Sassuolo ed imprese: un binomio inscindibile, cresciuto e consolidatosi nel corso dei decenni, che però ora risente della pesante crisi economica che ha investito anche il comprensorio.
Modena, 15 maggio 2014 -
"Gli imprenditori con impegno, sacrificio e soprattutto col loro lavoro, cercano ogni giorno di mantenere aperta la finestra sul futuro, consapevoli del ruolo che rivestono per il territorio. Ci rivolgiamo pertanto, in vista dell'ormai imminente tornata elettorale ai candidati a Sindaco per il Comune di Sassuolo, perché c'è necessità di ridare slancio e nuova competitività. Per questo risulta importante a tal senso anche l'impegno concreto della politica nel sostegno al mondo delle imprese". È chiaro il messaggio che le Associazioni imprenditoriali Sassolesi aderenti a Rete imprese Italia – Confesercenti, Ascom-Confcommercio Fam, CNA, e Lapam-Confartigianato – lanciano ai candidati a Sindaco in occasione delle Amministrative 2014. Un messaggio che verte sì su problemi e criticità vissute da tutti settori produttivi, ma che vuol essere un contributo costruttivo, in termini di valutazioni e proposte ai futuri amministratori.
Molte i temi e quindi i quesiti posti sotto la lente dai rappresentanti sassolesi delle imprese, per i quali non solo chiedono risposte quanto piuttosto indicazioni concrete riguardo le modalità per superare le criticità creatisi. Ci sono la viabilità, la sicurezza, la burocrazia, il turismo, il centro storico, l'occupazione, il commercio, il sostegno alle imprese... e la gravosa imposizione fiscale. Argomento quest'ultimo da cui parte Carlo Alberto Valentini Direttore di Confesercenti per l'area di Sassuolo e attuale portavoce di Rete Imprese. "L'introduzione di TASI, TARI e IMU sugli immobili strumentali, corrispondono ad una serie di leve tributarie che se gestite tramite le aliquote massime possono significare la fine dell'attività (e tutto quello che ne potrebbe conseguire) per moltissime imprese sassolesi. Per questo siamo determinati a chiedere al futuro sindaco di non applicare la TASI, oltre che l'IMU medesima, sugli immobili strumentali d'impresa. Riguardo alla TARI invece riteniamo importante un confronto sui meccanismi di calcolo che portano alla determinazione della tariffa che - per alcune categorie - è oltremodo gravosa, in particolare se si è in presenza di aree o immobili di grandi dimensioni, dove però si producono rifiuti in quantità molto limitata. Qual è la posizione dei candidati a Sindaco – chiede Bigi - e come pensano di agire riguardo questo importante tema?"
Altro argomento in esame e su cui sono richieste risposte è quello inerente all'urbanistica commerciale e alla viabilità. "Considerata la crisi dei consumi – dichiara Marco Casolari Direttore di Ascom-Confcommercio-Fam area di Sassuolo – riteniamo siano da rivedere, in senso restrittivo, le scelte di programmazione commerciale elaborate negli anni 2000. Tra le quali anche il recupero commerciale del comparto Cisa-Cerdisa che allo stato attuale, il progetto non prevede insediamenti di esercizi di vicinato (negozi), ma solo medie superfici di vendita. Nel cercare di capire quel'è la posizione dei candidati a sindaco in proposito, sarebbe anche opportuno sapere quali saranno sempre in tema di urbanistica commerciale le intenzioni dei futuri amministratori riguardo la salvaguardia del centro storico e delle zone limitrofe al fine di evitare lo spostamento del baricentro commerciale verso strutture periferiche, come già accaduto in passato. E sempre in tema di centro storico con riferimento a piazza martiri Partigiani, considerata l'urgente necessità della sua messa in sicurezza per il transito pedonale, vorremmo sapere se saranno programmati a breve interventi a tal senso. Interventi che dovranno limitare al massimo i disagi per i frequentatori oltre che garantire parcheggi a sufficienza al suo accesso".
Il centro storico è l'argomento scelto anche da Matteo Spaggiari, presidente di Lapam-Confartigianato per l'area di Sassuolo, declinato però anche in termini di attrattività e turismo. "La crisi ha colpito duramente il commercio e di conseguenza l'attrattività del cuore di Sassuolo, dove la chiusura di negozi storici è progressiva e sempre più evidente. Anche il comparto più strettamente turistico e il commercio ambulante non sono rimasti indenni. In che modo dunque chi si accinge ad amministrare la città, intende reagire di fronte a questo declino, come mantenere e rafforzare l'indispensabile ed insostituibile ruolo di commercio sassolese e di quelle aziende a vocazione turistica? "L'incoming" o la creazione di percorsi culturali di grande richiamo possono essere realizzabili in modo concreto?"
Il tema su cui concentra l'attenzione Francesco Stagi, presidente CNA per Sassuolo è quello invece dell'Unione dei Comuni. "Riteniamo che, l'allargamento dell'Unione a otto, con l'entrata dei tre comuni montani debba essere un nuovo stimolo per dare un'accelerazione concreta a questo processo di unificazione. Visto e considerato che, per noi, la razionalizzazione delle risorse fino ad oggi impiegate in un'ottica di efficienza e di efficacia, da perseguire con la riduzione della burocrazia per i cittadini e per le imprese, non solo è importante ma indispensabile. Chiediamo pertanto se da parte della prossima amministrazione comunale ci sarà l'impegno concreto a lavorare anzitutto sull'armonizzazione dei regolamenti comunali. Esigiamo non ci siano più differenze – in taluni casi anche macroscopiche - tra comuni limitrofi nell'applicazione di norme o di tributi (pensiamo ai regolamenti edilizi o di applicazione delle imposte locali). Inoltre vorremmo sapere se possiamo attenderci finalmente la gestione da parte dell'Unione fondamentali come i Servizi Sociali, la Polizia Municipale (rimuovendo l'eccezione di Sassuolo) e lo Sportello Unico per le Attività Produttive".
"Invitiamo i candidati a Sindaco per il comune di Sassuolo a rispondere a questi quesiti. Come abbiamo già saputo fare in passato, occorre unire le forze per ridare competitività alla nostra realtà – ha concluso Valentini – e in questo il ruolo della politica è fondamentale. Le prossime elezioni amministrative sono una tappa importante per Sassuolo sia nel processo di rinnovamento degli organi elettivi, che nella programmazione delle scelte politiche future. Chi andrà a rappresentare i cittadini e le imprese, dovrà assumersi la responsabilità di dare il proprio contributo. Rete Imprese Italia vuole continuare ad essere interlocutore attivo e propositivo con le Istituzioni comunali e con chi sarà chiamato a rappresentarle, portando all'attenzione del dibattito pubblico tutto il valore della propria rappresentanza e delle proprie idee".
(Fonte: ufficio stampa Rete Imprese Italia)
Mentre Confcommercio registra e divulga gli ultimi pesanti dati della nostra economia, l’agenzia di rating Moody’s prevede per l’Italia un prossimo futuro roseo.
di Lamberto Colla ---
Parma, 11 maggio 2014 -
Viene da diffidare sulle previsioni che l’agenzia di rating Moody’s ha divulgato nelle scorse ore riguardo l’eurozona e perciò anche l’Italia.
Il PIL può crescere del 2% entro il 2015, raccontano gli analisti dell’agenzia americana, addirittura in controtendenza rispetto i rilievi scettici della stessa Commissione Europea che intravedeva per l’Italia una stima di crescita inferiore a quella annunciata dal Governo. Unico dato rivisto in positivo tra quelli europei.
Vero che la fiducia degli italiani si è leggermente ripresa per effetto delle cure palliative di Renzi ma la stagnazione dell’economia, sta mortificando i consumi e cambiando le abitudini di vita degli italiani.
Confcommercio, a tal riguardo, appena 24 ore prima l’exploit di Moody’s, aveva annunciato, attraverso il presidente Sangalli, che ''Per i consumi non è ancora arrivata la primavera''. ''Il dato di oggi, peggiore del previsto, conferma un'Italia in bilico tra due stagioni molto diverse: la prima - ha affermato nel corso del suo intervento di saluto all'Assemblea pubblica di Confcommercio Lazio - è quella di un'Italia in cui i segnali di ripresa, per quanto deboli, autorizzano un po' di ottimismo, l'altra, quella del mercato interno, invece, continua a soffrire ed è ferma al palo perché le famiglie ancora scontano gli effetti della crisi, e di conseguenza sono costrette a ridurre i consumi''. In conclusione ''c'è una grande voglia di ripartire - ha osservato Sangalli - che va immediatamente sostenuta. Il governo Renzi dispone di un importante capitale di fiducia che deve essere sostenuto e valorizzato realizzando quella ricetta che da tempo portiamo avanti: piu' riforme, più lavoro, meno tasse e meno spesa pubblica''.
L’Indicatore dei Consumi di Confcommercio (ICC) è stato, suo malgrado, impietoso nel diffondere i dati di marzo che hanno segnato l’ ennesimo segno meno per i consumi delle famiglie: -2,1% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso (-2,3% la domanda per i beni e -1,6 quella per i servizi) e -0,1% rispetto a febbraio (stessa percentuale negativa per beni e servizi).
E se per un nonnulla siamo tecnicamente fuori dalla recessione, la crisi economica (-9 punti di Pil perduti in 6 anni) sta falcidiando il tessuto economico e conseguentemente quello sociale del nostro bel Paese. Secondo il Rapporto di Confartigianato 3.247.700 italiani sono disoccupati, ai quali si aggiungono 1.703.500 inattivi ‘scoraggiati’ (vale a dire che non cercano lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo) e 330.900 cassintegrati, per un totale di 5.282.100 persone che vivono gravi difficoltà nel mercato del lavoro.
Conclusioni
E’ un cane che si morde la coda. Le imprese chiudono, i disoccupati aumentano andando a infoltire la fascia di povertà, ne consegue che i consumi legati al mercato interno possono solo “infelicemente decrescere”. Non si vede come potrebbe l’economia riprendere entro il breve periodo di 12 mesi.
Non vorrei perciò prendere in considerazione l’eventualità che Moody’s sia ancora una volta intervenuta nel contesto politico italiano questa volta a contrastare l’euroscetticismo dilagante in vista delle elezioni europee del prossimo 25 maggio.
A pensare male si fa peccato ma, come sosteneva Andreotti, spesso si indovina.
Parlare del 9 maggio 1978 è ricordare una ferita aperta dello Stato italiano.
di Paola Tanzi - Parma 09 maggio 2014 ----
Una ferita che neppure ora pare essere intenzionata a rimarginarsi. Perché trentasei anni dopo è ancora misteriosa la motivazione della morte dello statista.
Il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana, quel giorno, in via Caetani a Roma, non lontano da via delle Botteghe Oscure, dove aveva sede la segreteria e la direzione nazionale del Partito Comunista Italiano, ha segnato l’inizio di un’epoca, in cui i cittadini si sono resi conto della debolezza dello Stato in mano ad una politica- quella della prima Repubblica- non più garante.
È il risultato di un’epoca il delitto di via Caetani? La storiografia, che ancora scarseggia a causa dell’inaccessibilità dei documenti e dell’ancora presenza dei testimoni, non aiuta nella lettura di un episodio che ha recentemente aperto spiragli- ancora tutti da accertare- di nuove verità.
Ma è chiaro che il clima di terrorismo e di (tentata?) solidarietà nazionale che contraddistinsero la fine degli anni Settanta furono lo sfondo sociale del delitto le cui cause, però, sono tutte da chiarire.
I gruppi che si rifacevano all’estrema sinistra erano attivi dai primi anni Settanta con attentati incendiari isolati. Fu tra il ’72 ed il ’73 che l’azione si spinse verso i sequestri dei dirigenti industriali e dei magistrati, come il rapimento Sossi. Del ’76 l’uccisione del procuratore generale di Genova, Francesco Coco, e dei suoi due uomini della scorta: fu il primo assassinio programmato. Un salto di qualità, dovuto forse anche alla partecipazione alle azioni terroristiche dei due nuovi gruppi, i Nuclei armati proletari e Prima Linea.
Dall’altra parte si acuì la crisi economica: nel 1975 il pil si ridusse del 3,6 per cento che lasciò elevata l’inflazione del 1976, dovuta in parte alla dilatazione dei consumi e alla crescita della spesa pubblica. Un effetto amplificato dall’introduzione della scala mobile e dalla disoccupazione giovanile, che sfociò in un malessere generale nel 1977 con lo scontro dei gruppi di Autonomia operaia. La contestazione generale vedeva come bersaglio principale la sinistra tradizionale, Pci e sindacati in testa: Lama, segretario della Cgil, fu addirittura aggredito nel febbraio del 1977 all’Università di Roma. Molti di questi giovani delusi dall’ondata del ’77, che nulla produsse, ripiegarono al ritiro privato; altri optarono alla linea terroristica che si impennò nell’azione. Solo in quell’anno 287 furono gli attentati, rivendicati da ben 77 sigle differenti; nel ’79 divennero 805, con ben 217 rivendicazioni siglate differentemente. Fu la fine dell’azione politica della Repubblica, in preda al terrore.
L’azione che ne sancì il “potere” fu la presa di posizione contro lo Stato ed i suoi rappresentati: contro le sue decisioni, i suoi accordi. Contro la sacralità democratica delle sue istituzioni. La decisione di agire il giorno della presentazione del nuovo governo Andreotti, monocolore e democristiano, appoggiato da una maggioranza allargata anche al Pci, fu un chiaro segnale di rifiuto degli accordi e della trattativa. Un “no” a quella politica di solidarietà nazionale che tentava di arginare una destabilizzazione ormai non più rinviabile nell’azione di risposta.
Il 16 marzo del 1978 Aldo Moro fu rapito mentre si stava recando alla Camera per discutere la fiducia al governo presieduto da Andreotti. Dopo la notizia della drammatica vicenda di via Fani in tutto il paese sorsero iniziative spontanee ed il governo varò immediatamente la fiducia. «Una risposta veloce in difesa della democrazia violata» scrissero i giornali.
Ma perché Moro?
Alla luce degli eventi storici e politici di quei giorni Moro rappresentava il punto di incontro di una situazione ancora complessa. Moro rappresentava una garanzia di certezza, un ponte verso il futuro con l’accordo con il Pci. Una politica di compromessi, che non tutti accettavano.
Ma il capo militare delle Br, Mario Moretti, negò sin dal principio- indimenticabile l’intervista rilasciata a Giorgio Bocca per «L’Espresso», la scelta dettata dalla contingenza politica della vittima: era solo un rappresentante del potere democristiano. Tesi confutata negli anni ’90 dalla brigatista Anna Laura Braghetti, che parlò di Moro come «rappresentante di quel compromesso storico che ingabbiava l’opposizione subordinandola alla Dc».
Le interviste rilasciate in seguito dai coinvolti nella vicenda aprirono molteplici strade di questione ancora tutte da risolvere. In un recentissimo intervento Ferdinando Imposimato proclamò dal palco di Reggio Emilia: «L'uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri». Sempre secondo l’ex giudice istruttore della vicenda, riprendendo la tesi del fratello di Moro, Carlo Alfredo, che parlò di «delitto annunciato», gli uomini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa erano a conoscenza di un’azione di alto livello». Nicolò Bozzo, stando a quanto riporta Moro nel libro sulla vicenda del familiare uscito nel 1998, disse: «Lanciammo l’allarme. Eravamo ai primi di gennaio del 1978». «Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti - ha aggiunto Imposimato nel 2013 - li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell'uccisione ricevettero l'ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia».
Ed è lo stesso Imposimato che nel giugno 2013 ha depositato un esposto alla Procura di Roma con queste dichiarazioni. Un atto che ha indotto la magistratura all’apertura di un fascicolo ove mancano, però, reato ed indagati. È solo una ricerca di nuovi elementi atti alla riapertura del caso e delle indagini. Le dichiarazioni dell’ex giudice, inoltre, vanno ad aggiungersi a quelle di due artificieri che spostano l’ora del ritrovamento della Renault 4 alle 11 e che indicherebbe anche la presenza dell’allora ministro degli Interni Francesco Cossiga in via Caetani. Ed a quel tempo il futuro presidente della Repubblica era a capo del comitato tecnico-operativo per il coordinamento delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Un coordinamento che, stando a quanto scritto dalla Commissione di inchiesta parlamentare, «non ha coordinato niente». Una grave accusa mai smentita dai fatti. I giorni della detenzione del capo della Democrazia Cristiana videro anche il sorgere del Comitato informativo, la cui maggior parte degli aggregati faceva capo alla P2, cioè la loggia massonica. Il Viminale tentò di muoversi con un «gruppo di crisi»: il progetto era quello di attivare canali verso Cosa Nostra per capire il luogo dove era tenuto ostaggio il leader.
Francesco Biscione, consulente della commissione stragi della XII legislatura parlò di «mobilitazione di parata poco utile agli sviluppi delle indagini»: anche perché nel frattempo si era resa concreta la spaccatura tra le forze armate e quelle politiche di coordinamento.
I cinquantacinque giorni del 1978 furono un susseguirsi di errori politici e militari: di perquisizioni non finite, di messaggi non captati. Si pensava forse ad uno scambio di prigionieri? Era quello che tentava di suggerire lo statista? Rientrò poi nei piani delle Br?
Certo è che la politica, quella parlamentare si divise anche sull’azione: chi per la linea dura, il non cedere di fronte le richieste di terroristi, e i fautori del «compromesso», della trattativa. Una sorta di seguito della politica attivata dallo stesso Moro cui infatti risposero solo i fedelissimi, i cattolici, la sinistra rivoluzionaria e il Psi.
Moro comprese, seppur in prigione, la grave situazione di crisi ed ammonì il suo partito: «Io ci sarò ancora come punto irriducibile di contestazione e di alternativa, per impedire che della Dc si faccia quello che se ne fa oggi». E fu proprio Moro ad identificare in Andreotti «il responsabile dell’irrimediabilità della mia situazione. [Andreotti agisce] con il proposito di sacrificare senza scrupolo quegli che è stato il patrono ed il realizzatore degli attuali accordi di governo».
Lo stesso Moro, intuendo di non riuscire a sbloccare la situazione politica, tentò il coinvolgimento del mondo cattolico. Scrisse una lettera a Paolo VI, recapitata il 20 aprile 1978, perché intercedesse per uno scambio di prigionieri. Il pontefice rispose con un messaggio pubblico alle Br parlando di un’azione «senza condizioni». Moro interpretò questo, stando al memoriale, come appoggio della linea dura. Secondo Corrado Guerzoni, esponente Dc vicino a Moro, fu Andreotti ad aggiungere questo passaggio; tesi poi smentita dall’ex segretario del Papa Pasquale Macchi. Al grido di aiuto di Montini però fece eco il silenzio assoluto di Leone: il presidente della Repubblica non proferì parola in soccorso al suo onorevole parlamentare.
In quei giorni di terrore la stampa analizzava i comunicati delle Br, le missive di Moro. E uno spiraglio di movimento apparve con Fanfani, intenzionato a portare alla direzione della Dc la possibilità di una mossa unilaterale dello Stato. La riunione era in programma il 9 maggio. Mentre erano in corso i lavori di discussione giunse la notizia del ritrovamento: un duro colpo per lo Stato italiano, una sconfitta per la democrazia, un’occasione persa per la politica. E fu l’inizio di quello che ancora oggi è «L’affaire Moro»: un gioco di silenzi, di sottintesi, di segreti svelati a metà. Il compromesso di Moro avrebbe cambiato la storia della politica italiana? Senza dubbio. La formazione intellettuale e politica dello statista non permetteva inganni.
Un gioco di Stato di cui forse, ora con le nuove aperture di inchiesta avviate dal parlamento, si potrà ricominciare a scavare alla ricerca della verità.
Nei giorni 9 e 10 maggio prossimi AIGA organizza a Parma il primo appuntamento dedicato a trovare nuove strade per il cambiamento. Un confronto aperto anche al mondo della politica. Venerdì sarà presentata una mappatura dei tribunali sullo stato di implementazione dei servizi del processo civile telematico, in vista dell’entrata in vigore prevista per il prossimo 30 giugno.
Parma, 7 maggio 2014 -
Si intitola “#lanuovagiustizi@” la prima Conferenza nazionale sull’Ordinamento Giudiziario promossa dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati a Parma venerdì 9 e sabato 10 maggio prossimi all’Auditorium del Carmine. Due giorni in cui oltre 300 giovani legali provenienti da tutta Italia si confronteranno sul sistema Giustizia, individuando interventi attuabili fin da subito per snellire procedure farraginose e semplificare, con l’obiettivo di restituire al cittadino il diritto ad una giustizia che sia giusta davvero. «Abbiamo fortemente voluto questo appuntamento – spiega la Presidente Nazionale di AIGA Nicoletta Giorgi – perché crediamo che tante soluzioni esistano già e vadano semplicemente riconosciute ed estese a tutto il sistema: penso alle molte best practice di cui parleremo, agli esempi di gestione virtuosa di molti dei nostri Tribunali, che con l’impegno di tutti e del legislatore in primis devono diventare la norma».
La Conferenza di Parma sarà anche l’occasione per fare il punto sull’attuazione del Processo Civile Telematico, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 30 giugno. «La data – sottolinea Giorgi – è sempre più vicina: per questo AIGA ha promosso un monitoraggio sull’effettivo stato del PCT nei Tribunali italiani. I risultati, che saranno presentati in Conferenza, non sono confortanti e chiedono un intervento deciso, perché non cominci una lunga catena di rinvii ma si prenda in mano la situazione e si affrontino i nodi ancora da sciogliere».
All’appuntamento del 9 e 10 maggio la voce dei giovani avvocati si farà sentire anche nei confronti del mondo della politica, chiamata a un confronto certamente non di facciata: «La mattina del 10 maggio presenteremo ai rappresentanti di Governo, Parlamento e di tutte le forze politiche il nostro manifesto: poche e chiare richieste perché #lanuovagiustizi@ diventi realtà», rimarca la Presidente di AIGA.
CRISI DELLA GIUSTIZIA, CRISI DEL PAESE: QUALI MODELLI PER RECUPERARE EFFICIENZA?
La Conferenza si aprirà venerdì mattina con una sessione dedicata alle best practice attuabili sostanzialmente a costo zero ma capaci di migliorare il livello di efficienza del sistema giurisdizionale del Paese. È il sistema Giustizia che – in assenza di un legislatore determinato e capace – interviene su se stesso nel tentativo di auto-migliorarsi. «Capiremo insieme quali riforme è possibile mettere in campo fin da subito, copiando dai migliori, cioè prendendo spunto da quelle buone prassi messe a punto in alcuni dei nostri Tribunali», spiega l’avvocato Giorgi.
Quattro gli interventi della prima mattinata di Conferenza, moderati dal Tesoriere Nazionale AIGA Angela Carpi: aprirà Luca Verzelloni, Istituto di Ricerca sui Sistemi Giudiziari - CNR, Verso un nuovo modello di giustizia: organizzazione, innovazione e ruolo dell’avvocatura. Marco Velicogna, Istituto di Ricerca sui Sistemi Giudiziari - CNR, parlerà di Come l’Europa ci guarda: l’esperienza di valutazione dei sistemi giudiziari della Cepej. Giovanni Berti Arnoaldi Veli, Direttore Fondazione Carlo Maria Verardi Osservatorio sulla Giustizia Civile di Bologna interverrà su Best practice - Il diritto che insegue la pratica. Il ruolo degli Osservatori sulla Giustizia Civile per il miglioramento del servizio giustizia. Chiuderà la mattinata l’intervento di Luciana Breggia, Presidente di Sezione del Tribunale di Firenze e Coordinatrice Nazionale degli Osservatori sulla Giustizia Civile, con Gli osservatori sulla Giustizia Civile: un’esperienza di collaborazione tra gli operatori del diritto.
REPORT AIGA SULL’ATTUAZIONE DEL PCT ENTRO IL 30 GIUGNO: APOCALYPSE NOW?
Il pomeriggio del venerdì sarà dedicato allo stato del Processo Civile Telematico, che dovrebbe entrare definitivamente in vigore il prossimo 30 giugno. Ma il condizionale è d’obbligo: i dati di una mappatura dei tribunali effettuata da AIGA, che sarà presentata nel corso della conferenza, sono preoccupanti e mostrano che in molti casi il PCT non entrerà a completo regime in tempo in molti tribunali. Un’Apocalisse annunciata? «Cercheremo di capire insieme chi è rimasto indietro e come intervenire perché il Processo Civile Telematico possa al più presto essere attuato: lo si deve soprattutto ai cittadini, che meritano un sistema Giustizia più snello, meno oneroso e in definitiva più giusto», sottolinea la Presidente di AIGA.
Il report sarà presentato da Luigi Martin, Coordinatore AIGA Emilia Romagna e Responsabile Nazionale per il Processo Civile Telematico. Seguirà una tavola rotonda su Il Processo Civile Telematico: una grande opportunità per i cittadini, le imprese e l’economia, con Daniela Intravaia, Direttore Generale Servizi Informativi e Automatizzati del Ministero della Giustizia, Maurizio Sala, Avvocato in Milano, Barbara Fabbrini, Giudice del Tribunale di Firenze, Giulio Borsari, Direzione Generale Servizi Informativi e Automatizzati. Modera il Vicepresidente Nazionale AIGA Enrico Battisti. Chiuderà la giornata un workshop su Il pagamento telematico delle spese di giustizia: questo sconosciuto, con Leonardo Pasetto, componente della Giunta Nazionale AIGA, e Simone Corso, Responsabile Sviluppo Giuridico Nord Unicredit Credit Management Bank.
IL MANIFESTO DELLA GIOVANE AVVOCATURA: «CAMBIARE È POSSIBILE»
Cambiare è possibile: è con questa consapevolezza che AIGA dedica la mattinata conclusiva della Conferenza, sabato 10 maggio, a una riflessione sulle proposte che i giovani avvocati vogliono lanciare – in un vero e proprio manifesto – al mondo della politica, agli operatori della giustizia, alla società civile. Un confronto con una rappresentanza del Governo e del Parlamento e con i responsabili Giustizia delle principali forze politiche.
Alla tavola rotonda La proposta della giovane avvocatura. Cambiare è possibile in programma a partire dalle 9.30 del 10 maggio, partecipano, con la Presidente Nazionale AIGA Nicoletta Giorgi, il Vice Ministro alla Giustizia Enrico Costa (NCD), il Vicepresidente della Commissione Giustizia al Senato Maurizio Buccarella (M5S), il componente della Commissione Giustizia alla Camera Gianpiero D’Alia (UDC), la componente della Commissione Giustizia alla Camera Alessia Morani (PD), il Presidente della Commissione Affari costituzionali alla Camera Francesco Paolo Sisto (FI), la Capogruppo della Lega Nord in Commissione Giustizia al Senato Erika Stefani e la Responsabile nazionale Giustizia del Centro Democratico Anna Maria Busia. Modera Alfonso Quarto, Vicepresidente Nazionale AIGA.
(Fonte: Ufficio Stampa Aiga)
Allarme lavoro. Dal Capo dello Stato arriva una sollecitazione a fare presto riforme coraggiose.
di Lamberto Colla ---
Parma, 04 maggio 2014 -
Mentre i sondaggi indicano un miglioramento del sentiment di fiducia degli italiani, gli indicatori economici gridano che la crisi è in piena forma. +22% i fallimenti registrati nel primo trimestre 2014 secondo Unioncamere mentre per Unimpresa ben 3 aziende su 5 devono ricorre alle banche per pagare le imposte.
Da un lato quindi il primo intervento di cura palliativa e l’energia personale messa in campo da Renzi sembra abbia generato un effetto positivo sui consumatori, dall’altro il rullo compressore della crisi sta proseguendo a falcidiare imprese e lavoro senza tregua.
I veri nodi da sciogliere sono Lavoro, quindi occupazione, e Investimenti industriali. L’allarme lavoro è stato lanciato anche dal Presidente della Repubblica nel discorso del primo maggio. “Se volessimo dare un nome alla celebrazione di questo 1° maggio, dovremmo forse dire "Allarme lavoro". Ho scórso con attenzione una fitta serie di dati, aggiornati fino a ieri, sul calo dell'occupazione maschile e femminile nel 2013, sulla discesa ulteriore del numero degli occupati specie nelle classi di età tra i 15 e i 34 anni e tra i 35 e i 49, sulla riduzione del tasso di occupazione, sulla crescita della disoccupazione, e su numerosi altri aspetti del fenomeno complessivo della crisi che ha colpito in questi anni in Italia, e in gran parte d'Europa, il mondo del lavoro, dell'impresa e del lavoro, assi portanti dell'economia e della società. E che cosa può suscitare se non allarme l'aver toccato il 13% del tasso di disoccupazione, l'aver superato la soglia dei 3 milioni di senza lavoro?”
La pigra e lenta routine burocratica deve essere rapidamente superata per dare nuovo impulso alle residue energie di coloro che hanno voglia di intraprendere, che non si rassegnano e nemmeno si lasciano assuefare dal fatalismo.
L’allarme lavoro, quindi, deve essere uno stimolo a una reazione forte da parte di tutti e, conclude il Presidente, “s'impongono riforme razionalizzatrici - dal mercato del lavoro al sistema tributario - e politiche severe di impiego trasparente e produttivo del danaro pubblico, incidendo su sprechi, corruzione, privilegi e parassitismi.”
Bene ha fatto il Presidente a sollecitare delle riforme coraggiose affinché la locomotiva industriale italiana riprenda a camminare. ma perchè una locomotiva cammini occorre che ancora esista un locomotore, mentre stiamo osservando una cantiere industriale nazionale in demolizione o in via di trasloco (vedi Fiat) piuttosto che in costruzione.
Simbolo e vanto di una nazione industriale è sempre stata l’acciaieria. Un’industria simbolo di forza, qualità e resistenza. Un settore strategico dove l’Italia ha sempre dimostrato di valere in qualità e competitività che appare in smantellamento e allo sbando totale, orfano di quelle politiche industriali necessarie e indispensabili per i settori strategici.
L’ultimo esempio è il caso dell’alto forno di Piombino della “Lucchini”, tra le pochissime acciaierie mondiali a essere specializzata in rotaie di 108 metri. Tra una ventina di giorni l’impianto sarà definitivamente spento e con esso la speranza di lavoro di molte famiglie toscane. Ma qualcun altro prenderà il posto del fornitore Lucchini perché le rotaie sono ancora richieste così come pure i prodotti degli altiforni tant’è che prossimamente la Germania tornerà a investire su questa tecnologia.
Distruggere il lavoro è molto semplice ricostruire lavoro e occupazione molto difficile. La vera ricchezza sta nell’occupazione piena di un popolo non nel patrimonio complessivo. Serve che il capitalismo riemerga a guida dell’economia italiana e non più a vassallo della finanza.
I facili guadagni della finanza hanno attratto come sirene i capitali dell’industria e una volta ottenuti li ha trattenuti bruciando non già i miliardi di euro che invece sono solo traslocati ma milioni di posti di lavoro, know How altamente specializzati e vanto della tecnologia nostrana svaniti in un batti baleno. Distretti produttivi alienati in pochissimi anni e organizzazioni efficienti evaporate per lasciare spazio al vuoto assoluto o al massimo a microimprese artigianali nei casi più fortunati. Un patrimonio incalcolabile perduto definitivamente.
E’ una mia personale convinzione ma il modello economico legato alla finanza è il principale responsabile della crisi e porterà a nuova povertà incrementando quindi il gap tra ricchezza e la sua distribuzione già molto elevata se si pensa che il 10% delle famiglie italiane possiede quasi il 50% (46,6%) della ricchezza. Una prerogativa comunque non esclusiva posto che in Inghilterra, ad esempio, le 5 famiglie più abbienti hanno un patrimonio equivalente a quello del 20% più povero del paese.
Un divario che non può che portare a tensioni sociali pericolosissime e dalle conseguenze potenzialmente drammatiche.
La egemonia della finanza in questi ultimi 30 anni ha generato problemi crescenti. Diseguaglianza, povertà, degrado morale, conflittualità e esasperato individualismo sono i suoi frutti. Forse val la pena di riprendere il Vangelo: “Guardatevi dai falsi profeti, li riconoscerete dai loro frutti”.
Lo stesso Papa Francesco si è esposto in tal senso sostenendo che il “Denaro è lo sterco del Diavolo”.
Non credo che sia il “denaro” in quanto tale il problema bensì l’uso irresponsabile. Il problema quindi sta sempre nell’uomo e l’individualismo spinto, simbolo di questo periodo storico.
Occorre coraggio per guardare avanti ma è necessario farlo. Occorre che tutti facciano un passo indietro per farne fare uno in avanti alla nazione.
Liberare il lavoro da lacci e lacciuoli lasciando alla innata italica creatività di emergere attraverso i suoi giovani e i suoi ancora attivi esodati. Convincere i grandi capitalisti a investire nuovamente in tecnologie e imprese reali abbandonando la speculazione finanziaria e facendo rientrare la finanza nei giusti ranghi: un mezzo strumentale all’impresa.
In questa situazione di emergenza e complessità la vera risorsa è la politica sana e responsabile capace di prendere decisioni coraggiose e non di parte o addirittura dei pochi e soliti nemmeno tanto ignoti.
Il comunicato stampa del Circolo PD di Cavriago che ha festeggiato il primo maggio con Elly Schlein, candidata alle Europee per il nord est -
Reggio Emilia, 2 maggio 2014 -
Elly Schlein, candidata alle Europee per il nord est, ha deciso di festeggiare il 1° maggio a Cavriago.
“ Sono qui per festeggiare un anno di belle battaglie politiche fatte assieme e per una campagna elettorale che ci vede impegnati, ancora una volta insieme, per strada, a piedi e in bicicletta, per dare un messaggio di vicinanza e di ascolto”
Una giornata di festa organizzata dal Circolo PD che vede nell’attuale vicesindaco, Paolo Burani, il candidato sindaco con la lista “Cavriago Democratica”
“Affrontiamo le tante sfide in Europa come investire in cultura, sapere, innovazione.
Lasciatemi sognare che faremo insieme questa campagna, 25 giorni, per le nostre città, i nostri comuni, e per riportare l’Europa sognata in principio e mai compiuta”
La giovane candidata alle Europee ha salutato emozionata la folla presente, ringraziando il forte impegno portato avanti dal PD in grado di abbattere l’indifferenza e l’allontanamento dalla politica.
(Fonte: ufficio stampa PD Cavriago)
La nota stampa di Mauro Melli sulla mozione in merito all'argomento "genitore 1" e "genitore 2" discussa nell'ultimo consiglio comunale
Reggio Emilia, 2 maggio 2014 -
In allegato la mozione in merito all’argomento “genitore 1” e “genitore 2” discussa nell’ultimo consiglio comunale.
Il documento mirava al mantenimento della dicitura padre e madre in tutti i documenti che l’amministrazione comunale di Novellara usa al fine di salvaguardare la famiglia naturale cosi come siamo abituati a conoscere.
La posizione del centro sinistra è stata di contrarietà alla mozione, si sono espressi contro tale proposta il sindaco, il vicesindaco, l’assessore Santachiara; anche Alessandro Baracchi (potenziale assessore della lista di Elena Carletti) si è espresso per annunciare il voto contrario del gruppo di maggioranza.
Una presa di posizione inquietante del PD; se ne deduce quindi che se dovesse vincere la Carletti, l’amministrazione novellarese si lascia aperta ogni strada e potrebbe modificare il valore etico e morale della famiglia naturale introducendo il concetto di genitore 1 e genitore 2.
Mauro Melli
candidato consigliere Lista Insieme – Fantinati sindaco di Novellara
Cinzia Rubertelli chiede massima attenzione sul fenomeno della criminalità organizzata cinese -
Reggio Emilia, 2 maggio 2014 -
“Abbiamo appena finito di festeggiare la festa del lavoro, e la scoperta di un ingente traffico della nuova droga shaboo - che non fa sentire per ore fatica e fame ma che ha effetti devastanti per la salute - umilia doppiamente la nostra città. Il lavoro delle forze dell'ordine ribadisce una volta di più che Reggio è silenziosamente al centro dei traffici di una mafia cinese in espansione. Questa nuova droga si sospetta venga utilizzata anche per sfruttare ancora di più i lavoratori cinesi ridotti in semischiavitù nei capannoni di misteriose ditte di loro connazionali. In una città dove il lavoro è un valore così forte è necessario vigilare con attenzione e determinazione su questi fenomeni, innanzitutto per il rispetto della dignità umana.
In questo quadro fa quasi sorridere una delle tante promesse di Luca Vecchi, stavolta quella del potenziamento della task force per la lotta all'evasione. C'è da chiedersi se andrà accanirsi al solito sui soliti noti, i professionisti e gli artigiani, oppure andrà a indagare ad esempio anche sui molti bar che vengono comperati da giovani cinesi senza nemmeno trattare sul prezzo. Lungi da noi cadere nel razzismo o nei preconcetti, ma saremmo solo curiosi di sapere come questi giovani abbiano risorse che i loro coetanei reggiani non possono permettersi. Hanno forse un maggior accesso al credito? Ci permettiamo di dubitarne. Allora non vorremmo che, come già accaduto per la mafia, si scoprisse dopo anni e anni che esistono attività illegali i cui proventi vengono riciclati nel commercio, “drogando” così anche questo comparto economico. Quando parliamo di attività illegali pensiamo principalmente proprio ai laboratori clandestini e alla diffusa prostituzione, mascherata o meno da centri massaggi: di fronte a questi fenomeni, l’opera di contenimento è sempre stata ridotta al minimo sindacale.
Noi vogliamo integrare tutti quelli che rispettano le regole, ma non vogliamo che chi le rispetta venga espulso dal mercato proprio da chi le ignora”.
(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)
Il comunicato stampa del MoVimento 5 Stelle di Correggio sulle manifestazioni del primo maggio -
Reggio Emilia, 2 maggio 2014 -
Il primo maggio a Correggio abbiamo assistito al solito teatrino del potere dei partiti e dei sindacati che da 20 anni si perpetua in tutte le piazze d'Italia.
Noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo sfilato in rispettoso silenzio per il centro della città in maglia bianca con il lutto al braccio sinistro per ricordare e commemorare le "morti bianche" sul lavoro.
Avevamo cartelli appesi al nostro corpo che riportavano i dati della situazione del mondo del lavoro oggi.
Abbiamo sfilato senza nessun riferimento o simbolo del MoVimento5Stelle. Altri soggetti politici hanno approfittato della visibilità mediatica della giornata facendo la questua di voti, noi no !
Noi abbiamo commemorato veramente il lavoro.
Abbiamo ascoltato in religioso silenzio le parole dei rappresentanti dei sindacati uniti, insieme a non più di 20 persone.
Bersani con la Malavasi e molti rappresentanti locali del PD, dall'altra parte della piazza, intratteneva NELLO STESSO MOMENTO altri cittadini.
Nessuno dei suoi, nè lui stesso, ha ascoltato i rappresentanti sindacali , mostrando una enorme mancanza di rispetto!
In silenzio abbiamo creato un rumore assordante. Nello stesso silenzio i cittadini correggesi il 25 maggio 2014 metteranno la loro X sul nostro simbolo. Così in silenzio tutti questi politicanti se ne TORNERANNO A CASA e finalmente vedremo se avranno ancora voglia di festeggiare.
(Fonte: ufficio stampa CORREGGIO 5 STELLE)
L'incontro "Work in progress. Economia e lavoro tra Italia ed Europa" si è svolto al TPalazzo e che ha ospitato Filippo Taddei, responsabile economico della Segreteria Nazionale del Partito Democratico -
Parma, 2 maggio 2014 -
Coraggio ed equità: questi i tratti distintivi dell’azione del governo Renzi per Filippo Taddei, responsabile economico della Segreteria Nazionale del Partito Democratico, ospite martedì al TPalazzo, in una sala gremita di pubblico, dell’incontro “Work in progress. Economia e lavoro tra Italia ed Europa” moderato da Elena Antonetti e promosso dall’Unione Comunale del Pd di Parma.
Dopo l’introduzione del segretario del PD di Parma Lorenzo Lavagetto, Taddei, docente di economia alla Johns Hopkins University SAIS e ricercatore del Collegio Carlo Alberto, si è confrontato con Francesco Daveri, professore ordinario di Politica Economica presso l'Università di Parma, sulla situazione attuale di crisi e le misure messe in campo dal Governo per la crescita dal taglio dell’IRPEF - i famosi 80 Euro in busta paga - fino a quello dell’IRAP, passando per il pagamento dei debiti da parte della Pubblica Amministrazione. Taddei ha sottolineato come il governo sia impegnato in una grande operazione di redistribuzione della ricchezza che coinvolgerà circa dieci milioni di persone con redditi fino a 26.000€ e, quando andrà a regime nel 2015, sarà totalmente finanziata da risparmi sulla spesa pubblica senza toccare la pressione fiscale. Una scelta politica, quella di premiare il lavoro che fa il paio con il taglio dell’IRAP, finanziato dall’adeguamento della tassazione sulle rendite a livelli europei.
Daveri nel suo intervento ha dimostrato, dati alla mano, come l’emergenza disoccupazione non riguardi soltanto i giovani ma soprattutto gli over 30 che hanno sempre più difficoltà a stabilizzarsi e trovare nuove opportunità di lavoro, insieme alla difficoltà ed il costo dell’accesso al credito da parte delle imprese italiane, temi che per Taddei rappresentano la vera sfida del governo Renzi e che verranno affrontati con coraggio a partire dalla legge delega sul lavoro.
L’obiettivo, ha concluso il responsabile economico del Partito Democratico, è quello di combattere la precarietà premiando la stabilità del lavoro e di non arrendersi al declino ma avere il coraggio di essere esigenti con il nostro futuro.
(Fonte: ufficio stampa PD Parma)