Di Flavia De Micchetti Roma, 18 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - Nei giorni scorsi, in Iran, sono scoppiate nuove proteste antigovernative, che ormai vengono regolarmente organizzate dalla popolazione da circa cinque mesi.
Tuttavia, le rivolte di ieri erano organizzate da circa due settimane, dal momento che ricorreva il 40° giorno dopo le esecuzioni di Mohammad-Mehdi Karami e Mohammad Hosseini, due dei quattro iraniani che sono stati impiccati come punizione per la loro partecipazione alle manifestazioni e per aver ucciso un membro della milizia delle forze paramilitari Basij. L’Amnesty International ha, però, affermato che il tribunale che ha condannato Karami si è basato su confessioni forzate e l'avvocato di Hosseini ha spiegato che il suo cliente era stato torturato.
Il 40° giorno della morte di una persona cara, infatti, ha un profondo significato per la cultura iraniana e, nel caso di un’esecuzione ritenuta ingiusta il lutto diviene pubblico, tant’è che Karami e Hosseini sono stati arrestati a Karaj durante le manifestazioni del 40° giorno di un'altra vittima, Hadis Najafi.
Secondo le immagini diffuse sui social, le marce di ieri si sarebbero svolte non solo a Teheran, ma in altre diverse città, dove le persone intonavano slogan contro il regime e il suo sovrano Ali Khamenei, che chiamano “dittatore”. Inoltre, sono stati mobilitati migliaia di manifestanti in diversi Paesi, che hanno tenuto raduni nelle strade e nelle piazze principali delle loro città.
Circondati dalle Forze di sicurezza, gli iraniani hanno dato inizio a una nuova giornata di rivolte in numerosi quartieri della capitale, nel corso della quale hanno anche esibito slogan relativi alla morte della 22enne Mahsa Amini, tra questi "Questo è l'anno del sangue, Seyyed Ali (Khamenei) se ne andrà" e "Donne, vita, libertà".
Un video online, presumibilmente dalla città santa sciita di Mashhad, nel nord-est del Paese, sembrerebbe mostrare i manifestanti che cantano: "Mio fratello martirizzato, vendicheremo il tuo sangue".
Inoltre, l’ondata di proteste di ieri si è verificata solo un giorno dopo che il Leader supremo Khamenei si era vantato dell'importante affluenza alla celebrazione dedicata all'istituzione del regime, affermando anche che "la gente ha letteralmente creato un'epopea in tutto il Paese nel sostenere la Repubblica islamica”, ma in realtà già il giorno dopo, la popolazione chiedeva la sua cacciata.
Un’ulteriore manifestazione è stata programmata dalle comunità della diaspora iraniana, prevista per la giornata del 20 febbraio, davanti al Parlamento europeo, a Bruxelles. Lo scopo è quello di invitare i Paesi dell'Unione Europea a designare la Guardia Rivoluzionaria islamica (IRGC) come “organizzazione terroristica”. Migliaia di iraniani provenienti da tutta Europa, infatti, hanno già tenuto un’imponente manifestazione a Strasburgo per questo stesso motivo.
Nella giornata dell’11 febbraio, invece, il popolo iraniano ha organizzato proteste di massa in decine di città in tutto il mondo chiedendo il rovesciamento della Repubblica islamica, in coincidenza con gli eventi organizzati dal regime, in Iran, per celebrare il 44° anniversario della Repubblica islamica (nata nel 1979).
Mentre i disordini sembravano essere diminuiti nelle ultime settimane, probabilmente a causa delle esecuzioni o della brutale repressione, gli atti di disobbedienza civile, invece, non sono cessati: i giovani iraniani spruzzano graffiti di notte denunciando il regime, bruciano cartelloni filogovernativi sulle principali autostrade, le donne continuano a ribellarsi all’hijab, nei centri commerciali, nei negozi e nei ristoranti nonostante i duri avvertimenti e molte di loro tra i prigionieri liberati recentemente si sono mostrate senza velo davanti alle telecamere. Per il mancato rispetto delle regole dell'hijab, accade anche che molte attività vengano costrette alla chiusura.
All’inizio di febbraio, ad esempio, una farmacia di Teheran è stata chiusa perché "la titolare ha mancato di rispetto alla persona che l'aveva avvertita di osservare l'hijab", secondo le dichiarazioni dell’agenzia di stampa della magistratura iraniana, Mizan.
Riguardo al velo, le Autorità non intendono fare alcun passo indietro e, nei giorni scorsi, i funzionari iraniani hanno chiesto ai sindacati un'applicazione perfino più rigorosa delle norme sull'hijab nei luoghi pubblici di Teheran.
Dunque, secondo alcune stime, dal mese di settembre, sono stati uccisi più di 500 manifestanti, tra cui 71 minorenni e, secondo la magistratura, quasi 20.000 persone sono state arrestate, di cui almeno quattro impiccate
Le proteste in Iran non si arrestano e alcune donne attiviste rilasciate recentemente hanno dichiarato che "Il giorno della libertà è vicino".