualificazione dello storico itinerario tra le residenze ducali che collega ambiti di riconosciuto interesse sia paesaggistico, che storico - culturale, per incrementare l' offerta turistica provinciale e cittadina.
Inaugurata ieri la mostra «100 Alberghi» ripensamento architettonico della città termale e dei suoi spazi alberghieri in disuso.
di Paola Tanzi Salsomaggiore Terme 19 luglio 2014 - Un progetto che prende spunto dall'omonimo workshop tenutosi ad aprile che mise in relazione il DICTeA, Comune di Salsomaggiore Terme ed il gruppo di ricerca APR- Architettura Paesaggio Reti, coordinato dal professor Aldo De Poli. E protagonisti sono proprio gli elaborati degli studenti del Laboratorio di Progettazione Architettonica di 1b, coordinati dai docenti responsabili Lucio Serpagli, Federica Armani e dal dottorando Alessandro Gattara. Tre settori espositivi: una catalogazione degli alberghi dismessi di salso in 44 tavole; l'elaborazione di 11 progetti in tre comparti urbani nel contesto di Salso e l'esposizione di due tesi una sui centri termali appenninici e una su un centro culturale a Salso. A spiccare alcuni progetti che rimettono in primo piano zone totalmente abbandonate e trascurate che nelle proposte architettoniche andrebbero a prendere non solo nuova vita, ma a ricoprire il ruolo di protagonista della città. Ecco così ripensato lo spazio dei gasometri, polo museale dedicato al cinema emiliano, il padiglione Emilia Romagna dedicato ad Expo, il Tommasini. Voglia di riscrivere il futuro? Senza dubbio. Per una città che ha fatto la storia delle ville d'eau europee questo potrebbe essere un punto di partenza: «Una seconda tappa di un percorso complesso» ha spiegato Marco Taccagni, consigliere comunale che cura, il progetto e la collaborazione del comune con Università di Parma. Certo è che la mappatura è un modo concreto per vedere la città che è ferma, ma che cerca spazi di azione. «Un ripensamento da cui ripartire per creare la Salsomaggiore del futuro» ha commentato il sindaco Filippo Fritelli in visita ieri all'allestimento auspicando che Salsomaggiore possa tornare ad essere fucina di idee globali.
La mostra prosegue alla Sala Mainardi del Palacongressi di Salsomaggiore sino al 24 luglio, sabato e domenica dalle 9 alle 12, poi dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.
Un momento culturale che unisce design e musica, mostre di fotografia e grafica, progetti di arte e architettura in un contesto indipendente ed autogestito dagli artisti in un'ottica di confronto e condivisione di idee.
Modena, 19 aprile 2014 -
È di nuovo il «Temporary Art Garden» l'appuntamento di riflessione degli artisti di Salsomaggiore. Uno spazio espositivo, temporaneo, aperto a tutti per creare sinergia tra le varie forme espressive. Il vernissage inaugurale, giovedì 24 alle 18 nella splendida cornice delle Serre Comunali del Parco Mazzini, sarà per Salsomaggiore un momento di incontro con gli artisti che dall'anno scorso, quando durante la prima edizione della Gran Fiera di San Vitale avviarono questo percorso, stanno lavorando ad un ripensamento del territorio, una rivalutazione dei tesori che esso racchiude.
«La seconda edizione di "Temporary Art Garden", in programma dal 24 al 28 aprile all'interno della Gran Fiera di San Vitale, permette una riflessione sulla storia di Salsomaggiore Terme, dai suoi inizi come Borgo del Sale, passando dalla sua epoca d'oro della "Ville des eaux" fino ad arrivare alla sua identità odierna, senza omettere possibili risvolti future» spiegano i ragazzi coinvolti.
È, senza dubbio, un momento culturale che unisce design e musica, mostre di fotografia e grafica, progetti di arte e architettura in un contesto indipendente ed autogestito dagli artisti in un'ottica di confronto e condivisione di idee.
Quest'anno "Temporary Art Garden" si presenta al pubblico con tre progetti artistici ed un "Atelier" pensato per i bambini: un evento salsese che, ripartendo dalle origini della città termale, vuole spingere lo sguardo oltre il presente.
«Appunti sul Tempo»
Il progetto, ideato da Cecilia Pratizzoli, artista e fotografa salsese, ideatrice di Frame Foto Festival di Salsomaggiore Terme, con la collaborazione di Julie Uni, sarà dedicato alla "Bella Epoque" di Salsomaggiore. È un collage fotografico, con cartoline d'epoca e scorci fotografici attuali, in un parallelismo che viaggerà su fotografia e video, grazie alle interviste degli anziani, degli adulti e dei bambini, per conoscere una Salsomaggiore diversa, quella già vissuta e quella che, forse, non esisterà mai.
«Salso.Interrotta»
Allestita dall'associazione OBoPROPTER, collettivo di studenti di architettura in Salsomaggiore che, coinvolgendo studenti di altre realtà, si propone di analizzare, capire e valorizzare il patrimonio architettonico salsese, la sezione vuole procedere a ritroso, arrivando a fissare l'interruzione e, re-immaginando la città, capire quali sono gli elementi che la rendono unica. Perchè ad un certo punto della sua storia Salso ha smesso di essere qualunque cosa, se non ciò che è ora.
«Cum grano salis»
Proposto dall'associazione Jamais Vu, gruppo di giovani uniti dalla volontà di mettere le loro esperienze umane e lavorative a servizio dello sviluppo culturale della regione e del territorio in cui vivono, il progetto vuole riprendere il contatto con l'essenza storica della città: il sale.
L'idea è quella di ricreare e rinvigorire un senso storico di appartenenza nella collettività, un tuffo nel passato per poter mirare al futuro con uno sguardo nuovo. Un viaggio di ritorno al "Borgo del Sale" e alle acque medicamentose di Lorenzo Berzieri, per non perdere la ricchezza dei nostri luoghi ma per sottolineare una differente e consapevole nuova identità.
L'installazione prevede la costruzione di una piramide di 2 metri e di alcuni oggetti del quotidiano completamente ricoperti di sale.
Atelier per bambini
Ideata da Julie Uni, laureata in Estetica e storia dell'arte contemporanea all'Università Vincennes-Saint Denis di Parigie animatrice e mediatrice culturale dell'arte alla Galerie des Enfants al Centro Georges Pompidou, la valigia ARTEfatta: si propone come un laboratorio d'arte itinerante per i bambini dai 4 ai 10 anni.
Tre le proposte:
L'oggetto cristallizzato: ricordando le origini di Salsomaggiore come Borgo del Sale, i bambini ricoprono interamente di sale un oggetto d'uso quotidiano a loro scelta.
Salso-collage: i bambini sperimentano la tecnica del collage utilizzando vecchie cartoline di Salsomaggiore, foto, tessuti e oggetti vari.
La città ideale: i bambini completano il disegno della città seguendo la loro ispirazione con tecniche diverse su una tela gigantesca.
Di Sara/B, 5 ottobre 2013 -
Dagli arredi alle abitazioni sino ai luoghi sacri il cartone sfida ogni limite per una architettura che diventa etica -
Complice l' imponente ondata "eco" il cartone sta vivendo la sua chance per diventare un materiale a tutto tondo; estremamente duttile e funzionale per gli arredi interni è sempre più protagonista di numerosi progetti di designer e non solo.
L'uso della carta o del cartone nell'arredamento è una vera e propria tendenza confermata dalle ultime edizioni del Salone del Mobile di Milano e non smette di stupire per l' infinità di possibili forme e funzionalità a cui si presta. Che sia una comoda poltrona in cartone ondulato, colorata e alla moda o un punto luce sofisticato tra collezioni di lampade e lampadari il cartone si colloca con la disinvoltura green che lo contraddistingue in qualsiasi ambiente o stile. Mobili divertenti e semplici da montare; leggeri da trasportare; personalizzabili; ecosostenibili e riciclabili al 100% senza rinunciare alla bellezza del design.
Da qualche anno il cartone si è imposto anche come materiale da rivestimento per creare arredi o pareti di atelier in cui l' accostamento crea originali interni capaci di fondere un ambiente urbano e naturale.
immagine by architetturaecosostenibile.it
Ma la sua corsa inarrestabile per equiparare in prestazioni e utilizzo gli altri materiali non è ancora terminata: il cartone compresso, oggi è uno dei materiali più cool per gli architetti che vogliono stupire con vere e proprie costruzioni ecosostenibili.
Shigeru Ban il maestro per eccellenza del cartone pressato, ha saputo sfruttare l' ingegno per far fronte alle necessità del suo Paese e non solo, da quando nel 1994 un terremoto di 7.2 gradi Richter devasto' la città di Kobe in Giappone. Una forte impegno sociale che si sposa con un altrettanto forte rispetto per l 'ambiente capace di creare delle strutture davvero sorprendenti ed ecosostenibili. Divenuto uno dei più grandi architetti eco del mondo, segnalato dal Times tra gli innovatori nel campo dell' architettura del 21esimo secolo, Shigeru Ban continua a stupire con costruzioni avveniristiche. Non importa se spesso queste siano solo temporanee, quasi sempre la sua architettura si mette con umiltà a disposizione di Paesi colpiti da disastri naturali.
La sua tecnica si basa su strati di carta riciclata intorno a tubi di alluminio, che vengono sfilati successivamente, la cui carta viene resa più resistente impregnandola con dei collanti naturali.
Nel 1995 con la Paper House, da vita al primo caso autorizzato di uso strutturale dei tubi di carta in un edificio permanente e per il padiglione giapponese presenta all' Expo 2000 di Hannover con tubi di cartone di lunghezza sempre più elevata. Da lì nel 2007 arriva a costruire il primo ponte di carta costruito a Remoulin in Francia e quest' anno è stata inaugurata la cattedrale realizzata a Christchurch in Nuova Zelanda dopo il tremendo terremoto che nel Febbraio del 2011 ne distrusse quella storia. Un edificio imponente, che comprende vetri colorati, tubi in cartone e container riciclati capace di ospitare fino a 700 persone.
immagine by it.livegreenblog.com
Il cartone riciclabile e dalle sorprendenti possibilità d'impiego sia in termini figurativi che strutturali è riuscito a diventare protagonista di progetti unici dall' anima ecologica e solidale.
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