"Minimaratona del Pedibus", per avvicinare i più piccoli alle tematiche del movimento quotidiano salutare e porre l'attenzione sulla sicurezza stradale e sull'inquinamento atmosferico dovuti al traffico urbano -
Piacenza, 5 maggio 2014 -
Si è svolta ieri, domenica 4 maggio, la "minimaratona del Pedibus", la camminata di un chilometro, che dal palazzetto dello Sport ha visto arrivare in piazza Cavalli ben 1523 iscritti.
foto di Stefano Lunini
Organizzata dal Ceas Infoambiente del Comune di Piacenza, nell'ambito della 19ª edizione della Placentia Half Marathon for Unicef, la “minimaratona del Pedibus”, ha visto la forte partecipazione di alunni di nove scuole dell’infanzia, primarie e secondarie cittadine e di provincia e rispettivi familiari.
SCUOLE PARTECIPANTI
DE GASPERI - Piacenza
DON MINZONI - Piacenza
PEZZANI - Piacenza
MAZZINI - Piacenza
CADUTI SUL LAVORO - Piacenza
CASA DEL FANCIULLO - Piacenza
GIORDANI - Piacenza
SANT'ANTONIO - Piacenza
VITTORINO DA FELTRE - Piacenza
SCUOLA DELL'INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA DI Rivergaro
SCUOLA DELL'INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA DI Gossolengo
SCUOLA PRIMARIA DI Niviano
SCUOLA PRIMARIA DI Quarto
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Domani, mercoledì 7 maggio, i bambini della scuola dell'infanzia don Minzoni della fascia dei 4 anni d'età saranno protagonisti del progetto sperimentale "Quattro passi in città", realizzato dalle insegnanti Elisabetta Corvi e Michela Veneziani con l'obiettivo di appassionare i più piccoli alle tematiche della storia e dell'ambiente.
Piacenza, 6 maggio 2014 -
In collaborazione con Ceas Infoambiente, la classe ha seguito durante l'anno diversi percorsi di approfondimento in materia di sostenibilità, che nella giornata di mercoledì vedrà emergere in particolare l'aspetto del contesto urbano come bene comune da vivere e tutelare.
La prima tappa della visita itinerante, alle 8.30, sarà Palazzo Farnese, dove i bambini esploreranno la sala delle carrozze e delle armi e verranno coinvolti in attività di laboratorio. Alle 11.15 circa – i maschi dotati di spada da cavalieri, le femmine di coroncina da principesse – si sposteranno verso la chiesa di San Sisto dove, grazie alla disponibilità del parroco don Giuseppe Busani, sosteranno anche per il pranzo nei chiostri della basilica. Nel tragitto tra piazza Cittadella e la chiesa, verranno accompagnati da un personaggio di fantasia, il temibile "Smogus", responsabile dell'inquinamento urbano, che saranno chiamati a sconfiggere.
Dopo la sosta rifocillante, il gruppo visiterà il salone monumentale di Palazzo Gotico dove, alle 14.30, porterà un saluto il sindaco Paolo Dosi che decreterà gli alunni "paladini dell'ambiente". Dall'iniziativa scaturirà anche un'azione di promozione delle bellezze artistiche di Piacenza, grazie alle riprese video che saranno curate dalla sezione 3° a indirizzo multimediale del liceo artistico Cassinari, i cui studenti realizzeranno un filmato dedicato alla città vista e visitata con gli occhi dei bambini.
L'iniziativa è confermata anche in caso di maltempo.
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Investimenti delle imprese per migliorare l’efficienza energetica e per lo sviluppo delle rinnovabili. Nuova occasione di presentare domanda al fondo rotativo di finanza agevolata per la green economy della regione Emilia- Romagna.
Emilia, 29 aprile 2014.
Finanziamenti agevolati per interventi di efficientamento energetico nelle pmi, riduzione dei consumi, sviluppo delle rinnovabili.
Dal 14 aprile 2014 è riaperta la possibilità di presentare domanda al fondo rotativo di finanza agevolata per la green economy. Gestito dalla AtiFondo Energia, formata dai consorzi fidi regionali Confidi e Unifidi, il fondo dispone di un plafond complessivo di 24 milioni di euro, 9,5 dei quali a valere sull’Asse 3 del Programma Fesr.
Ad essere agevolabili sono gli investimenti delle imprese destinati a migliorare l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili attraverso la produzione o l’autoconsumo, nonché l'utilizzo di tecnologie che consentano la riduzione dei consumi energetici da fonti tradizionali. Scopo ulteriore del fondo è promuovere la nascita di nuove imprese operanti nel campo della green economy, incentivare gli investimenti immateriali volti all’efficienza energetica dei processi o a ridurre il costo energetico incorporato nei prodotti.
Riguardo all’entità e alla durata dei finanziamenti, si confermano le novità introdotte a novembre 2013, alla vigilia della terza call: limite minimo finanziabile ridotto a 20mila euro, con la finalità di sostenere anche piccoli progetti per le microimprese, e limite massimo esteso a 1 milione di euro per sostenere i progetti più strutturati. Mentre la durata massima del finanziamento è stata estesa a 7 anni, per agevolare le imprese nei tempi di rientro dall’investimento. Grazie agli ulteriori incentivi introdotti sulla provvista pubblica, poi, il tasso effettivo praticato alle imprese non supera il 3% agli attuali valori di Euribor.
Possono fare ricorso al fondo le piccole e medie imprese operanti – in base alla classificazione delle attività economiche Ateco 2007 – nei settori dell’industria, dell’artigianato e dei servizi alla persona aventi localizzazione produttiva in Emilia-Romagna. Diversi gli istituti di credito convenzionati con il fondo: tutte le Banche di Credito cooperativo dell’Emilia-Romagna, la Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, il Banco Popolare (che comprende l’ex Banco di San Geminiano e San Prospero e l’ex Banca Popolare di Lodi) e la Banca Popolare di Ravenna.
Nelle prime tre call del fondo, sono 123 le domande presentate dalle imprese, che attiveranno investimenti per 37 milioni di euro, di cui 15 milioni a carico del fondo. Riguardo alla tipologia di investimenti, la quota maggioritaria in valore riguarda la realizzazione di impianti o trattamento di biomassa (11,4 milioni), seguiti dagli impianti fotovoltaici (10,3 milioni di euro). In termini numerici, circa un quarto dei progetti insiste sul capitolo “efficientamento energetico dell’industria”, mentre poco più del 28% riguarda la realizzazione di impianti fotovoltaici, seguiti, con il 17%, da interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Nel loro complesso, i progetti già presentati consentiranno di risparmiare, ogni anno, 13.727 di Tep (Tonnellate Equivalenti di Petrolio), pari a 43.564 tonnellate in meno di anidride carbonica immesse in atmosfera.
Informazioni sul fondo e modalità di presentazione della domanda sul sito: www.fondoenergia.eu
Il caso di Colgate-Palmolive negli Stati Uniti e di Barilla e Gruppo Pedon in Italia
Per le aziende la totale riciclabilità degli imballaggi non è sempre una priorità.
Capita di vedere prodotti che da una confezione monomateriale facilmente riciclabile (vetro, plastica o carta) passano ad una in poliaccoppiato e/o con parti non separabili, oppure rivestita da etichette coprenti, oppure contenente additivi che ne compromettono il riciclaggio.
Per questo motivo e per diffondere tra i cittadini l'informazione necessaria per scelte di consumo consapevoli, è stata lanciata nel 2012 la campagna Meno rifiuti più Benessere in 10 mosse.
Ci sono però anche segnali positivi.
Dalla sede americana della multinazionale Colgate-Palmolive arriva l'impegno a rendere completamente riciclabile entro il 2020 il packaging per tre su quattro delle sue categorie di prodotto.
Il progetto interessa i prodotti per la cura della casa, della persona e degli alimenti per animali, mentre per la quarta categoria, l'igiene orale, il primo passo è lo sviluppo di un tubetto di dentifricio riciclabile, al posto di quello attuale in materiale composito non riciclabile, caratteristica comune alla maggior parte dei tubetti per dentifricio in commercio.
Altri obiettivi del piano di Colgate Palmolive, da perseguire entro il 2020, sono la riduzione o eliminazione del PVC e l'incremento del contenuto medio di materiale riciclato, che verrà portato dal 40% al 50, sia per il packaging in carta, sia che per quello realizzato nei vari tipi di plastica, PET, HPE, PET, HDPE e PP.
La decisione la si deve per lo più all'opera di As-You-Sow, una organizzazione non governativa ambientalista americana che dal 2012 invita le aziende all'adozione di politiche incentrate sulla Responsabilità Estesa del Produttore, anche per gli imballaggi post consumo.
As-you-Sow ha quantificato in 11,4 miliardi di dollari il valore economico degli imballaggi che invece di essere riciclati sono stati smaltiti negli USA nel 2010, tra discariche e inceneritori.
Tra le aziende multinazionali con cui l'ONG ha instaurato un dialogo costruttivo figurano anche P&G e Unilever.
Poco feeling invece tra As-you-Sow e il gruppo Kraft Food, “colpevole” di aver immesso in commercio miliardi di confezioni "stand-up pouch" di succo a marca Capri Sun.
Le stand-up pouch sono delle buste non riciclabili in materiale laminato, in genere plastica e alluminio, sempre più utilizzate nel settore di alimenti e bevande per la loro facilità d'uso e il minimo ingombro per trasporto e stoccaggio.
Oggi hanno preso il posto di lattine e bottiglie soprattutto per le mono porzioni.
Per capire l'impatto di queste confezioni basti pensare che ne vengono vendute negli USA 1,6 miliardi di pezzi all'anno (solamente per la linea Capri Sun), mentre la loro produzione globale ammonta a circa 5 miliardi di pezzi.
A questo tipo di assurdo imballaggio è stato dedicato buona parte del video "Designed to be waste”, progettati per diventare rifiuto.
In Italia Barilla ha sostituito nel 2013 l'incarto delle confezioni di biscotti Mulino Bianco e Pavesi con un poliaccoppiato che può essere riciclato con la carta, raggiungendo così -con un anno di anticipo rispetto alla scadenza indicata nell'ultimo bilancio di sostenibilità- l'obiettivo del 98% di riciclabilità per il totale degli imballaggi utilizzati.
Sempre nel nostro Paese un esempio per le piccole medie imprese è rappresentato dal Gruppo Pedon.
Con l'installazione di 58 silos ecosostenibili, le materie prime possono essere ricevute “Pedoncampagnaeticasfuse”, stoccate cioè direttamente nei silos senza che ci sia più bisogno del confezionamento in sacchi di plastica, da 25 o 50 kg, come avveniva precedentemente.
I benefici sono quantificabili in un risparmio annuale di circa 37 tonnellate di plastica e nella mancata emissione di 80 tonnellate di anidride carbonica nell’ambiente.
“I consumatori negli ultimi anni sono sempre più attenti ai contenuti green e reputano l'impatto ambientale del prodotto come uno dei fattori di scelta nel processo di acquisto. Per questo motivo è fondamentale che il pack sia caratterizzato da imballi sempre più eco-compatibili”, questo è quanto ha affermato Luca Zocca -marketing manager del Gruppo Pedon- durante il convegno svoltosi a Vimercate sulle novità legate alla stampa dell'imballaggio alimentare.
“Per quanto riguarda il packaging siamo attenti ai costi, ma dobbiamo necessariamente coniugare esigenze di qualità e sicurezza con la facilità d'uso e quando studiamo un prodotto innovativo non lesiniamo sul pack, perché ne perderebbe di appeal e ne sminuirebbe il contenuto” –prosegue Zocca–. “In tema di eco-sostenibilità, utilizziamo per alcune linee di prodotto carta certificata FSC e imballi totalmente riciclabili. Ricordiamo che l'impatto ambientale, associato ad altri aspetti etici, sono importanti driver di scelta e di acquisto del prodotto a scaffale”.
L'utilizzo della plastica nella produzione di imballaggi è purtroppo destinato a salire, come si legge in un recente articolo di Polimerica.it, che presenta uno studio sul mercato europeo della società di consulenza Ceresana.
In assenza di contromisure aumenterà l'utilizzo di contenitori difficilmente riciclabili, che in genere finiscono nel gruppo delle plastiche miste (imballaggi flessibili, sacchetti, vaschette, polistirolo, etc.), con destinazione finale l'inceneritore.
Infatti gli operatori del settore della selezione e riciclo degli imballaggi di plastica rilevano un'inversione di tendenza nella tipologia delle plastiche raccolte. Se in passato le plastiche rigide, costituite da bottiglie e contenitori in PET e HDPE, rappresentavano la maggioranza degli imballaggi raccolti, con percentuali intorno al 60%, è ora il gruppo delle plastiche miste ad essere presente in misura maggiore.
Questa realtà trova anche riscontro nei dati preliminari su raccolta, recupero e riciclo di imballaggi in plastica nel 2013 resi noti da Corepla, che vedono un aumento modesto della percentuale di riciclo sull’immesso al consumo al 37,2% (+1,1%) e una forte crescita del volume degli imballaggi in plastica avviati a recupero energetico (+9,8%), arrivati a 773 mila tonnellate.
La percentuale di recupero energetico (incenerimento) sull’immesso al consumo di imballaggi di plastica è infatti salita dal 34,3% al 37,8 (+3,5%) superando, seppur di poco, la percentuale degli imballaggi riciclati.
Per poter raggiungere l'obiettivo europeo di riciclo di materia pari al 50% della plastica immessa al consumo entro il 2020, andrebbero intraprese sia sul fronte aziendale che legislativo alcune azioni improcrastinabili che facciano tesoro delle indicazioni che arrivano dai riciclatori europei e dalle migliori esperienze italiane in materia di riciclo delle plastiche miste, come ad esempio Revet Recycling.
Il consigliere Andrea Leoni (Fi-Pdl) chiede all'esecutivo regionale di garantire in tempi brevi un indennizzo del 100% ai danneggiati...
Modena, 2 maggio 2014 -
Andrea Leoni (Fi-Pdl) ha presentato una risoluzione all’Assemblea legislativa per chiedere alla Giunta di attivare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale nei territori della Bassa modenese colpiti nel pomeriggio di mercoledì 30 aprile da una tromba d’aria e, in particolare, per i territori dei comuni di Nonantola, Castelfranco Emilia, San Cesario, San Prospero e Carpi.
Nel documento, il consigliere chiede all'esecutivo regionale di garantire in tempi brevi un indennizzo del 100% ai danneggiati; una proroga immediata del pagamento delle tasse e delle rate dei mutui bancari ai soggetti danneggiati e di far avviare la procedura di richiesta della “no tax area” o di una fiscalità di vantaggio per le zone colpite dal sisma del 2012, dall’alluvione del 2014 e dalle recenti trombe d’aria, per un periodo di almeno 3 anni.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Il comunicato stampa di GCR sui rifiuti da fuori provincia, nonostante il divieto -
Parma, 2 maggio 2014 -
La Provincia di Parma, a seguito di segnalazione pervenuta da Arpa, ha diffidato Iren.
Nell'inceneritore di strada della Lupa rifiuti speciali da fuori provincia, nonostante l'autorizzazione integrata ambientale lo impedisca.
La prescrizione numero 7 dell'Aia recita: “Si ribadisce che al PAIP potranno essere conferiti rifiuti prodotti esclusivamente nel territorio provinciale di Parma, salvo espressa autorizzazione dell’Autorità Competente”.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/VIAPROVINCIA.pdf
L'Autorità Competente sarebbe la Provincia, autrice della diffida e quindi immaginiamo non sia arrivata espressa autorizzazione al gestore di portare rifiuti a Parma da fuori provincia.
Qualche settimana fa era stato segnalato un automezzo in coda al Paip con una targa lontana dai lidi emiliano romagnoli.
La mossa di Iren mette in evidenza un dato di fatto impossibile da smentire.
L'inceneritore di Parma è troppo grande, troppo capiente, troppo affamato di rifiuti per accontentarsi di quelli prodotti in loco.
L'episodio segnalato (quanti in precedenza?) porta con sé la conferma di quanto sostenuto da tanti, fra cui l'associazione Gcr, sul fatto che questo impianto sia grosso il doppio del necessario e che la decisa avanzata della raccolta differenziata nel capoluogo, che produce il 50% degli scarti provinciali, avrebbe segnato il de profundis per la bulimia del forno.
Giustamente il comune di Parma chiede ora di fare chiarezza e soprattutto di sanzionare i responsabili di quanto accaduto a Ugozzolo, per fare in modo che l'episodio non si ripeta.
La trasparenza del Paip, bandiera sventolata dai suoi sostenitori, appare decisamente ammainata ai nastri di partenza dell'impianto che, in esercizio definitivo da nemmeno un mese, inciampa subito in uno dei paletti totem dei sostenitori della soluzione forno: rifiuti solo made in Parma.
Rimane il problema di tenere acceso il braciere.
Se arrivano rifiuti da fuori significa che quelli da dentro scarseggiano, vuol dire che Iren non è in grado di recuperare scarti speciali (cioè provenienti dai comparti commerciali, industriali, artigianali) in misura sufficiente a riempire la bocca del forno.
Così se li è andati a cercare altrove.
Così il futuro è al bivio: o cambiare l'autorizzazione o spegnere una linea.
Non c'è una terza via che consenta di salvare capra e cavoli.
Siamo però molto curiosi, a questo punto, di osservare le mosse del gestore e soprattutto dell'autorità competente Provincia di Parma, sempre pronta a supportare le genesi del progetto fino al punto di presentarsi in tribunale a fianco di Iren.
Bernazzoli, e il suo assessore Castellani, se la sentiranno di mettere mano all'autorizzazione vista la forte presa di coscienza dell'opinione pubblica?
Intanto si segnala un forte rialzo della temperatura ad Ugozzolo, anche fuori dai forni...
(Fonte: ufficio stampa Gestione Corretta dei Rifiuti Parma)
Il Torcicollo giungere puntuale come un orologio svizzero. Arriva sulle nostre teste proprio in questi giorni, dopo un lunghissimo viaggio dall'Africa Subsahariana -
Parma, 1 maggio 2014 -
Le prime giornate tiepide si alternano all’aria ancora frizzante. Magari si sta pure in maniche di camicia, a mezzogiorno, mentre al mattino e alla sera fa quasi freddo. Ed ecco il Torcicollo giungere puntuale come un orologio svizzero. Arriva sulle nostre teste proprio in questi giorni, dopo un lunghissimo viaggio dall’Africa Subsahariana .
La splendida immagine ci è stata regalata da Antonio Arnanno, uno degli appassionati più attivi nell’ambito dell’iniziativa “Regala una foto alla Terra dei cinque Parchi” : i fotografi amanti della natura possono mandare i loro scatti a “Parchi del Ducato”, l’Ente che gestisce Parchi e Riserve di Parma e Piacenza (www.parchidelducato.it, il link è nella sezione “TEMI”).
Torniamo al Torcicollo, Jynx torquilla, per gli ornitologi: anche se assomiglia vagamente a un tordo, è un esponente della famiglia dei Picchi. Non tambureggia, non scava il nido nel legno, ma la sua morfologia non lascia dubbi, è proprio un Picide: le sue zampe hanno due dita in avanti e due all’indietro, adattamento molto utile per arrampicarsi sui tronchi. Si nutre di formiche e di altri insetti che cattura con la lunghissima lingua e il suo canto assomiglia a una risata acuta e ritmata.
Lui, il Torcicollo, di problemi alla cervicale non ne ha proprio. Anzi deve il suo nome proprio alla straordinaria capacità di muovere il collo in posizioni sinuose ed impensabili, come se fosse il corpo di un serpente.
Carlo Malini
(Fonte: ufficio stampa Ente di Gestione Per i Parchi e la Biodiversità Emilia - Occidentale)
Acqua del rubinetto nelle mense scolastiche comunali a partire da settembre. Questo sottoscrive il protocollo d'intesa per l'utilizzo dell'acqua di rete nelle mense dei nidi, scuole dell'infanzia e scuole primarie e secondarie di primo grado, a partire dall'anno scolastico 2014-2015.
Parma, 29 aprile 2014 -
Il comunicato di GCR sulla riduzione dei rifiuti che passa dalla scuola con il nuovo protocollo che sarà applicato nelle scuole -
Da settembre le scuole di Parma andranno ad acqua di rubinetto.
La rivoluzione verde è stata presentata in municipio con l'adesione di tutti gli enti di controllo.
L'acqua del sindaco per i cittadini del futuro.
Non solo un'enorme inversione di tendenza sul fronte dell'usa e getta, ma anche un formidabile momento educativo, che preclude ad un domani con meno plastica e più intelligenza.
L'acqua del rubinetto, controllata 24 ore al giorno, è praticamente gratuita.
Con questo provvedimento si dà lo stop ai bilici di bottigliette, in viaggio da nord a sud, e da sud a nord, per seguire il vezzo dei consumatori, "preferisco la San Bollicina", "io invece voglio la San Naturale", e via di gomma in gomma sui nastri delle autostrade dello Stivale.
Una sfida importante, che deve passare anche attraverso la garanzia della fornitura di un'acqua sana e nutriente, per battere il rischio nitrati, che l'agricoltura intensiva e gli allevamenti massivi hanno regalato alle nostre terre e, di conseguenza, alle nostre falde.
Un lavoro impegnativo attende le maestranze, finalizzato a migliorare sempre di più la bontà della nostra acqua, per mantenere elevato il grado di sicurezza e salvaguardia per cittadini.
La sfida passa anche attraverso lo sviluppo del sistema fontane pubbliche, che dovrebbe essere maggiormente sostenuto dal gestore e non gravare totalmente sui bilanci asfittici del Comune.
L'Italia, come si sa, è al primo posto in Europa per consumo di acqua minerale.
Nel 2011 un record di 200 litri a testa all'anno di acqua in bottiglia, terzi al mondo dopo Arabia Saudita e Messico.
Un mercato da 2 miliardi di euro e 12 miliardi di litri imbottigliati all'anno, oltre che 350 mila tonnellate di plastica inutile per forgiare le bottiglie, 1 milione di tonnellate di CO2 e infine 700 mila tonnellate di petrolio estratto per il Pet.
Il business è enorme e gli interessi in gioco di formidabili dimensioni.
Eppure stiamo parlando di acqua, semplice acqua che sgorga naturalmente, sulla quale al limite si aggiunge un po' di anidride carbonica, ma che di per sé ha nulla di aggiunto, nessun know-how tecnologico, nessun brevetto.
Solo acqua.
Benvenuta acqua di Parma.
(Fonte: ufficio stampa Gestione Corretta dei Rifiuti)
Il comunicato di Gestione Corretta dei Rifiuti sulla totale riciclabilità degli imballaggi: il caso di Colgate-Palmolive negli Stati Uniti e di Barilla e Gruppo Pedon in Italia -
Parma, 28 aprile 2014 -
Per le aziende la totale riciclabilità degli imballaggi non è sempre una priorità.
Capita di vedere prodotti che da una confezione monomateriale facilmente riciclabile (vetro, plastica o carta) passano ad una in poliaccoppiato e/o con parti non separabili, oppure rivestita da etichette coprenti, oppure contenente additivi che ne compromettono il riciclaggio.
Per questo motivo e per diffondere tra i cittadini l'informazione necessaria per scelte di consumo consapevoli, è stata lanciata nel 2012 la campagna Meno rifiuti più Benessere in 10 mosse.
Ci però però anche segnali positivi.
Dalla sede americana della multinazionale Colgate- Palmolive arriva l'impegno a rendere completamente riciclabile entro il 2020 il packaging per tre su quattro delle sue categorie di prodotto.
Il progetto interessa i prodotti per la cura della casa, della persona e degli alimenti per animali, mentre per la quarta categoria, l'igiene orale, il primo passo è lo sviluppo di un tubetto di dentifricio riciclabile, al posto di quello attuale in materiale composito non riciclabile, caratteristica comune alla maggior parte dei tubetti per dentifricio in commercio.
Altri obiettivi del piano di Colgate Palmolive, da perseguire entro il 2020, sono la riduzione o eliminazione del PVC e l'incremento del contenuto medio di materiale riciclato, che verrà portato dal 40% al 50, sia per il packaging in carta, sia che per quello realizzato nei vari tipi di plastica, PET, HPE, PET, HDPE e PP.
La decisione la si deve per lo più all'opera di As-You-Sow, una organizzazione non governativa ambientalista americana che dal 2012 invita le aziende all'adozione di politiche incentrate sulla Responsabilità Estesa del Produttore, anche per gli imballaggi post consumo.
As-you-Sow ha quantificato in 11,4 miliardi di dollari il valore economico degli imballaggi che invece di essere riciclati sono stati smaltiti negli USA nel 2010, tra discariche e inceneritori.
Tra le aziende multinazionali con cui l'ONG ha instaurato un dialogo costruttivo figurano anche P&G e Unilever.
Poco feeling invece tra As-you-Sow e il gruppo Kraft Food, “colpevole” di aver immesso in commercio miliardi di confezioni "stand-up pouch" di succo a marca Capri Sun.
Le stand-up pouch sono delle buste non riciclabili in materiale laminato, in genere plastica e alluminio, sempre più utilizzate nel settore di alimenti e bevande per la loro facilità d'uso e il minimo ingombro per trasporto e stoccaggio.
Oggi hanno preso il posto di lattine e bottiglie soprattutto per le mono porzioni.
Per capire l'impatto di queste confezioni basti pensare che ne vengono vendute negli USA 1,6 miliardi di pezzi all'anno (solamente per la linea Capri Sun), mentre la loro produzione globale ammonta a circa 5 miliardi di pezzi.
A questo tipo di assurdo imballaggio è stato dedicato buona parte del video "Designed to be waste”, progettati per diventare rifiuto.
In Italia Barilla ha sostituito nel 2013 l'incarto delle confezioni di biscotti Mulino Bianco e Pavesi con un poliaccoppiato che può essere riciclato con la carta, raggiungendo così - con un anno di anticipo rispetto alla scadenza indicata nell'ultimo bilancio di sostenibilità- l'obiettivo del 98% di riciclabilità per il totale degli imballaggi utilizzati.
Sempre nel nostro Paese un esempio per le piccole medie imprese è rappresentato dal Gruppo Pedron.
Con l'installazione di 58 silos ecosostenibili, le materie prime possono essere ricevute “Pedoncampagnaeticasfuse”, stoccate cioè direttamente nei silos senza che ci sia più bisogno del confezionamento in sacchi di plastica, da 25 o 50 kg, come avveniva precedentemente.
I benefici sono quantificabili in un risparmio annuale di circa 37 tonnellate di plastica e nella mancata emissione di 80 tonnellate di anidride carbonica nell’ambiente.
“I consumatori negli ultimi anni sono sempre più attenti ai contenuti green e reputano l'impatto ambientale del prodotto come uno dei fattori di scelta nel processo di acquisto. Per questo motivo è fondamentale che il pack sia caratterizzato da imballi sempre più eco-compatibili”, questo è quanto ha affermato Luca Zocca -marketing manager del Gruppo Pedon- durante il convegno svoltosi a Vimercate sulle novità legate alla stampa dell'imballaggio alimentare.
“Per quanto riguarda il packaging siamo attenti ai costi, ma dobbiamo necessariamente coniugare esigenze di qualità e sicurezza con la facilità d'uso e quando studiamo un prodotto innovativo non lesiniamo sul pack, perché ne perderebbe di appeal e ne sminuirebbe il contenuto” –prosegue Zocca–. “In tema di eco-sostenibilità, utilizziamo per alcune linee di prodotto carta certificata FSC e imballi totalmente riciclabili. Ricordiamo che l'impatto ambientale, associato ad altri aspetti etici, sono importanti driver di scelta e di acquisto del prodotto a scaffale”.
L'utilizzo della plastica nella produzione di imballaggi è purtroppo destinato a salire, come si legge in un recente articolo di Polimerica.it, che presenta uno studio sul mercato europeo della società di consulenza Ceresana.
In assenza di contromisure aumenterà l'utilizzo di contenitori difficilmente riciclabili, che in genere finiscono nel gruppo delle plastiche miste (imballaggi flessibili, sacchetti, vaschette, polistirolo, etc.), con destinazione finale l'inceneritore.
Infatti gli operatori del settore della selezione e riciclo degli imballaggi di plastica rilevano un'inversione di tendenza nella tipologia delle plastiche raccolte. Se in passato le plastiche rigide, costituite da bottiglie e contenitori in PET e HDPE, rappresentavano la maggioranza degli imballaggi raccolti, con percentuali intorno al 60%, è ora il gruppo delle plastiche miste ad essere presente in misura maggiore.
Questa realtà trova anche riscontro nei dati preliminari su raccolta, recupero e riciclo di imballaggi in plastica nel 2013 resi noti da Corepla, che vedono un aumento modesto della percentuale di riciclo sull’immesso al consumo al 37,2% (+1,1%) e una forte crescita del volume degli imballaggi in plastica avviati a recupero energetico (+9,8%), arrivati a 773 mila tonnellate.
La percentuale di recupero energetico (incenerimento) sull’immesso al consumo di imballaggi di plastica è infatti salita dal 34,3% al 37,8 (+3,5%) superando, seppur di poco, la percentuale degli imballaggi riciclati.
Per poter raggiungere l'obiettivo europeo di riciclo di materia pari al 50% della plastica immessa al consumo entro il 2020, andrebbero intraprese sia sul fronte aziendale che legislativo alcune azioni improcrastinabili che facciano tesoro delle indicazioni che arrivano dai riciclatori europei e dalle migliori esperienze italiane in materia di riciclo delle plastiche miste, come ad esempio Revet Recycling.
Silvia Ricci
Comuni Virtuosi
Italia Fruit
(Fonte: Gestione Corretta dei Rifiuti)
Otto anni fa nasceva il il coordinamento Gestione Corretta Rifiuti di Parma e tutto era pronto per fermare il progetto inceneritore con i numeri...
Il comunicato di GCR su "Il silenzio colpevole della politica" -
Parma, 22 aprile 2014 -
In questi giorni di aprile, 8 anni fa, nasceva il coordinamento gestione corretta rifiuti di Parma.
Lo avevano fondato gli Amici di Beppe Grillo di Parma, i Medici per l'Ambiente-ISDE Italia, Greenpeace sezione di Parma, il Gruppo famiglie Zona Nord, il Movimento Girotondi di Parma, "Prendiamo la parola", il Comitato "No all'inceneritore" di Colorno, il Comitato "No all'inceneritore" di Torrile, il GAS Terra Terra, il Comitato Padano, il Comitato "Quartiere Colombo".
All'indomani dell'approvazione del PPGR, il piano provinciale rifiuti che prevedeva un impianto a caldo di incenerimento da 65 mila tonnellate, i cittadini ambientalisti si erano mossi per fermare il progetto.
E' nel 2006 che si svolse la prima raccolta firme contro l'impianto, oltre diecimila firme portate in Comune e in Provincia e subito nascoste in un buio e polveroso cassetto.
E' nel 2006 che Colorno passò alla raccolta differenziata domiciliare, dimostrando con i numeri quello che si poteva ottenere (spaventando gli amministratori del capoluogo e della Provincia, che vedevano a rischio il progetto inceneritore).
E' nel 2006 che la federazione italiana dei medici di medicina generale scriveva: “L'incenerimento dei rifiuti, fra tutte le tecniche di smaltimento, è quella più dannosa per l'ambiente e per la salute umana. Gli inceneritori producono ceneri (sono un terzo del peso dei rifiuti in ingresso e si devono smaltire in discariche speciali) e immettono nell'atmosfera milioni di metri cubi al giorno di fumi inquinanti, contenenti polveri grossolane (PM10) e fini (PM2,5) costituite da nanoparticelle di metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine, estremamente pericolose perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi”.
E' nel 2006 che l'ordine dei medici di Modena scriveva: “si invitano ad una doverosa pausa di riflessione i responsabili delle scelte programmatiche che attengono alla salute nella nostra città, e di promuovere un momento di approfondimento di tutte le problematiche legate al termovalorizzatore”.
E' nel 2006 che l'allora assessore Vignali affermava: “Nel giro di un anno la raccolta porta a porta sarà a regime, raggiungeremo l'obiettivo del 55/60 per cento: si arriverà cosi ad una tariffazione che premierà gli abitanti più virtuosi. Chi produce meno rifiuti, paga meno”, per poi destinare ad altri capitoli l'investimento previsto per la Rd.
8 anni fa tutto era pronto per fermare il progetto con i numeri.
Sarebbe stato sufficiente introdurre in città la raccolta differenziata porta a porta, il cui progetto era già stato pagato e realizzato del consorzio Priula.
Senza tanta teoria i “numeri” avrebbero demolito il camino, visto che sarebbe venuto a mancare il carburante necessario ad accendere le caldaie di Ugozzolo.
Sarebbe calato il costo di smaltimento per comune e cittadini, sarebbe stato ridotto al lumicino il ricorso a discariche ed inceneritori fuori provincia.
Perché non lo hanno fatto?
Che cosa ha bloccato sul nascere la rivoluzione verde che oggi, in un anno, è stata portata a compimento senza particolari difficoltà?
Ora, ci dicono, è tardi.
Allora, era presto?
Chi avrà il coraggio di dire la verità, tutta la verità, su quei giorni?
(Fonte: ufficio stampa Gestione Corretta dei Rifiuti Parma)
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