Il vertice è stato inaugurato il giorno precedente con una cena organizzata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui pare siano stati intavolati i primi discorsi, portati poi avanti durante la riunione tenutasi il giorno seguente in Senato. Gli interventi di apertura sono stati annunciati dal Presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale ha subito dato parola alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha specificato per la prima volta alcuni degli interventi in programma nel fantomatico “Piano Mattei”.
Dopo i classici convenevoli in cui la Premier ha ribadito le intenzioni di stabilire un “nuovo rapporto” con il continente africano non più “predatorio” e “paternalistico”, ma “paritario”, Meloni ha introdotto alcuni dei punti fondamentali del “Piano Mattei”, chiamato così in onore del fondatore di Eni Enrico Mattei. Esso era precedentemente stato introdotto dallo stesso Governo nel suo primo anno di lavoro attraverso la pubblicazione di un documento nel quale venivano elencati i cinque “pilastri” fondamentali su cui sarebbe ruotato l’intero programma: istruzione e formazione, agricoltura, salute, energia e acqua.
Stando a quanto dice la Premier, il “Piano Mattei”, avrà a disposizione 5,5 miliardi di euro di dotazione iniziale. Di questi, 3 miliardi dovrebbero provenire dal Fondo Italiano per il Clima e 2,5 miliardi dalle Risorse di Cooperazione allo Sviluppo. In aggiunta a questa somma, l’Italia avrebbe in piano di coinvolgere istituzioni finanziarie internazionali, banche multilaterali di sviluppo, altri Stati donatori e Unione Europea, con la quale i rapporti sono già in parte avviati attraverso il progetto Global Gateaway, che riserva all’Africa circa 150 miliardi di euro. Oltre a ciò uno degli obiettivi di Meloni sarebbe quello di creare entro l’anno un nuovo strumento finanziario in coordinazione con Cassa Depositi e Prestiti, così da agevolare gli investimenti del settore privato nei progetti del Piano.
Ma quali sono questi progetti? Il Governo Meloni nel corso di questi mesi ha discusso spesso del “Piano Mattei” senza tuttavia mai entrare nei dettagli del suo contenuto. A quanto denuncia il Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki, tra l’altro, questi dettagli non sarebbero stati comunicati neanche ai Paesi africani, che “avrebbero auspicato di venire consultati”, ammonizione a cui si sono accodate numerosissime associazioni civili africane.
Per quanto concerne istruzione e formazione, Meloni ha citato due progetti pilota: il primo è in Marocco, dove l’Italia ha intenzione di creare un “grande centro di eccellenza per la formazione professionale” sui temi delle energie rinnovabili; il secondo è in Tunisia, dove l’obiettivo è quello di instaurare legami di scambio più solidi tra il sistema scolastico italiano e quello africano.
Sulla salute, il Governo Meloni ha avviato un progetto in Costa d’Avorio per migliorare l’accessibilità ai servizi primari, anche attraverso programmi di scambi di medici e infermieri.
Per quanto concerne l’agricoltura, tema molto caro all’Italia viste anche le recenti proteste, Roma ha avviato un progetto di monitoraggio satellitare dell’agricoltura in Algeria, mentre in Mozambico ha intenzione di fondare un grande centro agroalimentare per la esportazione dei prodotti locali. Infine in Egitto, presso un’area a 200 km da Alessandria, vuole sostenere la produzione di grano, soia, mais e girasole attraverso investimenti su macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione.
Sull’accesso all’acqua, l’Italia si è mossa in Tunisia per potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali al fine di irrigare 8.000 ettari di terreno; nella Repubblica del Congo ha in progetto la costruzione di pozzi e di reti di distribuzione di acqua a fini agricoli alimentate da rinnovabili, e in Etiopia ha avviato procedimenti di recupero ambientale di alcune aree.
Infine, sul tema energia, l’Italia vuole puntare sul Kenya, dove ha in programma un investimento sullo sviluppo della filiera di biocarburanti. Questo, come tutti gli altri punti, è da inquadrare in un più generale contesto di potenziamento infrastrutturale sia interno che esterno all’Africa, che si concretizzerebbe nella costruzione dei primi cavi sottomarini che colleghino il Nordafrica all’Italia e poi all’Europa.
Gli interventi esposti sono numerosissimi e altrettanti saranno stabiliti con accordi bilaterali. Non sappiamo quale sia il destino dei rapporti con l’Africa, ma se dovessero davvero instaurarsi dei rapporti di scambio essi dovrebbero essere davvero bilaterali e non predatori, e non si può essere sicuri che la vera intenzione sia quella; se però così fosse tanto l’Italia quanto l’Africa avrebbero decisamente da guadagnare.
(immagine Palazzo Chigi)