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Si è aperta la 25° edizione di Mercanteinfiera primavera, la kermesse internazionale di antiquariato, modernariato e collezionismo vintage in corso presso le Fiere di Parma fino a domenica 10 marzo. Fra le novità imperdibili di questa edizione, un omaggio al patrimonio archeologico del Museo di Luni e una mostra dedicata ai giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni. 

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La mostra collaterale (pad.4) dal titolo “Storie della città di Luna. Frammenti di vita all’ombra di Roma”, realizzata in collaborazione con il Polo Museale della Liguria, evidenzia attraverso una serie di straordinari reperti, quanto fosse diffuso, nel periodo imperiale, il marmo, utilizzato come elemento decorativo ed architettonico, per la realizzazione di oggetti di uso quotidiano, dai mortai ai pesi per bilance oppure in ambito religioso. Le opere, provenienti dal museo di Luni, saranno esposte al fianco della sua arte nascosta, opere cioè che giacciono all'interno del deposito museale quindi, ad oggi, invisibili al pubblico.

Fra le suggestioni di eleganti mobili settecenteschi di epoca napoleonica, statue sumere e oggetti iconici del design - firmati tra gli altri da Gio Ponti, Joe Colombo e Albini -, passando dal collezionismo vintage griffato Chanel, LV e Jimmy Choo, Mercanteinfiera racconta un'altra storia con “Let’s play: come giocavamo. Giochi e giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni” (Pad.4). 

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Il visitatore è proiettato nel passato remoto. Una dimensione lontana, fatta di ricordi e sensazioni. Bambole, vestitini e macchine per cucire, - qui, per Marangoni, è come “giocare in casa” vista la tradizione familiare (il padre Giulio, nel 1935 fondò l'Istituto Marangoni, importante nome della moda italiana) – fino a improbabili treni, navi, auto ed aeroplani. Tra i giochi presenti spiccano i “Marinaretti” decorati da Attilio Mussino, noto per le sue illustrazioni de “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, e le marionette in cartapesta, con tanto di abiti originali, risalenti agli anni '20. Ed ancora uno Snoopy americano degli anni '30 e, dello stesso periodo, una serie di dischi fascicolati contenenti immagini in cartone, che potevano essere ritagliate per costruire vere scenografie. 

Galleria fotografica cura di Francesca Bocchia 

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Di Redazione - Evento imperdibile al Teatro G. Moruzzi di Noceto. Va in scena l'opera del compositore russo Sergej Prokof'ev, scritta nel 1936, dopo il ritorno dell'autore in Unione Sovietica. Musica e testo furono scritti da Sergej Prokof'ev e l'idea fu quella di comporre un'opera per un pubblico giovane eseguita da un'orchestra e una voce narrante. Inizialmente non riscosse un grande successo, ma in seguito divenne un classico per grandi e piccini.

Al Teatro Moruzzi di Noceto potremo rivivere la magia di "Pierino e il lupo" sabato 9 marzo alle ore 21.

Assolutamente un'occasione da non perdere.

Teatro G. Moruzzi a Noceto (PR)
sabato 9 marzo ore 21
Orchestra "Adagio & Furioso"
Direttore "Gaetano Nenna"
Voce narrante "Gianpaolo Cantoni
Voce solista "Alberto Venturini"
Ingresso 15 euro

 

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La mostra di Massimo Sestini L’aria del tempo in corso a Roma presso il WEGIL, promossa dalla Regione Lazio e organizzata da Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea, a cura di Alessandra Mauro, resterà aperta fino al 10 marzo 2019.

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Come fotogiornalista tra i più importanti e apprezzati del nostro paese, in grado di realizzare sensazionali scoop da prima pagina, Massimo Sestini ha fotografato l’Italia in modo inusuale e accattivante. Dall’alto. 

In tanti anni di lavoro Sestini ha realizzato un preciso e appassionato itinerario alla scoperta del nostro paese. Fatti di cronaca, bellezze naturali, drammi, avvenimenti politici, tragedie e momenti di svago: è riuscito a raccontare tutto con la sua macchina fotografica e tutto con un punto di vista nuovo e diverso. 

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Le immagini in mostra, alcune di grande formato, permettono di vivere e di sentire le visioni aeree ed eteree dei luoghi che l’autore ci propone. Sempre alla ricerca della “foto diversa”, nel corso degli anni Sestini ha perfezionato il suo metodo fino alla ripresa perpendicolare che gli permette di ottenere un impatto dimensionale amplificato. Con la visione zenitale il fotografo gioca nel capovolgere le nostre percezioni visive, fa navigare la Concordia spiaggiata, ribalta cielo e terra inseguendo un Eurofighter, osa nelle proiezioni delle ombre animate.  

Dall’alto di un elicottero o di un aereo, attraverso la visione completa di un fatto di cronaca come il barcone dei migranti fotografato dal cielo: un’immagine che ha fatto storia e ha vinto numerosi premi come il prestigioso World Press Photo, o ancora l’affondamento della Costa Concordia all’isola del Giglio, di una consuetudine (il ferragosto sulla spiaggia di Ostia), di un dramma naturale (il terremoto del Centro-Italia), di avvenimenti storici e culturali (dalla strage di Capaci al funerale del Papa), nelle immagini di Sestini l’Italia svela in un modo unico le sue bellezze, le sue fragilità, la sua grandiosa complessità.

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Nell’ambito dell’esposizione vi è anche un omaggio alla Regione Lazio con una piccola composizione di immagini dal titolo L’area del Lazio.

MASSIMO SESTINI

Nato a Prato nel 1963, Massimo Sestini è considerato tra i migliori fotoreporter italiani. I primi scoop arrivano a metà anni Ottanta, da Licio Gelli ripreso a Ginevra mentre è portato in carcere, all’attentato al Rapido 904 nella galleria di San Benedetto Val di Sambro. Sarà il solo a riprendere il primo, clamoroso, bikini di Lady D; ma sarà anche testimone della tragedia della MobyPrince, e autore delle foto dall’alto degli attentati a Falcone e a Borsellino. Nel 2014 è testimone delle operazioni di salvataggio “Mare Nostrum”, al largo delle coste libiche. Dopo dodici giorni di tempesta, riesce a riprendere dall’elicottero unbarcone di migranti tratto in salvo. La foto vince il WPP nel 2015, nella sezione General News.

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

Titolo mostra L’aria del tempo.
Fotografie di Massimo Sestini

Dove WEGIL, Largo Ascianghi 5
Trastevere, Roma

Apertura al pubblico 8 dicembre 2018 – 10 marzo 2019 ore 10 – 19
da lunedì a domenica
24 e 31 dicembre ore 10 – 18
25 dicembre e 1 gennaio chiuso 

Biglietto Intero 6 euro; ridotto 3 euro; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente

Info www.wegil.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
tel. 334 6841506 (da lun a dom ore 10 -19)
Facebook /WEGILTrastevere
Instagram/WEGIL
Twitter/wegiltrastevere

Ente promotore Regione Lazio

Organizzazione Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea

A cura di Alessandra Mauro

Catalogo Contrasto 

Pubblicato in Cultura Emilia
Giovedì, 28 Febbraio 2019 15:49

Al via la 25° edizione di Mercanteinfiera Primavera

L'incanto del marmo lunense che rese Roma eterna e il passato remoto del giocattolo. Al via la 25° edizione di Mercanteinfiera primavera, la kermesse internazionale di antiquariato, modernariato e collezionismo vintage torna alle Fiere di Parma sabato 2 marzo, con un omaggio al patrimonio archeologico, anche “nascosto”, del Museo di Luni e una mostra dedicata ai giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni. 

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"Paolo Pellegrin. Un'antologia" a cura di Germano Celant: al MAXXI di Roma oltre 150 immagini del grande fotografo che raccontano uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche il rapporto tra la condizione umana e la natura.

 

Ha viaggiato in tutto il mondo con la sua macchina fotografica raccontando uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche storie di grande poesia e una natura portentosa e pulsante. Membro di Magnum Photos dal 2005 ha vinto 10 World Press Photo Award e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come l'Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award. E' profondamente interessato all'essere umano e alle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, gli altri esseri.

E' Paolo Pellegrin (Roma, 1964), uno dei più importanti fotografi della scena internazionale, cui il MAXXI dedica una grande mostra a cura di Germano Celant, in corso fino al 10 marzo 2019, nella scenografica galleria 5 del museo.

L'eposizione, intitolata "Paolo Pellegrin. Un'antologia", nasce da un intenso lavoro di due anni sull'archivio del fotografo e ripercorre attraverso oltre 150 immagini, tra cui numerosi inediti e alcuni contributi video, vent'anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017. La mostra rappresenta un'occasione preziosa per conoscere il suo percorso creativo e documentario e per approfondire i temi che animano il suo lavoro, dove la visione del reporter e l'intensità visiva dell'artista si intrecciano e diventano un tutt'uno.

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Il percorso, immersivo e coinvolgente, si articola tra due estremi: il buio e la luce.
La parte iniziale è buia. Domina il colore nero, popolato dal racconto di un'umanità sofferente: la guerra, le tensioni, la distruzione, ma anche l'intima bellezza dell'essere umano nell'espressione delle sue emozioni più profonde. La seconda parte è caratterizzata invece da uno spazio luminoso in cui prevalgono immagini di una natura che, nella sua maestosità e lontananza, sembra ricordarci la fragilità della condizione umana.

All'ingresso, una grande parete dedicata alla battaglia di Mosul del 2016, scelta da Pellegrin come metafora del conflitto, esplode come una Guernica contemporanea. Qui troviamo anche una serie di immagini, scattate negli Stati Uniti, che parlano di violenza, razza, povertà, crimine. E ancora uomini, donne, bambini, soldati, profughi, rifugiati, migranti, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo. Esseri che pregano, che piangono, che scappano, che combattono: ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo così tormentato e complesso. Come, in primo piano, il volto sofferente di un rifugiato a Lesbo in attesa di essere registrato, stremato dal caldo e dalla sete, quasi una Pietà contemporanea, o le gigantografie di tre prigionieri dell'Isis in attesa di essere processati, che Pellegrin ha ritratto nel Kurdistan iracheno nel 2015. In fondo alla galleria, figure evanescenti, ritratti "transitori" colti in momenti di passaggio, affiorano appena dal buio come fantasmi ("Ghost" nella definizione di Pellegrin).

A questo racconto dell'essere umano, calato nel buio, fa da contraltare l'immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, di una luce evanescente dove il dato reale sembra sublimarsi nel candore del ghiaccio dell'Antartide, protagonista di un recente reportage realizzato per la NASA, nello sguardo di una giovane donna rom, nella potenza degli elementi della natura, nella spiritualità e nella profondità del rapporto atavico dell'uomo con essa, come accade nel bagno di due giovani palestinesi nel Mar Morto.

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Le due parti del percorso sono collegate da un passaggio che proietta il visitatore dietro le quinte della ricerca visiva di Pellegrin: disegni, taccuini, appunti, piccole fotografie, danno conto della complessità di un processo creativo che si fonda su ricerca, conoscenza e preparazione. Pellegrin considera la fotografia come una lingua fatta allo stesso tempo di regole e di istinto. Trova le sue radici in anni di studio intorno all'immagine, alla visione, allo sguardo: tutti aspetti che il fotografo ha allenato fin dall'inizio del suo lavoro attraverso l'interesse per la letteratura, la storia dell'arte, l'architettura, il cinema e, naturalmente, il lavoro di grandi fotografi.

Come scrive Celant, "Il reportage, per Pellegrin, non è un'operazione accelerata e veloce, distaccata e fredda, ma – come per Walker Evans e Lee Friedlander – è una manifestazione dell'interpretazione personale, che si alimenta di estetica e di espressività, di angoscia e di sofferenza. È la sintesi di una posizione critica del fotografo rispetto alla visione impersonale della realtà: un racconto, scandito per momenti e per capitoli, che aiuta a mettere in contesto la situazione affrontata e chi la documenta. [...] Le sue fotografie sono frammenti di una scrittura per immagini e riflettono un tempo storico, basato sulle fisionomie, singole e collettive, delle persone che vivono una tragedia. Esse diventano anche una storia privata di Pellegrin che sente la necessità di condividere, con la sua presenza e la sua testimonianza, la responsabilità della nostra cultura verso questi eventi drammatici."

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In occasione della mostra, è presentata in anteprima la prima parte del progetto fotografico realizzato da Pellegrin lo scorso gennaio a L'Aquila, nell'ambito della committenza fotografica affidata dal MAXXI. Nella Galleria 1 al piano terra è esposto un polittico di circa 2 metri per 3, composto da 140 piccole immagini in bianco e nero, fortemente contrastate, che ritraggono scorci e dettagli di una città ancora ferita, interpretando il senso di perdita che segue il dramma del terremoto. L'altra parte del lavoro è composta da grandi fotografie a colori in cui, uscito dalla città, Pellegrin ha ritratto le campagne e i monti intorno all'Aquila nel corso di una notte illuminata solo dalla luna. Queste immagini saranno esposte per la prima volta a Palazzo Ardinghelli in occasione dell'inaugurazione di MAXXI L'Aquila, nel 2019, progetto affidato dal MiBAC alla Fondazione MAXXI per contribuire alla rinascita del territorio anche attraverso la cultura.

Il contributo fotografico di Pellegrin, composto di migliaia e migliaia di immagini, nasce spesso in contesti e scenari al limite dell'esistere, sia della natura sia dell'essere umano. Il documento fotografico, che è testimonianza di indagine quanto di partecipazione, in Pellegrin non si propone come oggettiva rappresentazione di persone, di contrasti, di oggetti, ma tende a cogliere l'anima del momento.

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I suoi grigi e i suoi neri, le sue ombre, le sue diagonali trascendono i luoghi e il tempo. Le sue figure, le porzioni dei corpi, i suoi volti divengono testimonianza di un sentire e di un respiro intorno alle vicende umane. E degli eventi naturali: un tentativo di fissare le forze dell'esistere, in tutte le condizioni possibili di sopravvivenza e di vita.

In occasione della mostra è uscito il volume di Germano Celant, "Paolo Pellegrin", pubblicato da Silvana Editoriale in tiratura limitata con copie numerate. Frutto di un lungo lavoro nell'archivio del fotografo, il libro raccoglie oltre millecinquecento immagini, scandite cronologicamente, in modo da ripercorrere il percorso creativo e documentario di Pellegrin, offrendosi come una summa dell'intera opera del fotografo.

"Paolo Pellegrin. Un'antologia"

a cura di Germano Celant

www.maxxi.art  | #PaoloPellegrinExhibit

7 novembre 2018 – 10 marzo 2019

 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Pubblicato in Cultura Emilia
Mercoledì, 27 Febbraio 2019 16:51

Cena (con delitto) insieme a Giacomo Casanova

Si intitola “Intrigo a Venezia” il nuovo progetto dell’associazione Mistery & Investigation Dinner e va in scena sabato 9 marzo al Salotto Aggazzotti di Modena, che per l’occasione si trasforma in un palazzo veneziano del Settecento.

MODENA –

È il 9 marzo del 1742. A Palazzo Grimani, a Venezia, è in corso una festa in maschera. Tra volti nascosti, musica e balli, un assassino si aggira tra le sale. La vittima è la nobildonna Beatrice Morosini, che viene trovata morta, pugnalata al cuore con uno stiletto. Tutti puntano subito il dito sull’ospite più discusso della serata, Giacomo Casanova, famoso per le sue “relazioni pericolose” e per gli intrighi amorosi con le avvenenti dame veneziane. Ma potrebbe essere stato chiunque, tra amanti tradite, gelosie sentimentali, politici corrotti. Tra i sospettati, ci sono anche un abate inquisitore e una monaca adultera sotto mentite spoglie. 

Questi sono l’antefatto e la trama di “Intrigo a Venezia”, la cena con delitto promossa da Mistery & Investigation Dinner, che si terrà sabato 9 marzo, a partire dalle ore 20, presso il Salotto Aggazzotti di viale Martiri 38, a Modena, che per l’occasione si trasforma in una dimora veneziana settecentesca.

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I partecipanti, che potranno venire in maschera, ma non è obbligatorio, dovranno indagare e scoprire chi ha ucciso Beatrice Morosini e perché. La squadra che indovinerà verrà premiata con premi “a tema”. Sono previsti riconoscimenti anche per i secondi e i terzi classificati.

Protagonista sarà anche il buon cibo, che, come sempre, sarà in tema con l’ambientazione. Dopo aver assaggiato le specialità dell’Europa del Nord, dell’America dell’Ottocento, dell’Irlanda degli anni Settanta, dell’Egitto e dell’Inghilterra, questa volta si “gioca in casa” con piatti della tradizione veneziana. Sono previsti piatti anche per vegetariani e intolleranti.

IL MENU’

Antipasti

Cicchetti veneziani accompagnati da Spritz:
Crostini con Baccalà mantecato (prevista variante senza glutine)
Tartine con Nervetti e cipolla (prevista variante senza glutine)
Polentine grigliate ai funghi (v) (senza glutine) 

Primi piatti

Bigoli in salsa con le sarde (maccheroncini in salsa con le sarde senza glutine)
Bigoli al ragù di anatra (maccheroncini al ragù di anatra senza glutine)
Bigoli alle noci (v)

Secondi piatti

Fegato alla Veneziana (senza glutine)
Seppie alla Veneziana su letto di polenta bianca/gialla (senza glutine)
Zucca in Saor (v)(senza glutine)
Torta salata al radicchio e porri (v)(senza glutine)

Contorni
Fondi di carciofi alla veneta (v)(senza glutine)
Patate alla veneziana (v)(senza glutine)

Dolci
Galani (prevista variante con farina di riso per celiaci)
Fritole alla Veneziana (v)
Castagnole con farina di riso (senza glutine)

Bevande
Acqua
Cola/Fanta
Vino bianco Verduzzo Villorba
Vino rosso Lison Pramaggiore

(V)=vegetariano
N.B. Ogni prodotto, ad eccezione del baccalà mantecato, verrà realizzato con prodotti privi di lattosio.

 

INFO

Il costo dell’apericena a buffet con delitto è di € 25. Fino al 1º marzo sarà possibile acquistare i biglietti in prevendita a € 20. I bambini fino a 12 anni entrano gratis.

Prenotazioni e informazioni al 349/0970726 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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Concorso fotografico "Donne in chiaroscuro": Progetto Angelica e Televenezia presentano, in occasione dell'8 marzo 2019, un concorso fotografico con lo scopo di sensibilizzare verso il ruolo della donna nella società attuale.

Lavoratrici, mamme, casalinghe, mogli, figlie e amiche: una molteplicità di ruoli che le donne incarnano tutti i giorni; noi vogliamo una serie di immagini che le riprendano mentre lavorano sia in casa che fuori.


REGOLAMENTO DEL CONCORSO

1. Il concorso è aperto a tutti, è libero e gratuito.
2. Per partecipare le foto devono essere in bianco e nero e devo essere inviate entro il 28 febbraio 2019 in formato digitale digitale (formato 20x30 cm, risoluzione 300dpi) all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 
3. Le foto devono essere accompagnate dai dati dell'autore e dal modulo (scaricabile alla fine dell'articolo) debitamente compilato e sotto firmato che si trova alla fine del regolamento.
4. La giuria esaminatrice sarà composta da membri selezionati da Progetto Angelica e Televenezia ed emetterà giudizio insindacabile.
5. Le opere vincitrici saranno 12 e verranno esposte presso la Sala della Regina a Palazzo Montecitorio il 26 marzo 2019.

PROGETTO ANGELICA nasce da un team di donne, determinate e preparate, per far sì, che si possa trovare idee, progetti soluzioni per migliorare la condizione professionale delle donne, donne di oggi e quelle di domani. Tutte le info su www.progettoangelica.it.

Pubblicato in Cultura Emilia

Il 19 febbraio alle 18.00, presso la Biblioteca Sociale "Roberta Venturini", si è svolto il terzo incontro del Febbraio Italiano, il ciclo di rassegne Incontro alla cultura, a cura dall’Associazione Intesa San Martino.

Al centro dell’evento Gabriele Balestrazzi, giornalista per oltre 40 anni nel gruppo Gazzetta di Parma e docente di giornalismo laboratoriale presso l'Università degli Studi di Parma, oltre che autore di vari libri e ideatore de ilcielodiparma.com.

La mediazione è stata a cura di Gloria Falorni di ParmAteneo.

"La passione per il giornalismo nasce quando ero ancora un bambino – racconta Balestrazzi – Mia madre mi raccontava che quando avevo sette anni mi mettevo a giocare facendo finta di fare la cronaca alle partite. Anche mio fratello ha sempre avuto la passione per la comunicazione e la sua presenza è stata molto importante per la mia carriera. Una volta cresciuto mi avvicinai alla Gazzetta di Parma, sotto la guida di Baldassarre Molossi”.

Secondo Balestrazzi: “La Gazzetta di Parma negli anni ’50 aveva una squadra da ‘nazionale’! Oltre a Molossi vantava figure come Bertolucci, Goldoni, Torelli e tanti altri. Una squadra di fuoriclasse in grado di portare il giornalismo locale oltre i confini della provincia. Un bellissimo ambiente e una grande scuola”.

Tra le esperienze più importanti del giornalista: “L’incontro con Mia Martini, in occasione del suo concerto a Parma. Non avrei dovuto intervistarla, volevo solo godermi lo spettacolo, e il cameraman aveva già finito di riprendere. Però poi alla fine dell’esibizione ci siamo avvicinati per qualche dichiarazione ed è andata benissimo. La Martini ha reagito molto bene e alla fine mi ha salutato con affetto. È stata una delle migliori esperienze della mia carriera”.

L’ultimo evento si svolgerà martedì 26 febbraio e ospiterà Filiberto Molossi, giornalista, caporedattore e critico cinematografico per la Gazzetta di Parma e ideatore del blog ombrerosse.com

Ogni evento è gratuito e aperto a tutti e si svolgerà alle ore 18.00 presso la Biblioteca Sociale 'Roberta Venturini' in Via Venezia 123 – Parma

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Prosegue senza sosta l'impegno a livello culturale dell'Ugl, sindacato guidato a livello nazionale da Francesco Paolo Capone, ed in ambito locale da Matteo Impagnatiello.

Nella sede provinciale al Direzionale di Via Abbeveratoia 65/A, è stata allestita la mostra di Marco Peracchi, la terza rassegna di un ciclo dedicato agli artisti emergenti del territorio, visitabile negli orari di apertura settimanale della sede stessa.

Dopo il successo delle opere di Fabrizio Pesci e Laura Suarez, ora tocca ad un altro talento parmigiano, autodidatta con esperienza londinese. "Puntiamo molto sulla cultura, anche nell' ottica Parma 2020 Capitale Italiana, perchè è lo specchio della nostra realtà, di cui rappresenta i cambiamenti sociali e le nuove tendenze". Matteo Impagnatiello ha sottolineato l'importante significato di tale scelta, mentre Fabrizio Pesci, Segretario Regionale Creativi UGL, illustre artista nocetano, ha spiegato la filosofia pittorica di Peracchi. "Un approccio molto interessante basato sulla linea del trentennio, che va dagli anni cinquanta agli anni settanta, raffigurata con stili diversi, dalla action painting alla pittura poesia che tende ad un costruttivismo informale avente come fulcro la tela nella doppia funzione di gesto e memoria".

Infatti, Peracchi si considera esponente della "Trip Art", ossia una pittura che riflette un comportamento ribelle e anticonvenzionale, dove il coraggio delle idee e la forte personalità vivono ogni evento con emozione. Nelle sue opere la curiosità dell'introspezione umana porta oscurità e magia a fondersi nella conoscenza.

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E' stata inaugurata sabato, a Palazzo Pigorini di Parma, la mostra “Umano Troppo Umano” dell’artista parmigiano Giuliano Pescaroli, curata da Paolo Conti e organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune.

All’inaugurazione sono intervenuti l’artista, che, molto emozionato, ha ringraziato il numeroso pubblico convenuto, il curatore, che ha tratteggiato la genesi dell'esposizione, e l’assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra: “la partecipazione calorosa di tante persone all'inaugurazione di questa mostra – ha detto l'Assessore – testimonia l'affetto della città nei confronti dell'artista e del docente Pescaroli: in questa esposizione si riuniscono queste sue due nature e il titolo “Umano Troppo Umano” rappresenta il senso della sua arte, ma anche il suo lascito importante a tante generazioni di ragazzi che hanno frequentato le sue aule”.

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La mostra, che raccoglie con profondità e ricchezza il lungo percorso artistico di Pescaroli, riunisce per la prima volta opere che provengono da varie collezioni, restituendo un’idea ampia e esauriente dei modelli culturali che questo artista ha con coerenza approfondito e seguito lungo tutta la sua carriera.

Tutte le info per visitare la mostra a questo link 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Pubblicato in Dove andiamo? Parma
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