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Domenica, 28 Dicembre 2014 12:53

Nuovo anno, vecchie promesse

Mancano 72 ore al 2015. Giusto il tempo per smaltire gli eccessi di Natale e di Santo Stefano e approntare ogni scaramantico rituale per seppellire il 2014 e caricarsi di fresche speranze, raccolte chissà dove.

di Lamberto Colla - Parma, 28 dicembre 2014 -

Doveva esserlo il 2009, poi lo sarebbe stato il 2010 e così via sino al prossimo secondo semestre del 2015, ovvero l'alba della ripresa economica.
Ogni anno lo stesso rituale. Lanci di agenzia e TG tutti allineati nell'annunciare la ripresa ormai prossima e puntualmente smentiti dai dati trimestrali di consuntivo.
Speranze continuamente disilluse e donne e uomini ingannati. Già perché, e per fortuna che esistono, molti credono a quello che dicono i politici e gli organi di stampa. Molti sulla speranza cercano di immaginare un futuro migliore per sé e per i propri figli. Tirano la cinghia e resistono ma ogni anno aumenta il numero degli indigenti.

D'altronde come potrebbe essere diversamente? I nostri soldi, il frutto del sudore, li ha in mano lo Stato. Se pensa di ridarne un po' in mano ai cittadini (leggi TFR) è perché può intascare maggiormente dalla tassazione diversa a cui sarà sottoposto il trattamento di fine rapporto così anticipato.
Gli italiani sono alle prese con una contabilità "millesimata" per poter tirare la fine del mese, giocano anche solo per vincere una pizza e lo Stato, al contrario, ritarda all'infinito la Spending Review. Si sa soltanto che nel 2016 l'IVA verrà portata al 25,5% se non si raggiungeranno determinati obiettivi di risparmio e/o di Pil (clausola di salvaguardia voluta dalla UE).

E della lista dei tagli di Cottarelli non si sa più nulla! Il Commissario alla Spending Review dovrebbe avere esaurito il suo compito ma anziché vedere gli effetti di tale difficoltosa elaborazione, che avrebbe dovuto attuarsi tra il 2014 e il 2016, l'unico taglio al quale abbiamo assistito è quello relativo al Carlo Cottarelli stesso rientrato in famiglia a Washington e al suo posto di lavoro al Fondo Monetario Internazionale lo scorso ottobre.
La revisione della spesa pubblica è sempre stata lanciata dai premier come esca, per noi miserabili creduloni, di un nuovo corso che sarebbe stato intrapreso verso la trasparenza e l'eliminazione del fancazzismo e dei privilegi diffusi.

Invece prima Giarda poi Bondi e infine Cottarelli hanno intascato compensi importanti per non lasciare alcun beneficio in eredità, probabilmente non per colpa loro, ma solo per prender tempo, metterci in attesa e in atteggiamento fiducioso verso questo o quell'altro capo di governo. Una tattica sospensiva, una sorta di narcotico per le masse.

Attendiamo quindi il 2015 e crediamo fermamente che porterà ripresa economica e benessere, lavoro e occupazione, pace sociale e un Governo di larghe intese che operi a favore della collettività.

Babbo Natale è già passato quest'anno, e anche se è bello credere che esista, prima o poi bisogna svegliarsi!

Il 2015 sarà duro, probabilmente più pesante del 2014 soprattutto per quanto riguarderà l'occupazione e perciò occorre attrezzarsi per tirare a campare nella speranza che Renzi o chi per esso stavolta decida per noi, semplici e mortali.

E con questo auguro ai nostri lettori un Buon 2015 da affrontare con rinnovata serenità e caparbietà.

Vivere per resistere e resistere per vivere.

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Si sta via via stemperando l'attenzione mediatica sull'inchiesta "Mafia Capitale". La municipalità capitolina non verrà sciolta e i "presunti capi" liberati perché il fatto non sussiste e avranno degna sepoltura (quando il fatidico giorno arriverà) in Sant'Apollinare. E' uno scenario plausibile?

di Lamberto Colla -
 Parma, 21 dicembre 2014 -
Fosse accaduto, quello che è stato raccontato con dovizia di particolari, in un Comune diverso da Roma e a guida diversa dal Pd, la Giunta sarebbe già decaduta per "mafia" e il Commissario Prefettizio insediato.

No, su Roma non si può! Il Sindaco Marino, si proprio lui quello che in molti sino a pochi giorni prima dello scandalo avrebbero voluto destituito per non aver pagato le multe, per divieto di sosta, della sua Panda oggi è considerato una garanzia di moralità pur di scongiurare lo scioglimento del Comune per mafia. Per fortuna è scoppiato il caso della "terra di mezzo" e Ignazio Marino da inquisito diventa l'icona e il baluardo della "resistenza".

L'orsacchiotto Marino non sapeva nulla di quanto stesse accadendo nella sua città. Così impegnato nelle scorribande ciclistiche cittadine da non avere avuto il tempo di leggere il corposo dossier, già da diversi mesi protocollato, riguardo a strane e sospette operazioni.

Tutto ben dettagliato in una relazione sulla verifica amministrativo-contabile effettuata a fine 2013 dagli ispettori del ministero dell'Economia e Finanze Vito Tatò ed Enrico Lamanna a Roma Capitale e disposta dalla ragioneria Generale dello Stato.

Ma lui, uomo di sinistra, poteva non sapere di una cospirazione di "destra". E già perché, nonostante l'inchiesta abbia prevalentemente raggiunto uomini assegnabili alla sinistra, è offerta in pasto come di destra per l'appartenenza di Carminati all'ex NAR e l'iscrizione al registro degli indagati dell'ex Sindaco Alemanno.

Peccato che, almeno sino a oggi, non sia stato sfiorato dall'indagine nessun appartenente a Forza Italia. E' effetto di un miracolo o di una dimenticanza. Fatto così irrilevante che non viene ovviamente evidenziato dai media più importanti. Anche perché, siamo alle solite, in questa "ridicola Italietta" ogni fatto illecito viene ridondato su tutta un'area politica e l'operato dei Giudici utilizzati, spesso incolpevolmente, per colpire gli avversari.

Sarebbe anche ora di piantarla con questo ignobile comportamento che non fa onore ai magistrati e demolisce le istituzioni, partiti compresi che, al di là di chi li guidi sono i pezzi fondanti della democrazia.

Basta, un fatto è criminoso se è giudicato tale e la colpa individuale non può infangare tutto il partito di di appartenenza di destra, sinistra o pentastellato che sia.
Ma "Mafia Capitale" è un sistema da tempo i radicato nella nostra società.

Un sistema ben collaudato, "oliato" e diffuso sull'intero territorio nazionale. Un sistema di connessione tra politici (a vari livelli di importanza) e rappresentanti del mondo economico che trovano occasioni comuni per mantenere e aumentare la loro influenza: politica per il rappresentante eletto e di mercato per l'imprenditore o per il "faccendiere" o agevolatore d'interessi che sia. Un meccanismo che è entrato nel vivere comune e che ha prodotto generazioni di "mafie e mafiette locali". Un tessuto economico importante caduto in mano a pseudo imprenditori che tentano la fortuna creando misere lobbies di paese dal nepotismo dilagante e dal tasso di "consanguineità" elevato.

Alle donne e agli uomini di buona volontà e dalla sane capacità non resta che mettersi in stand by o espatriare.

A loro invece, quelli che delinquono, sono riservati gli onori (vedi il caso di "renatino" De Pedis capo storico della Banda della Magliana) e magari sepolto con i Papi in Sant'Apollinare.

Non ci sarebbe da stupirsi se "Mafia Capitale" si risolvesse in una bolla di sapone. Vediamo ora quali nomi "usciranno" dai libri neri della contabilità.

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La nota stampa di Cinzia Rubertelli consigliere comunale di Grande Reggio e Progetto Reggio: «Sui temi della famiglia e dei diritti Lgbt si costruisca un dibattito senza ideologie, senza censurare chi non si uniforma al politicamente corretto» -

Reggio Emilia, 18 dicembre 2014 -

«Anche a Reggio Emilia, purtroppo, sui temi della famiglia e dei diritti Lgbt non si riesce a costruire un dibattito che non sia viziato dalle ideologie». Così Cinzia Rubertelli, consigliere comunale di Grande Reggio e Progetto Reggio, interviene nella polemica nata dopo che nei giorni scorsi il gruppo locale delle Sentinelle in Piedi era stato costretto ad annullare una conferenza sull'educazione dei bambini, programmata in una sala della parrocchia Regina Pacis, a causa delle proteste di numerosi cittadini.
Per Rubertelli, queste proteste sono un segnale per nulla rassicurante: «Anche a Reggio Emilia è andata in scena una forma di censura verso chi non si uniforma al politicamente corretto e al pensiero unico ormai dominante – sostiene – Con la scusa della discriminazione contro gli omosessuali, una discriminazione che nessuno vuole e che anzi condanno fermamente, in realtà qualcuno ha iniziato a censurare l'opinione di chi in materia di famiglia ha opinioni diverse rispetto a quelle delle associazioni Lgbt».

Pur riconoscendo la legittimità di qualunque tipo di proteste, «non possiamo non dirci preoccupati quando vediamo che si cerca di impedire a una parte non indifferente della popolazione di esprimere pacificamente la propria idea – sostiene Rubertelli – Voler imporre un pensiero omologato, che non ammette repliche, rischia di far scivolare tutti lungo una china molto, molto pericolosa».

Per il consigliere di Grande Reggio e Progetto Reggio, è importante che Reggio Emilia sappia mantenere intatta la sua capacità di dibattere senza scadere in una sorta di razzismo a rovescio: «Riaffermiamo con forza la nostra posizione contraria a ogni tipo di discriminazione ingiustificata, ma al tempo stesso chiediamo che sia garantito anche nel nostro Comune la pacifica e libera discussione senza discriminare quelle organizzazioni che, senza usare metodi violenti, desiderano solo esprimere le proprie idee».

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Domenica, 14 Dicembre 2014 12:06

Rating sotto le suole e svendite in corso

Due pesi e due misure. Declassato nuovamente il rating dell'Italia e nessuna protesta si è sollevata da parte di alcuno. Se ci fosse stato il "Berlusca" allora sì che ne avremmo sentito delle belle. Intanto Monti ha capito che la Germania ci ha fregati.

di Lamberto Colla -
 Parma, 14 dicembre 2014 -
Siamo quasi spazatura. BBB- appena prima del giudizio "junk" ovvero spazzatura per i nostri titoli di Stato.
Il declassamento di Standard & Poor's non può, questa volta, sorprendere. Tutti gli indicatori economici del nostro Paese sono in costante caduta libera, le previsioni di lieve crescita sono state puntualmente disattese.

Secondo le stime preliminari dell'Istat, il Pil è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,4% tendenziale, cioè rispetto al terzo trimestre 2013. Ciò significa che per quest'anno il calo del Pil già acquisito è pari allo 0,3% in caso di un quarto trimestre a crescita zero: l'economia era infatti già rimasta ferma sullo zero nel primo trimestre 2014 ed era arretrata dello 0,2% nel secondo. Sono tre anni che i trimestri registrano un segno «meno», dal terzo trimestre 2011. Nel terzo trimestre di quest'anno l'economia italiana è tornata praticamente ai livelli del 2000, ossia di 14 anni fa.

Difficile credere che nel breve lasso di tempo di un anno si potesse far riprendere il cammino a un antico transatlantico esposto alle intemperie senza adeguate protezioni. Anzi volutamente esposto, per anni e anni, a artificiali turbolenze finanziarie il cui unico scopo era "far cadere Berlusconi" e portare al Governo un allineato alla finanza internazionale per creare i presupposti di una rapida conquista dei nostri gioielli industriali a buon mercato.
Tanto per essere chiari, l'Italia, dieci anni fa, aveva un rating di AA- e pure nel bel mezzo della tempesta finanziaria di fine 2011, la valutazione di Standard & Poor's era pari ad A.

Dall'inizio della crisi sono quasi 1.000 le aziende (PMI) passate in mani straniere. Machi storici e di prestigio che vanno dalla meccanica alle ceramiche per passare dalla moda e dal food. Pozzi-Ginori, Ducati, Lamborghini, Indesit e Poltrone Frau, Star e Eridania solo per fare alcuni esempi.
E non si creda che sia un arricchimento di capitai investiti in Italia! Una volta acquisiti i marchi, i brevetti e i know how, ovvero i cuori pulsanti di questi gioielli ex made in Italy, tutto verranno trasferito nei paesi d'origine lasciando sul Bel Paese soltanto i monumenti celebrativi del declino industriale, povertà e disoccupazione.

Quello che gli stranieri hanno lasciato è invece alla mercé delle mafie e mafiette locali. Un tessuto economico residuale caduto in mano a pseudo imprenditori che tentano la fortuna creando misere lobbies di paese dal nepotismo dilagante e dal tasso di "consanguineità" così elevato tanto da proliferare generazioni di faccendieri e imprenditori "deficienti".

Gli onesti intanto si tirano il collo e pagano le tasse per tutti anche per quelli che calpestano la propria e altrui dignità.

Infine il professor Monti Mario si è accorto che la Merkel ci ha fregati.

La politica dell'austerity imposta dalla cancelliera e cavalcata dal bocconiano ha dato il colpo di grazia a una Italia già sufficientemente compromessa ma con ancora residuali energie di ripresa. Il rating era AA e non BBB-.

"In Europa ci piace pensare, ha dichiarato nei giorni scorsi Mario Monti al giornalista Federico Fubini di La Repubblica, che le regole siano nel complesso rispettate, ma non credo si possa parlare di rispetto quando ci sono Paesi che anno dopo anno chiedono rinvii nel rispettare gli obiettivi e li ottengono senza difficoltà. Penso, quanto al Patto di stabilità, alla Francia e alla Germania nel 2003 e, negli ultimi anni, alla Spagna, di nuovo alla Francia, al Belgio. O ancora alla Germania oggi per i limiti agli squilibri macroeconomici eccessivi. E a tanti altri casi".

Meglio tardi che mai. Ma adesso raddrizziamoci concedendo risorse agli imprenditori piccoli e operosi che sono, da sempre, la spina dorsale di quest'Italia.

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Rubertelli: «Il presepe è cultura, e quello allestito alla galleria Parmeggiani sta dando nuova vita a un quartiere penalizzato dai lavori del parcheggio sotterraneo» -

Reggio Emilia, 9 dicembre 2014 -

«La comunità non rinunci alle proprie tradizioni in nome del politicamente corretto»: è l'appello lanciato da Cinzia Rubertelli, consigliere comunale di Grande Reggio e Progetto Reggio, all'inizio del periodo festivo, in cui spesso il voler portare avanti usanze radicate in secoli di storia si traduce in scontro tra diversi modi di pensare.
«Pochi giorni fa abbiamo letto tutti di quel preside di una scuola di Bergamo che ha chiesto di non allestire il presepe nell'istituto per rispettare i bambini di religione non cattolica. Un atteggiamento che per me è profondamente sbagliato – afferma Rubertelli – Non si capisce perché noi dobbiamo rinunciare alle nostre tradizioni pur di non urtare le sensibilità di qualcuno. Non è agendo in questo modo che si manifesta il rispetto nei confronti degli altri: piuttosto si deve lavorare per favorire l'accoglienza e l'integrazione, rendendo ognuno libero di rispettare il proprio credo senza ignorare le regole».

Fortunatamente simili chiusure non fanno ancora parte delle abitudini di Reggio Emilia: «Pochi giorni fa, per esempio, è stato inaugurato alla galleria Parmeggiani il Presepe multietnico della Napoli del Settecento, una meraviglia di impianto barocco ampia diciotto metri quadri – continua Rubertelli - Quest'opera d'arte attira molti visitatori e di conseguenza porta nuova vita anche al quartiere attorno a piazza della Vittoria, fortemente penalizzato dai lavori del parcheggio sotterraneo; inoltre, l'allestimento permette di sfruttare a dovere la stessa galleria Parmeggiani, un museo di gran valore ma dalle potenzialità inespresse. Il presepe, in altre parole, è cultura, e attraverso la cultura vengono valorizzati i quartieri di una città ancora incapace di mostrarsi al meglio. Speriamo che a nessuno venga in mente che tutto questo vada cancellato in nome di un rispetto di facciata per le altre fedi».

Per Rubertelli non è nascondendo il proprio passato che si raggiunge una vera integrazione: «Tra le diverse religioni ci sono molti più punti di contatto di quanto sembri, ed è compito della politica metterle in luce – conclude - Al contrario, è quando si pensa di nascondere le proprie tradizioni in nome del quieto vivere che si creano motivi di scontro e di rivalsa».

(Fonte: Ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Difficile rimanere impassibili di fronte alle indiscrezioni giornalistiche sul caso Loris. Il Pensiero corre alla Franzoni e alla fragilità di questa nostra società che non rispetta nemmeno i bambini. Figuriamoci l'ambiente e il patrimonio pubblico.

di Lamberto Colla -
 Parma, 7 dicembre 2014 -
Da culla delle civiltà a culla dell'aridità affettiva. Un nuovo periodo decadentista sta scuotendo l'Europa e l'Italia in modo ancor più preoccupante. L'aridità sentimentale si sta diffondendo a altissima velocità in tutti gli strati sociali sospinta dalla forza propulsiva di un giornalismo ipocrita e senza scrupoli alla continua ricerca del dolore e dell'orrore da buttare in prima prima pagina.

Le lacrime inondano lo schermo per emozioni costruite a tavolino, la telecamera indugia negli occhi lucidi di quel calciatore o ex velina che si emoziona per la finta lettera scritta dal figlio. Non quel figlio che non rivedeva da decenni (Carramba che sorpresa!) perché emigrato ma quello stesso pargolo col quale tutti i giorni condivide le mura domestiche e che avrebbe disponibili quotidianamente 24 ore per celebrare il proprio padre o la propria madre. Invece ormai va di moda il format D'Ursiano, quello dello scoop inesistente e dei sentimenti costruiti a tavolino per il compiacimento morboso di qualche milione di telespettatori incapaci, o forse nell'impossibilità, di vivere la propria vita con positività.

Il cinismo mediatico sfonda tutte le barriere del buon senso e del rispetto delle persone e dei defunti. Chiunque sia sfiorato, magari per propria volontà come il "cacciatore" che ha trovato il cadavere del piccolo Loris, viene passato al vaglio della giustizia, buttato in prima pagina con qualche allusione di responsabilità nel delitto e poi, una volta consumato perché riconosciuto estraneo alla vicenda buttato nella spazzatura della Tv Spazzatura senza nemmeno una scusa. "Dovere di cronaca" qualcuno obietterebbe.

E allora giù alla ricerca degli scheletri nascosti di Elena Ceste e il moltiplicarsi di presunti "amanti" alimenta la cronaca quotidiana anzi oraria. Loris è stato abusato poi probabilmente abusato e dopo tre giorni dal ritrovamento della salma esce l'indiscrezione che era stato oggetto di abusi da diverso tempo o forse no.
Si parla di abusi come di cioccolatini. Si indaga, peraltro malamente, nella vita e nel passato delle persone con una disinvoltura inquietante. Una spregiudicatezza intollerabile che alimenta morbosità collettive asfaltando, in breve, ogni insegnamento catechistico così duramente appreso durante le elementari e le medie (dei mie tempi ovviamente).

Il rispetto nella donna e nell'uomo come soggetto singolo, libero e riservato, è svanito del tutto perché immolato al "dio catodico".
Il venir meno del rispetto dell'individuo è l'apertura al male globale.
L'ambiente stesso è stato devastato dal genere umano inseguendo un progresso troppo poco collaudato e oggi ci si accorge di quanto forte sia la natura, capace di riprendersi in brevissimo quanto illegalmente sottratto. Una riconquista barbarica, a scapito di donne e uomini incolpevoli, che altro non è che il primo segnale del caos incombente.

Il prossimo scenario probabile sarà un conflitto sociale devastante i cui segnali d'allarme sono già stati lanciati da Tor Vergata in primis.
Una tensione sociale che si alimenta e prospera con la registrazione continua che chi è al potere se ne frega di tutto tranne che dei suoi interessi privati rendendosi complice delle nefandezze finalmente affiorate nella Capitale ("Terra di Mezzo") o nelle ricche regioni del Nord (MOSE e EXPO2015). Tutta l'Italia è attraversata dalla corruzione che sta minando le fondamenta socio economiche di quello Stato che fu anche al 4° posto tra le potenze industriali.
Una società anaffettiva e arida sta prendendo il posto della nostra civiltà romana, laboriosa, colta, e invidiata per il senso civico.

Così come a cavallo tra l'800 e il '900 il decadentismo letterario affiorò prepotentemente in un'Europa in piena crisi, che stava volgendo alla Grande Guerra, altrettanto oggi, le tensioni di fine secolo e di inizio millennio stanno, guarda caso, replicando quel periodo. Corsi e ricorsi storici: 1915-2015?
Non c'è proprio modo di imparare qualcosa dalla storia?

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Qualità di vita: Parma fanalino di coda per la sicurezza urbana -

Parma, 3 dicembre 2014 -

Cecilia Zanacca, Prima Parma e Giampaolo Lavagetto, Territorio e Autonomia, alla luce dei preoccupanti dati sulla qualità di vita a Parma, lamentano il grave ritardo del Consiglio Comunale per il voto della petizione popolare Città Sicura; adesso l'Amministrazione non può più temporeggiare!

"I dati dell'indagine nazionale sulla qualità della vita nelle città italiana - dice Cecilia Zanacca - ci danno ragione di quanto urgente sia intervenire sul tema della sicurezza urbana nella nostra città. A luglio abbiamo consegnato all'amministrazione Comunale la petizione "Città Sicura", sostenuta da oltre duemila parmigiani che prevede una serie di interventi, alcuni dei quali già attivati in altre città, capaci di migliorare la qualità della sicurezza urbana. Dopo una preliminare discussione in consiglio Comunale a metà settembre, della mozione che avrebbe dovuto portare i consiglieri comunali ad un voto palese e di grande responsabilità per l'approvazione o meno della petizione voluta dai Cittadini di Parma, non ci è stato dato di sapere più nulla. Forse che gli stessi pensano di avere assolto con quella breve presentazione / discussione consigliare i loro doveri nei confronti della città ? No, non è accettabile. Chiediamo al Consiglio Comunale la massima celerità della calendarizzazione della petizione popolare che, alla luce dei dati sopra riportati ci sembra debba avere assoluta priorità.

giampaolo lavagetto rid by lamby

"Sul tema della sicurezza urbana ed in generale sulle tematiche importanti per Parma, - sostiene Giampaolo Lavagetto - abbiamo tenuto in questi mesi un dialogo non strumentale ne prevenuto con l'attuale amministrazione comunale. Più volte abbiamo incontrato su diverse tematiche i diretti responsabili dei vari assessorati. Alla loro cordialità, però, fino ad ora non è seguita una concreta apertura in termini progettuali sulle nostre proposte. Sul tema della sicurezza urbana, ricordiamo all'amministrazione locale che gli oltre duemila parmigiani sottoscrittori della proposta Città Sicura meritano da parte del Consiglio comunale una celere risposta. Se non si da ascolto ai cittadini poi non ci si deve meravigliare del fenomeno preoccupante dell'astensionismo."

Cecilia Zanacca Giampaolo Lavagetto

(Fonte: ufficio stampa Prima Parma, Territorio e Autonomia)

A ospitare la convention della Confederazione dell'artigianato e della piccola e media impresa un capannone della Ptl, ricostruito dopo il sisma del 2012. Presenti i Ministri del Lavoro Giuliano Poletti e dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Orlando e Boschi danno forfait per impegni a Roma. Interviene anche il neo governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

di Manuela Fiorini - Mirandola (MO) 29 Novembre 2014 --

La Bassa modenese che si rialza e ce la fa dopo il sisma del 2012 viene ancora presa come esempio dell'Italia che vorremmo. Ieri mattina, infatti, a Mirandola, è stato un capannone della Ptl, uno stabilimento metalmeccanico ricostruito a tempo di record dopo il terremoto a ospitare l'Assemblea Nazionale della CNA, la Confederazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese (PMI). Simbolico il luogo, simbolico il titolo dato alla convention, Nel cuore dell'impresa – Capitale Umano, per sottolineare l'importanza dei lavoratori, delle persone nella ripresa di un'Italia che ancora arranca dopo sette anni di crisi, ma che ha voglia di ripartire.

Lo stesso Stefano Bonaccini, neo eletto Presidente della Regione Emilia Romagna, ha voluto essere presente. "Nei prossimi due anni - ha detto nel suo intervento – saranno investiti due miliardi e mezzo di fondi europei per creare occupazione e sostenere le piccole e medie imprese, con il fine di diventare più competitive in Europa e nel mondo anche attraverso forme di aggregazione".
"Se il Governo taglia l'Irap – ha aggiunto- fa una buona cosa. Non bisogna aumentare le tasse e, nello stesso tempo, abolire quella più odiosa: la burocrazia. Nei prossimi anni non dovrò fare nuove leggi, ma dovrò abolirne e accorparne, eliminare gli enti inutili". Ai Comuni della Bassa terremotata promette, poi, di "velocizzare la ricostruzione, richiedendo al Governo vantaggi fiscali come nelle zone franche urbane".

E' poi il turno di Daniele Vaccarino, presidente nazionale di CNA. Contro la crisi, auspica più eticità, meno particolarismi e "uno Stato che funzioni, classi dirigenti competenti e responsabili, cura del territorio, investimenti in scuola e ricerca, soluzioni radicali a problemi endemici: divari territoriali, criminalità organizzata, corruzione e illegalità diffusa".
Secondo Vaccarino,occorre rinnovare anche il rapporto tra politica e forze sociali e superare le criticità dell'attuale assetto dei rapporti tra Stato e Regioni. Nel mirino anche la giustizia lenta, "che compromette la propensione all'investimento, all'allargamento dei mercati, alla crescita dimensionale delle imprese e distorce il mercato del credito".
E' critico anche nei confronti del SISTRI, il Sistema di Controllo della tracciabilità dei rifiuti, che definisce "inutilmente complesso, ingestibile e opaco, nato senza tenere conto le caratteristiche delle imprese che avrebbero dovuto utilizzarlo". Non si risparmia una critica anche nei confronti delle banche che "danno sempre meno credito nonostante i finanziamenti della BCE e l'abbondante liquidità". E' necessario "limitare l'adozione di norme sempre più stringenti per l'esercizio del credito che finiscono per penalizzare l'economia reale. Perché senza credito non c'è né ripresa né impresa".
Non può mancare una stoccata al fisco che soffoca le aziende. "La sua riduzione deve diventare una priorità assoluta dell'azione di Governo"- dice. E sul jobs act, si esprime a favore del contratto unico a tutele crescenti, che " può contribuire a semplificare l'attuale quadro normativo in materia di tipologie contrattuali. Bisogna però scongiurare il rischio che si introducano nelle imprese con meno di 15 dipendenti oneri nuovi e difficilmente sostenibili". Spezza poi una lancia a favore del contratto di apprendistato, "cerniera tra scuola e lavoro", che va mantenuto e incentivato per creare professionalità.

Segue la tavola rotonda a cui prendono parte, oltre a Vaccarini, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti e il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio Gian Luca Galletti.
Poletti parla della necessità di un cambiamento profondo in un paese che in sette anni ha visto chiudere migliaia di imprese e la perdita di altrettanti posti di lavoro, "che significa anche perdita del tessuto sociale e del rapporto con il territorio che avevano quelle aziende". Afferma che si sta lavorando sulla decontribuzione dei neoassunti per i contratti a tempo indeterminato e sull'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
"In questo modo- afferma il Ministro – per le imprese sarà più facile scegliere questo tipo di contratto. Perché finora è valsa la regola della doppia coscienza. Il contratto a tempo indeterminato viene visto come l'ideale, ma poi si ricorre a quelli a tempo determinato, ai co.co.pro".

Parla di semplificazione anche Gian Luca Galletti, "perché la non chiarezza sulle regole ambientali condiziona le imprese" . E spiega come il problema del dissesto idrogeologico, sia stato messo in primo piano dal Governo fin dal primo Consiglio dei Ministri. "Oggi, ci sono 1600 cantieri aperti per arginare il fenomeno. E' stato varato un piano nazionale che prevede l'impiego di 7 miliardi di euro in sette anni. Non sarà più concesso alcun condono e saranno effettuate le demolizioni finora bloccate per mancanza di fondi" . Novità anche per quanto riguarda il SISTRI: sarà emesso un nuovo bando di gara entro il 30 giugno 2015 per la sostituzione del vecchio sistema.
(foto di Claudio Vincenzi)

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 48 30 novembre 14

SOMMARIO Anno 13 - n° 48 30 novembre 14

1.1 editoriale L'urlo degli assenti.
3.1 vino Wine2Wine fotografa i trend del vino
4.1 Lattiero caseario Cala di altri 5 cent il prezzo all'origine del "Parmigiano"
5.1 federconsorzi Agrinsieme, i soldi alla Federconsorzi sono uno "scippo" agli Italiani.
5.2 agricoltura clima Fiducia in calo per le aziende agricole
5.3 Nutrizione La dieta mediterranea costa meno del junk food
6.1 Ho.re.Ca. Oliera addio, scattano multe fino 8mila euro
6.2 consumi e mercati Male le mele bene l'olio confezionato
7.1 export Embargo russo, i primi dati elaborati da Ismea

c.a.s.e.a. - Agenzia stampa elettronica  agroalimentare - copertina e sommario

Domenica, 30 Novembre 2014 12:20

L’urlo degli assenti

Non erano certamente al mare o in montagna gli emiliano romagnoli disertori delle urne quel memorabile 23 novembre 2014.

di Lamberto Colla -
 Parma, 30 novembre 2014 -
23 novembre 2014 è una data da tenere in mente. Una data che segna uno spartiacque tra cittadini e politica come non si era mai visto.

Prima fu il voto alla Lega Nord e la raccolta di consensi dell'Umberto Bossi prima maniera, a segnalare il disagio della base oltre 20 anni fa. Poi venne Grillo e il Movimento 5 Stelle che, dalla sera alla mattina, divenne il primo partito nazionale.
Fu un vero e proprio choc per i politici di professione e, molto probabilmente, lo fu ancor più per Piero Fassino - oggi presidente della associazione dei sindaci d'Italia ma all'epoca ai piani alti della corazzata PDS. La sfida lanciata da Fassino nel 2009 fu, per certi versi, profetica: "Se Grillo vuol fare politica fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende".
E così fu, dal web al M5S, la magia si realizzò. Il voto di reazione trovò nuova accoglienza dopo la delusione della Lega e del berlusconismo con una sinistra che, oltre a minacciare la smacchiatura dei leopardi, non era capace di esprime una politica originale, così concentrata a schermare di fioretto con Silvio Berlusconi, in persona, tralasciando di parlare e soprattutto di fare politica.

Quasi inevitabilmente venne il commissariamento da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e i governi tecnodemenziali di Monti e Letta, che diedero il "la", finalmente, per un cambiamento radicale sia in termini di vetustà sia nella comunicazione politica. L'energia emozionale di Matteo Renzi, anch'egli imposto dal "coach della nazionale dei politici" Napolitano,  ha scaldato i cuori di tantissimi e raccolto la fiducia in men che non si dica. Ma alla luce degli ulti avvenimenti e delle opposizioni interne e esterne al suo partito sta rischiando, altrettanto rapidamente, di perdere il consenso se non rivolterà l'Italia come un calzino.

L'italiano ha fretta di cambiamento. Ha bisogno di lavoro, di sicurezza, di dignità, di speranza nel futuro.

E i linguaggi per farsi intendere il popolo li ha usati tutti come abbiamo visto. L'urlo del silenzio, espresso dall'astensionismo soprattutto emiliano, ne è una riprova se ancora ce ne fosse stato bisogno.

Mai, nemmeno nelle corse alla bocciature dei referendum si era assistito a un simile risultato. Solo il 37,7% della laboriosa, democratica e sanguigna Emilia Romagna è andato a votare.

Un urlo di rabbia che ha squarciato i cieli. Gli emiliano romagnoli, fieri di andare a esprimere il loro "voto" coscienti di contribuire a consolidare la democrazia sono invece, questa volta, rimasti a casa. Non c'era la scusa di mari o dei monti, quel 23 novembre 2014 gli italiani hanno deciso per lo sciopero dell'urna. Ma i votanti avrebbero potuto essere ancora meno. Molti si sono quasi fustigati per partecipare all'esercizio democratico del voto e, forse, si sono pentiti di non aver contribuito a ridurre ancor più quella percentuale votante.

E, alla luce di questo risultato, il Premier osa dichiarare che l'"Affluenza è un problema secondario".

Sogno o son desto! Quello che non avrebbe dovuto dire l'ha detto. Si potrebbe anche interpretare che quel 37,7% che è andato, per di più malvolentire, a votare poteva anche starsene a casa. La vittoria e la riconquista delle due regioni da parte del Pd era l'obiettivo da raggiungere, con o senza voti.
Bene, con o senza voti, qualcuno prima o poi conquisterà il Campidoglio, il Quirinale, l'Aventino e tutti i sette Colli e al voto non verrà più chiamato nessuno. Questione di Spending review ovviamente.

Attento Matteo! Non montarti la testa.
Ormai gli italiani le hanno provate tutte per dichiarare "democraticamente" il loro disappunto. Non resta che l'uso della irragionevole "forza".

Pubblicato in Politica Emilia
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