Di redazione Parma, 1 giugno 2020 - Il 18 maggio è stato il primo vero momento di viraggio dalla Fase 1 alla 2 dell'era Coronavirus. Alla vigilia del novantesimo giorno pandemico e con alle spalle tre mesi di paura, emozioni altalenanti e per molti colpiti da lutti inspiegabili e purtroppo invisibili dove l'ultimo saluto, al congiunto o amico intimo, è stato dato dalla sola assistenza sanitaria che sino all'ultimo ha tentato il salvataggio, il desiderio di aprirsi nuovamente alla vita è ampiamente diffuso.

Le variegate emozioni che si sono generate, alimentate e soppresse in questo lungo ma ciononostante breve periodo della vita di ciascuno di noi, hanno tutte avuto un minimo comune denominatore: le preoccupazioni per il lavoro.

Lavoro subordinato, professionale o nell'ambito del commercio, tutti sono stati colpiti dal blocco totale, dal congelamento delle attività e la reclusione domestica di buona parte della popolazione. Chi in modo più grave e immediato, chi meno grave ma con prospettive poco rosee già nel futuro prossimo, le preoccupazioni e le pesanti incertezze, in particolare quelle connesse al mantenimento della famiglia e degli impegni economici, sono andate a sommarsi alle paure e emozioni determinate direttamente dal Covid-19.

Una situazione emotiva difficile e anomala alla quale le risposte sono state molto diversificate.
Dall'immobilismo totale, all'investimento importante per passare dalla organizzazione delle consegne a domicilio per ogni tipologia di prodotti.

Così, libri e pietanze, piuttosto che abbigliamento o oggetti casalinghi, dai negozietti di prossimità gli oggetti hanno preso il volo e sono andati a destinazione, consegnati con un sorriso come fosse il francobollo di quesa nuova era temporanea. Un sorriso, un invito a tornare.

Ma c'è stato anche chi ha riprogrammato l'organizzazione per produrre pasti e consegnarli a domicilio e al lavoro ma al contempo pensando al futuro, piuttosto complicato, che si sarebbe aperto da lì a poco .
Un futuro, dall'orizzonte potenzialmente distante, con il quale si dovrà convivere con il Covid-19 e le restrizioni determinate dai protocolli di sicurezza. Dalle disinfezioni al distanziamento sociale che così pesantemente vanno a opprime la capacità operativa della ristorazione e di molte altre attività imprenditoriali.

Ecco quindi che alcuni ristoratori hanno deciso di rilanciare la posta in gioco. L'Osteria dei Servi da Piazza Ghiaia fa il BIS e apre anche "Fuori Le Mura". Spazi ampi in una suggestiva cascina posta all'interno di un Parco a pochi chilometri a nord di Parma e a meno di 10 minuti dalla Reggia di Colorno sono diventati la nuova location per una ristorazione di qualità in grado di convivere, nel massimo rispetto reciproco, con Covid-19.

Un rispetto non ossessivo che consentirà agli ospiti di vivere la convivialità nel modo più naturale e "antico" possibile.

Dal 3 giugno, la data che consentirà l'apertura delle frontiere regionali e i confini nazionali consentendo il ripristino dell'area Shenghen, l'Osteria dei Servi Fuori Le Mura aprirà i battenti per inaugurare il nuovo ciclo di vita.

In bocca al Lupo e… Andrà Tutto Bene!

Per prenotare a "Fuori Le Mura" CLICCA QUI (tel +39 0521 160 1476) - Via Secchia, 2 Frazione Rivarolo - Torrile (PR)