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La nuova indagine del commissario Cataldo, uscito dalla penna del giallista modenese, si svolge tra Sestola e Modena, con incursioni in Trentino e a Roma. E al lettore parrà di riconoscere, oltre ai luoghi della città, anche qualche personaggio o, almeno, qualche sua caratteristica. Abbiamo intervistato l’autore

MODENA

Di Manuela Fiorini

Si intitola “Sporchi delitti” la nuova avventura che vede protagonista il Commissario Cataldo, il personaggio nato dalla penna del giallista modenese Luigi Guicciardi. E, anche in questa nuova indagine, non poteva mancare la città di Modena, non solo un semplice sfondo, ma una città reale, con qualche sfumatura creativa per “esigenze letteraria”, ma viva, cupa, misteriosa. Una città che il lettore riconoscerà nei quartieri, nelle vie, ma che ha comunque un elemento diverso. Tuttavia, l’azione si svolge con incursioni a Sestola, località turistica dell’Appennino modenese, in Trentino e a Roma, dove Cataldo si recherà seguendo il suo infallibile intuito per risolvere tre delitti. 

Tre donne uccise da una mano misteriosa, tre donne che non si conoscevano, ma che in comune avevano l’essersi separate dai mariti, l’aver effettuato interventi di chirurgia estetica in una rinomata clinica privata della città e, soprattutto, a loro modo si assomigliavano.

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Abbiamo incontrato Luigi Guicciardi per parlarci di questa nuova avventura del Commissario Cataldo. 

Dopo il mondo del calcio, che faceva da cornice a Nessun posto per nascondersi, in questa nuova avventura il commissario Cataldo ha a che fare con un'indagine complessa che, oltre alla “sua” Modena, lo porterà a Sestola, in Trentino e a Roma. Come mai hai deciso di “ampliare gli orizzonti” del commissario?

“Ha contribuito indirettamente anche una ricorrenza. Cade quest'anno, infatti, il ventennale della nascita narrativa del mio protagonista, che esordì nel 1999 con La calda estate del commissario Cataldo, interamente ambientato a Guiglia: un romanzo che mi diede molte soddisfazioni, visto che fu tradotto anche in inglese e in tedesco. Ho pensato quindi di riportare Cataldo a indagare in Appennino, questa volta a Sestola, in una sorta di chiusura del cerchio. Per quello che riguarda, invece, la deviazione in Trentino, mi sono avvalso del fatto che ho un piccolo appartamento là, precisamente in Val di Fiemme, e quindi conosco direttamente quei luoghi. Anche stavolta però, come nella maggioranza delle indagini precedenti, è Modena a rivestire il ruolo di location principale: la Modena della ricca borghesia, con zone peraltro che non avevo mai trattato prima, come il Villaggio Zeta”.

 

Nel Prologo uno dei personaggi dice: “L'amore. È sempre questo il principio di tutte le cose. Ma quello che non ho capito è che è anche la fine di tutto.” In questa frase è racchiusa la soluzione del giallo, anche se il lettore non lo capirà fino alla fine. All'autore invece chiedo: in che modo l'amore, solitamente protagonista di racconti e romanzi “romance”, può diventarlo anche di un giallo?

“Non va dimenticato che, fin dal celeberrimo “Odi et amo” di Catullo, poeti e narratori ci hanno detto che l'odio e l'amore possono avere la medesima radice, che l'odio, cioè, può essere a volte amore rovesciato, ribaltato. E come si può maturare ed essere felici con l'amore, così si può anche uccidere per amore, se in amore si viene traditi, o se l'amore ci viene sottratto con la violenza. Infatti “nel cuore le cose non finiscono mai”: che è anche il sigillo con cui si chiude questa storia e questa indagine”.

 

Attraverso i tuoi libri abbiamo assistito alla “crescita” del commissario Cataldo. In questa ultima avventura, come nella precedente, lo troviamo nella sua piena maturità, “alle soglie della pensione”. In che modo Cataldo è “maturato” nel corso dei libri? Chi è il commissario Giovanni Cataldo di Sporchi delitti rispetto a quello dei romanzi precedenti?

“In tanti anni, naturalmente, Cataldo è cambiato molto. S'è trasferito da Catania a Modena, da quarantenne schivo e un po' romantico, per fare carriera e per lasciar decidere alla vita su una storia d'amore in crisi, ma condizionato all'inizio dalla nostalgia per la sua terra, di cui rimpiangeva i profumi, i colori, il mare, la cucina. Poi, via via, s'è inserito sempre più nella realtà modenese, s'è innamorato, disamorato, sposato con un'infermiera conosciuta a Carpi, ha avuto due figli, finché sua moglie l'ha lasciato per un avvocato calabrese ed è partita portandoseli via con sé. Ora Cataldo, in Sporchi delitti, è un uomo solo, al culmine della maturità professionale ma incupito da questa pena segreta: è meno dinamico, quindi, ma più riflessivo, deduttivo, esperto. Ed è un uomo, soprattutto, che cerca di tenere a bada i ricordi e i rimpianti proprio con il lavoro, di cui ha umanamente bisogno”.

 

Anche in questo romanzo Cataldo è affiancato da colleghi più giovani. Dobbiamo pensare a un “passaggio di testimone”? Andrà davvero in pensione il nostro commissario?

“I colleghi più giovani hanno almeno due funzioni: quella di rimarcare per contrasto, con la loro minore esperienza, la superiorità deduttiva di Cataldo (che deve restare pur sempre il protagonista), e quella di costituire la necessaria “spalla” per i dialoghi, numerosi e necessari in un tipo di Giallo come il mio, che si presenta già come “sceneggiato”. Quanto alla pensione, direi che non è ancora il momento: non tanto per l'età anagrafica del personaggio, quanto per la simpatia con cui i lettori ancora adesso lo seguono, e il piacere con cui tuttora ne scrivo”.

 

Ancora una volta nel libro c'è tanto di Modena e dei modenesi: i luoghi, i nomi, gli scorci... Il lettore “modenese”, leggendo, ha l'impressione di conoscere qualcuno con quel “nome e cognome”, così come riconosce i luoghi citati, anche se “c'è qualcosa di diverso”. Che cos'ha la Modena di Cataldo di diverso da quella reale?

“In Sporchi delitti c'è la Modena della ricca borghesia, di gente che ha i soldi e anche una certa cultura. E oltre al centro storico, come ti ho detto, ci sono zone che non avevo mai trattato prima, come il Villaggio Zeta, via del Sagittario e via dello Zodiaco. E circa l'impressione di conoscere qualcuno con “quel nome e cognome”, hai ragione, ci sono personaggi nuovi e in parte allusivi, come per esempio un giornalista sportivo di TRC, un politico locale d'area cattolica (entrambi con cognomi... modenesissimi), e persino una lettrice di tarocchi. Quanto ai luoghi di Modena, posso dire che ultimamente non c'è sostanziale differenza fra la città reale e quella di Cataldo: Modena si mantiene bella e attrattiva nel suo centro storico, coi monumenti e i teatri, mentre le periferie si sono imbruttite: penso alla Sacca o alla Madonnina. Nei primi romanzi della serie, invece, c'era molta differenza tra la Modena reale e quella di carta, dal momento che il punto di vista di Cataldo nel descrivere la città era quello di un siciliano “esterno”, che doveva quindi vederla necessariamente con curiosità, stupore e un po' di ignoranza. Ora invece, dopo vent'anni, l'ottica di Cataldo coincide del tutto con la mia, e realtà e fiction combaciano quasi completamente”.

 

Infine... una curiosità da lettore. Come nasce un'avventura del commissario Cataldo? A che cosa ti ispiri? C'è già qualcosa di nuovo che... bolle in pentola e che ci puoi rivelare?

“Le mie storie nascono da uno spunto imprevedibile, offerto di volta in volta da una notizia di cronaca, dai fotogrammi di un vecchio film, dal ricordo di una pagina letta, da una vecchia memoria di famiglia... Poi, una volta presa forma la trama, giro per Modena per trovare le location più plausibili per le storie. Quanto alla classica “pentola”, qualcosa di nuovo sta già “bollendo”. Nel prossimo romanzo Cataldo indagherà nei ricordi di un gruppo di vecchi amici che hanno fatto la maturità classica insieme; un cadavere li riporterà a confrontarsi col loro passato. Il titolo potrebbe essere, appunto, Un conto aperto con il passato, adatto a questa atmosfera memoriale di indagine a ritroso, ed è anche un verso che mi ha colpito di una canzone di Giusy Ferreri”.

 

E, se volete conoscere di persona il Commissario Cataldo e il suo autore, “Sporchi delitti” sarà presentato mercoledì 22 maggio, alle ore 17, presso la Sala Campori della Biblioteca Estense, a Modena; sabato 15 giugno, alle 18.30, presso la Libreria Ubik di via dei Tintori, sempre a Modena; domenica 7 luglio, alle 20.30, presso il chiostro della Biblioteca di Guiglia, nell’ambito della rassegna “Un chiostro di autori e libri”.

 

SCHEDA DEL LIBRO

Luigi Guicciardi

Sporchi delitti

F.lli Frilli Editore

Pag 272 - € 14

 

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CNA per Fotografia Europea promuove letture portfolio con esperti e critici negli ateliers Viaduegobbitre. Sabato 27 e domenica 28 aprile i portfolio saranno giudicati da Loredana De Pace, Massimo Mazzoli e Erik Messori. 

Reggio Emilia -

Fotografia Europea 2019 tornano le letture portfolio promosse dagli Ateliers Viaduegobbitre e CNA Comunicazione e Terziario Avanzato con esperti e critici di fotografia. Sabato 27 e domenica 28 aprile gli Ateliers Viaduegobbitre, presi d’assalto durante le giornate inaugurali di Fotografia Europea, si confermano la cornice ideale per ospitare confronti e dibattiti stimolanti sulla fotografia aperti ad amatori e professionisti

“Le letture portfolio si confermano un grande richiamo per tutti. Non si smette mai di imparare e avere consigli da esperti del settore è un’opportunità allettante per migliorare la propria tecnica. CNA partecipa da sempre attivamente alle iniziative culturali della città ed è socio della Fondazione Palazzo Magnani. Naturale quindi sostenere l’iniziativa degli Ateliers Viadeiduegobbi che hanno dimostrato di essere un punto di riferimento importante per gli artisti reggiani e non solo”. Questo il commento di Giuliano Ferrari, Presidente provinciale CNA Comunicazione e Terziario Avanzato.

Gli appassionati di fotografia potranno mostrare i propri scatti (sabato 27 aprile dalle 10.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 18 e domenica 28 aprile dalle 10.30 alle 13) a Loredana De Pace, giornalista e critica fotografica, Massimo Mazzoli, lettore e docente Fiaf, Erik Messori, fotogiornalista.

Alle 17 di domenica 28 aprile ci sarà la proclamazione dei portfolio vincitori. Il vincitore assoluto potrà esporre negli spazi degli Ateliers durante la prossima edizione di Fotografia Europea, mentre al primo e secondo classificato andranno dei buoni acquisto per libri fotografici da spendere presso la libreria All’Arco a Reggio Emilia.

Per partecipare alle letture portfolio si consiglia la prenotazione scrivendo a Laura Sassi, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.oppure cell. 335 8015629.

Letteratura e Cultura in un contesto originale: IL COMPLESSO MONASTICO DI SAN PIETRO.

L'Associazione di scrittori I SEMI NERI interviene dopo la sua partecipazione a BUK e le polemiche sollevate da alcune case editrici. Le dichiarazioni della Presidente Daniela Ori. L'Associazione di Scrittori I SEMI NERI ha partecipato anche quest'anno a Buk, Festival della Piccola e media editoria, su invito del direttore artistico dottor Francesco Zarzana.

"Siamo stati soddisfatti ancora una volta e ringraziamo Zarzana per la fiducia che accorda da anni alla nostra Associazione. Abbiamo presentato il nostro ultimo libro collettivo "La casa dei segni" e questa è stata forse la migliore presentazione del tour, che stiamo conducendo in varie location per questo libro" – così ha commenta Daniela Ori, Presidente dell'Associazione I Semi Neri.

L'Associazione ha proposto quest'anno un reading con la conduzione del giornalista Francesco Folloni, coinvolgendo gli studenti del Liceo delle Scienze Applicate Fermo Corni e gli studenti-attori che hanno preparato le letture si sono molto divertiti e il pubblico li ha seguiti con attenzione ed emozione. Per questo ha destato un po' di dispiacere leggere di qualche polemica di alcune case editrici sulla location e sull'organizzazione di questa manifestazione.

Certo è che il Chiostro delle Colonne del Monastero di San Pietro è un luogo di certo non progettato per ospitare manifestazioni di grande affluenza di pubblico, ma indubbiamente si tratta di una location insolita e di assoluto fascino, che ha purtroppo sofferto del maltempo, che ha impedito di godere appieno della bellezza del luogo.

Tuttavia, vedere il Chiostro pieno di libri e di gente ha di certo consentito a far conoscere un luogo di grande bellezza della nostra città anche a chi, magari, non lo conosceva. E se pure qualche disagio può esserci stato, resta il fatto che BUK, il Festival della Piccola e Media editoria di Modena, da dodici anni costituisce ormai un appuntamento fondamentale nella vita culturale della nostra città, che consente a tanti autori ed editori indipendenti la possibilità di farsi conoscere e presentare i propri lavori.

L'Associazione I Semi Neri ringrazia pertanto Buk per l'invito e il Padre Priore del Monastero, don Stefano De Pascalis, per la grande disponibilità e per aver acconsentito di aprire le porte di un luogo così bello a questa manifestazione e alla cultura dei libri.

 

 

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La domenica di Pasqua la Torre è chiusa, ma nel lunedì di Pasquetta, 22 aprile ore 14.30, si può andare alla scoperta della Ghirlandina e delle Sale storiche di Palazzo Comunale in piazza Grande a Modena con la visita guidata "combo”, cioè comprendente entrambi i luoghi. 

Il ritrovo è all’ingresso della Ghirlandina, via Lanfranco, alle 14.15 per l'acquisto dei biglietti. La visita organizzata da Archeosistemi col Servizio Promozione città e Turismo del Comune inizia dalla Torre coi suoi 200 gradini e dall'alto, nella “Sala dei Torresani” dove abitavano le guardie, si possono ammirare i tetti del centro storico, la piazza e il panorama.

La guida accompagnerà quindi il gruppo a Palazzo Comunale, nelle Sale Storiche. In queste Sale un tempo si riuniva il Consiglio Comunale, vi erano gli archivi civici e lo studio del sindaco. Ospitano splendide decorazioni pittoriche di Ludovico Lana, Nicolò ed Ercole dell'Abate, Bartolomeo Schedoni, Francesco Vellani, Girolamo Vannulli, Francesco Vaccari e Adeodato Malatesta.

La visita dura circa un'ora e sarà riproposta giovedì 25 aprile e mercoledì 1 maggio con le stesse modalità di partecipazione e negli stessi orari.

Per partecipare servono i biglietti della Ghirlandina (3 €, ridotto 2 € per studenti da 6 a 26 anni, over 65, gruppi di almeno 10 persone) e delle Sale Storiche (2 €, gratuito fino a 5 anni, guide turistiche e interpreti, giornalisti, insegnanti che accompagnano classi, disabili e accompagnatori). Oppure biglietto Unico Unesco a 6 € senza scadenza, che include Ghirlandina, Sale Storiche, Musei del Duomo, Acetaia Comunale (visitabile venerdì pomeriggio, sabato e festivi mattina e pomeriggio, previa prenotazione allo Iat in Piazza Grande, 14).

La Ghirlandina apre da martedì a venerdì 9.30-13 e 15-19. Sabato, domenica e festivi 9.30 - 19. Dal 29 aprile a tutto luglio anche lunedì 9.30-13 e 15-19. La biglietteria chiude sempre mezz'ora prima dell'orario di chiusura indicato.

Sabato 27 aprile è in programma una vista tematica dedicata tutta alla Torre simbolo di Modena.

La prenotazione è obbligatoria via mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per massimo 25 persone.

Per informazioni: IAT, Informazione e Accoglienza Turistica, piazza Grande 14 sotto i portici del Municipio, tel. 059 2032660 www.visitmodena.it.

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Villa Levi a Reggio Emilia, una delle più affascinanti dimore storiche seicentesche della regione, a rischio crollo e abbandono: la denuncia di Gabriele Arlotti.

Reggio Emilia -

Sette milioni, presunti, di valore abbandonati a se stessi. Ma, soprattutto, uno dei beni immobiliari, storici e affettivi dei reggiani. Infiltrata d’acqua e muffe, vittima dei ladri, abbandonata al suo destino è una delle più affascinanti dimore storiche seicentesche della regione
E’ Villa Levi che nel Settecento sarebbe passata proprio alla storica famiglia ebrea di cui porta ancora il nome. Una villa che comprende i due fabbricati annessi (Guado e Augusta), terreni per 20 ettari, l’oratorio Besenzi del 1840, ma che soprattutto ha un meraviglioso corpo centrale neoclassico e le dipendenze attorno.

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Ieri, 17 aprile, sono andati via per sempre i pochi tecnici di laboratorio rimasti, con rientro all’Università di Bologna.

Villa Levi ha ospitato per quasi mezzo secolo il Corso di Laurea in Scienze della Produzione Animale (il triennio applicativo finale).
Nel 1968, in piena contestazione studentesca, i presidi delle facoltà di Veterinaria e di Agraria dell'Università di Bologna, fondarono per la prima volta in Italia il corso di Laurea di Scienze della Produzione Animale, collocando il biennio propedeutico a Bologna e quello applicativo a Reggio Emilia, con sede a Villa Levi-Coviolo. Nel 1970 la Villa venne acquista, con firme dei professori Zucchi e Zambonelli, dall’ultimo proprietario del tempo, l’avvocato Pelosi. 

All'inizio, tutte le attività reggiane di Scienze della Produzione Animale si svolsero per diversi anni in una sede provvisoria, successivamente all’acquisto, operato dall'Università di Bologna con anche un contributo della Cassa di Risparmio di Reggio, si trasferirono qui definitivamente nel maggio del 1978 con il restauro fatto dall’Università di Bologna con contributi per la gestione degli enti locali reggiani Camera di Commercio, Provincia, Comune di Reggio Emilia.
Da allora fino all'aprile del 2011 in cui venne chiusa definitivamente, (per trasferire tutte le attività presso la sede di Bologna) ha laureato oltre 1500 professionisti. 

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Negli ultimi anni però è stata completamente trascurata per motivi economici dall'Università di Bologna, “fino a renderla a quasi un rottame”- commenta un ex docente, come dimostrano le diverse foto. Acqua infiltrata nei tetti, grondaie in rame rubate e sostituite con quelle in plastica, alberi monumentali caduti nel meraviglioso parco accanto.
“lo spreco di danaro pubblico equivale a un furto aggravato, perché trattasi di quattrini degli italiani. La morte di Villa Levi non é un danno economico solo per Coviolo, ma per tutta l'Università italiana”.

Perché Villa Levi venne abbandonata? “Ai primi anni Duemila a Reggio Emilia c’erano 3 facoltà di agraria oltre a questa di Produzione Animale di Bologna, con Modena e Parma. Nel mentre a Reggio Emilia era iniziata già a fine anni Novanta la battaglia per essere sede di Università e non solo distaccamento. Creata la nuova Università di Unimore risultava superfluo mantenere a Reggio un distaccamento di Bologna”. 
Nel 2011 a Villa Levi cessarono funzioni didattiche, col rientro di ricercatori, insegnanti e studenti a Bologna, che, qui a Coviolo, erano svolti negli istituti di allevamenti zootecnici, di zooeconomia, microbiologia e industrie agrarie, istituto di produzione foraggere e di edilizia zootecnica. Qui sono nate, oltre a numerose analisi economiche, alcune tra le più grandi scoperte scientifiche del tempo, ad esempio, su Parmigiano Reggiano e suinicoltura.
Inutilmente, per 7 milioni di euro, l’Università di Bologna ha cercato di vendere questo luogo che è protetto da vincolo della Soprintendenza.


Gabriele Arlotti

Pubblicato in Cronaca Emilia

Inaugurata da Iva Zanicchi, la mostra in corso presso Spazio Gerra a Reggio Emilia, dedicata alla canzone italiana femminile degli anni ‘70 e facente parte del circuito Fotografia Europea.  

Reggio Emilia -

Confessare un sentimento, esprimerlo per liberarsene o per riuscire a rileggerlo, cercare le parole per tradurlo e interpretarlo. Questo è ciò che la canzone ha saputo fare più e meglio di qualsiasi altra espressione artistica, diventando per almeno cinquant’anni il principale strumento di identificazione popolare per intere generazioni di italiani.

Nei primi anni '70, cantanti che hanno dominato la scena televisiva e discografica si sono esibite in disarmanti interpretazioni, intense, profonde e talmente sincere da abbattere talvolta i confini fra performance e vita reale. Mia Martini, Mina, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni, Patti Pravo… hanno saputo esprimere stati d’animo e sentimenti intensamente legati alla sensibilità femminile, impossessandosi in prima persona di melodie e testi, trasformandoli appunto in vita vissuta. Brani scritti però – sia nella composizione musicale che nei testi – esclusivamente da uomini, quali Mogol, Franco Califano, Paolo Limiti, Cristiano Malgioglio e molti altri. Brani nei quali si è quasi magicamente creata un’irripetibile fusione tra il sentire maschile e femminile, quasi non ci fossero resistenze preconcette o separazioni di genere nel momento in cui si parlava d’amore.

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Questo il tema, della mostra in corso presso Spazio Gerra a Reggio Emilia, dedicata alla canzone italiana femminile degli anni ‘70 e facente parte del circuito Fotografia Europea, fino al 9 giugno 2019.

Ad inaugurare l'esposizione, a cura di Associazione ICS – Innovazione Cultura Società, venerdì sera, una delle protagoniste di quegli anni: Iva Zanicchi, in un incontro in cui si é racconatata ai presenti.

In mostra, oltre a fotografie e filmati d’epoca e testimonianze dei protagonisti, i testi e le emozioni trasmesse dalle canzoni sono stati interpretati dai lavori di due giovani fotografe, Giulia Bersani e Alessia Leporati, che si interrogano su quanto la sincera e non filtrata confessione di sé possa essere elemento generatore di legami, relazioni e intimità tra le persone.

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ORARI

dal 20 aprile al 9 giugno
sabato e domenica › 10-19

Aperture straordinarie
22, 25, 26 aprile › 10-19
1, 2, 3 maggio › 10-19

Aperture serali
27 aprile › 10-23
4 e 25 maggio › 10-23
1 e 8 giugno › 10-23


INGRESSO GRATUITO
 
Spazio Gerra, Piazza XXV Aprile 2 – Reggio Emilia
 
Foto a cura di Francesca Bocchia
 
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Il docufilm sul clochard Enzo Sicuri nuovamente sullo schermo del Cinema Astra di Parma giovedì 18 aprile alle ore 21

Nuova replica per il docufilm «"Màt" Sicuri l'ultimo Diogene», giovedì 18 aprile 2019 alle ore 21 al Cinema Astra di Parma. Il programma della serata vedrà la proiezione del film su Enzo Sicuri (34 minuti), di testimonianze e aneddoti (18 minuti), di alcuni divertenti "bloopers" e a seguire un dialogo tra il pubblico e gli autori, i giornalisti Francesco Dradi, Fabrizio Marcheselli e Antonio Cavaciuti.
Un'altra particolarità della serata è l'invito ai parmigiani e parmigiane a venire a raccontare il proprio ricordo di Enzo Sicuri: le nuove testimonianze saranno registrate per arricchire la memoria documentale sulla popolare figura del clochard che animò i borghi del centro storico per cinquant'anni. Ulteriori informazioni sulla serata, sull'origine del docufilm, sul trailer e sull'uscita del dvd si trovano sul sito www.matsicuri.it.

Il film documentario su Enzo Sicuri (1907-1988) ha preso forma in 12 intensi mesi, con l'audio inedito dell'unica intervista concessa da lui (negli anni '80 agli Iraia), foto originali, documenti rari e le testimonianze di chi lo conobbe e frequentò, un evocativo trait d'union tra la Parma di una volta e quella contemporanea, dal grande giornalista Giorgio Torelli ai titolari di storici negozi del centro.

Due gli attori: Alvaro Evangelisti, diplomato all'Accademia di belle arti di Bologna, interprete di un Sicuri particolarmente "lirico", e il celebre Alessandro Haber, già protagonista di 130 film, vincitore di un David di Donatello e quattro Nastri d'Argento per il cinema, qui nel ruolo di Dante Spaggiari, incisore di metalli preziosi, filosofo anarchico e autore di aforismi, ma soprattutto mentore di Sicuri. Poi l'amichevole partecipazione "vocale" del noto speaker radiofonico parmigiano Mauro Coruzzi.

Matto o filosofo? Enzo Sicuri era un clochard per scelta, nella sua città, Parma. Dopo un'infanzia normalissima aveva deciso di vivere sotto le stelle, rifiutando qualsiasi imposizione. Tutti, o quasi, lo chiamavano "Màt". Ma Enzo adorava le poesie, i libri e la musica lirica. Trascorreva le giornate e le notti nei borghi tra il Teatro Regio e piazza Duomo, non chiedeva l'elemosina e riciclava cartoni per pagarsi un piatto di minestra. Il suo motto era "Nella vita si può fare a meno di tutto, tranne che dell'aria per respirare", desunto dal "maestro" Dante Spaggiari. Sicuri è l'unico clochard a cui sia stato dedicato un monumento in Italia, con nome e cognome: opera dello scultore Maurizio Zaccardi nel 2004, in centro a Parma, piazzale della Macina.

Per realizzare il docufilm «"Màt" Sicuri l'ultimo Diogene», gli autori Dradi, Marcheselli e Cavaciuti si sono avvalsi del fondamentale supporto di diversi parmigiani, di una settantina di generosi sostenitori attraverso il crowdfunding e di 15 importanti sponsor "made in Parma": Iren Comitato territoriale di Parma, Fondazione Cariparma, Fondazione Monteparma, Emil Banca, Ocme, Cartongraf, Coop Alleanza 3.0 Consiglio di zona Parma Est, Cigno Verde cooperativa sociale onlus, Impresa Allodi, La Giovane, Coop Multiservice, Parma 80, Euro Torri, Scatolificio Magnani e Ad Personam.

 

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L’annuncio del presidente Zanni alla presentazione del programma delle Celebrazioni del IV centenario della Basilica. Provincia protagonista anche l’11 maggio con l’annullo filatelico.

Reggio Emilia -

Presentato questa mattina il programma delle Celebrazioni del quarto centenario dell’inaugurazione della Basilica della Ghiara. Al Chiostro minore della Ghiara, il ricco calendario di iniziative è stato illustrato da monsignor Massimo Camisasca, vescovo della Diocesi di Reggio e Guastalla, dal presidente della Provincia di Reggio Emilia Giorgio Zanni, dal sindaco Luca Vecchi e da Gino Farina, coordinatore del Comitato per le celebrazioni.

Primo appuntamento domenica 28 aprile (ore 17) con la presentazione di un documentario multimediale sul tempio della Beata Vergine della Ghiara e dialoghi con Angelo Mazza e Carlo Baja Guarienti; ultimo appuntamento domenica 8 dicembre (ore 16) con la santa messa episcopale presieduta dal vescovo Camisasca a conclusione del periodo giubilare e di indulgenza che si aprirà lunedì 29 aprile (ore 18.30), sempre con una messa episcopale. Nel mezzo - domenica 12 maggio, proprio nel giorno del quarto centenario della traslazione dell’immagine miracola della Madonna della Ghiara – il Pontificale presieduto dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Papa Francesco.   

“Per la Provincia è un piacere ed una fortuna poter accompagnare questo percorso, denso di iniziative importanti e significative, per celebrare un luogo di culto che è principalmente, ma non esclusivamente cittadino, perché caro davvero a tutti i reggiani, dall’Appennino al Po”, ha tra l’altro detto il presidente Giorgio Zanni, soffermandosi inparticolare su due eventi che vedranno l’ente provinciale protagonista. “A partire dalla restituzione alla comunità dell’importante affresco raffigurante la Beata Vergine della Ghiara ritrovata nei locali di Palazzo Ducale, ora sottoposto a un’opera di restaura che verrà svelato sabato 7 settembre, alle 10, durante la Giareda”, ha annunciato il presidente Zanni. Una cappella affrescata scoperta per caso, spostando alcuni scaffali durante un trasloco di uffici della Prefettura, sulla quale, coordinato dall’architetto Maria Cristina Costa, sta lavorando da settembre un pool di restauratori formato da Andrea Onsi, Andrea Cremaschi e dall’impresa Franchini per la parte edile. “Un lavoro avviato dalla Provincia durante la presidenza Manghi decidendo di investire, grazie all’avanzo di gestione, parte dei fondi destinati alla manutenzione del patrimonio immobiliare in un momento storico non semplice per questo ente, sottolineando ancora di più l’intenzione di voler partecipare in modo fattivo e concreto a queste importanti celebrazioni per i 400 anni della Ghiara”, ha detto Zanni.

Sabato 11 maggio, dalle 9 alle 12.30, la sede della Provincia di Reggio Emilia, di fronte alla Basilica, ospiterà inoltre le operazioni di emissione del francobollo celebrativo con annullo speciale da parte di Poste Italiane.

Fonte: Provincia di Reggio Emilia

 

Tutta Parma, e non solo, si stringe intorno al progetto di restauro della chiesa di San Francesco del Prato. Tante le iniziative. Una raccolta fondi e un ricco programma di eventi volti a sostenere la rinascita di quello che è già un simbolo della “Capitale Italiana della Cultura” per il 2020. Dai cofanetti con le sbarre dell’ex carcere, al progetto per la salvaguardia dei nidi di rondone. Eventi musicali, accademici e culturali. Visite guidate in quota tra i raggi del rosone e i decori della formelle, un crowdfunding che premia i sostenitori più generosi con un francescano cofanetto in materiale riciclato, numerato uno ad uno, contenente le sezioni in ferro delle inferriate (la chiesa fu anche prigione), tagliate accuratamente in corrispondenza dello snodo. Il cofanetto diventa così il simbolo di questa rinascita dopo 200 anni di carcere. 

Parma -

Con una struttura che eguaglia per dimensioni la Cattedrale di Parma, San Francesco del Prato si prepara a diventare protagonista di un’autentica rinascita, grazie ad un’accurata opera di restauro che mira a renderla uno dei simboli della città eletta “Capitale Italiana della Cultura” per il 2020

Una rosa di eventi, al motto “Liberiamo San Francesco del Prato”, si pone l’obiettivo di raccogliere fondi per l’intervento e di mettere in luce la lunga e affascinante storia del complesso. Il tutto promosso e coordinato dal “Comitato per San Francesco del Prato”, costituito con lo scopo di promuovere e sostenere il restauro della chiesa e la riapertura alla città e al culto, ad eventi musicali, accademici e culturali. E non ultimo, alla riconsegna di questa meraviglia ai Frati Minori Conventuali, che 800 anni or sono, l’hanno edificata.

La chiesa è stata data in concessione alla Diocesi nel febbraio del 2018, per disponibilità dell’Università. Grazie poi alla costituzione del Comitato si è potuto provvedere al completamento e all’aggiornamento del progetto originale. Il cantiere è stato aperto il 3 settembre 2018 e ad oggi sta proseguendo secondo i programmi prestabiliti, concentrandosi sulla fase di consolidamento strutturale e restauro della preziosa facciata.

Finanziato dalla Fondazione Cariparma, il progetto, redatto dal prof. Paolo Marconi, ed approvato dalla Soprintendenza nel 2004, è stato rivisto e adeguato alle attuali necessità e normative dall’arch. Giorgio Della Longa (già collaboratore del prof. Marconi) che ne ha curato la progettazione architettonica e che svolge il ruolo di supervisore. L’adeguamento sismico è invece opera dell’ing. Giovanni Cangi, progettista e direttore dei lavori strutturali. 

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UNO “SCRIGNO” PER RACCONTARE UN PEZZO DI STORIA

San Francesco del Prato ha una storia travagliata, dall’epoca napoleonica fino al 1992 da Chiesa fu trasformato in carcere. Un gioiello nascosto a cui finalmente è stato riconosciuto il suo immenso valore storico e culturale, portando così allo sviluppo di un progetto per il suo completo restauro. La prima fase dei lavori ha visto l’eliminazione dalla facciata delle inferriate del carcere, che da oltre 200 anni deturpavano, in più punti, la sobria architettura del complesso architettonico. L’agenzia Areaitalia, che si occupa della campagna di comunicazione per la raccolta fondi, ha voluto dare valore a questo “pezzo di storia” rendendolo il simbolo tangibile della rinascita della Chiesa.

Sono stati creati quindi dei cofanetti contenenti ognuno una sezione delle grate carcerarie. Il messaggio portante della campagna “Liberiamo San Francesco del Prato” viene espresso simbolicamente proprio da questi pezzi di grata, tagliati accuratamente in corrispondenza dello snodo e numerati uno ad uno. All’interno del cofanetto oltre alla grata del carcere troviamo un opuscolo che racconta la storia della chiesa con foto suggestive e frasi francescane e il certificato di autenticità che ne garantisce la provenienza certa e l'unicità. Un cordino sigilla la confezione (che ricorda il cingolo che indossano i frati) fissato con ceralacca marchiata. Infine, per consentire l’esposizione della riproduzione della finestra carceraria sono stati realizzati con i tagli di lavorazione cartotecnica due alloggiamenti che permettono di collocarla agevolmente ovunque si voglia. Il cofanetto è stato realizzato con materiali volutamente poveri e con linee semplici ed eleganti, una confezione "green" che riflette lo spirito francescano. Un progetto che rispetta l’ambiente anche nella scelta del contenitore esterno e degli imballaggi che non contengono plastica ma solo carta riciclata. Realizzati in numero limitato, questi cofanetti saranno consegnati a coloro che avranno donato on-line e che potranno ricevere un segno tangibile del loro contributo (sanfrancescodelprato.it).

In Piazza Garibaldi a Parma sarà presente un’importante installazione dove saranno collocati: una delle inferriate rimosse dalla facciata, uno scrigno con il cofanetto, alcune pannellature di approfondimento sulla storia della Chiesa e le modalità per contribuire alla raccolta fondi popolare. 

Crédit Agricole Italia darà visibilità alla campagna stessa, allestendo le filiali cittadine con poster di “Liberiamo San Francesco del Prato” posizionando inoltre totem di comunicazione con il cofanetto, fisicamente inserito in una teca.

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                             Cofanetti contenenti ognuno una sezione delle grate carcerarie credit Francesca Bocchia 

 

VISITE IN QUOTA TRA LE MERAVIGLIE DAI MILLE COLORI

L’intervento di restauro della facciata, che si sviluppa su circa 600 mq, terminerà tra giugno e luglio del 2019. Solo nei weekend, da metà estate fino a cantiere ultimato, sarà possibile partecipare ad una serie di visite guidate per conoscere e ammirare al meglio la facciata, dal basso verso l’alto, con una prima parte propedeutica dedicata all’illustrazione della storia della chiesa e una seconda in quota. Le visite dall’alto offriranno l’occasione eccezionale di ammirare da vicino il grande rosone a 16 raggi e il raffinato decoro delle formelle policrome, ma anche di godere di uno straordinario panorama sul centro storico con un’inedita vista sulla vicina cattedrale. A tal proposito, verrà allestito un ascensore per raggiungere il rosone e un info point sul sagrato per ricevere tutte le informazioni necessarie riguardanti San Francesco del Prato. La visita sarà aperta a gruppi di 10 persone con prenotazione soltanto online sul sito sanfrancescodelprato.it

La quota di 10 euro a persona andrà interamente a sostenere il restauro della chiesa. 

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                                San Francesco del Prato - Rosone - Credit Giuseppe Bigliardi  

 

L’OMAGGIO DEL FESTIVAL VERDI APRE UNA SINFONIA DI APPUNTAMENTI

Un progetto così significativo e suggestivo non poteva che ricevere doverosi attestati di stima da parte del mondo della cultura. Grazie al partenariato con la Fondazione Teatro Regio, San Francesco del Prato ospiterà la prima di Luisa Miller, nell’ambito del Festival Verdi 2019, con la regia di Lev Dodin, il cui debutto è fissato per il 28 settembre 2019 (repliche il 5, il 12 e il 19 ottobre). L’opera verrà allestita durante i lavori di restauro, trasformando la chiesa-cantiere in teatro e offrendo un’occasione irripetibile di assistere alla rappresentazione in una scenografia unica, della quale anche i ponteggi saranno parte integrante. Ma quella della rassegna che è a tutti gli effetti diventata un festival lirico di respiro internazionale, capace di richiamare ogni anno un pubblico numerosissimo ed eterogeneo, è solo una delle tante iniziative culturali che circondano un cantiere che promette colpi di scena. 

Nel 2019 la Tortellata di San Giovanni del 23 giugno, la visita del Cardinal Ravasi del 29 settembre e il Transito di San Francesco del 3 ottobre si aggiungono per comporre un calendario di eventi che restituisce nuova vita alla pietra di questo gigante per troppo tempo rimasto assopito. È inoltre in corso di formazione un comitato di esperti che avrà il ruolo di curare una pubblicazione sulla chiesa e l’allestimento di una mostra inerente. Ancora da confermare, infine, il concerto di Massimo Quarta e Orchestra su musiche di Niccolò Paganini, con ingresso a offerta libera pro-restauro.

Da qui a fine 2019, gli eventi di promozione o a sostegno dell’iniziativa saranno affiancati dall’allestimento di un gazebo informativo itinerante e “green”. Saranno disponibili volontari che avranno il compito di comunicare aggiornamenti sullo stato del restauro e sulle modalità di donazione.

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                             San Francesco del Prato - Lavori in corso - Credit Francesca Bocchia 

 

ANCHE I RONDONI TROVANO CASA A SAN FRANCESCO

I rondoni sono una specie abituata a stabilirsi nelle buche pontaie dei palazzi antichi. L’intervento sul complesso di San Francesco del Prato ha creato le condizioni per salvare quelli presenti nella struttura della chiesa, che ne conta 300 solo nell’abside. Su suggerimento del prof. Andrea Beseghi (Liceo Ulivi di Parma) e del prof. Francesco Mezzatesta (Gruppo Rondoni Italia) sono stati installati in cantiere nidi artificiali sul ponteggio. Questi permettono ai rondoni - autentici antizanzare naturali e costruttori di nidi troppo piccoli per piccioni e altri uccelli infestanti - di tornare a nidificare anche in questa stagione. 

Si tratta delle prime sperimentazioni in Italia su un cantiere attivo. Inoltre, le maestranze hanno ideato una soluzione tecnica e disegnato un’innovativa intelaiatura da inserire proprio nelle suddette buche per consentire la nidificazione, una volta terminati i lavori. 

 

UN ASSIST AL RESTAURO

Sabato 20 aprile 2019, durante la partita di calcio Parma-Milan, un gruppo di giovani scenderà sul terreno di gioco dello Stadio Tardini, al momento dell’intervallo, mostrando con orgoglio un lungo striscione con la scritta “Insieme per San Francesco”.

 

MODALITÀ DI DONAZIONE

La raccolta fondi ad oggi ha raggiunto 3,5 milioni di euro, grazie all’intervento di Fondazione Cariparma, che ha già messo a disposizione 2 milioni di euro, del Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia, Famiglia Chiesi, Barilla, Faac e di numerosi altri partner. Ora si attende la generosità di tutti coloro che hanno a cuore la “rinascita” della chiesa. 

Il sostenitore versa una cifra a piacere sul sito sanfrancescodelprato.it tramite carta di credito o bonifico. In base all’importo dell’offerta, oltre alla presenza nel registro dei donors, saranno proposti un oggetto o un’attività come segno di ringraziamento:

- a partire da 10 euro: visita in quota sino al rosone

- a partire da 30 euro: un gadget eco-friendly

- a partire da 200 euro: un cofanetto con taglio dell’inferriata e librettino con foto e frasi francescane.

È possibile sostenere il progetto attraverso una libera erogazione, beneficiando dell’Art Bonus, che consente il recupero fiscale del 65%, in tre anni, dell’importo donato sia da cittadini sia da imprese.

BENEFICIARIO Diocesi di Parma

IBAN IT02N0623012700000038406827 c/o Crédit Agricole Italia

CAUSALE Art Bonus – Diocesi di Parma – San Francesco del Prato – Parma – Codice Fiscale o P. Iva del donante.

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                    San Francesco del Prato - Facciata - Dopo il restauro

 

 

Pubblicato in Cronaca Parma

La straordinaria Orchestra Pistapòci sabato 13 aprile alle 20.30. Una spettacolare orchestra di duecentocinquanta bambini e ragazzi, dagli otto ai diciassette anni in scena al Teatro Regio di Parma.  

Parma -

Sabato 13 aprile, alle ore 20.30, il palcoscenico del Teatro Regio sarà invaso da una spettacolare orchestra di oltre duecentocinquanta bambini e ragazzi, dagli otto ai diciassette anni: l’Orchestra Pistapòci. Si tratterà, in realtà, di quattro gruppi che si alterneranno sul palcoscenico, dato che nemmeno il nostro storico teatro potrebbe contenere tutta insieme una simile massa di musicisti.

Ma che cos’è l’Orchestra Pistapòci?

Si tratta di un originale progetto didattico-musicale nato da un’idea di Francesco Sgorbani all’interno della Scuola di Musica Cem Lira di Parma, e realizzato con il fondamentale sostegno economico della Regione Emilia-Romagna che in questi anni ha deciso di investire sulla musica e sulla diffusione della cultura musicale, appoggiandosi ad una rete di scuole musicali di qualità diffuse sul territorio. Nata tre anni fa, l’Orchestra Pistapòci si rivolge a ragazzi dalla scuola primaria alla secondaria superiore, offrendo a chi lo desidera la possibilità di suonare uno strumento, ma soprattutto di fare subito musica insieme agli altri: lo studio individuale dello strumento viene dopo, non prima della musica d’insieme; per partecipare ad una esecuzione orchestrale basta saper fare anche una sola nota, al momento giusto; ed è proprio il suonare insieme agli altri che crea nei ragazzi la motivazione per approfondire lo studio di uno strumento.

Ma questo non è l’unico punto di originalità del progetto: c’è il repertorio, fortemente connotato dalla modernità, fatto di brani scelti tra quelli che i ragazzi d’oggi ascoltano; c’è lo staff degli insegnanti, formato sia da musicisti di estrazione accademica, ben ferrati sul fronte musicale e didattico, sia da musicisti autodidatti, strumentisti che sono arrivati alla musica attraverso una strada differente, più vicina ai modi di apprendimento spontaneo dei ragazzi; c’è la scelta degli strumenti, che non si limita a quelli della tradizione, ma si apre alla contemporaneità lasciando spazio all’elettronica, alle loop station, e sa dare spazio sia alla vocalità tradizionale sia al beat box e al canto rap. C’è, soprattutto, l’”inclusività” del progetto, che lascia la porta aperta a tutti, senza fare selezioni, che mira a trovare per tutti uno spazio all’interno del progetto e non a far emergere i migliori a scapito degli altri. 

Sul palcoscenico del Regio vedremo dunque e ascolteremo ragazzi dell’IC Sanvitale-Fra Salimbene, dell’IC Salvo d’Acquisto, dell’IC Toscanini e della Scuola “A.Chieppi”, di Parma; dell’IC di Torrile; dell’IC di Sorbolo; ed anche del Liceo Marconi e del Liceo Musicale Bertolucci, ragazzi questi ultimi che hanno aderito al progetto con la formula dell’alternanza Scuola / Lavoro, partecipando al lavoro dell’Orchestra sia come musicisti sia come “assistenti” degli insegnanti, e vivendo dunque un duplice ruolo, attivo e passivo, all’interno di un complesso e stimolante percorso educativo.

Sul palcoscenico, ovviamente, i ragazzi saranno guidati dai loro insegnanti: Leonardo Morini, Diletta Longhi e Giusy Di Gerlando - canto corale; Marcello Canuti - percussioni; Renata Orlandoni, Antonio Piccirilli e Luca Sutto - tastiere; Aryuna Iacci, Roberto Balzani, Luca Valerio e Davide Buzzi - chitarre; Gianmaria Dazzi - strumenti a fiato; Fabio Carima e Danilo Puzello (Dank & Dhap) - freestyle e beat-box; ed infine Francesco Sgorbani, direttore dell’intera compagine orchestrale.

In alcuni momenti saliranno sul palco, ad affiancare i ragazzi, anche alcuni ospiti professionisti, che hanno accettato di prestare gratuitamente il loro contributo al progetto: Sara Loreni, Gitta De Ridder (UK), Divi di Hollywood, The Manelly’s, Jasmine Furlotti, Le Nadrettes, Alan Scaffardi, Antonio Benassi, gli R.C.C. Gospel Choir, il Coro Ars Canto G.Verdi e il Coro del Liceo Marconi.

SABATO 13 APRILE
Il Teatro più bello apre le porte per l'Orchestra più acclamata in città!

■ BIGLIETTI
Biglietto Platea: 15 euro
Biglietti Palchi: 10 euro

Prevendite disponibili da mercoledì 10 aprile a sabato 13 aprile, presso Cem Lira - Centro Educazione Musicale
Viale Solferino, 25, 43123 Parma PR
Orari di apertura:
Mercoledì 14.30 - 18.30
Giovedì - Venerdì 9.30 - 18.30
Sabato 9.30 - 11.30

Vendita diretta presso la biglietteria del teatro Regio solo la sera dello spettacolo (fino ad esaurimento posti)

Pubblicato in Dove andiamo? Parma
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