Di Andrea Caldart (Quotidianoweb.it) Cagliari, 1 novembre 2024 - Quella che era iniziata come una promessa di progresso e facilitazione, si è trasformata per molte persone, in un’esperienza di invalidità e frustrazione, ma soprattutto si sta sempre più trasformando in un controllo sociale della popolazione.
Con l’avvento del proliferare delle piattaforme online, numerosi servizi essenziali – dalla sanità alle banche, fino ai servizi pubblici – si sono trasferiti quasi esclusivamente sul web. Questo cambiamento ha reso complicato, se non impossibile, l’accesso per chi non ha dimestichezza con la tecnologia o per chi non possiede i dispositivi necessari. Molti anziani, ad esempio, che un tempo si recavano presso uno sportello bancario, oggi si trovano smarriti di fronte alla richiesta di operare da un’applicazione mobile o da un sito web, che pur semplice possa essere è sempre troppo complesso per certuni.
Questa è una prima barriera voluta dalla transizione digitale perché era ed è chiaro al legislatore che, molti individui non hanno potuto acquisire competenze digitali per motivi economici, educativi o geografici e questo progresso li porta in una condizione di isolamento. Questa disparità, nota come digital divide, rappresenta una forma di invalidità tecnologica, che impedisce a queste persone di accedere a servizi essenziali.
Per non parlare della burocrazia digitale che tra frustrazione e ostacoli rappresenta un altro aspetto critico per la complessità dei sistemi digitali e la mole di informazioni e autorizzazioni richieste per svolgere operazioni apparentemente semplici.
Dalle verifiche in due passaggi agli aggiornamenti costanti dei software, ogni nuova misura di sicurezza rischia di diventare un ostacolo in più per chi non ha familiarità con il mondo digitale. Per alcune persone, queste pratiche sono causa di stress, frustrazione e perdita di tempo, finendo per rendere la tecnologia più un impedimento che un vantaggio.
In un mondo dove comunicazione, relazioni e persino svaghi si svolgono anche fin troppo online, non poter partecipare a questi aspetti della vita quotidiana rischia di alienare ulteriormente le persone.
La stessa didattica a distanza, che venne imposta durante la pandemia, ha dimostrato come chi non dispone di una connessione adeguata o di un ambiente domestico favorevole possa essere lasciato indietro.
La tecnologia non dovrebbe escludere nessuno, e invece molte persone si trovano emarginate e limitate nella loro vita quotidiana proprio a causa della tecnologia.
Le aziende e le istituzioni dovrebbero adottare misure per rendere i servizi digitali più accessibili, garantendo supporto e assistenza a chi ha difficoltà e sviluppando interfacce semplici e intuitive.
Che la rivoluzione digitale sia diventata il nuovo fronte della selezione sociale?
Alcuni benefici ci sono, ma allo stesso tempo ha creato anche un nuovo tipo di disabilità, realizzando nuove barriere. Le persone che non riescono ad adattarsi ai ritmi e ai requisiti della tecnologia moderna vivono una sorta di invalidità invisibile, che influisce negativamente sulla loro qualità della vita.
Se vogliamo costruire una società veramente inclusiva, dobbiamo assicurarci che la tecnologia sia un mezzo di facilitazione, e non un ostacolo.
Serve una riflessione collettiva, e un impegno da parte delle istituzioni e delle aziende per promuovere un accesso equo e solidale al mondo digitale, affinché nessuno sia lasciato indietro, o forse è proprio questo lo scopo futuro?