Regione al fianco di agricoltori e imprese: tecnici già al lavoro per la ricognizione dei danni, possibile la richiesta al Governo dello stato di calamità
Una prima verifica già venerdì 10 in Regione con le associazioni agricole riunite nella Consulta. L'assessore Caselli: "Attiveremo tutte le procedure di indennizzo possibili"
Bologna 7 maggio 2019 – La Regione non perde tempo ed è già al lavoro con i suoi tecnici per la ricognizione puntuale dei danni subiti dalle coltivazioni agricole in tutta l'Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini. Appena passata l'ondata di maltempo del week end scorso - con precipitazioni oltre i 100 millimetri in 36 ore e neve sopra i 400 metri, evento che a primavera inoltrata qui non si vedeva da oltre 60 anni – l'assessorato all'Agricoltura ha attivato da subito i servizi territoriali per le verifiche sul campo e avviato la procedura per raccogliere le segnalazioni dei danni, che si prospettano ingenti per molte colture, dalla frutta ai cereali.
Procedura che, se accertate le condizioni previste dalla legge nazionale per i risarcimenti, porterà alla richiesta al Governo del riconoscimento dello stato di calamità.
I tecnici regionali sono e saranno sul territorio per fornire tutto il supporto utile agli agricoltori colpiti. E per avere un quadro più aggiornato possibile, saranno ascoltate tutte le associazioni di categoria.
Un lavoro che vuole essere efficace e rapido: già venerdì prossimo 10 maggio, infatti, un primo punto della situazione verrà fatto in Regione nel corso dell'incontro della Consulta agricola insieme all'assessore regionale all'Agricoltura, Simona Caselli.
"Ci siamo da subito attivati per raccogliere le segnalazioni e verificare in campo lo stato dei danni. Verificheremo insieme anche alle associazioni agricole se vi sono le condizioni per richiedere lo stato di calamità, ai sensi di quanto previsto dalla legge nazionale, e quali altri istituti di indennizzo è possibile attivare. Per la parte di competenza regionale – sottolinea l'assessore – attiveremo le procedure per ottenere quanto possibile in merito a sgravi fiscali e previdenziali e rimodulazioni bancarie a favore delle imprese colpite."
"Come sempre, la Regione sta facendo e farà la sua parte e metterà in campo tutte le misure possibili nell'attesa che anche il Governo faccia la propria. Diversamente da quanto accaduto per i danni da gelate 2018 (Burian)- chiude Caselli- che, nonostante le ripetute sollecitazioni fatte dalla Regione al Governo, non ha trovato a Roma il giusto riscontro". /BB
(Foto di repertorio - 26 marzo 2018 - gelate BURIAN su actinidia)
Migliora il meteo in tutta l'Emilia-Romagna, ma resta allerta arancione fino alla mezzanotte di domani tra Parma e Ferrara. Circa 250 volontari di Protezione civile al lavoro e interventi urgenti per evitare criticità. Sorvegliati speciali il Reno e il Samoggia nel bolognese, il Tiepido nel modenese e il Tresinaro nel reggiano. In 36 ore piogge fino a 100 millimetri e neve sopra i 400 metri, non accadeva da oltre 60 anni. Trecento interventi dei vigili del fuoco e 10mila distacchi di energia elettrica.
La Protezione civile regionale ha monitorato costantemente l’evolversi della situazione, in stretto contatto con i Comuni e le strutture territoriali; ha messo in campo, dove necessario, interventi urgenti per evitare il verificarsi di criticità. Circa 250 i volontari impiegati per la sicurezza e la vigilanza del territorio in tutta la regione.
Alta l’attenzione nei comuni di Castel Maggiore, Argelato e San Giorgio di Piano, interessati dall’alluvione del Reno di due mesi fa: dalla prima mattina di ieri si è attivato un costante servizio di vigilanza fluviale per verificare in modo puntuale lo sviluppo della piena.
Due i fiumi che hanno superato la soglia idrometrica di allarme: il Samoggia nel bolognese e il torrente Tiepido nel modenese. Il Tresinaro, nel reggiano, ha superato il livello di preallarme.
Sul Samoggia, dove oggi la piena sta defluendo velocemente, durante la notte si sono rimosse le alberature e i residui di legna portati dalle acque e accumulati nei pressi del Ponte di Lorenzatico, tra i comuni di Sala Bolognese e San Giovanni in Persiceto. Un successivo intervento, programmato già dopo gli eventi di inizio febbraio, prenderà il via nelle prossime settimane per continuare il taglio della vegetazione e l’allontanamento dei materiali trasportati dal fiume, dal Ponte di Lorenzatico alla confluenza nel Reno. Entro l’anno saranno anche conclusi i lavori di innalzamento e allargamento degli argini del Samoggia, nel tratto di due chilometri e mezzo che corre a monte dello stesso Ponte. Le opere dal valore 4 milioni 400 mila euro sono al momento sospese per la stagione invernale e riprenderanno appena le condizioni meteo lo permetteranno.
Nel modenese, i lavori di sagomatura e modellazione dell’alveo del Tiepido recentemente terminati a San Vito di Spilamberto hanno evitato l’allagamento dell’abitato. Analoga la rilevanza dimostrata dalle opere compiute sul torrente Fossa. Ieri e durante la scorsa notte si sono compiuti interventi di rimozione dei materiali portati dalle acque e si sono sistemati alcuni smottamenti. Sono in corso ricognizioni puntuali per gli effetti della perturbazione sulla costa.
Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, la situazione più rilevante è quella di Pianoro (Bologna) dove è crollato un muro di sostegno ed una palazzina è stata evacuata: una famiglia è alloggiata in albergo, le altre hanno trovato autonoma sistemazione.
Forti raffiche di vento hanno infine interessato il ferrarese e il bolognese. Unite alla caduta degli alberi in Appennino hanno portato a circa 10.000 distacchi di energia elettrica. I vigili del fuoco hanno svolto circa 300 interventi, per lo più legati alle interruzioni della corrente. L’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile è in costante contatto con i gestori delle reti per aggiornamenti e supporto sull’andamento degli interventi di ripristino.
Fonte: Regione ER
In relazione all'allerta meteorologica arancione diramata dalla Protezione Civile Regionale alle ore 12,00 di domenica 5 maggio per rischio idraulico in tutta la provincia, il Prefetto di Modena ha convocato il Centro Coordinamento Soccorsi - C.C.S. e disposto l'attivazione della Sala Operativa presso il Centro Unificato di Marzaglia e dei Centri Operativi Comunali.
Secondo il quadro informativo disponibile, alle nevicate fin da quota 400 mt si aggiunge un'intensa pioggia che si prevede continuerà in nottata.
Il reticolo idrografico minore è soggetto ad un importante piena con conseguenti riflessi sui fiumi Secchia e Panaro.
Sono attivi, la Protezione Civile Regionale, i Vigili del Fuoco , la Poli zia Stradale , le Forze dell' Ordine, le Polizie Municipali , i gestori delle strade e il volontariato per il monitoraggio dei fiumi e della viabilità e per gli interventi necessari.
Sono stati intensificati i servizi della Polizia Stradale e dei Vigili del Fuoco.
Si invita la cittadinanza a limitare gli spostamenti in automobile ai casi strettamente necessari, soprattutto verso le zone di montagna dove continua a nevicare.
Si invita, inoltre, a non avvicinarsi e sostare in prossimità dei corsi d'acqua.
Per le segnalazioni in relazione a situazioni di rischio si potrà contattare il numero del Centro Operativo di Marzaglia 059/ 200210.
(Modena 5 maggio 2019 18,20)
(Foto di repertorio Gazzetta dell'emilia alluvione 2014)
"Pesanti danni causati dall'ondata eccezionale di maltempo: valutiamo se chiedere lo stato di calamità". Lo annuncia Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, a fronte della perturbazione che sta flagellando l'agricoltura reggiana
"I nostri peggiori timori si sono verificati: neve, forte vento e basse temperature stanno flagellando l'agricoltura reggiana. Quando finirà l'ondata di maltempo verificheremo sui campi la precisa entità dei danni e valuteremo con attenzione, insieme ai nostri tecnici e associati, se chiedere lo stato di calamità".
Lo annuncia Antenore Cervi, presidente Cia di Reggio, dopo la perturbazione polare che ha investito nelle scorse ore il nostro territorio portando indietro la lancetta delle stagioni.
"Siamo dinnanzi a una situazione eccezionale che, ancora una volta, dimostra come i cambiamenti climatici siano una realtà concreta con la quale dobbiamo fare i conti - sottolinea Cervi -. E, in questo momento, i conti più salati li sta pagando l'agricoltura. Dalla prima collina alla montagna, i fiocchi di neve sono infatti caduti sui vitigni e rischiano di compromettere l'annata. Ma non è tutto. Oltre alla forte preoccupazione per la neve caduta, c'è molta apprensione anche per le prossime notti quando le temperature saranno vicine allo zero: le gelate sarebbero il colpo di grazia. Numerosi agricoltori ci hanno già comunicato di voler contattare già da domani l'assicurazione per chiedere i danni. Ma potrebbe non bastare. Per questo stiamo pensando allo stato di calamità: nei prossimi giorni, quando il quadro della difficile situazione sarà pienamente delineato, prenderemo la decisione finale. Al momento, l'ipotesi è concreta".
Ma il maltempo non ha portato solo la neve. In pianura, pioggia battente e vento molto forte, oltre a far cadere rami e alberi, "hanno allettato le coltivazioni di frumento e orzo. Una situazione, anche questa, che rischia di incidere molto negativamente sulla produzione".
Cervi ci tiene a ringraziare tutti gli agricoltori che in queste ore "sono in prima fila per aiutare a tenere pulite le strade e segnalare le situazioni a rischio idrogeologico. Questo conferma come l'attività agricola, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, abbia anche quello di governo del territorio".
Il presidente Cia ricorda infine che la siccità autunnale aveva già inciso molto negativamente su decine di ettari di lambrusco "che non hanno praticamente germogliato, benché la stagione sia già avanzata. Alcuni vigneti sono addirittura collassati, con perdite economiche molto ingenti. Il fenomeno è stato osservato anche in alcune varietà di pere".
I tecnici ipotizzano che la scarsa umidità del terreno non abbia permesso alle gemme di giungere a maturazione, tant'è che il fenomeno tipico del 'pianto della vite' in alcune zone non è avvento, proprio a causa della marcata siccità. È mancata anche la nebbia, e il tipico microclima padano che favorisce l'idratazione delle piante. In Trentino chiamanoo queste situazioni da inverno da 'gelo secco' cioè particolari condizioni di siccità che determinano fenomeni di forte stress per le piante. Stress che può portare al collasso delle coltivazioni, come in alcuni casi è appunto successo.
Piacenza, 3 febbraio 2019 - Coli, Farini, Morfasso, Gropparello, Ferriere e Cerignale tra i comuni nella morsa del gelicidio da venerdì notte.
Molti gli interventi coordinati dai tecnici del Consorzio di Bonifica in costante contatto con il territorio e gli amministratori.
A operare alcune ditte locali incaricate d'urgenza per la messa in sicurezza delle strade consortili ma anche sindici e diversi volontari che hanno proceduto allo sgombero di piante cadute e il taglio di alberi pericolanti.
Costante il monitoraggio anche degli impianti idrovori lungo il Po per garantire il deflusso sicuro delle acque. A entrare in funzione l'impianto di Armalunga in seguito alla piena del Nure.
Con le nevicate e le intense piogge del week end anche le dighe della Val D'Arda e della Val Tidone hanno aumentato il volume di invaso.
MONTAGNA
Non c'erano frazioni completamente isolate ma i collegamenti risultavano particolarmente difficoltosi. I lavori sono proseguiti nell'intera giornata di sabato per garantire il transito in condizioni di sicurezza.
A parlare i tecnici Fulgoni e Rattotti: "Alle 18 la Villanova-Aglio-Pradovera risultava percorribile.
A Gavi abbiamo operato per consentire ad Enel di portare il gruppo elettrogeno per l'alimentazione elettrica. Alle 19.30 tutte le strade consortili segnalate erano transitabili".
Tanti gli amministratori che sono intervenuti in prima persona per garantire la viabilità e rimuovere i rami caduti.
Continua Fulgoni: "il monitoraggio è continuo, anche domenica siamo e a disposizione del nostro territorio. Da lunedì riprenderanno i lavori per la completa rimozione e messa in sicurezza delle strade consortili".
IMPIANTI IDROVORI
Nella notte tra venerdì e sabato (ore 1.30) si è chiusa la paratoia di Armalunga e si sono accese le pompe per sollevare le acque delle zone suburbane di Piacenza vicino a Mortizza.
Le pompe sono ancora in funzione e hanno sollevato circa 90 mila metri cubi di acqua.
Il Nure è aumentato di circa 2 metri e mezzo nella zona dell'impianto idrovoro e grazie all'impianto stesso è stato possibile mantenere la sicurezza idraulica in quella porzione di territorio.
In seguito alle piogge anche l'impianto idrovoro di Zerbio ha intensificato il sollevamento di acqua del reticolo sotteso all'impianto e limitrofo al comune di Caorso. Da venerdì sono stati sollevati circa 50 mila metri cubi di acqua.
Commenta Terret, responsabile degli impianti di bonifica: "Da venerdì, in seguito alle allerte diramate da Arpae, è stato intensificato il servizio di reperibilità per monitorare la situazione degli impianti e del reticolo. Non ci sono state segnalazioni di particolare criticità sul territorio e aspettiamo un miglioramento meteo già da lunedì".
Prosegue Razza, responsabile della Val Tidone: "la situazione è nella norma. Non sono entrati in funzione né l'impianto idrovoro di Casino Boschi né l'impianto di San Nicolò. continua il nostro lavoro di controllo e il personale rimane reperibile".
DIGA DEL MOLATO E DI MIGNANO
La Diga di Mignano, in comune di Vernasca, è passata da una percentuale di invaso di circa il 4% al 34% in tre giorni raggiungendo un volume di 3 milioni e 300 mila metri cubi.
Complessivamente sono caduti 6 centimetri di neve e 57 millimetri di pioggia.
La Diga del Molato, a Nibbiano in comune di Alta Val Tidone, è cresciuta di circa il 5% da venerdì, arrivando al 57% del proprio invaso. Il volume è ora superiore ai 3 milioni e mezzo di metri cubi.
Complessivamente in questi tre giorni sono caduti 10 centimetri di neve e circa 43 millimetri di pioggia.
Fabio Rogledi, tecnico delle dighe conclude: "la situazione è sotto controllo. Continuiamo a monitorare gli impianti e gli apporti da monte con il personale sempre presente sulle dighe".
Castel Maggiore - Ondata di maltempo e fiumi in piena. I carabinieri del comando provinciale di bologna in azione. Il Comandante della stazione di Borgo Panigale venne già ferito in occasione dell'esplosione dello scorso 6 agosto.
Poco dopo le ore 13:00, in via Bondanello a Castel Maggiore, il Comandante della Compagnia Carabinieri di Bologna Borgo Panigale, Maggiore Elio Norino e altri cinque Carabinieri sono intervenuti per sgomberare la strada e le abitazioni che si trovano nei pressi del Fiume Reno. Il livello dell'acqua sembrava abbassarsi, ma a un tratto è tracimato presso Trebbo, inondando la strada. I Carabinieri e le persone che stavano evacuando sono stati colpiti dalla piena.
Si è deciso allora di utilizzare un trattore per portare tutti in salvo, ma un'altra ondata ha spinto il trattore dentro un fosso. E' stato perciò necessario richiedere l'intervento dei Vigili del Fuoco, i quali hanno usato l'elicottero per evacuare tutti. In seguito, i sei Carabinieri sono stati ricoverati presso gli Ospedali di Bentivoglio e Maggiore di Bologna per gli effetti dell'ipotermia.
Per le richieste di soccorso, gli operatori delle Centrali Operative dell'Arma sono a disposizione al numero di pronto intervento: 112, chiamata gratuita.
All: Foto Castel Maggiore – Stazione Carabinieri Castel Maggiore.
Foto 1 e 2 San Martino in Argine – Stazione Carabinieri San Martino in Argine;
Foto Altedo – NORM Carabinieri Molinella;
Foto Sant'Antonio di Medicina – NORM Carabinieri Molinella;
Foto Casalecchio di Reno – Stazione Carabinieri Casalecchio di Reno;
Foto Calderara di Reno – Stazione Carabinieri Calderara di Reno;
Foto Castel Maggiore – Stazione Carabinieri Castel Maggiore.
Una squadra consortile di 20 elementi tra tecnici ed operai tiene monitorato l'intero territorio di pianura a seguito delle copiose piogge cadute. Bassa sorvegliata speciale
Parma, 24 Novembre 2018 – A seguito della copiosa caduta, nelle ultime 24/36 ore, di 80-100 millimetri di pioggia in collina, una squadra del Consorzio della Bonifica Parmense – composta da 20 elementi tra tecnici ed operai – è in azione sul territorio per effettuare il monitoraggio delle aree di pianura (in particolare della Bassa). Sono stati inoltre attivati gli impianti del Cantonale (Polesine Parmense) e di Foce Abbeveratoia (Parma) per il deflusso delle acque.
Maltempo. A Rocca Pietore, nel bellunese, scongiurato il rischio di evacuazione grazie ai tre potabilizzatori arrivati da Modena, parte della Colonna mobile di Protezione civile dell'Emilia-Romagna
L'assessore Gazzolo: "Assicurato il rifornimento idrico dopo i danni causati da piogge e vento, fondamentale per mantenere la popolazione in paese e ridurre i disagi ai turisti". Il punto sul supporto garantito della Regione nella gestione dell'emergenza
Bologna - Salgono a tre i potabilizzatori della Regione Emilia-Romagna attivi per assicurare l'approvvigionamento idrico nel comune di Rocca Pietore, nell'alto Agordino, in Veneto, duramente colpito dal maltempo delle settimane passate. Posizionati all'ingresso della gola dei Serrai di Sottoguda, hanno scongiurato il rischio di evacuazione per chi vive nel centro abitato. L'ultimo è diventato operativo nelle ore scorse. Come gli altri due già presenti, è partito dal magazzino di Hera a Pavullo, nel modenese.
"Abbiamo risposto a una richiesta della Regione Veneto mettendo a disposizione questi preziosi strumenti, parte integrante della colonna mobile dell'Emilia-Romagna: l'impiego dei potabilizzatori è stato fondamentale per continuare a fornire acqua potabile a servizio dei circa mille abitanti del piccolo borgo, ai piedi della Marmolada, ed è un aiuto importante in vista delle future stagioni turistiche", spiega l'assessore alla Protezione civile, Paola Gazzolo. "Ancora una volta, dico grazie ai tecnici di Hera e dell'azienda dei servizi Acegasaps di Padova, che hanno curato la messa in rete dei potabilizzatori, insieme a tutti gli operatori e i volontari di protezione civile dell'Emilia-Romagna intervenuti a Rocca Predore e Feltre per fornire un aiuto prezioso e indispensabile ad una popolazione messa duramente alla prova dalle conseguenze del maltempo".
L'impegno nell'emergenza
Sono in tutto un centinaio i volontari della protezione civile regionale intervenuti a Feltre, in provincia di Belluno, città duramente colpita dal maltempo delle settimane passate. Hanno collaborato per svolgere attività di supporto ai Vigili del Fuoco e all'amministrazione comunale, in particolare per la messa in sicurezza della viabilità con la rimozione e il taglio dei rami, delle alberature cadute e la pulizia delle strade. Con loro, funzionari dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile.
A disposizione, anche attrezzature per il rischio idraulico (torri faro, motopompe, pompe da fango, badili), un mezzo pesante e un escavatore (bobcat).
In allegato: i potabilizzatori in azione
Dal Trentino alla Sicilia la natura ha dato una anticipazione della capacità distruttiva di cui è capace. Sarebbe grave che si classificasse l'evento tra i fenomeni eccezionali bensì dovremo annoverarlo tra gli avvertimenti, o ancor meglio "minaccia" ultimativa
di Lamberto Colla Parma 11 novembre 2018 -
In attesa che si completi il transito del colmo di piena del Po nella speranza che questa volta gli argini reggano tutti, così come quelli dei suoi affluenti, dobbiamo fermarci a riflettere, per l'ennesima volta, sul valore della parola prevenzione.
Quest'ultima ondata di maltempo, eccezionalmente violentissima e particolarmente estesa, deve obbligatoriamente fare cambiare atteggiamento, sia in ambito pubblico che nel privatissimo, verso l'ambiente che abbiamo colonizzato.
Abbiamo anche appurato che gli errori, se così vogliamo chiamarli, non sono una esclusiva del Sud ma anche del laborioso Nord.
Oltre 40 morti, vent'anni per riforestare la parte alpina andata distrutta e svariati miliardi di euro è il conto approssimativo che ci ha presentato la natura a partire dal 29 ottobre scorso.
Ma poteva essere un conto ancor più salato.
Siamo tutti rimasti attoniti per quanto accaduto in provincia di Palermo. A Casteldaccia due famiglie sterminate dal fiume in piena mentre erano riunite a festeggiare. Nove morti ma potevano essere ben 70 le vittime, affogate come topi all'interno dell'abitazione abusiva se, proprio a causa del maltempo, la maggior parte non avesse declinato l'invito dei padroni di casa.
Una casa costruita abusivamente nell'alveo di un torrente, il Milicia, che quando si "gonfia", occupa tutto lo spazio naturale della sua millenaria esistenza. Già lo scorso autunno aveva dato segnali di violenza, ovviamente inascoltati. Inascoltati dai proprietari della villetta che non hanno ben informato gli inquilini, gli inquilini che hanno fatto, probabilmente le orecchie da mercante, e le pubbliche amministrazioni che per non perdere voti non hanno fatto eseguire gli ordini di demolizione.
E se questo è il sud, al nord non è andata meglio.
Ha lasciato attoniti tutti la strage di alberi, caduti a terra come i bastoncini del "shangai".
Interi versanti, colpiti da raffiche di vento che correvano a oltre 180 km orari, devastati. Serviranno, dicono gli esperti cinque anni per ripulire quei "boschi, (sembra siano 10 milioni gli alberi caduti) e circa venti gli anni necessari a ripristinare i boschi allo stato che erano prima del disastro. Una ferita enorme che accresce enormemente il rischio idrogeologico da un lato e di incendi dall'altro, potenzialmente favoriti dalla massa enorme di legname secco a terra.
Quegli abeti rossi, meravigliosi ma fragili come gli Stradivari che sarebbero diventati, frutto di una precedente riforestazione, era noto che avessero le radici superficiali e perciò non idonei ai pendii che avrebbero dovuto proteggere, ma estetica e economia ebbero il sopravvento.
Anche al nord, la conta dei morti sarebbe stata enormemente superiore se l'apocalisse che ha colpito Veneto e Trentino si fosse scatenata nelle ore diurne quando, tra operatori e escursionisti, i boschi fossero stati occupati da decine e decine di persone.
Due stragi mancate ma comunque un numero troppo elevato di vittime su cui pregare e riflettere, affinché il loro sacrificio non sia, ancora una volta, totalmente inutile.
Lago di Carezza
Coltaro di Sissa Trecasali (PR) 10/11/2018
(per restare sempre informati sugli editoriali)
Maltempo. In Emilia-Romagna in corso la ricognizione dei danni, dalla montagna alla Costa. Il presidente Bonaccini: "Domani firmerò la richiesta di stato di emergenza nazionale per procedere subito con i primi interventi urgenti per la messa in sicurezza del territorio". "In queste ore il nostro pensiero alla Sicilia e al Veneto. Grazie ai volontari della nostra regione impegnati a Feltre, nel bellunese, e che in questi giorni hanno gestito in modo esemplare l'emergenza sul nostro territorio".
Da Piacenza a Rimini, danni a privati, imprese, comparto agricolo e acquacoltura
Bologna 4 novembre 2018 - Vento, temporali e piogge intense, mareggiate. Anche in Emilia-Romagna, nei giorni scorsi l'ondata di maltempo che ha messo in ginocchio l'Italia ha causato ingenti danni, oltre che ai privati cittadini, alle imprese, in agricoltura e acquacoltura, colpendo in particolarele aree collinari e montane centro-occidentali e la Costa. Tanto che la Regione ha deciso di chiedere lo stato di emergenza.
"Domani firmerò la richiesta di stato di emergenza nazionale- afferma il presidente, Stefano Bonaccini-. Già ora, solo per la parte pubblica e senza considerare la Costa, stimiamo danni per diversi milioni di euro. Una cifra importante che purtroppo sarà destinata ad aumentare al termine della ricognizione subito avviata dall'Agenzia regionale di Protezione civile e ancora in corso. L'attivazione dello stato di emergenza nazionale è una decisione necessaria che ci consentirà di dare copertura finanziaria agli interventi urgenti che abbiamo già disposto e a quelli ancora da eseguire, tenuto conto anche della prevedibile evoluzione meteorologica stagionale, e per attivare il censimento dei danni puntuale. Chiederemo al Governo e al Parlamento di inserire l'Emilia-Romagna nei provvedimenti che saranno adottati in ambito nazionale per questa ondata di maltempo, soprattutto per quanto riguarda i danni al settore privato, alle attività produttive, agricole e dell'acquacoltura. E in queste ore- prosegue Bonaccini- il nostro pensiero va alle Regioni che stanno pagando il tributo più alto, in particolare la Sicilia e il Veneto con cui stiamo collaborando a Feltre, nel bellunese, dove dal 30 ottobre un centinaio di volontari è impegnato a sostegno dei Vigili del Fuoco e delle amministrazioni per gestire l'emergenza".
L'assessore regionale alla Protezione civile, Paola Gazzolo, è in costante contatto con il responsabile nazionale della Protezione civile, Angelo Borrelli. E proprio nel bellunese,ieri, grazie ai potabilizzatori partiti da Modena e al lavoro dei tecnici di Hera con il gestore locale del servizio idrico, "siamo riusciti a riportare l'acqua potabile a Rocca Pietore nell'Agordino- sottolinea Gazzolo-. In un momento così difficile per il Paese, un ringraziamento sentito va ai volontari, a tutti gli operatori e ai tecnici dell'Agenzia regionale di Protezione civile che, come sempre, sono l'orgoglio della nostra regione".
La situazione in Emilia-Romagna
In particolare, gli eventi meteo-marini, hanno causato danni nelle aree collinari e montane centro- occidentali e lungo la costa.
Le piogge intense nei territori montani di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena - 400-500 mm con picchi di 200 mm in poche ore sul fiume Taro - hanno provocato esondazioni di rii minori, con danni alle opere idrauliche, alla viabilità comunale e provinciale.
Il vento, con raffiche fino a 140 Km/ora ad esempio nel Comune di Bobbio nel piacentino, ha causato danni a edifici pubblici, scuole, a numerosi edifici privati, ad attività produttive e soprattutto al comparto agricolo e zootecnico. Anche sul resto del territorio regionale il vento ha comportato la caduta di alberi e danni estesi all'agricoltura.
Si sono registrate, nelle aree colpite, interruzioni anche prolungate della fornitura di energia elettrica per migliaia di utenze, oggi completamente ripristinate.
Il vento e la forte mareggiata hanno inoltre provocato danni ingenti al sistema di difesa della costa, alle strutture produttive e, in particolare, al settore produttivo della acquacoltura.
Inoltre, la piena in corso del fiume Po e le piene dei corsi d'acqua che sfociano nell'Adriatico settentrionale stanno trasportando notevoli quantità di materiale in mare, con conseguenti prevedibili rilevanti spiaggiamenti sulle coste e la necessità di recupero e smaltimento da parte dei Comuni. /BB
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