Il Gruppo bancario organizza e ospita un incontro dedicato alle imprese del settore logistico che vogliono conoscere dinamiche e opportunità del Dubai World Center, la free zone degli Emirati Arabi Uniti
Modena, 26 Febbraio 2015 –
UniCredit promuove l'internazionalizzazione delle imprese modenesi del settore logistico a Dubai, polo strategico per sviluppare business nei mercati MENASA (Middle East, North Africa and South Asia).
Con questa finalità è stato pensato l'incontro con il Dubai World Center (DWC) in programma oggi - 26 febbraio – a Modena presso la sede di UniCredit, in piazza Grande.
L'iniziativa che si rivolge alle aziende modenesi del settore logistico, ha lo scopo di illustrare agli imprenditori interessati come sviluppare la propria attività all'interno del DWC.
"Favorire l'internazionalizzazione – ha detto Giuseppe Zanardi, Responsabile Area Commerciale Modena di UniCredit – rappresenta uno degli obiettivi strategici che UniCredit propone alle imprese. Riteniamo fondamentale per gli imprenditori il fatto di poter contare su un Gruppo come il nostro, presente in 50 Paesi con filiali estere, banche controllate e uffici di rappresentanza. Con questa iniziativa – ha sottolineato Marino Inio, Managing Director UniCredit International Center Italy - cerchiamo di offrire agli imprenditori locali la possibilità di accedere direttamente ad un corredo di informazioni qualificate, così da arricchire il loro bagaglio di conoscenze, con la finalità di promuovere e favorire il processo di internazionalizzazione delle imprese del territorio".
E Dubai può certo rappresentare un "trampolino di lancio" ideale per avviare o intensificare l'export in un mercato ad elevato tasso di crescita e UniCredit si è proposta come partner privilegiato nel supporto allo sviluppo del business delle imprese italiane all'estero.
In programma, nel corso della giornata, incontri dedicati tra le singole aziende locali, interessate a stabilire una propria presenza commerciale negli Emirati Arabi Uniti, e la delegazione del Dubai World Center.
Quest'ultimo è riconosciuto come uno dei progetti più ambiziosi del mondo: 140 chilometri quadrati di zona franca situati vicino al porto di Jebel Ali capaci di offrire un'esclusiva piattaforma integrata che supporta una moltitudine di attività. Il distretto logistico, beneficiando di costi ridotti, consente un accesso diretto al trasporto aereo, marittimo e su strada, con un corridoio porto-aeroporto dedicato allo spostamento delle merci in soli 20 minuti. Come snodo commerciale e logistico, Dubai serve i mercati MENASA (Middle East, North Africa and South Asia), che con un PIL complessivo di 3,6 miliardi di USD, e nonostante la crisi finanziaria del 2009, continuano a offrire straordinarie potenzialità di crescita, con circa il 50 per cento della logistica, dell'industria leggera e di imprese legate ai servizi ausiliari.
Dubai è uno dei setti emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti, il secondo per dimensione, subito dopo Abu Dhabi. Grazie alla strategica posizione geografica e alla sua politica di sviluppo, l'emiro è diventato uno dei maggiori snodi commerciali della regione del Golfo e un passaggio fondamentale tra Oriente e Occidente.
Gli aeroporti di Dubai gestiscono oltre 2 milioni di tonnellate cargo all'anno, 6.000 voli di servizio settimanali che permettono a 150 compagnie aeree internazionali di favorire collegamenti per 51 milioni di passeggeri verso oltre 210 destinazioni. Il solo porto di Jebel Ali vanta una capacità di 14,5 milioni di TEU (Twenty foot Equivalent Unit) e offre oltre 150 linee di navigazione.
(fonte: ufficio stampa UniCredit)
A Bologna Palazzo Magnani ospita un incontro dedicato all'utilizzo dei virtual account per la gestione sicura degli incassi aziendali -
Bologna, 25 Febbraio 2015 –
"L'utilizzo dei Virtual Accounts. Riconciliazione degli incassi e ottimizzazione dei flussi di incasso" è il titolo dell'incontro - organizzato da UniCredit con l'Associazione Italiana Tesorieri d'Impresa (AITI) e in collaborazione con Piteco, la società specializzata nell'IT per la tesoreria e la finanza - in programma oggi a Bologna a Palazzo Magnani, sede dell'istituto di credito.
Il tema è centrale nella gestione della tesoreria. Ogni azienda deve saper scegliere la migliore soluzione bancaria per convogliare denaro e informazioni al suo interno tenendo conto di diversi fattori, ma anche integrare il flusso di dati all'interno del proprio gestionale in modo efficiente. Inoltre, le soluzioni già implementate e sperimentate dalle aziende negli corso degli anni, vanno riviste e aggiornate alla luce delle innovazioni sia tecnologiche che normative (SEPA, centralizzazione dei processi di tesoreria, soluzioni di cash pooling, ecc.).
In questo contesto, UniCredit ha illustrato una soluzione innovativa che rappresenta un valido aiuto all'attività di riconciliazione degli incassi. Il servizio "Virtual Account", realizzato da UniCredit, ha vinto infatti il premio ABI per l'innovazione 2014 nella Categoria "Innovare per crescere" e nel settembre 2014 è stato premiato dal Ministero dell'Educazione, Università e Ricerca nell'ambito del Premio nazionale per l'innovazione (categoria terziario, innovazione nei servizi finanziari).
"La gestione del circolante rappresenta il cuore del rapporto quotidiano con le oltre 11.000 aziende del centro-nord nostre clienti, afferma Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord UniCredit - la struttura dedicata Global Transaction Banking è capace di offrire prodotti di cash management e trade finance all'avanguardia tecnologica conformi alle normative nazionali ed europee e attraverso il network di specialisti a livello locale dare un supporto quotidiano alle aziende fornendo consulenza su prodotti specifici".
L'innovazione fornita dall'istituto bancario incontra il valore aggiunto offerto dalle più moderne soluzioni gestionali di Tesoreria, che facilitano il dialogo tra le aziende e gli istituti di credito. A questo proposito, Andrea Guillermaz (Piteco) ha portato l'esperienza ultratrentennale di Piteco che, con oltre 2500 clienti attivi in tutti i settori di business, è oggi la società che meglio rappresenta l'ideale 'cerniera' tra il mondo economico e quello finanziario, grazie ad una tecnologia affidabile ed accessibile e capace di favorire una più fluida comunicazione nel complesso rapporto banca-impresa.
"Alla base di questa comunicazione – ha dichiarato Guillermaz, Partner Piteco - è centrale la disponibilità delle informazioni garantita, da un lato, dai fornitori di soluzioni gestionali di Tesoreria (che mettono a disposizione delle aziende tecnologie innovative) e, dall'altro, dalla volontà delle banche di essere sempre più vicine alle imprese".
L'incontro si inserisce nel filone della collaborazione stabile fra UniCredit e AITI, da tempo impegnate insieme a offrire servizi informativi e formativi specializzati alle aziende, e, con l'ingresso del partner Piteco, l'evento di oggi testimonia l'attenzione delle due istituzioni alle esigenze del tessuto economico locale.
(Fonte: ufficio stampa UniCredit)
Accordo tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40 per cento del PIL del Paese, il 54% del valore aggiunto dell'industria ed il 55 per cento dell'export. Tre ambiti prioritari: studi e monitoraggio economia, internazionalizzazione, opportunità europee. -
Parma, 21 febbraio 2015 -
Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere.
A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato giovedì a Bologna un protocollo di intesa con l'obiettivo di aiutare l'economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie.
A firmare il documento i tre presidenti: Giandomenico Auricchio - Unioncamere Lombardia, Fernando Zillio - Unioncamere Veneto e Maurizio Torreggiani - Unioncamere Emilia-Romagna.
Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un'azione condivisa.
E' un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area.
Le aree vaste rappresentano un nuovo ambito in cui organizzare la rete di relazioni delle imprese e tra le imprese, pur mantenendo attenzione, nelle linee di intervento, alle differenti peculiarità e diversi valori di identità dei territori.
La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40 per cento del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall'industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l'estero.
Il Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l'area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall'intera Unione Europea.
Si comprende quindi la rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici.
È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni.
Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione.
I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore.
La dimensione d'impresa, tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata sostituita dalla dimensione strategica, dall'intensità delle relazioni che l'impresa ha in essere con altri attori economici, privati o pubblici.
Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all'integrazione operativa di attività e progetti di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità dalle imprese.
Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati: studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l'occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee.
Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con l'obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta interregionale.
A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all'anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche. Sarà definito un programma di attività comune che sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e risultati.
Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova "squadra di macroarea", aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi.
Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine Giandomenico Auricchio (Lombardia).
Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna
"L'accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l'obiettivo di essere utile al sistema delle imprese e rafforzare i flussi di collaborazione relazionale. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, questo accordo persegue l'obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l'efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono abbattuti i muri e messe siepi che permettono di identificare i territori ma al tempo stesso sempre più significative sinergie. Occorre considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell'Italia, ora nel 2014 è sceso al 96,8 per cento, mentre in questa area "Lover" è salito al 103 per cento. E' naturale che possa partire da qui un percorso che risponde all'esigenza di riforma del sistema".
Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia
"Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme. Il valore dell'export, ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste regioni si possa partire per agganciare la ripresa.
L'accordo sottolinea l'importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a lavorare in rete in un momento difficile di mutamento epocale dello scenario economico. Sono 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell'efficienza del sistema. Si dà vita a una collaborazione strutturata che mette a fattor comune e disposizione elementi di eccellenza come l'internazionalizzazione, l'ufficio studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese".
Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto
"Si dice che non tutto il male venga per nuocere. Parto da questo assunto per dire che credo che l'accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell'attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese, dall'altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L'accordo è un esempio di buona pratica. Riconosce a ogni Unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive, le mette assieme nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che in questo modo possono godere del sostegno e dell'incentivo derivante da competenze e professionalità che sono sì l'espressione del territorio dove si sono sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola "collaborazione", strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte".
Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere Italiana
"In un momento cruciale per il sistema camerale, questo accordo costituisce una novità, un messaggio di innovazione che parte dalla concretezza e da una piattaforma consolidata e apprezzata di servizi. Non si crea una sovrastruttura, ma uno strumento per innervare il Paese, che ben si inserisce nella grammatica della riforma del sistema camerale".
(Fonte: Ufficio stampa Unioncamere Emilia-Romagna)
L'Ufficio Studi di Confartigianto, in collaborazione con la direzione Politiche Fiscali dell'associazione, ha valutato l'impatto per le imprese fornitrici della P.A.: in sostanza ogni 4 euro di recupero di evasione, 1 euro è di oneri per le imprese -
Parma, 19 febbraio 2015 -
Con la nuova legge di stabilità, il Governo ha introdotto nel 2015 lo split payment. L'obiettivo è di contrastare l'evasione fiscale, stimata in 988 mln di euro.
La norma prevede che l'IVA addebitata dai fornitori di beni e servizi alle pubbliche amministrazioni non venga più versata dalla P.A. acquirente all'impresa fornitrice ma direttamente all'erario, generando, pertanto, in capo all'impresa un credito di IVA e una perdita di liquidità oltre a maggiori oneri burocratici per l'eventuale recupero del credito.
L'Ufficio Studi di Confartigianto, in collaborazione con la direzione Politiche Fiscali dell'associazione, ha valutato l'impatto per le imprese fornitrici della P.A.: in sostanza ogni 4 euro di recupero di evasione, 1 euro è di oneri per le imprese.
Complessivamente Confartigianato stima in 230 milioni di euro, i maggiori oneri, di cui: 155 milioni per oneri finanziari connessi al credito che si genera in capo alle imprese e che sarà rimborsato dall'Agenzia delle Entrate dopo circa sei mesi dalla richiesta, 55 milioni legati alla mancata liquidità nel periodo che intercorre tra il precedente incasso dell'IVA e il suo versamento e 21 milioni di euro per oneri burocratici connessi con la pratica dell'istanza di rimborso.
«Il problema per chi opera con la PA esiste ed è pesante – dice Leonardo Cassinelli, presidente di Confartigianato Imprese Apla Parma. L'obiettivo dell'Associazione è di sollecitare, a tutti i livelli, un intervento urgente; quello che chiediamo è di differire il termine di pagamento del primo acconto, unificandolo con il saldo dell'imposta da versare entro il 16 dicembre. Il fine dello split payment è di contrastare l'evasione fiscale, battaglia più che doverosa che però non può essere fatto a spese degli imprenditori onesti».
(Fonte: ufficio stampa Apla Confartigianato Parma)
Il 27 febbraio è il termine per presentare le domande di accesso alle risorse messe a disposizione dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia per la partecipazione a fiere all'estero -
Reggio Emilia, 18 febbraio 2015 -
Mancano pochi giorni (la scadenza è fissata al 27 febbraio) per presentare le domande di accesso alle risorse messe a disposizione dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia per la partecipazione a fiere all'estero, che quest'anno hanno toccato la cifra record di 1 milione di euro, pari a due terzi degli investimenti riservati all'internazionalizzazione (1,5 milioni, anche in questo caso cifra record).
Alle imprese interessate, l'ente camerale (al quale sono già pervenute quasi 200 richieste) ricorda che il termine è tassativo e che l'esame e la soddisfazione delle domande (fermi restando gli altri requisiti richiesti) avverrà seguendo l'ordine cronologico di presentazione.
L'invito rivolto esplicitamente alle imprese da parte della Camera di Commercio è dunque quello di accelerare il più possibile l'inoltro delle richieste.
Nella sede dell'Ente, intanto, si continua a lavorare intensamente anche sugli incoming con operatori stranieri, che in concomitanza con l'Expo si svolgeranno, anche in questo caso, con un'intensità senza precedenti.
(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)
Domani, giovedì, alla CNA di Modena un seminario su un tema di estremo interesse per le aziende che esportano -
Modena, 18 febbraio 2015 -
Uno dei temi di maggiore attualità per le aziende, in particolare quelle che esportano, è l'origine della merce, questione importante sia dal punto di vista logistico (pensiamo alle normative doganali), ma anche per la rilevanza in altri ambiti come, ad esempio, la tutela dei consumatori (i quali oggi più che mai esprimono l'esigenza di capire il luogo di effettiva produzione di una merce), la tutela e l'uso esclusivo di un marchio di fabbrica, la registrazione dei marchi in sede nazionale e/o internazionale.
Ma che cos'è l'origine preferenziale? Si tratta di uno status della merce grazie al quale è possibile ottenere il diritto a un trattamento tariffario preferenziale, che può consistere, ad esempio, in una riduzione o in un'esenzione dal dazio in virtù di specifici accordi sottoscritti fra il paese di esportazione e quello di destinazione della merce.
Una materia molto tecnica che, tuttavia, può avere dei riflessi critici per le aziende in caso di mancato rispetto della normativa potendo comportare, oltre al pagamento dei dazi doganali non versati, anche la denuncia dell'esportatore all'autorità giudiziaria per la falsa dichiarazione in caso di accertamenti e di richiesta di rilascio della prova dell'origine preferenziale.
E' di tutto questo che si parlerà nel corso del seminario operativo che CNA ha organizzato per le imprese di produzione e del settore moda-abbigliamento domani, giovedì 19 febbraio, alle 18, presso la sala Arcelli di CNA Provinciale, a Modena in via Malavolti 27.
Interverrà Simone Del Nevo, dell'omonimo studio che cercherà di fornire ai partecipanti alcune semplici istruzioni per superare quei problemi pratici che, se sottovalutati, rischiano si comportare gravi errori nella gestione dell'origine delle proprie merci esponendosi così a conseguenze di carattere amministrativo ma soprattutto di carattere penale.
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
L'economia reggiana sta decisamente giocando la carta dell'innovazione per riprendere la via della crescita, e lo fa con un'intensità che non ha uguali in Emilia-Romagna -
Reggio Emilia, 4 febbraio 2015 -
I dati del 4° Rapporto Innovazione presentato dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia evidenziano, che nell'ultimo triennio due imprese su tre hanno investito in innovazione di processo e di prodotto, e solo il 30,6% ha dichiarato di non aver introdotto alcuna innovazione, mentre la media regionale si colloca al 39%.
Il Rapporto, oltre che dalle 219 interviste dirette alle imprese reggiane, trae i dati da diverse fonti, fra le quali soprattutto dall'Osservatorio Innovazione Unioncamere Emilia-Romagna, strumento progettato e realizzato per rilevare il grado di innovazione delle imprese emiliano-romagnole, studiandone i punti di forza, le aree di miglioramento e altresì le criticità e volto, più in generale, a cogliere le esigenze delle imprese del territorio.
"Insieme all'importanza di un dato generale che vede la nostra provincia ai vertici della graduatoria regionale per capacità di innovazione – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – gli aspetti più interessanti sono legati alle linee di investimento scelte dalle aziende reggiane, che vedono in buon equilibrio quelli finalizzati all'incremento della produzione e quelli che generano innovazioni radicali di prodotto, con cambiamenti che incidono profondamente nelle caratteristiche del tessuto produttivo e vanno a cogliere nuove opportunità di mercato".
"Emblematico, in tal senso – prosegue Landi – è il fatto che i maggiori tassi di innovazione connotano le imprese rivolte ai mercati internazionali, mettendo insieme due fattori – internazionalizzazione e innovazione – sui quali si sono concentrati crescenti volumi di risorse da parte della Camera di Commercio a beneficio del nostro sistema imprenditoriale".
Quanto l'innovazione incida sullo sviluppo delle imprese è attestato dal dato riguardante la crescita del fatturato registrato all'interno delle imprese intervistate: nel periodo 2010-2013, l'11,1% delle società che hanno innovato ha registrato incrementi di fatturato, mentre la crescita riguarda solo il 4,1% delle imprese non innovative".
Fra le imprese che hanno innovato nell'ultimo triennio, il 24,2% ha introdotto innovazioni di prodotto di tipo incrementale ed una percentuale pari al 20,1% ha introdotto innovazioni di processo, sempre di tipo incrementale. Ha realizzato innovazione radicale di prodotto (l'innovazione ritenuta più pregiata) ben l'11,4% delle imprese del campione di Reggio Emilia contro il 9,7% di quelle del campione emiliano-romagnolo, mentre l'innovazione radicale di processo ha interessato una quota più ridotta di casi, anche se pur sempre superiore alla media regionale: il 5,9% a Reggio Emilia contro il 5,5% regionale.
Una quota più elevata di imprese innovative appartiene ai settori della meccanica, della ceramica, del chimico/farmaceutico e della gomma-plastica. Le differenze non riguardano soltanto il settore produttivo bensì la dimensione di impresa, con le imprese più grandi che si dimostrano maggiormente in grado di innovare.
Una relazione strettissima – come si diceva - emerge poi tra capacità d'innovazione delle imprese e apertura al mercato internazionale.
Fra le imprese con mercati di sbocco collocati esclusivamente a livello locale, infatti, non ha innovato il 43% delle imprese del campione, mentre fra quelle con un maggior grado di apertura a paesi esteri, tale percentuale scende fino al 7,3%.
E' cresciuta rispetto al passato, raggiungendo il 16,3%, la percentuale di imprese reggiane che ha deciso di investire acquistando nuovi macchinari e attrezzature (quasi 6 milioni di euro investiti dal campione di imprese). Al secondo posto, in linea con il dato regionale, salgono gli investimenti per lo sviluppo/design di nuovi prodotti all'interno dell'azienda - 23 milioni di euro investiti in generale per attività in grado di sviluppare il know how interno aziendale a Reggio Emilia - seguiti dagli acquisti dell'area informatica (oltre 1 milione di euro di effettivo investimento).
Oltre un terzo (37,1%) delle imprese del campione provinciale ritiene che le innovazioni introdotte in azienda abbiano portato benefici anche per la collettività e il territorio di riferimento (32% medio regionale). Si tratta di benefici che riguarderebbero in primis l'eco-sostenibilità ed in seconda battuta le ricadute socio-occupazionali.
Il focus sui temi dello sviluppo sostenibile e della green economy, evidenzia che oltre un quarto (25,7%) delle imprese reggiane si è già convertito alla green economy (dato in netta crescita rispetto al 13,3% della precedente rilevazione) e superiore a quello medio dell'Emilia-Romagna (19,8%). Reggio Emilia si posiziona seconda fra le nove province della regione preceduta solo da Forlì-Cesena (27,8%). La conversione al green ha riguardato innanzitutto il tema dell'energia (impianti fotovoltaici, fonti rinnovabili, macchinari a minore consumo, maggiore efficienza energetica, ecc.).
(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)
Alla fine del 2014 in provincia di Reggio Emilia si contano 56.041 imprese. I settori che sono risultati in crescita, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia, appartengono tutti al terziario -
Reggio Emilia, 3 febbraio 2015 -
Il 2014 si è chiuso, per le imprese reggiane, con un saldo positivo pari a 175 unità. A fronte di 3.699 nuove imprese iscritte alla Camera di Commercio di Reggio Emilia, infatti, sono state 3.524 quelle cancellate "non d'ufficio", ovvero imprese che hanno espresso la volontà di non proseguire l'attività.
Alla fine del 2014, quindi, in provincia di Reggio Emilia si contano 56.041 imprese.
Si è raggiunto, nell'anno, un saldo positivo nonostante nell'ultimo trimestre del 2014 abbia chiuso i battenti un maggior numero di imprese rispetto alle nuove aperture; un segnale, questo, che mostra come non sia ancora da considerare superato il pesante periodo congiunturale.
I settori che sono risultati in crescita, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia, appartengono tutti al terziario: in particolare, i servizi alle imprese e alle persone che rappresentano ora il 23% del totale imprese reggiane, e in quest'ambito le aziende, in un anno, sono passate da 12.817 del 2013 a 12.919 (+0,8%).
Più in dettaglio, hanno raggiunto le 1.225 unità le aziende che svolgono attività di supporto per le funzioni d'ufficio, ricerca e selezione del personale, vigilanza, pulizia, cura e manutenzione del paesaggio e noleggio, mentre sono cresciute del 3,9% (raggiungendo le 1.017 unità) le aziende che svolgono servizi di informazione e comunicazione, che comprendono la produzione di software, la consulenza informatica, l'elaborazione dati, l'hosting e la gestione di data base.
Non mancano andamenti positivi anche per i servizi sanitari e di assistenza sociale e per le attività che comprendono la logistica e il magazzinaggio, ad esclusione dei trasporti che registrano un calo del 5,1%.
In crescita del 2,5%, nonostante le difficoltà, le attività ricettive e di ristorazione che passano dalle 3.122 unità del 2013 a 3.201, mentre si contrae il commercio, in particolare quello al dettaglio: sono stati 387, infatti, i negozi che hanno abbassato le serrande nel corso del 2014 contro 251 nuove aperture.
Oltre al commercio, i settori che in un anno hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati – insieme all'agricoltura che, con 133 aziende in meno (-2,1%), prosegue nella contrazione strutturale della sua base imprenditoriale – le costruzioni, che sono passate da 12.737 a 12.530 imprese (-1,6%) e le attività manifatturiere (da 8.263 a 8.034 pari a -2,8%). Fra queste ultime, le attività che nel corso del 2014 hanno maggiormente risentito della mancata ripresa economica sono prevalentemente quelle che caratterizzano il territorio reggiano: tessile-abbigliamento (-7,3%), ceramica (-4,3%), alimentare (-4,2%), metalmeccanica (-2%).
In crescita del 5,9% le attività che riguardano la riparazione, la manutenzione e l'installazione di macchine ed apparecchiature, indice, forse, di una maggior attenzione nei confronti di attrezzature già in possesso delle imprese per poter proseguire nella propria attività.
Fonte: elaborazione Ufficio Studi CCIAA di Reggio Emilia su dati Infocamere
(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)
Positiva l'attenzione dimostrata dal sindaco, ma non mancano i motivi di preoccupazione. La replica: investire senza far leva sulle imposte è possibile, inaccettabile e ingiustificato l'aumento della Tari -
Modena, 2 febbraio 2015 -
Nei giorni scorsi il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha risposto alle domande sottoposte da rete Imprese Italia dimostrando attenzione al rapporto con le Associazioni di rappresentanza delle imprese. Alcune risposte, però, non entrano nel merito delle questioni o lo fanno in modo distorto. E' il caso della prima domanda, rispetto alla quale è improprio confrontare la tassazione 2012 e quella attuale: troppo diverse sono le normative in questione. In ogni caso recenti indagini hanno evidenziato un aumento delle imposte sugli immobili produttivi, nel periodo 2011-2014, superiore al 24%.
Il sindaco, inoltre, giustifica gli aumenti impositivi annunciati con la necessità di finanziamento della spesa in investimenti. Secondo Rete Imprese sarebbe possibile attivare questi ultimi senza aumentare le tasse, ma ricorrendo all'indebitamento, previsto peraltro dal patto di stabilità, e mai a così buon mercato nella storia recente, e alla vendita di parte della partecipazione comunale in Farmacie Comunali spa, che non può certo definirsi strategica.
A proposito dell'aumento della Tari (3,7%), è inaccettabile che questo sia connesso all'aumentare dei crediti inesigibili. Piuttosto, va rimarcata l'assenza di un dettagliato piano economico-finanziario messo a punto dal gestore del servizio rifiuti, come prevedrebbe invece la legge. Ecco perché, in attesa di questo piano, si ritiene doveroso il congelamento di ogni ipotesi al rialzo della Tari.
Comprensibile, invece, l'invito alla riflessione in merito alla partecipazione del Comune in enti, fondazioni, società partecipate, riflessione rispetto alla quale le Associazioni richiedono un coinvolgimento per poter entrare nel merito delle scelte.
E' senz'altro positiva l'intenzione di elaborare il futuro PSC in ottica partecipativa. A questo proposito, Rete Imprese Italia invita sin d'ora a puntare sulla riqualificazione, rispetto alla quale il commercio di vicinato può rappresentare un elemento di qualità e rigenerazione urbana.
Positivo anche l'impegno a valutare l'esternalizzazione di servizi a gestione diretta, anche se occorre comprendere quali siano i servizi individuati e quando si pensa di procedere alla loro effettiva esternalizzazione attraverso procedura di evidenza pubblica. Così com'è necessario individuare quei servizi non essenziali destinati, come annunciato da Muzzarelli, alla soppressione sul medio periodo.
In ogni caso – conclude la nota di Rete Imprese Italia – rimane la grande preoccupazione per le conseguenze negative di un rialzo della pressione tributaria locale pari a 9 milioni di euro ipotizzato dal sindaco, conseguenze depressive che potrebbero addirittura elidere gli effetti positivi del piano di investimenti comunali.
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Il 24 febbraio a Sofia, 5 marzo a Varsavia. Opportunità di business a costo zero per chi prende parte alla prossima edizione di Macfrut, 23-25 settembre 2015 a Rimini -
Parma, 29 gennaio 2015 -
Macfrut 3.2 entra nel vivo con i primi due road show nell'Est Europa insieme a UniCredit. Si parte con due capitali, il 24 febbraio a Sofia in Bulgaria, il 5 marzo a Varsavia in Polonia. Venti i posti disponibili in ogni tappa internazionale, la partecipazione è gratuita per le imprese che prendono parte alla prossima edizione di Macfrut International. In tali incontri, che si terranno presso la sedi locali di UniCredit, le società italiane presenti all'evento potranno incontrare importanti operatori del settore accuratamente selezionati dalla banca tra la propria clientela. In questi meeting, i partecipanti potranno conoscersi e presentare i propri prodotti, dandosi poi appuntamento a Rimini per approfondire le potenzialità commerciali emerse durante il Roadshow.
Proprio per supportare la sempre maggiore internazionalizzazione di MacFrut, UniCredit sostiene attivamente l'edizione 2015 della manifestazione che rappresenta un punto di incontro e di confronto internazionale per i professionisti dell'ortofrutta. Il ruolo di UniCredit non è quello di un semplice sponsor: il Gruppo bancario è partner strategico di questa iniziativa. Infatti, grazie al network internazionale distribuito in circa 50 mercati, 8.600 sportelli, e oltre 148.000 dipendenti, UniCredit ha tutte le caratteristiche per sostenere Cesena Fiere in questo percorso. UniCredit può contribuire in concreto ad alcuni degli obiettivi primari di Macfrut. In particolare, grazie ad alla sua indiscussa leadership in Centro ed Est Europa, UniCredit sta fornendo assistenza logistica e organizzativa per supportare in modo concreto le tappe del Roadshow a partire da Sofia e Varsavia.
"Macfrut 2015 entra nel vivo come fiera internazionale di business, insieme al suo partner più prestigioso: UniCredit – afferma Renzo Piraccini, Presidente di Cesena Fiera – I road show costituiscono un elemento fortemente attrattivo per i nostri espositori a cui viene offerta un'occasione unica per presentarsi a importanti mercati in ascesa, e ai loro target di riferimento. Per effetto della sinergia con UniCredit, le imprese locali di questi Paesi che espongono a Macfrut potranno finanziare la loro partecipazione a condizioni particolarmente vantaggiose. Inoltre, le imprese italiane interessate a promuovere la loro attività e il loro business in questi Paesi avranno a loro disposizione la rete degli UniCredit International Center (un network selezionato di persone con consolidata esperienza di business cross border) attraverso la quale i clienti potranno trovare tutti i prodotti e i servizi, anche di natura consulenziale, necessari per favorire l'internazionalizzazione della filiera ortofrutticola italiana".
I road show a Sofia e Varsavia sono i primi di una serie di altri appuntamenti in programma nei prossimi mesi sempre nei paesi dell'Est Europa.
Il percorso di internazionalizzazione prosegue, congiuntamente, anche verso i Paesi dell'Africa Sub Sahariana con i quali sono stati stretti importanti rapporti grazie alla collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, e con i Paesi del Sud America (Brasile in primis). Il tutto con l'obiettivo di ospitare a Macfrut 400 nuovi buyer da tutto il mondo.
Per informazioni sui road show: www.macfrut.com
(Fonte: ufficio stampa Unicredit)
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