Di Flavia De Michetti Roma, 18 gennaio 2023 (Quotidianoweb.it) - In questi giorni, l’Iran è stato colpito da una grave siccità, una problematica che grava spesso su questo Paese. La considerevole mancanza di acqua verificatasi già nel 2012, era stata giustificata da Ahmadinejad (sesto Presidente della Repubblica islamica dell'Iran dal 2005 al 2013) come frutto di un complotto occidentale, nel quale vengono utilizzate tecnologie per danneggiare la situazione ambientale del Paese.
Oggi, secondo gli Imam le cause della crisi idrica sono ben altre.
Ebrahim Raisi, il rappresentante del leader supremo nella città di Karaj ha, infatti, affermato che la causa della siccità nel Paese è colpa delle donne che si oppongono al velo, offendendo in questo modo Dio, una pratica che invece, secondo l’Imam Mohammad-Mehdi Hosseini Hamedani, deve essere osservata rigidamente nella società islamica.
È stato perfino rivolto un invito alle Autorità di informare i negozi e i centri commerciali di non servire le donne che non indossano l’hijab, in caso contrario la pena è la chiusura.
Tuttavia, non è la prima volta che le usanze islamiche vengono collegate a fenomeni come la siccità o, addirittura, ai disastri naturali. Nel 2019, infatti, il Procuratore Generale Mohammad Jafar Montazeri ha dichiarato che "Il sistema giudiziario non consente alle donne di svelarsi in pubblico, perché provoca disastri naturali come inondazioni e terremoti nel Paese".
Ancora prima, nel 2016, Yousef Tabatabai Nejad, rappresentante di Ali Khamenei nella città centrale di Esfahan, ha spiegato che le donne che si mostrano e si comportano alla “maniera europea” sono la causa per la quale il fiume della città, Zayandeh-Roud, si è prosciugato e ha aggiunto che “se la situazione continua così, anche le sue sorgenti si prosciugheranno”.
Così viene giustificata una delle gravi difficoltà nelle quali versa l’Iran, senza però rivelare che, in realtà, negli ultimi dieci anni la crisi idrica è considerevolmente peggiorata nel Paese per un’inadeguata gestione legata all’edificazione di dighe, risultate poi non essere necessarie, a causa del cambiamento climatico globale, oltre a una gestione inefficiente della Repubblica islamica.
I dati relativi ai livelli dell'acqua sono scesi drasticamente e sono circa 270 le città e i Paesi che soffrono di una grave mancanza idrica, rischiando presto il razionamento a livello nazionale. Secondo gli ultimi dati ufficiali dell'Iran Water Resources Management Company, le riserve idriche totali sono di circa 18 miliardi di metri cubi e il 63% delle dighe del Paese sono vuote.
Perché, nonostante queste ultime evidenze, si attribuisce la colpa alle donne che girano con il capo scoperto?
Le donne iraniane già da tempo sfidavano l'obbligo dell’hijab, l’abolizione del quale è al centro delle rivendicazioni del movimento «Donne, Vita, Libertà», spostandolo un po' indietro sulla testa e sfoggiando colori vivaci.
Il 13 settembre 2022, però, la ventiduenne Mahsa Amini, studentessa universitaria, mentre era con la famiglia a Teheran, è stata fermata e arrestata dalla Polizia locale perché non indossava correttamente il velo. Massacrata di botte e finita in coma per due giorni, muore il 16 settembre nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Kasra.
L’evento ha sconvolto il mondo intero e, poco dopo la morte della ragazza, si sono scatenate violente proteste che si sono progressivamente estese a tutta la Nazione.
Il fulcro delle rivolte è la mancanza del rispetto dei diritti umani e del rispetto delle libertà personali da parte di un regime estremamente conservatore e, negli ultimi mesi, si sono verificati numerosi violenze, arresti, stupri sulle ragazze che si rifiutano di indossare il velo ed esecuzioni pubbliche. I brutali scontri ancora oggi proseguono.