Anche perché deve avere avuto davvero qualche grande Santo in Paradiso per quanto di straordinario si è verificato con il generoso perdono a suo favore del 90% dei debiti, soprattutto da parte dei creditori, della sua creatura, Italia Independent.
Una grande grazia quella ricevuta con l'accordo transattivo, dove persino Cristiano Ronaldo, uno dei 94 creditori, ha dimostrato un enorme gesto di amicizia, condonando parte dei debiti di Lapo per una cifra di 2.875.453,8 euro e incassandone solo 718.863 di euro.
Ma ora viene il “bello” perché è interessante notare come le “difficoltà finanziarie” di Lapo Elkann e della sua azienda abbiano avuto un impatto significativo su diverse banche italiane.
La decisione di perdonare i debiti di Italia Independent ha comportato perdite sostanziali per alcune istituzioni finanziarie, come Unicredit, Banca Ifis, Bnl, Intesa San Paolo, Banco Bpm spa e Banca del Piemonte.
Giusto per esattezza gli l’importi persi dalle banche ammontano ad un totale di 23,6 milioni, una somma davvero considerevole.
Sul podio della più esposta la medaglia d’oro va a Unicredit, che perde fra capogruppo e società operativa, 8,5 milioni di euro.
Al secondo posto troviamo Banca Ifis che rinuncia a 4,8 milioni di euro, mentre al terzo posto la medaglia di bronzo va a Bnl con 4,1 milioni di euro persi.
La classifica continua con Intesa San Paolo che lascia 2,8 milioni, seguita da Banco Bpm spa con 2,3 milioni e poi abbiamo un altro vincitore, la Banca del Piemonte, che ha dovuto cancellare 1,1 milioni di euro di crediti.
Ora pensiamo per un attimo ad un imprenditore italiano, un artigiano, un commerciante o anche semplicemente un padre di famiglia che perde il lavoro o improvvisamente si ritrova malato e magari accumula un debito di 1.000 euro con la sua banca, pensate che riceva lo stesso trattamento del sig. Elkann?
Purtroppo, si ritroverà contattato più volte al giorno dal direttore di quella filiale, un passacarte qualsiasi, fino allo sfinimento, che gli “punterà” la lama alla gola, finché non renderà quella miseria con l’aggiunta d’interessi d’usura legalizzata, pena il blocco dei suoi beni ovvero della sua vita.
Le situazioni come questa alla Lapo Elkann non sono casi isolati; certo lui fa scalpore per via del cognome, ma mettono in evidenza come le interconnessioni nel mondo degli affari soprattutto quando si tratta di “famiglie note”, possano portare a risoluzioni un tanto al chilo.
Le banche non vogliono fallire o forse meglio dire non possono fallire perché è attraverso gli interessi monetari che hanno acquisto il loro potere.
Ma allora la domanda viene spontanea: come mai per questo “eletto” che, alla fine della fiera dimostra solo micidiali nullità imprenditoriali, si è scatenata una negoziazione privata per il suo personale tornaconto?
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