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La Regione a fianco delle pazienti oncologiche sottoposte a cure che possono causare la caduta dei capelli: contributo di 400 euro per l'acquisto di una parrucca. Il presidente Bonaccini: "Un aiuto per migliorare la qualità della vita mantenendo una propria identità, non imposta dallo stato di salute". Nel 2019 sono circa 3.400 le donne residenti in Emilia-Romagna con possibile alopecia in seguito a trattamenti antitumorali. L'assessore Venturi: "Il valore del nostro sistema sanitario regionale passa anche attraverso misure come queste, a cui teniamo moltissimo".

Bologna -

Perdere i capelli durante le cure antitumorali significa aggiungere sofferenza a un dolore già immenso. E accrescere la propria fragilità, l’emotività, il disagio nel rapporto con gli altri. 
Per questo, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha deciso di essere a fianco delle donne che attraversano questa difficile fase della loro vita. 
E lo fa disponendo l’erogazione, a carico del Servizio sanitario regionale, di un contributo di 400 euro per l’acquisto di parrucche da parte delle pazienti che perdono i capelli in seguito a trattamenti chemioterapici o radioterapici per la cura di patologie oncologiche. Il contributo verrà assegnato una tantum, indipendentemente dall’Isee e dalla situazione reddituale della paziente.

“Avevamo preso un impegno un paio di mesi fa e lo abbiamo mantenuto, condividendo una richiesta che non aveva bisogno di tante spiegazioni visto l’obiettivo: mantenere un’identità propria e non obbligata dallo stato di salute”, sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ricordando l’incontro, lo scorso 31 maggio, nel quale gli venne consegnato l’appello sostenuto da 3mila firme con la richiesta di contributi per l’acquisto delle parrucche da parte di pazienti oncologiche. Incontro, negli uffici della Giunta, che ebbe direttamente con Odette Piola, promotrice della petizione.

“Questo- aggiunge il presidente- vuole essere un segno di attenzione e di sensibilità, un aiuto per migliorare la qualità della vita delle pazienti. Per accompagnarle in un percorso che ovviamente auspichiamo sia di superamento della malattia”.

“La qualità delle cure, a cui noi teniamo moltissimo, passa anche attraverso misure come queste- ricorda Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute-. Non stiamo parlando di una questione puramente estetica, anzi: è noto a tutti come l’alopecia, che si verifica in seguito a trattamenti di radio o chemioterapia, rappresenti un elemento di fragilità, un aggravio non solo nell’elaborazione personale della malattia ma soprattutto nei suoi aspetti interpersonali e relazionali”.

Il contributo: come funziona
Verrà concesso a donne in cura residenti in Emilia-Romagna dove, quest’anno, sono circa 3.400 le pazienti oncologiche con possibile alopecia da chemio o radioterapia. 
Le richieste di contributo dovranno essere indirizzate all’Azienda Usl di residenza, utilizzando la modulistica e gli eventuali indirizzi operativi che verranno definiti dalla Direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute entro un mese circa a partire da oggi. 
Le pazienti dovranno allegare il certificato che attesti la patologia neoplastica e l’alopecia verificatasi in seguito a trattamenti radioterapici o chemioterapici, insieme alla ricevuta di avvenuto pagamento per l’acquisto della parrucca (fattura o scontrino recante il codice fiscale del paziente che presenta la domanda) posteriore alla data di entrata in vigore del provvedimento stabilito dalla Giunta. 
Sarà l’Azienda Usl, una volta verificata la regolarità della documentazione presentata, ad accogliere le domande ammissibili e a concedere il contributo richiesto, rendicontando alla Direzione generale dell’assessorato. /CV

Fonte: Regione ER

Agricoltura. Produrre energia "verde" da scarti agricoli. La Regione ci crede e investe 6,8 milioni. L'assessore Caselli: "Un'occasione di crescita per il settore, nella direzione di un'agricoltura che riduce le proprie emissioni e punta a divenire sempre più autonoma sul piano energetico"

Saranno finanziati impianti per produrre energie rinnovabili da sottoprodotti o scarti agricoli oltre a impianti eolici, solari ed idroelettrici. Domande entro il 29 novembre
Bologna – Nuove opportunità di crescita per le aziende agricole e benefici per l’ambiente con l’energia verde generata da risorse naturali come acqua, sole, aria o dai sottoprodotti e scarti delle produzioni agricole e agroalimentari.
E’ l’occasione offerta alle imprese agricole dell’Emilia-Romagna con il bando regionale, il secondo previsto dal Psr 2014-2020, che mette a disposizione oltre 6,8 milioni di euro.
Obiettivo del bando è diversificare le attività agricole, con un’attenzione forte all’agricoltura sostenibile e alla riduzione del consumo di combustibili fossili: i finanziamenti andranno infatti a beneficio di aziende agricole che si impegnano a realizzare impianti per la produzione, la distribuzione e la vendita di energia e/o calore.  


Per quanto riguarda le bioenergie, non potranno essere utilizzate colture dedicate ma solo scarti e sottoprodotti agricoli in un’ottica di economica circolare.
“Con questo bando abbiamo messo a disposizione nuove risorse per diversificare le attività delle imprese agricole attraverso la produzione e la vendita di energia pulita e rinnovabile - ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli -. Vogliamo dare anche ad altre aziende dell’Emilia-Romagna l’opportunità di integrare il proprio reddito aziendale così come è avvenuto nel 2016 con il primo di questi  bandi che ha reso possibile l’attivazione di  56 interventi a fronte di circa 4,2 milioni di euro di contributi concessi.  Un’occasione di crescita per gli agricoltori che va nella direzione di un’agricoltura che riduce le proprie emissioni e punta a divenire sempre più autonoma sul piano energetico”.
 
Cosa prevede il bando 


Tra i diversi interventi è previsto il finanziamento di caldaie alimentate a biomassa legnosa, sotto forma di cippato o pellets; impianti per produzione di biogas dai quali ricavare energia termica e elettrica o biometano; impianti che sfruttano altre fonti di energia rinnovabile come quella eolica, solare, idro-elettrica.
Inoltre, è possibile realizzare impianti per ricavare pellets e combustibili da materiale vegetale proveniente da scarti e sottoprodotti agricoli e forestali, piccole reti per la distribuzione dell'energia e impianti “intelligenti” per lo stoccaggio dell’energia al servizio delle centrali o dei microimpianti realizzati. Sono esclusi dal finanziamento gli impianti fotovoltaici realizzati a terra.

Indipendentemente dal tipo di produzione, gli impianti dovranno avere potenze pari ad un massimo di 1 Mega watt elettrico o 3 Mega watt termici. Dovranno inoltre essere dimensionati per produrre energia elettrica o calorica in quantità superiore ai consumi aziendali così da poter essere venduta o ceduta a terzi.

La materia prima che alimenterà le strutture, dovrà provenire dall’azienda stessa o da altre del territorio unite da un accordo di filiera, entro una distanza massima di 70 chilometri.

Le imprese possono presentare progetti di spesa a partire da 20mila euro e senza limiti: il contributo massimo sarà comunque calcolato nel rispetto del regime “de minimis”  e non potrà quindi superare i 200mila euro.

Il contributo sarà in conto capitale modulabile tra il 20 e il 50%  della spesa ammessa, nel rispetto dei limiti di cumulabilità con altri incentivi pubblici per le energia da fonti alternative.  E’ possibile chiedere un anticipo del 50% dell’importo assegnato
Nelle graduatorie sono previsti punteggi aggiuntivi, a parità di requisiti, per le aziende agricole di montagna e per i giovani agricoltori che abbiano usufruito nei precedenti cinque anni di un contributo per l’avvio di una nuova azienda.


Le domande, che devono essere presentate entro il 29 novembre, vanno presentate utilizzando il sistema Informativo Agrea (sIAG), secondo le procedure indicate da Agrea. Tutte le informazioni e moduli sono online sul portale regionale Agricoltura e pesca./Eli.Co.

 

Quasi 4.5 milioni di euro di contributo regionale per progetti già pronti a partire dal prossimo anno accademico, con docenti di livello internazionale, oltre 32 edizioni nel triennio per circa 4.500 ore di formazione e 950 partecipanti. L'assessore Patrizio Bianchi: "10 scuole di eccellenza per permettere a questo territorio di rafforzare ulteriormente la propria attrattività e quella capacità di innovazione nella produzione e nei servizi alle imprese, alla persona ed alla comunità che fanno dell'Emilia- Romagna una regione ad alto valore aggiunto".

Bologna -

Dall’Intelligenza artificiale, ai servizi per l’Industria 4.0. Dall’automotive alla sostenibilità alimentare.  E ancora: una “Future Earth research school” che si occuperà di cambiamenti climatici, un corso sul pluralismo religioso, una scuola internazionale di politica. La Regione mette al centro il “capitale umano” e finanzia dieci nuove scuole triennali di Alta formazione, in ambito tecnologicoeconomico e culturale. Un nuovo importante tassello di un impegno che nasce dal Patto per il Lavoro firmato a inizio legislatura e che vede nello sviluppo della conoscenza la condizione per costruire uno sviluppo di qualità, inclusivo e sostenibile, capace di creare valore aggiunto e di rafforzare la capacità di competere del sistema Emilia-Romagna. Quasi 4,5 milioni di euro il contributo regionale, su un costo complessivo di 5,1 milioni, per dieci progetti pronti a partire già dall’anno accademico 2019-2020.
“Queste dieci scuole di alta formazione completano il disegno avviato ad inizio legislatura di investimento sulle alte competenze necessario per rilanciare lo sviluppo, generare buona occupazione e riposizionarci a livello globale- ha detto questa mattina durante la conferenza stampa l’assessore regionale all’Università e alla Ricerca, Patrizio Bianchi- Un disegno che tra Fse - con cui abbiamo finanziato 135 dottorati triennali di ricerca, 148 assegni formativi, 211 assegni di ricerca - e Fesr, ha previsto un investimento pari a circa 65 milioni di euro per attività di ricerca e alta formazione universitaria. L’integrazione tra atenei per far convergere le migliori competenze delle nostre università su una formazione d’eccellenza in ambiti e settori in cui la nostra regione è già leader a livello internazionale- ha continuato l’assessore- la triennalità dei progetti e l’approccio interdisciplinare di queste 10 scuole di eccellenza permettono a questo territorio di rafforzare ulteriormente la propria attrattività e quella capacità di innovazione nella produzione e nei servizi alle imprese, alla persona ed alla comunità che fanno dell’Emilia- Romagna una regione ad alto valore aggiunto”.

Le dieci scuole triennali 
Una scuola triennale è dedicata al Food, capofila l’Università di Parma
, con un’International Summer School in Food Sustainability rivolta a studenti e a professionisti con un approccio globale agli aspetti ambientali, economici, giuridici, sociali nonché comunicativi, riconducibili alla sostenibilità alimentare, e con il Master Internazionale “Food City Design” che forma esperti nella gestione di progetti di rigenerazione urbana in grado di riqualificare territori e aree urbane valorizzando beni e identità culturali connessi all’ambito agroalimentare.
Forte dell’esperienza già maturata con i due corsi di Laurea Magistrale interateneo, con capofila l’Università di Modena, nasce la Scuola internazionale di alta formazione MUNER in Automotive per una mobilità intelligenteche si snoda su tre livelli di intervento: “Italian Motor Valley Experience”, volta  al rafforzamento delle competenze di base e all’orientamento dei giovani verso studi universitari o professionalizzati di natura tecnica; “High School MUNER Women in Transport”,   che guarda al rafforzamento delle competenze di I livello, promuovendo un  maggiore accesso delle ragazze alle lauree di II livello in questo settore; “Future of automotive for intelligent mobility” con percorsi post laurea professionalizzanti.
Tre sono le scuole finanziate in
 ambito tecnologico che diventano strategiche per la formazione di risorse umane in un ambito in cui l’Emilia-Romagna si sta posizionando - grazie alle infrastrutture per il supercalcolo già attratte sul territorio (il data Center del Centro europeo per le previsioni metereologiche di medio termine e il Supercomputer europeo HPC Leonardo.) -  quale polo di eccellenza, vera e propria Data Valley, a livello mondiale.  Con capofila l’Università di Modena, è stata finanziata l’Advanced Schools in AI per la formazione ad altissimo livello di senior engineers e laureati in ambito scientifico-tecnico.  
Una scuola triennale, coordinata dall’università di Bologna, è dedicata all’’industria 4.0 per la gestione integrata di intere filiere produttive. Coinvolge importanti imprese del territorio e punta anche alla riqualificazione di quanti già operano nelle industrie in profonda trasformazione. Grazie a questo intervento straordinario nasce in Emilia-Romagna anche una scuola di alta-formazione postdottorale, capofila la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), sul futuro dell’uomo e del pianeta, che propone percorsi intensivi sul clima futuro e sul mutato rapporto con risorse naturali, tecnologie emergenti e sostenibilità.
Tre progetti hanno l’obiettivo di formare alte competenze per il policy maker con specializzazioni strategiche per lo sviluppo, l’internazionalizzazione, la coesione e la sicurezza del territorio regionale.  Si tratta dell’Emilia-Romagna International School of Policy- ERISP che  nella collaborazione tra  i dipartimenti di economia degli atenei regionali, 15 università italiane e 9 università estere (Addis Abeba University, Goldsmiths University of London, SOAS University of London, South-China Normal University, South-China University of Technology, Trinity College Dublin, University of California - Los Angeles, Universidade Federal do Rio de Janeiro, University of Johannesburg), è dedicata a formare competenze strategiche sui temi economici e sociali su cui oggi ovunque si sfidano le realtà regionali: tra questi, lavoro, industria, tecnologia, innovazione, istruzione e ricerca, ambiente, territorio, qualità della vita. Un secondo progetto, anche questo coordinato dall’Università di Ferrara - After the damages | Prevention and safety solutions through design and practice on existing built environment. The Italian experience - intende formare o specializzare professionalità espertein riduzione e gestione del rischio correlato agli impatti di eventi catastrofici naturali e provocati dall'uomo sul patrimonio culturale. A partire dall’esperienza maturata in Emilia-Romagna a seguito degli eventi sismici del maggio 2012, la scuola  è attuata in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e naturali dell’Emilia-Romagna, l’Agenzia per la Ricostruzione–Sisma 2012 e un partenariato internazionale di enti e associazioni di ricerca e di alta formazione con sede in Turchia, Slovenia, India, Brasile, Spagna, Equador e Cina. E infine un terzo progetto - Alta Formazione e innovazione per lo Sviluppo Sostenibile dell’Appennino – AL.FO.N.S.A - capofila l’Università di Modena, è dedicato a valorizzare la grande ricchezza  del nostro Appennino in termini ecologico-ambientali, sociali, culturali, economici, paesaggistici con percorsi di Alta Formazione, progettati nel confronto con  stakeholders pubblici e privati, per mettere a disposizione dell’Appennino professionalità specifiche con competenze mirate. Verranno attivati, in una logica di “specializzazione incrementale”, corsi di perfezionamento e specializzazione su: agricoltura di montagna, gestione integrata dei versanti, gestione forestale sostenibile, valorizzazione turistica del patrimonio culturale e paesaggistico, gestione delle acque.
In ambito culturale due le scuole d’alta formazione triennali finanziate. “Solo” è il Corso di Alta Formazione Musicale per strumentisti solisti, con capofila l’Università di Bologna, che nasce per sostenere nella carriera musicale giovani dotati d’eccellente talento, forti di una formazione ad hoc assicurata dai migliori solisti del panorama nazionale e internazionale. Il Corso, riconosciuto dal MIUR, è rivolto a giovani talenti del violino, violoncello, flauto traverso, oboe, clarinetto e ha la direzione artistica del flautista Andrea Griminelli. Finanziato anche Religious Pluralism, HIstorical knowLEdge: exchange, education, resources, teaching expertise – REPHILE,promosso da FSCIRE - Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIIIprogetto di alta formazione su pluralismo religioso e sapere storico, che prevede un Master affiancato da scuole di formazione intensive, seminari di ricerca e workshop internazionali.
Tutti i progetti sono articolati in una pluralità di interventi: diverse tipologie di percorsi di alta formazione con docenti di livello internazionale. Nel triennio saranno oltre 32 le edizioni previste per circa 4.500 ore di formazione e circa 950 partecipanti. Parallelamente all’alta formazione sono previste attività di confronto tra i soggetti che costituiscono il partenariato che sostiene il progetto e altre realtà d’eccellenza internazionale impegnate nei medesimi ambiti e la produzione di materiali che permettano un’ampia diffusione degli esiti delle attività realizzate. /BM

Fonte: Regione ER

Sport. La Fortitudo Baseball di Bologna premiata in Regione per il trionfo nella European Champions Cup. Presenti una folta schiera di giocatori capitanati da Alessandro Vaglio, il manager Daniele Frignani, il presidente Stefano Michelini e il direttore sportivo Christian Mura, insieme agli altri dirigenti e allo staff. Il presidente della Giunta: "Basta parlare di sport minori, dietro questi risultati un grande lavoro e tantissima passione dai tifosi".

Bologna –

Per sei volte sul tetto d’Europa. E’ arrivato a inizio giugno il 6^ titolo europeo - la European Champions Cup - per la UnipolSai Assicurazioni Fortitudo Bologna, uscita in trionfo dalla final eight giocata quest’anno proprio sotto le Due Torri negli stadi ‘Falchi’ in città e ‘Bondi’ a Castenaso.

Un palmares importante per la Fortitudo Baseball Bologna, i cui dirigenti e giocatori sono stati ricevuti oggi in Regione, nel pieno della stagione arrivata ai play off, dal presidente della Giunta, Stefano Bonaccini, che ha consegnata una targa quale riconoscimento per l'impresa dei biancoblu, che hanno riportato in Italia la massima competizione europea per club.

È la seconda volta che la Fortitudo Baseball viene ricevuta e premiata dalla Regione. La prima, nell'aprile 2017, in periodo di pre-season, in occasione della conquista dello scudetto della stella.

“Sono contento di incontrarvi di nuovo qui in Regione - ha affermato Bonaccini-, dove ci eravamo trovati per la conquista del decimo scudetto. Ora festeggiamo la vittoria nella Coppa dei campioni, la sesta. Penso che occorra cominciare a mettere da parte questa idea che ci sono alcuni sport maggiori e altri minori. Bologna era la capitale del baseball italiano, ora è tornata ad essere la capitale europea. E a conferma di questo, il 30 settembre ospiterà una manifestazione straordinaria di livello internazionale. Merito ai tecnici, agli atleti, alla dirigenza: insieme hanno tenuto alto il nome di Bologna e della nostra regione in Europa. E poi, battere gli olandesi, solitamente super favoriti, e batterli in quel modo credo che meritasse da parte della Regione un riconoscimento, ringraziandoli a nome di tutta la comunità dell'Emilia-Romagna per questo straordinario risultato e per fargli un in bocca al lupo per quello che verrà, a iniziare dai play-off. Se la Fortitudo vincesse anche quest’anno lo scudetto, sarebbe la prima volta per due anni consecutivi: l’ennesima dimostrazione che questa terra ha una grande tradizione nella disciplina del baseball”.

All’incontro erano presenti il presidente della Fortitudo Baseball Bologna, Stefano Michelini, il direttore sportivo Christian Mura, il manager Daniele Frignani, la squadra guidata dal capitano Alessandro Vaglio e lo staff tecnico.

Fonte: Regione ER

Inchiesta Val d'Enza, il presidente Bonaccini: "Basta con le strumentalizzazioni, prevalga il senso di responsabilità. La politica si unisca per far nascere qui una Commissione regionale d'inchiesta"

"Fatti ignobili, se accertati i colpevoli paghino senza sconti. La Regione sarà parte civile, e non accetto che venga gettato discredito sulle migliaia di operatori che lavorano nei servizi per l'infanzia dell'Emilia-Romagna, la cui professionalità rappresenta un patrimonio. Si metta un punto alle polemiche per trovare insieme le giuste contromisure, facendo sentire alle famiglie e alle comunità coinvolte la presenza vera delle Istituzioni. Per questo chiedo che in Assemblea legislativa tutte le forze politiche trovino le condizioni per l'istituzione di una Commissione regionale d'inchiesta che possa dare un contributo di ulteriore chiarezza rispetto ai fatti e a quanto sarà necessario porre in esser e per rafforzare le garanzie a tutela dei bambini e delle famiglie"

Bologna 22 luglio 2019– “Sui fatti della Val d’Enza sta conducendo un’inchiesta la Procura di Reggio Emilia. Gli inquirenti, a cui vanno la fiducia e il ringraziamento di tutti noi, stanno cercando di arrivare alla verità su accadimenti che, se confermati, sarebbero ignobili e dovrebbero portare all’applicazione piena delle pene previste nei confronti dei colpevoli, senza sconti per nessuno. L’ho detto fin dal primo giorno e lo ribadisco oggi: chi, incaricato di svolgere servizi pubblici delicati e cruciali quali la tutela e la protezione di minori, avesse in qualsiasi forma e per qualunque motivo abusato del proprio ruolo, andrebbe condannato senza alcun tipo di incertezza o attenuante”.

Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che prosegue: “Già ora, però, in attesa che si arrivi alla verità, al cui accertamento è preposta la magistratura giudicante, ci sono famiglie e bambini che stanno vivendo una situazione drammatica. Ed è ben comprensibile lo sgomento e il bisogno di verità dell’opinione pubblica, per le domande che si sono aperte e che hanno bisogno di risposte chiare, anche rispetto ai meccanismi di tutela dei più piccoli, comprese le procedure d’affido, nei quali i servizi sociali e la stessa giustizia minorile si trovano ad operare, con gli amministratori locali, sindaci in primo luogo, investiti di competenze dirette. Per questo motivo, la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha istituito un’apposita Commissione tecnica, formata da professionisti di assoluta competenza, per analizzare il sistema delle tutele nel suo insieme e individuare, laddove presenti, criticità e possibili correttivi, anche al di là delle competenze specifiche della Regione stessa. Ho voluto in questo modo dare il senso che nessuno può nascondersi dietro le responsabilità altrui: siamo tutti interessati e dobbiamo tutti sentirci impegnati a rafforzare il sistema di tutele nel suo insieme perché questo pretendono i cittadini, al di là delle prerogative dei diversi attori in campo”.

“In questo delicatissimo contesto- prosegue-, dove il bene primario dovrebbe essere in ogni caso la tutela dei minori coinvolti e delle famiglie, troppi hanno deciso di percorrere la strada della strumentalizzazione, arrivando ad utilizzare vicende drammatiche per la ricerca del consenso di parte. Questo è sempre sbagliato e lo è tanto di più quando sono coinvolti bambini. Il senso di responsabilità non deve mai lasciare il campo alle urne. Abbiamo ascoltato e letto dichiarazioni inaccettabili, accuse che nulla c’entrano con l’inchiesta, accostamenti che la stessa Procura di Reggio Emilia ha dovuto pubblicamente smentire. La campagna d’odio scatenata sui social non solo non permetterà di fare un passo avanti nell’accertamento dei fatti, ma rischia al contrario di generare altri mostri e altri reati. Chiedo che ci si fermi un attimo, dunque, e che si ponga un limite a questa escalation che rischia di travolgere tutti, anche chi non ha alcuna responsabilità né diretta né indiretta, a partire dai tanti operatori che quotidianamente lavorano per il bene e la tutela dei minori e delle persone”.

Il presidente della Regione sottolinea infatti come “una cosa debba essere chiara: nessuno si permetta di mettere sotto accusa un’intera categoria di persone che opera nel sistema di welfare dell’Emilia-Romagna. Anche qui, ribadisco ciò che dissi il giorno stesso in cui si seppe dell’avvio dell’inchiesta: non accetto speculazioni né il discredito sul lavoro quotidiano di migliaia di operatori dei servizi per l’infanzia di questa Regione, considerati fra i più avanzati d’Europa, donne e uomini che rappresentano un patrimonio comune di questa terra a prescindere da qualsiasi connotazione di parte. Operatori la cui professionalità ed esperienza può anzi essere preziosa per i correttivi che saranno eventualmente definiti”.

Dopodiché, “deve essere altrettanto chiaro che la Regione Emilia-Romagna non ha nulla da nascondere ed è anzi la prima a volere che sia accertata la verità. Abbiamo già annunciato che, in caso di processo, ci costituiremo parte civile”.

“Pongo allora una domanda: è possibile ora mettere un punto alle polemiche e alle strumentalizzazioni, da parte di tutti, e compiere insieme un passo avanti? E’ importante che la politica ritrovi un filo comune di responsabilità per individuare insieme le giuste contromisure, che non sono né di destra né di sinistra. La tutela dei bambini non può dividere gli schieramenti e i partiti. Ed è compito di tutti far sentire alle famiglie e alle comunità coinvolte la presenza vera delle Istituzioni, capaci di dare loro le risposte che servono”.

“Auspico che la risposta sia positiva- afferma il presidente-. E chiedo per questo che in Assemblea legislativa le forze politiche, tutte, trovino le condizioni per l’istituzione di una Commissione regionale d’inchiesta che in maniera concreta e in tempi certi possa dare un contributo di ulteriore chiarezza rispetto ai fatti e a quanto sarà necessario porre in essere per rafforzare le garanzie a tutela dei bambini e delle famiglie. Sia appunto questo l’obiettivo della politica- chiude Bonaccini-: la protezione dei minori e la tutela delle persone".

 

 

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In Regione Stati generali emiliano-romagnoli sulla gestione dell’acqua per l’agricoltura:la Val d’Enza è un nervo scoperto occorre intervenire celermente per colmare il gap

Massimiliano Pederzoli: ANBI “Ben vengano gli interventi del Piano invasi nazionale e del PSR regionale ma occorre superare la psicosi dell’effetto Vajont e puntare sulle dighe in grado di accumulare l’acqua quando c’è”. Matteo Catellani (Emilia Centrale): “la raccolta delle acque è bassissima rispetto alla piovosità essenziale intervenire con celerità per il bene della valle e la sua gente”. Delle stesso avviso tutte le associazioni agricole.

 

REGGIO EMILIA –Venerdì 19 Luglio 2019 - In occasione dell’affollato incontro “ Più Acqua per l’Agricoltura “ che si è tenuto nei giorni scorsi nella sala Poggioli della Regione Emilia Romagna a Bologna che ha richiamato, in una sorta di riunione degli stati generali dei gestori della risorsa idrica/irrigua, anche la gran parte dei molteplici portatori d’interesse legati alla programmazione e al governo dei flussi è emersa, molto chiaramente, la criticità che pesa come un macigno sulla Val d’Enza.

La perdurante e progressiva carenza di acqua in questa fetta produttiva di territorio Reggiano ha assunto ormai un carattere endemico nella panorama regionale insieme ad alcune valli Piacentine e le ripercussioni più gravi, effetto anche dei mutamenti climatici, ne aggravano periodicamente l’incidenza sulle produzioni tipiche come Parmigiano Reggiano, pomodori, mais ecc. Nel corso dell’incontro - che è servito al contempo per porre l’attenzione adeguata su quanto è stato fatto in questi anni di pianificazione e sull’avvio degli interventi che porteranno in Emilia Romagna, grazie ai progetti dei consorzi di bonifica sostenuti dalla Regione, ben 204 milioni di euro per 42 interventi fondamentali - si è rimarcata in modo forte la necessità di intervenire in Val d’Enza. Intervenire in modo proporzionale al fabbisogno dando riposte a chi le attende da tempo.

A tal proposito, oltre alla sottolineatura del presidente regionale Stefano Bonaccini e dell’Assessore all’Agricoltura Simona Caselli e dei dati tecnico-scientifici rilevati da ARPAE, è stato forte il richiamo fatto dal presidente dell’ANBI Francesco Vincenzi e del presidente regionale Massimiliano Pederzoli; quest’ultimo ha dichiarato “occorre superare al più presto i timori e le paure che in Italia, dopo il Vajont, hanno pervaso negli ultimi decenni chi doveva fare programmazione di lavori in grado di rispondere alle attese”. Nel nostro paese, gli ha fatto eco il presidente del Consorzio dell’Emilia Centrale Matteo Catellani, “ la conservazione della risorsa, quando disponibile, è a livelli molto bassi rispetto all’indice di piovosità e questa realtà va capovolta in tempi celeri per dare risposte al territorio. Il risparmio di risorsa incide ma se l’acqua non c’è non si può fare alcun risparmio della stessa”. Catellani ha aggiunto: “il dato evidenziato sui nuovi cantieri dei progetti di bonifica genera quasi 7mila nuovi posti di lavoro nel suo complesso e un invaso moderno e con un piacevole e innovativo impatto ambientale e soprattutto di dimensioni adeguate al problema in Val d’Enza, oltre a dare certezze alle imprese e alla comunità in generale, incrementerebbe il valore attrattivo di questo suggestivo territorio”.

Ed in questo contesto è importante anche il ruolo che il flusso di acqua assicurerebbe alla vita del torrente Enza nel corso di una stagione prolungata. Concordi sulla necessità impellente anche tutte le associazioni agricole regionali intervenute per bocca dei loro presidenti di fronte ad una sala esaurita con più di 300 presenti. All’incontro, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, sono intervenuti: Stefano Bonaccini RER, Simona Caselli RER, Vittorio Marletto ARPAE , Paolo Ferrecchi RER, Massimiliano Pederzoli, Alessandro Ghetti ANBI ER, Francesco Vincenzi ANBI, Meuccio Berselli Autorità Distretto Fiume Po, Nicola Bertinelli Coldiretti, Cristiano Fini CIA, Eugenia Bergamaschi Confagricoltura, Paolo Mannini Canale Emiliano Romagnolo.

 

Pubblicato in Ambiente Emilia

Politiche sociali. Rette dei nidi abbattute o azzerate e contributi per l'affitto alle famiglie in difficoltà: dalla Regione subito 30 milioni di euro ai Comuni per disegnare il nuovo welfare dell'Emilia-Romagna. Previsti risparmi medi di 1.000 euro l'anno a figlio sulle rette dei nidi. Bonaccini: "Un provvedimento senza precedenti nel Paese con cui facciamo fare un altro passo avanti al nostro sistema di welfare, per dare risposte concrete a bisogni reali".

Bologna -

Abbattimento o azzeramento delle rette di iscrizione ai nidi (compresi micronidi e sezioni primavera per bambini dai 24 a 36 mesi di età) e a tutti i servizi integrativi per la prima infanzia, pubblici e privati convenzionati con i Comuni, per i bimbi da 0 a 3 anni. Ma anche contributi per l’affitto alle famiglie in difficoltà.

È il nuovo welfare targato Emilia-Romagna, su cui la Regione investe da subito 30 milioni di euro (quasi 20 per i mesi da qui a fine anno), per poter garantire i contributi già da settembre, con l’avvio dell’anno educativo. Risorse originariamente destinate al Reddito di solidarietà - poi sostituito dalla misura nazionale del Reddito di cittadinanza - che ora la Giunta guidata dal presidente Stefano Bonaccini ha deciso di reimpiegare per questi nuovi servizi. Per dare un sostegno concreto e immediato ai cittadini e alle famiglie dell’Emilia-Romagna: basti pensare che la riduzione delle rette dei nidi, rivolta a nuclei familiaricon unIsee massimo di 26 mila euro, comporterà un risparmio medio di circa 1.000 euro l’anno per ogni bambino iscritto, cifra che cresce nel caso di un bambino con disabilità residente in un Comune montano.

Due novità che non hanno precedenti e che costituiscono il cuore della manovra di assestamento di bilancio regionale 2019, che approderà la prossima settimana in Assemblea legislativa per l’approvazione definitiva. A presentarle, oggi in conferenza stampa, il presidente Bonaccini, l’assessora al Bilancio e Pari opportunità, Emma Petitti, e il sottosegretario Giammaria Manghi, che ha illustrato nel dettaglio le misure varate. Sempre oggi, nel primo pomeriggio Bonaccini, che ha tenuto per sé la delega al Welfare, incontra i sindaci e gli assessori alle Politiche sociali e per l’infanzia dei Comuni emiliano-romagnoli. Per condividere con loro gli aspetti applicativi delle due nuove misure regionali

18 milioni ai Comuni per abbattere o azzerare le rette dei nidi
Le risorse per i nidi vengono assegnate a tutti i 220 Comuni dell’Emilia-Romagna sede di servizi educativi per la prima infanzia, che avranno il vincolo di utilizzarle esclusivamente per l’obiettivo individuato, quindi per abbattere o azzerare le rette di frequenza al nido e ai servizi integrativi, sia pubblici che privati convenzionati. Si tratta di una realtà che in Emilia-Romagna interessa una platea di oltre 28.400 bambini (0-3 anni), quelli appunto iscritti sull’intero territorio regionale, da Piacenza a Rimini, ai nidi e ai servizi integrativi per la prima infanzia, come esempioSpazio bambini, Centri per bambini e famiglie e Servizi domiciliari. A questo obiettivo sono destinati, per l’anno scolastico 2019-2020 18,25 milioni, posta che sarà poi ripetuta anche per i due anni scolastici successivi 2020-2021 e 2021-2022 in sede di predisposizione del prossimo bilancio pluriennale.

 

12,5 milioni per sostenere le famiglie sull’affitto

Risorse a cui si aggiungono circa 12,5 milioni che la Giunta ha voluto destinare al sostegno dei cittadini nella spesa di affitto della casa, un’altra voce di peso nel bilancio familiare: secondo la più recente rilevazione Istat (2018) questo costo rappresenta circa un quinto del budget mensile complessivo di una famiglia ma, non di rado, può superare la soglia critica pari ad un terzo del reddito disponibile. Ed è proprio a questa “fascia grigia”, che non si trova tecnicamente in condizione di povertà ma fatica molto a sostenere questa spesa incomprimibile, che la Regione vuole rivolgersi. Anche in questo caso le risorse del ‘fondo affitto’, che la Regione intende rendere strutturale per i prossimi anni, sono destinate a tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna.

A partire dalla possibilità di ridestinare allo scopo le risorse della cosiddetta morosità incolpevole, riservate alle città ad alta tensione abitativa ad oggi non impegnate dai Comuni. Si tratta di risorse tecnicamente già presenti nei bilanci comunali ma che, per gli eccessivi vincoli posti dalla norma statale, non riescono poi materialmente ad essere erogate alle famiglie bisognose. Una nuova norma consente ora alle Regioni di sbloccare queste risorse e di destinarle al fondo per l’affitto. Conclusa la ricognizione tuttora in corso, la Giunta confida di poter riassegnare una somma di circa 7,5 milioni di euro agli stessi Comuni affinché possa essere effettivamente utilizzata nei confronti delle famiglie in affitto. A questi, già con l’assestamento di bilancio, la Regione aggiungerà ulteriori 5 milioni euro da poter utilizzare da qui a fine anno per incrementare il fondo stesso, al fine di estendere l’insieme dei possibili beneficiari del contributo anche alle famiglie che risiedono nei Comuni non classificati ad alta tensione abitativa. Un primo passo - nel progetto che il presidente Bonaccini illustrerà ai sindaci oggi stesso - a cui ne farà seguito un altro più impegnativo, portando sul prossimo triennio 2020-2022 risorse pari a 36 milioni di euro, cioè 12 milioni per ciascun anno.

“Un obiettivo ambizioso che con queste risorse straordinarie e l’impegno fondamentale dei Comuni vogliamo trasformare da subito in realtà- sottolinea Bonaccini- per dare un sostegno concreto ai cittadini e alle famiglie dell’Emilia-Romagna, guardando soprattutto ai ceti medio-bassi. Facciamo fare un altro salto in avanti al nostro welfare, senza arretrare di un millimetro sulla qualità dei servizi, con due misure che credo abbiano pochi eguali nel nostro Paese. Un modo per dare risposte a bisogni reali delle persone e combattere al tempo stesso le diseguaglianze, assicurando una rete di protezione sociale che produca coesione, integrazione, diritti. Un altro tassello che andiamo ad aggiungere, dopo il taglio delle liste d’attesa e l’abolizione del superticket, alla costruzione di un welfare e di una sanità sempre più pubblici e universalistici. Di cui tantissimi cittadini e famiglie della nostra regione potranno beneficiare, già a partire dai prossimi mesi. Possiamo farlo grazie a un bilancio sano e ai conti in ordine, che ci hanno consentito per l'intera legislatura di non aumentare di un euro le tasse e di iniziare a restituire addirittura qualcosa ai cittadini”.

“Abbassare le rette di iscrizione al nido- aggiunge l’assessora Petitti- significa garantire a un maggior numero di bambini la possibilità di frequentare ambienti di crescita e di sviluppo qualificati e alle loro famiglie di conquistare maggiore autonomia. Penso in particolare alle madri troppo spesso costrette a scegliere tra l'accudimento familiare e il lavoro, soprattutto in una regione come la nostra in cui il tasso di occupazione femminile è, fortunatamente, tra i più alti del Paese. Da qui- chiude - la scelta di destinare una quota di risorse considerevole ai servizi rivolti ai bambini più piccoli. Investire su di loro significa investire sul futuro della nostra comunità”.

 

Modalità e criteri di assegnazione delle risorse

Per quanto riguarda i contributi per i nidi, ai Comuni sede di servizi sarà assegnato un budget finanziario determinatosulla base del numero dei bambini iscritti nell’anno 2017-2018.Potranno usufruire delle risorse soltanto i Comuni che entro il 15 settembre 2019 faranno richiesta di finanziamento alla Regione, accompagnata daunimpegno formale di utilizzo delle risorse esclusivamente per l’abbattimento delle rette di frequenza.

La riduzione delle rette interesserà i nuclei familiari con un Isee massimo di 26 mila euro, che potranno risparmiare in media 1.000 euro l’anno per ogni bambino iscritto, anche di più nel caso di un bambino disabile residente in un Comune montano. Decidere come articolare concretamente l’abbattimento o addirittura l’azzeramento delle rette spetterà ai Comuni, posto che la politica tariffaria risulta oggi molto diversificata nel territorio. Considerando che attualmente il costo delle rette mensili può variare da 100 a 500 euro per un nido a tempo pieno, l’impatto atteso porterà all’abbattimento di almeno un terzo per le rette medie o fino all’azzeramento per quelle più basse.

Modalità e criteri di assegnazione dei contributi per l’affitto, invece, saranno definiti da un’apposita Cabina di regia, composta da rappresentanti di Regione e Comuni, che si insedierà a breve. È in ogni caso intenzione della Giunta far precedere la predisposizione della misura da un tavolo di concertazione con le rappresentanze sociali coinvolte, al fine di approntare un provvedimento che possa assumere un più incisivo carattere strutturale nel triennio 2020-2022.

 

Fonte: Regione ER 

Il presidente Bonaccini: "Comunità che va sostenuta dopo la grande prova di carattere che li ha portati a risollevarsi subito. Insieme faremo tutto ciò che serve, compreso il ripristino della pineta, un bene di tutti". La Giunta stanzia risorse destinate agli operatori balneari ed economici danneggiati dalla tromba d'aria del 10 luglio, anticipando i fondi nazionali per gli indennizzi ai privati. Giovedì sera il presidente Bonaccini alla seduta del Consiglio comunale di Cervia.

Bologna –

Mezzo milione di euro per Milano Marittima. Risorse destinate agli operatori balneari ed economici, soprattutto bar e ristoranti, per i danni subiti a causa della tromba d’aria che ha colpito la località cervese pochi giorni fa, il 10 luglio. Imprenditori che con l’appoggio dell’intera comunità locale, e degli stessi turisti presenti, in poche ore sono riusciti a risistemare i loro stabilimenti sulla spiaggia, un ‘miracolo’ sottolineato da più parti nel Paese, ai quali la Regione, dando seguito all’impegno subito preso dal presidente Stefano Bonaccini, destina un primo aiuto concreto, anticipando i fondi nazionali per i risarcimenti.

Nella seduta di ieri pomeriggio, la Giunta regionale ha infatti stanziato 500mila euro destinati agli operatori economici, adottando lo stesso meccanismo che, per la prima volta e con una procedura inedita, aveva utilizzato per gli esercenti danneggiati nel dicembre 2017 a Lentigione, nel comune di Brescello (Re), Colorno (Pr) e Campogalliano (Mo) in seguito all’esondazione dei fiumi Enza, Parma e agli allagamenti per la piena del Secchia.

Un intervento tempestivo, reso possibile anche grazie allo stato di crisi regionale che il presidente Bonaccini sta per decretare, mentre è in corso l’iter per inserire Milano Marittima nella richiesta di stato d’emergenza nazionale, aperto dopo i gravi episodi di maltempo di giugno e luglio, istruttoria che si sta per concludere da parte del Dipartimento nazionale di protezione civile dopo i sopralluoghi fatti qui in Emilia-Romagna.

Il Comune di Cervia sta portando avanti le rilevazioni utili alla stima dei danni. Al momento, sono circa una ventina gli operatori economici danneggiati fra stabilimenti balneariesercizi commerciali e imprese della ristorazione, alberghi, che potranno usufruire dei fondi regionali stanziati ieri. Già nelle ore successive alla tromba d’aria i danni alla parte pubblica erano invece stati quantificati in almeno 2 milioni di euro, mentre gli alberi caduti sono stati oltre 2.200, di cui mille nella pineta. Danni che verranno quantificati con precisione per ottenere i fondi nazionali per i risarcimenti, successivi all’accoglimento della richiesta dello stato di emergenza da parte del Governo. Nel frattempo, la Regione anticipa le prime risorse per gli operatori privati: il finanziamento verrà erogato al Comune e seguirà un bando al quale le aziende potranno fare domanda per i danni a beni immobili, impianti, attrezzature o scorte. 

“La prova di carattere dimostrata dalla Romagna non deve sorprendere, la nostra gente è fatta così- afferma il presidente Bonaccini-. Le immagini di Milano Marittima prima devastata e in poche ore risollevata hanno fatto il giro del Paese e non solo: lì c’è l’orgoglio e la laboriosità degli emiliano-romagnoli, abituati nelle difficoltà a rimboccarsi le maniche e a darsi una mano. Naturalmente- prosegue- ci sono danni alle strutture pubbliche che debbono essere riparati e ci sono danni anche alle strutture private che debbono essere indennizzati. Gli sforzi di quella comunità vanno sostenuti. Per questa ragione abbiamo chiesto al Governo lo stato di emergenza e io stesso firmerò oggi lo stato di crisi regionale per poter intervenire tempestivamente con i nostri fondi. Già ieri, infatti, come ci eravamo impegnati a fare, la Giunta ha stanziato 500 milia euro per sostenere gli indennizzi ai privati anticipando i risarcimenti nazionali”.

Giovedì sera il presidente Bonaccini parteciperà al Consiglio comunale di Cervia per condividere i passaggi e le misure necessarie. “Vogliamo fare la nostra parte per ripristinare tutto, a partire dalla splendida pineta, che è un bene del Paese non solo nostro. La bellezza di quei luoghi appartiene a tutti e tutti ce ne occuperemo. Come sempre- conclude- insieme risolveremo i problemi”.

Fonte: Regione ER

 

Emilia-Romagna virtuosa, la Corte dei conti promuove la Regione: risultato di amministrazione con un saldo positivo di 246 milioni, ulteriore riduzione del debito di 43,5 milioni (oltre 195 da inizio legislatura, -27%) e altri 31 milioni liberati per i territori (1,2 miliardi dal 2011). Bene sanità e lotta al precariato, tasse invariate e alleggerimento del carico fiscale con misure come l'abolizione del superticket e i fondi stanziati per il taglio dell'Irap nei Comuni montani.

Bologna 

I conti tornano per la Regione Emilia-Romagna, che ha chiuso il 2018 con un saldo di competenza positivo tra entrate e spese di 246 milioni di euro, rispettando i vincoli del pareggio di bilancio e riducendo il debito di altri 43 milioni (oltre 195 in quattro anni, -27% da inizio legislatura). Il tutto senza alzare le tasse per cittadini e imprese, alleggerendo anzi il loro carico fiscale con misure come l’abolizione dei superticket sanitari (un risparmio per gli emiliano-romagnoli superiore ai 30 milioni annui) e stanziando i fondi (36 milioni nel triennio 2019-2021) per tagliare l’Irap alle aziende dei comuni montani, azzerandola per tre anni a quelle nuove, riqualificando la spesa senza intaccare la qualità dei servizi. Importante, infatti, la spending review effettuata grazie al ricorso al mercato elettronico per acquisire beni e servizi nella pubblica amministrazione attraverso la centrale unica regionale degli acquisti, l’Agenzia IntercentER: dal 2016, 550 milioni di euro risparmiati solo nella sanità regionale, fondi reinvestiti in edilizia ospedaliera, realizzazione di Case della salute e potenziamento degli organici, con oltre 10 mila assunzioni e stabilizzazioni di medici, infermieri, operatori.

Una gestione efficace del bilancio che l’anno scorso ha visto liberare 31,3 milioni di euro per i territori, portando a quasi 1,2 miliardi dal 2011 le risorse su cui hanno potuto contare gli enti locali per gli investimenti grazie ai Patti di solidarietà coordinati dalla Regione. Diminuisce ancora il tempo di pagamento dei fornitori, mentre prosegue il piano di contrasto del precariato nella gestione del personale dell’Ente.

È quanto si ricava dal giudizio di parifica sul rendiconto 2018 della Regione Emilia-Romagna arrivato oggi dalla Corte dei conti, Sezione regionale di controllo.

L’udienza pubblica si è tenuta questa mattina a Bologna nel salone d’onore del Circolo Ufficiali dell’Esercito di Palazzo Grassi, presieduta dal presidente della Corte dei conti, Angelo Buscema, e alla presenza del presidente della Sezione regionale per l’Emilia-Romagna, Marco Pieroni, e dell’assessora regionale al Bilancio, Emma Petitti, anche in rappresentanza del presidente Stefano Bonaccini, impegnato con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi in Emilia-Romagna.

“La Regione Emilia-Romagna- ha sottolineato l’assessora Petitti- si conferma anche quest’anno una istituzione virtuosa e con i conti a posto. E tutto questo, possiamo ribadirlo con orgoglio, senza avere aumentato le tasse ai cittadini, mantenendo un buon livello dei servizi e condividendo le nostre scelte con tutte le parti sociali ed economiche, in una concertazione allargata all’intero sistema socio-economico regionale che abbiamo voluto avviare subito all’inizio della legislatura con il Patto per il Lavoro. Questo risultato è quindi frutto del buon lavoro svolto, certamente caparbio sul fronte dell’efficienza e della sobrietà, ma di coinvolgimento e condivisione. Una strada che intendiamo continuare a percorrere per allargare i diritti e consolidare le reti di protezione sociale”.

Un’unica eccezione è stata sollevata su una parte della legge regionale del 1982 (la n.58 del 14 dicembre 1982 sull’omogeneizzazione del trattamento previdenziale del personale regionale), abrogata da viale Aldo Moro nel 2015 (con la legge regionale n. 2 del 30 aprile 2015), mai impugnata dal Governo. In particolare, la Sezione regionale nutre dubbi di costituzionalità sulla norma, che saranno approfonditi in un incontro con la Regione già fissato per il prossimo 24 luglio. “Si tratta di una questione molto specifica, peraltro assai datata risalendo al 1982, sulla quale ancora nel 2015 il Governo non aprì alcun conflitto di attribuzione. Attendiamo comunque fiduciosi il confronto della prossima settimana- ha affermato Petitti- su una questione che non rileva ai fini della salubrità dei nostri conti”.

 

Gestione virtuosa
Rispetto alla gestione del bilancio, scorrendo la relazione della Sezione regionale, un ulteriore profilo di efficacia viene sancito dal rispetto dei vincoli di contenimento della spesa regionale relativamente a voci come spese di rappresentanza, missioni, locazioni passive, noleggio autovetture e incarichi di consulenza.

Bene anche l’indice di tempestività dei pagamenti delle fatture per transazioni commerciali: la Corte attesta non solo il rispetto medio dei tempi previsti ma anche un ulteriore miglioramento dei risultati conseguiti nel 2018: 10 giorni in meno rispetto ai più di 5 giorni in meno registrati nel 2017.

Prosegue poi il processo di riordino delle partecipate regionali, che nel 2018 ha visto la conclusione nel 2018 del processo di fusione per incorporazione della società Cup 2000 da parte di Lepida spa – ora Lepida scpa - e il processo di fusione delle società Ervet e Aster in un nuovo soggetto societario, Art-er scpa, operativo dal 1^ maggio 2019.

In riferimento alla gestione del personale, sempre la Sezione regionale della Corte dei conti sottolinea come nel corso dell’esercizio 2018, seguendo le indicazioni previste in sede di parifica 2017, la Regione abbia adeguato il proprio ordinamento in merito all’inquadramento dei Direttori generali e di tutti i dirigenti a tempo determinato in dotazione organica. Ma, soprattutto, abbia completato il primo stralcio del proprio piano per il superamento del precariato, provvedendo a stabilizzare oltre 90 dipendenti a tempo determinato, e adottato il Piano triennale dei fabbisogni di personale che permetterà di completare l’operazione, oltre ad avviare una stagione concorsuale che porterà all’ingresso in Regione di oltre 1.200 nuove persone.

Infine, la solidità del bilancio regionale è resa evidente anche dall’ammontare complessivo delle risorse prudentemente accantonate a fondo: oltre 1 miliardo e 200milioni di euro al 31 dicembre 2018. 

Bene anche il Servizio sanitario regionale, in equilibrio di bilancio, con l’aumento delle prestazioni fornite, investimenti in spazi e strutture ma soprattutto la concreta riduzione delle liste di attesa per favorire un migliore accesso alle prestazioni sanitarie, il tutto in coerenza con gli standard previsti dal Patto per la Salute.

Fonte: Regione ER

 

 

Sciopero nazionale distribuzione carburanti, 16-18 luglio 2019: ecco gli impianti della rete autostradale in Emilia-Romagna che garantiscono il servizio. Sono 14 le aree di erogazione non interessate dall'agitazione.

Bologna -

In occasione dello sciopero nazionale degli impianti di distribuzione carburanti della rete autostradale, compresi tangenziali e raccordi, indetto dalle ore 19 del 16 luglio alle ore 7 del 18 luglio 2019, questa la collocazione delle aree in Emilia-Romagna che devono garantire il servizio per tutta la durata dello sciopero (decreto del Presidente della Giunta regionale n. 53/2011): 

AUTOSTRADA

DIREZIONE

AREA DI SERVIZIO

KM

A1

da Milano a Napoli

Arda Ovest

73

A1

da Milano a Napoli

Cantagallo Ovest

199

A1

da Napoli a Milano

Cantagallo Est

199

A1

da Napoli a Milano

Arda Est

73

A13

da Bologna a Padova

Castel Bentivoglio Est

11

A13

da Padova a Bologna

Castel Bentivoglio Ovest

11

A14

da Bologna a Taranto

La Pioppa Ovest

2

A14

da Bologna a Taranto

Santerno Ovest

59

A14

da Bologna a Taranto

Montefeltro Ovest

133

A14

da Taranto a Bologna

Bevano Est

89

A14

da Taranto a Bologna

Sillaro Est

37

A15

da Parma a La Spezia

Medesano Ovest

15

A15

da La Spezia a Parma

Tugo Est

54

A22

da Modena a Brennero

Campogalliano Est

309

 

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