Di Andrea Caldart Cagliari, 13 aprile 2023 (Quotidianoweb.it) - Viviamo in un’era in cui l’impatto del turismo di massa si scontra con il religiosismo sostenibile.
Poco importa se in quel territorio vi sia una ricaduta economica che produce lavoro e Pil, la presenza del turista e di come spende i suoi soldi, sono diventati elementi da demonizzare.
Una sintesi che ci viene dalle parole del Sindaco di Riomaggiore (Cinque Terre) Fabrizia Pecunia: “Serve una legge speciale per controllare i flussi turistici. Le criticità le abbiamo registrate nei soliti punti che sono a Manarola, il sottopasso e il tunnel per l’uscita della stazione. In queste aree anche in questi giorni abbiamo avuto dei problemi di gestione perché le persone non riuscivano a scorrere. Alla fine si è creato un ingorgo. Il problema in questi casi è il panico, situazioni che dobbiamo assolutamente evitare. Abbiamo in corso uno studio sulla mobilità che a breve presenteremo per trovare soluzioni”.
Per questo amministratore locale, la frustazione del non poter applicare il lockdown di contiana memoria è tutta evidente e allora la domanda sorge spontanea, ma perché spendere vagonate di soldi pubblici per attrarre turisti?
Forse la Sindaco Pecunia, nomen omen, non si rende minimante conto che è il turista che, con il suo spendere denaro personale, riattiva i bilanci fallimentari di certe amminsitrazioni pubbliche, nonché quelli delle imprese del turismo, dell’ospitalità e dei servizi.
Attiva tutta la filera dei prodotti delle realtà locali, consumando i cibi delle specificità dei territori nei nostri ristoranti tipici, aiutando a mantenere i posti di lavoro, che spesso sono stagionali.
Abbiamo la fortuna che questo nostro Paese può offrire al turista, tutta l’emozione che cerca in un viaggio, e che sogna fin da quando è a casa nel pianificarlo.
Faticoso comprendere come la dottoressa Pecunia, una laureata in economia e commercio e oggi Sindaco, possa non comprendere che “pecunia non olet” e che il turista, non è un disturbo ingombrante.
Ma anche continuare ad insistere con il cercare di anestetizzare la società civile logorata dai confinamenti delle libertà personali inutili e illegittime, demonizzando il turista, non servirà a minimizzare il desiderio di turismo essenziale alla vita e allo spirito della persona.
Difficile pensare che tre anni di delirio pubblico possano riportare il turista, quindi il cittadino, in quella trappola che attaccava la psiche perché oggi, fortunatamente, c’è voglia di viaggiare.