Dal 6 al 9 settembre showcooking con degustazioni a cura del laboratorio Cibosano di Bologna e un incontro sullo studio legato alla sensibilità al glutine, condotto dall'Università di Firenze e pubblicato dal British Journal of Nutrition, con la presenza di Bob Quinn.
Milano, 1 settembre 2014 – Il grano khorasan KAMUT® è fra i protagonisti di SANA 2014, il salone internazionale del biologico e del naturale che si tiene dal 6 al 9 settembre a BolognaFiere. L'azienda Kamut Enterprises of Europe, che coltiva questo antico cereale secondo metodo bio, ha uno stand dedicato (E34) nel padiglione 33 in cui è possibile degustare una gustosa varietà di prodotti garantiti dalla filiera del marchio KAMUT®.
Ogni giorno allo stand del grano khorasan KAMUT® il laboratorio Cibosano di Bologna preparerà piatti vegetariani - dall'antipasto al dolce - con l'utilizzo dell'antico cereale, ideali da riproporre anche a casa, secondo la tradizione mediterranea e con un pizzico di fantasia gastronomica rubata qua e là per il mondo. La protagonista degli showcooking sarà Laura Cacciari, un'appassionata della cucina casalinga, sana, bio e genuina, ma con ispirazione e ingredienti internazionali.
Inoltre, per approfondire i recenti studi scientifici pubblicati sul British Journal of Nutrition, che dimostrano come il consumo di prodotti a base di grano khorasan KAMUT® permetta di alleviare i sintomi di una malattia cronica come la Sindrome del Colon Irritabile, domenica 7 settembre alle ore 11.30 presso la Sala Valzer del padiglione 33, si terrà una conferenza a tema: "I prodotti a base di grano khorasan KAMUT® riducono i sintomi della sensibilità al glutine (IBS)".
All'incontro parteciperanno Bob Quinn, Presidente di Kamut International, e gli autori dello studio: il Prof. Stefano Benedettelli, la Dott.ssa Anne Whittaker e il Dott. Francesco Sofi, dell'Università di Firenze.
Lo sapevi che ... ?
KAMUT® è il nome del marchio registrato per contraddistinguere una specifica ed antica varietà di grano e per garantirne determinate caratteristiche. Lo scopo di questo marchio registrato è "certificare" la pura e antica varietà di grano khorasan, coltivata secondo il metodo dell'agricoltura biologica, mai ibridato né incrociato, e con elevati standard qualitativi. KAMUT®, infatti, significa garanzia di alta qualità in biologico di un antico cereale riscoperto e reintrodotto sul mercato e nelle diete dall'azienda Kamut International.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Kamut Enterprises of Europe
Ketchum
Sonia Silvani – Tel. 02 624119.77 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sara Pecchielan – Tel. 02 624119.22–
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Federica Villa – Tel. 02 624119.31 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ismea ha pubblicato i risultati del primo censimento delle strutture di stoccaggio cerealicole in Italia.
- di Virgilio
Parma 23 Giugno 2014 -
Il centro di stoccaggio dei cereali, il posizionamento e l'adeguatezza delle strutture rappresenta il punto di partenza per orientare future politiche di sviluppo finalizzate ad aumentare la competitività dell'intera filiera cerealicola nazionale.
Nella stesura del Piano Cerealicolo Nazionale predisposto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali sono state individuate le principali criticità riferibili alla filiera cerealicola individuando per ciascuna di esse specifiche azioni operative.
Il "Censimento delle strutture di stoccaggio" è appunto uno delle azioni individuate i cui risultati - scaricabili gratuitamente - sono stati presentati da Ismea nei giorni scorsi.
Il numero dei centri di stoccaggio censiti in Italia ammonta a circa 1200, per un potenziale di oltre 11 milioni di tonnellate, riconducibile per il 55% ai silos e per il restante 45% ai magazzini. Tra le Regioni che si contraddistinguono per una maggiore capacità di stoccaggio spiccano Veneto ed Emilia Romagna, seguite nell'ordine da Lombardia, Puglia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia. E' quanto emerge dalla prima indagine censuaria a livello nazionale effettuata da Ismea nel 2013 e che si inserisce nell'ambito delle attività del Piano cerealicolo nazionale finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L'indagine ha permesso di ottenere oltre a una mappatura geografica dei centri di magazzinaggio, anche una ricognizione delle caratteristiche strutturali, dotazioni strumentali e modalità di gestione all'interno dei centri, finora disponibile solo in maniera frammentata e limitata solo ad alcune realtà territoriali.
In sintesi i risultati del censimento evidenziano una struttura generalmente inadeguata alle necessità della filiera. La polverizzazione delle strutture e, fatte salve alcune eccezioni, il maggior numero di centri di stoccaggio in Italia si caratterizza, infatti, per una spiccata obsolescenza, una contenuta capacità oraria di lavorazione, un'unica fossa di ricevimento e linea di carico che limita lo stoccaggio differenziato per partite omogenee di prodotto.
Ne consegue, sottolinea l'Ismea nello studio, anche in ragione della spiccata polverizzazione produttiva in Italia, che la produzione nazionale di cereali risulta difficilmente organizzabile in lotti di dimensioni tali da costituire "massa critica", con caratteristiche qualitative omogenee e tali da soddisfare le esigenze delle industria di trasformazione.
I risultati ottenuti dal censimento, conclude l'Ismea, lasciano intravedere ampi margini di miglioramento della filiera, con particolare riferimento alla necessità di incentivare in Italia lo stoccaggio differenziato per standard qualitativi, rispondenti alle necessità della lavorazione industriale, per limitare il ricorso alla materia prima estera e incrementare la crescita competitiva del settore.
DISTRIBUZIONE CENTRI PER NATURA GIURIDICA
Srl: n° 199 per 11.300 tonnellate media stoccaggio
Soc. coop: n° 275 per 10.500 ton.
Spa: n° 93 19.600 ton.
Snc: n° 194 6.200 ton.
impresa ind. n° 108 2.900 ton.
sas: n° 68 6.500 ton
SS: n° 7 63.300 ton
Consorzi agrari: n° 143 6.700 ton
(fonte ISMEA)
La crisi Ucraina si fa sentire anche sui mercati delle materie prime perla produzione di pane, birra e mangimi.
Roma, marzo 2014
Il prezzo mondiale del grano è schizzato ai massimo da inizio anno, ma a salire sono anche le quotazioni di orzo e mais per effetto delle tensioni in Ucraina che è considerata il granaio d’Europa e si classifica tra i paesi leader nelle esportazioni a livello internazionale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che evidenzia come gli effetti della crisi in Ucraina si sono fatti sentire, oltre che sulla borse, anche sul mercato delle materie prime agricole per la produzione di pane, birra ed anche mangimi per l’allevamento, come dimostra l’andamento delle quotazioni al Chicago Board of trade di grano,e mais . A preoccupare è la situazione sul Mar Nero per gli effetti che potrebbe avere sulle spedizioni navali a breve termine, ma nel lungo periodo le attuali tensioni rischiano – sottolinea la Coldiretti - di far saltare la creazione in Russia, Ucraina e Kazakistan del Comitato cerealicolo del Mar Nero con l’obiettivo di aumentare la quota di questi Paesi nell'esportazione mondiale dei cereali dall’attuale 20 per cento al 30 per cento, grazie non solo a un nuovo istituto di coordinamento, d'informazione che segue la situazione al mercato di cereali, ma anche una struttura logistica più moderna e più competitiva. Le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime agricole sono sempre piu’ condizionate dalle situazioni economiche e sociali internazionali sulle quali si innestano facilmente le speculazioni che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che - continua la Coldiretti - va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi a livello comunitario, ma anche con investimenti a livello nazionale per sostenere le strutture impegnate a stabilizzare il mercato. In Ucraina nel 2013 - conclude la Coldiretti - sono stati raccolte 63 milioni di tonnellate di cereali, il 36,3% in più rispetto all’anno precedente. In particolare, la terra ucraina ha prodotto 22,27 milioni di tonnellate di grano (+41,3%), 7,56 di orzo (+9%) e 30,9 di granoturco (+47,4%). Sono invece scese le quantità raccolte di miglio (102.000 tonnellate, -35,2%), avena (467.200 tonnellate, -25,8%), grano saraceno (179.000 tonnellate, -25%), riso (145.100 tonnellate, -9,2%) e segale (637.700 tonnellate, -5,8%). Inoltre, sono diminuite le barbabietole da zucchero (10,75 milioni di tonnellate, -41,7%) e sono aumentati i semi di girasole (11,04 milioni di tonnellate). (Coldiretti)
Barilla partner della Regione Emilia Romagna per il progetto che punta a ridurre gli impatti del sistema agricolo emiliano
Parma, 22 settembre 2013 -
Dopo la recente approvazione da parte della Commissione Europea, l'assessore Regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni ha presentato questa mattina presso la sede della Regione Emilia-Romagna di Bologna il progetto LIFE + "CLIMATE CHANGE ER", che ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di gas effetto serra da parte dei sistemi agricoli della Regione.
Barilla è tra gli importanti partner privati inclusi nel progetto alla luce della propria esperienza nel percorso di riduzione dell'impatto ambientale lungo tutta la filiera, dal campo al piatto.
In particolare, Luca Ruini, Responsabile Ambiente per il Gruppo Barilla, ha presentato i risultati della ricerca sulla qualità e sostenibilità della coltivazione del grano duro realizzata con Horta (Spin Off dell'Università Cattolica di Piacenza) e Life Cycle Engineering di Torino. La ricerca è stata condotta in tutta Italia tra il 2011 e il 2012 sui campi di 25 aziende agricole fornitrici di grano di Barilla. Il lavoro ha dimostrato l'importanza di un approccio integrato, che tiene in considerazione la salvaguardia del suolo e dell'ambiente, aspetti di qualità e sicurezza alimentare e il valore economico per gli operatori della filiera. Ciò è stato possibile attraverso l'adozione delle Linee Guida riportate nel Decalogo di Coltivazione e del Sistema di Supporto alle Decisioni granoduro.net®, un sistema accessibile via web sviluppato da Horta.
In dettaglio, si è trovata conferma da una parte che l'avvicendamento colturale, con rotazioni che alternano i cereali con le leguminose (pisello, favino, cece, lenticchia), le proteoleaginose (colza, girasole, soia) o le colture ortofrutticole, consente di produrre un grano duro di alta qualità, miglio-rando allo stesso tempo la fertilità del terreno, consentendo di ottimizzare i trattamenti necessari per la protezione della coltura e di migliorare l'efficienza dei fertilizzanti impiegati. Dall'altra che gli strumenti di supporto alle decisioni come granoduro.net®, attraverso la valutazione di condizioni meteorologiche e delle specificità del territorio, consentono di ottenere risultati di alta qualità ottimizzando i mezzi tecnici e riducendo gli impatti ambientali.
"Abbiamo già una storia di forte collaborazione in Emilia Romagna – ha spiegato Luca Ruini –, dove da anni abbiamo sviluppato accordi quadro per la produzione di grano duro di qualità a livello locale. Con questa nuova ricerca, attraverso l'analisi del ciclo di vita del prodotto abbiamo visto che oltre il 60% dell'impronta ecologica della pasta deriva proprio dalla coltivazione del grano duro. Ci siamo così impegnati per garantire una materia prima ottima per la nostra pasta con un minore impatto ambientale, e abbiamo scoperto che le tecniche tradizionali, affiancate da nuove tecnologie, consentono anche di ottimizzare i costi di produzione con un potenziale vantaggio per gli agricoltori".
Infatti, nella sperimentazione 2011/2012 l'adozione di corretti avvicendamenti e l'impiego dell'uso dei modelli previsionali presenti in granoduro.net® hanno complessivamente condotto a una riduzione superiore al 30% delle emissioni di CO2, un aumento del 20% delle rese di produzione, con una riduzione dei costi per l'agricoltore fino al 30%. Ciò è avvenuto grazie ad un uso più mirato dei fertilizzanti e ad un'ottimizzazione dei trattamenti fitosanitari, rispetto alle tecniche intensive tradizionali che prevedono un impiego di risorse definite a priori e non in funzione dell'andamento specifico della campagna.
A partire dai risultati della ricerca sono stati realizzati due strumenti a supporto degli operatori agricoli: da un lato il Decalogo Barilla per la coltivazione del grano duro sostenibile, che suggerisce 10 semplici regole per rendere più efficienti le pratiche colturali e abbassare l'impatto, tra l'altro totalmente in linea con la PAC. Dall'altro lato granoduro.net®, uno strumento online che aiuta l'agricoltore giorno per giorno a ottimizzare le tecniche attraverso interventi più efficienti e mirati in base alle specifiche condizioni, come ad esempio le condizioni meteorologiche previste, le caratteristiche del suolo, la varietà di grano o le precedenti rotazioni. "Siamo molto orgogliosi - ha dichiarato Luca Ruini - perché grazie ai dati che abbiamo raccolto, il progetto di Barilla potrà fornire un'esperienza utile per contribuire a definire le linee politiche strategiche e i successivi piani per lo sviluppo di un sistema agricolo sostenibile per la Regione Emilia Romagna."
Il Gruppo Barilla
Nata a Parma nel 1877 da una bottega che produceva pane e pasta, Barilla è oggi tra i primi Gruppi alimentari italiani, leader mondiale nel mercato della pasta, dei sughi pronti in Europa continentale, dei prodotti da forno in Italia e dei pani croccanti nei Paesi scandinavi. Attualmente il Gruppo Barilla possiede 30 siti produttivi (14 in Italia e 16 all'estero) ed esporta in più di 100 Paesi. Dagli stabilimenti escono ogni anno circa 1.700.000 tonnellate di prodotti alimentari, che vengono consumati sulle tavole di tutto il mondo, con i marchi: Barilla, Mulino Bianco, Voiello, Pavesi, Academia Barilla, Wasa, Harrys (Francia e Russia), Misko (Grecia), Filiz (Turchia), Yemina e Vesta (Messico).
Roma, Agosto 2013 --
I prezzi medi all'origine dei principali cereali rilevati a luglio 2012 hanno evidenziato ribassi rispetto al mese precedente, sia sui mercati internazionali sia, e soprattutto, su quello interno. Se il prezzo FOB del frumento tenero Hard Red Winter e Soft Red Winter statunitense ha registrato una flessione media di poco inferiore all'1% su base congiunturale, la granella del frumento tenero nazionale ha segnato un -21% circa attestandosi a 204,62 €/t. I prezzi medi del primo mese della campagna di commercializzazione 2013/14, inoltre, si sono attestati su livelli più bassi anche rispetto a quelli di luglio 2012: -16% circa sia per il prodotto statunitense che per quello nazionale. Medesima è la dinamica registrata per il mais, con il prezzo FOB USA che nel confronto congiunturale perde circa l'11% a 260,35 $/t, mentre quello sul mercato interno circa il 9% a 218,68 €/t. Anche per questo prodotto, il prezzo medio a luglio 2013 evidenzia una flessione tendenziale del 22% per il prodotto statunitense e dell'11% per l'ibrido nazionale.
L'andamento flessivo del mercato trova spiegazione nella netta progressione dell'offerta mondiale di cereali che viene prospettata nel 2013, concordemente dalle principali fonti internazionali di statistica di settore.
Con particolare riferimento alle ultime indicazioni dell'International Grains Council (IGC, luglio 2013), la produzione mondiale di frumento dovrebbe attestarsi nel 2013 a 683 milioni di tonnellate, in aumento del 4,3% su base annua. Dal dettaglio territoriale si evidenzia un marcato aumento nei paesi ex-Urss, che, dopo la contrazione del 2012 a causa della siccità, dovrebbero complessivamente aumentare la propria offerta di circa 22 milioni di tonnellate (+36% sul 2012) portandosi a 84 milioni di tonnellate. In aumento viene stimata anche la produzione Ue-27 (+7,5%), da attribuire prevalentemente a Francia, Germania, Polonia e Romania. In controtendenza gli USA, dove i mesi invernali sono stati poco favorevoli alla coltura.
Anche l'offerta mondiale di mais viene stimata in forte progressione (+11% a 946 milioni di tonnellate) in ragione dell'aumento dei rendimenti a ettaro, stimati, assumendo normali condizioni metereologiche, a 5,4 t/ha contro 4,9 t/ha del 2012. Gli investimenti, invece, dovrebbero registrare una lieve flessione (-0,5% sul 2012) portandosi a circa 174 milioni di ettari nel 2013; il calo delle superfici va attribuito soprattutto all'Argentina. Con riferimento ai principali paesi produttori, in netto recupero dovrebbero risultare i raccolti di USA (+30%), Ue (+21%) e Ucraina (+10%), in flessione, invece, quelli di Brasile e Argentina.
In linea con la crescita dell'offerta mondiale di frumento è la domanda (+1,2%), che si attesterebbe a un livello più basso dell'offerta (681 milioni di tonnellate) determinando un lieve recupero delle scorte di materia prima che dovrebbero posizionarsi su un livello di poco superiore ai 180 milioni di tonnellate (+0,9%). Dal dettaglio territoriale, inoltre, la crescita maggiore delle scorte dovrebbe realizzarsi nella Ue, in Russia e Canada.
Riguardo al mais, i raccolti mondiali dovrebbero soddisfare ampiamente la domanda, che raggiungerebbe 916 milioni di tonnellate (+5,7%) in ragione sia del crescente uso di mangimi - dovuto al consolidamento del cambiamento della dieta nei paesi asiatici - sia dell'aumento degli usi industriali soprattutto negli USA. In tal modo viene prospettato un aumento delle scorte piuttosto significativo (+25% a 149 milioni di tonnellate) rispetto ai livelli minimi della scorsa annata.
Facendo esclusivo riferimento alle variabili di base del mercato, gli esiti produttivi mondiali appena descritti e la conseguente ricostituzione delle scorte lasciano presagire una tendenza flessiva dei prezzi della granella durante i prossimi mesi.
Per avere un quadro più certo sull'evoluzione del mercato, tuttavia, è necessario attendere la fine dell'anno, quando saranno completate le operazioni di raccolta. Lo scenario a oggi prospettato, appare più in equilibrio per il mais, per il quale il differenziale tra offerta e impieghi è notevolmente più consistente rispetto a quello stimato per il frumento. In quest'ultimo caso, quindi, un'evoluzione meno ottimistica dell'offerta potrebbe verosimilmente riflettersi anche sugli stock, interrompendo la tendenza flessiva dei prezzi.
(Fonte Ismea)