Gli agricoltori reggiani sono in crisi: comprate italiano e basta speculazioni sull’emergenza Coronavirus”. La denuncia del presidente di Cia Reggio, Antenore Cervi che annuncia con soddisfazione la riapertura dei mercati: “Abbiamo vinto la nostra battaglia”.
“I prezzi di ortofrutta, latticini e carne sono lievitati per i consumatori ma i guadagni per gli agricoltori reggiani sono in picchiata: comprate italiano e basta speculazioni”. Parole di Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, che denuncia come l’emergenza Coronavirus abbia “ulteriormente allargato la forbice dei prezzi dal campo alla tavola. Spero che l’apertura dei mercati agricoli, per cui Cia si è battuta con forza in tutte le sedi istituzionali, possa finalmente riportare un po’ di equilibrio e quindi giustizia”.
I prezzi del latte alla stalla sono aumentati nel corso dell'estate in Europa e in Italia, come conseguenza di una produzione meno abbondante a causa della siccità che ha significativamente ridotto le diponibilità foraggere soprattutto nel Nord Europa.
Il mercato dovrebbe rimanere sostanzialmente positivo per i prossimi mesi sia a livello comunitario che nazionale (anche in considerazione del fatto che in alcuni Paesi Ue la mandria da latte è stata ridotta), ma sull'equilibrio globale pesano alcune incognite come la questione dei dazi doganali e il rallentamento della domanda cinese.
A partire dal mese di giugno 2018 il prezzo del latte alla stalla ha evidenziato lievi aumenti su base mensile, pur restando nettamente inferiore ai livelli registrati lo scorso anno. In dettaglio, il prezzo rilevato da Ismea per le consegne di latte crudo effettuate sul territorio nazionale si è attestato su un livello medio di 36,4 euro/100 litri, con un aumento del 2% rispetto alla quotazione minima registrata a maggio. Per i prossimi mesi il mercato del latte dovrebbe rimanere su terreno sostanzialmente positivo, ma per comprendere le dinamiche che interessano il settore è importante avere una visione globale tenendo conto che il latte, al pari dei cereali e di altre commodity, ha assunto una connotazione mondiale.
Dal punto di vista nazionale l'aumento dei prezzi alla stalla è stato innescato, innanzitutto, da una flessione delle consegne ai caseifici durante l'estate, decisamente più intensa rispetto al calo stagionale atteso: sulla base di dati Agea - ancora provvisori - si sono evidenziati un -3% a luglio e -13% ad agosto su base tendenziale, che hanno determinato un modesto +0,5% nel cumulato dei primi otto mesi del 2018 a fronte del +3,7% di fine 2017.
http://www.ismeamercati.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9012
Accordo pomodoro da industria, "Un accordo in cui sembra che i produttori agricoli non abbiano avuto nessun tipo di tutela, a giudicare dal prezzo per quintale di pomodoro da industria che è inferiore nettamente rispetto allo scorso anno e che perde in un biennio un 15% di valore".
E' questo il commento amaro di Cia - Agricoltori Italiani di Reggio Emilia, (un territorio dove ancora nel 2015 c'erano 800 ettari di pomodoro, poi un inesorabile calo causa proprio i problemi legati al 'contratto' con l'industria negli ultimi anni) che punta il dito su un accordo in cui la parte industriale "di fatto non rischia nulla, ma è il produttore che invece rischia in prima persona. I rischi di mercato, in pratica, se li accolla solo il produttore che è quello che mette a disposizione la materia prima e per la quale viene pagato pochissimo: basta vedere il prezzo del pomodoro in campo e il valore del trasformato sui banchi della spesa".
"Responsabilizzare i singoli produttori nel rispettare i quantitativi di pomodoro assegnato e legare il prezzo del prodotto ai costi di produzione – conclude una nota Cia - automaticamente sarebbe tutelare tutto il comparto".
(Fonte Cia Reggio emilia)
Il recupero dei prezzi nel mese attenua la deflazione in campagna (-4,1% a ottobre vs il -8,4 di settembre).
Roma, 10 novembre 2016 - Continua a ottobre la fase di recupero dei prezzi agricoli avviatasi nella seconda metà dell'anno. L'Indice dei prezzi elaborato dall'Ismea si è attestato, nel mese in esame, a 114,4 (base 2010=100), evidenziando un incremento del 2,1% su base congiunturale. Sulla scia dei rialzi degli ultimi mesi si riduce anche il gap rispetto al 2015, passando dal meno 8,4% registrato a settembre al meno 4,1% di ottobre. Il confronto su base annua evidenzia, più nel dettaglio, una flessione ancora piuttosto marcata del comparto vegetale (-6,4%), e più lieve per quello zootecnico (-1,2%), nonostante entrambi i comparti abbiano beneficiato di una congiuntura favorevole.
Ancora più marcata la riduzione della tendenza deflativa evidenziata dall'indice core. L'indicatore elaborato dall'Ismea per cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli - eliminando le componenti più stagionali e fluttuanti - registra infatti una flessione su base annua del 3,1%, dopo il -7,1% registrato il mese precedente.
In particolare, il calo tendenziale dei prezzi delle coltivazioni è sintesi di dinamiche eterogenee per i vari prodotti. Permane la forte riduzione dei prezzi dei cereali (-14%), per effetto soprattutto del crollo del frumento (-25,9%), in un contesto deflativo anche per i cereali minori (l'avena segna un calo di 34,8 punti percentuali) e per il riso. Risultano in flessione anche i listini degli olii e grassi vegetali, nonostante si siano ridotti di intensità i ribassi che interessano da tempo l'extravergine (-5,6%). Tra i prodotti stagionali, l'andamento è marcatamente ribassista per l'insieme degli ortaggi (-18,1%) a fronte di un confronto annuo positivo per la frutta (+6,2%). Positiva la dinamica annua anche per le colture industriali (+8%).
Il comparto zootecnico beneficia a ottobre di una congiuntura favorevole per tutte le produzioni (nel complesso +2,4% rispetto a settembre) che attenua la tendenza deflativa (-1,2%). In particolare sale il prezzo del bestiame vivo (+1,2%), sospinto dai rincari a doppia cifra dei suini (+18,3%) che controbilanciano i deprezzamenti registrati dagli altri allevamenti (bovini, cunicoli, ovi-caprini e volatili). Continua invece la tendenza flessiva dei lattiero-caseari (-2,3%), di riflesso ai cali di latte (-7,5%) e formaggi molli, fusi e semiduri, a cui si contrappone il consistente aumento del burro (+40,5%). I prezzi delle uova, anche a ottobre, sono fermi su livelli inferiori di circa 20 punti percentuali a quelli del 2015.
Con il dato di ottobre, migliora la variazione acquisita dei prezzi agricoli per l'intero 2016: il confronto con il dato medio del 2015 passa dal -6,4% registrato a settembre al -5,9% del mese di ottobre. Migliora anche la variazione acquisita calcolata per l'Indice "core", passata al -6,0%, dal -6,7% di settembre.
Con i rialzi congiunturali di settembre (+2,1%), prosegue moderata la ripresa dei prezzi, ma i livelli restano sempre inferiori a quelli del 2015 ( -8,6%). L'indice core segnala una deflazione di fondo meno marcata (-7,1%).
I contenuti rialzi riscontrati nei prezzi agricoli nella seconda metà dell'anno proseguono anche nel mese di settembre. L'analisi dell'Indice dei prezzi agricoli Ismea, che si è attestato nel mese in esame a 111,8 (base 2010=100), ha infatti evidenziato un dato congiunturale di crescita moderata dei listini (+2,1% rispetto ad agosto).
Tuttavia il confronto su base annua mostra ancora un calo significativo (-8,6%): infatti a settembre 2015 l'indice aveva registrato un picco dei prezzi agricoli e di conseguenza il confronto risulta sfavorevole. La dinamica ribassista è stata più marcata per i prodotti delle coltivazioni (-13,0%), mentre i prezzi dei prodotti zootecnici hanno mostrato una migliore tenuta (-3,6%).
L'andamento ribassista appare meno marcato secondo l'Indice core (-7,1%). Questo indicatore, elaborato dall'Ismea escludendo le componenti più stagionali e con quotazioni più variabili, quali frutta e ortaggi, ha infatti il vantaggio di cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli, smussando eventuali picchi positivi e negativi.
Resta comunque evidente il prosieguo della tendenza deflativa nonostante i rialzi congiunturali del secondo semestre dell'anno.
La flessione dei prezzi all'origine si riflette sui prezzi al consumo di beni alimentari e bevande (inclusi alcolici): si è arrestata la crescita propulsiva dei prezzi degli alimentari non lavorati, ora pari allo 0,4%, mentre i prezzi della componente dei prodotti lavorati hanno riportato una variazione deflativa (-0,1%) (dati provvisori Istat settembre, indice FOODXT).
Tornando ai prezzi all'origine, Il dato tendenziale per i prezzi delle coltivazioni riflette dinamiche eterogenee dei vari segmenti produttivi. Continuano i forti cali nelle quotazioni dei cereali (-18,5%). Andamento ribassista anche per olii e grassi vegetali (-25,0%), con il prezzo dell'olio extra vergine d'oliva che perde 28,3 punti percentuali.
Tra i prodotti più stagionali, calano gli ortivi, per quasi tutte le tipologie di prodotto (melanzane, pomodori, insalate, legumi, patate, radici) ad eccezione delle zucchine (+8,0%).
Positivo invece il confronto annuo per le colture industriali (+8,0%, di riflesso alla risalita del prezzo dei tabacchi), e per i semi oleosi (le quotazioni della soia crescono del 5,6% su base annua).
Relativamente alla frutta (+11,1% annuo), spiccano a settembre per rialzi nelle quotazioni i limoni, il cui prezzo è più che raddoppiato rispetto all'anno scorso (+157%), e la frutta a guscio (+14,9%).
L'analisi congiunturale indica che le variazioni più significative si registrano nei listini dei prodotti frutticoli (+6,4%), dei semi oleosi (-5,1%), e dei cereali (-4,6%).
Per il comparto zootecnico la tendenza risulta meno deflativa, beneficiando di una congiuntura relativamente favorevole al settore (+3,3% rispetto ad agosto). Scende il prezzo del bestiame vivo (-2,2%) per effetto di un generalizzato calo nelle quotazioni di bovini, cunicoli, ovi-caprini e volatili; il suino è l'unico allevamento a distinguersi per una crescita tendenziale del prezzo dell'animale (+13,0%). Relativamente ai prodotti lattiero-caseari, il calo delle quotazioni di 3,2 punti percentuali su base annua traduce i ribassi dei prezzi del latte (-9,0%) e dei formaggi molli, semiduri e fusi, non appieno compensati dalla risalita delle quotazioni del burro (+41,2% la variazione annua, sospinta da un rialzo congiunturale del +21,9%). I prezzi delle uova, anche a settembre, restano stabili su livelli inferiori di circa 20 punti percentuali rispetto a quelli del 2015.
La ripresa congiunturale fa sì che migliori la variazione acquisita dei prezzi agricoli per l'intero 2016: il confronto con il dato medio del 2015 passa dal -7,1% registrato nel mese di agosto al -6,4% di settembre. Migliora leggermente anche la variazione acquisita calcolata per l'Indice "core", passata al -6,8%, dal -7,4% di agosto.
(Fonte Ismea 10 ottobre 2016)
I listini agricoli rimangono su livelli inferiori rispetto a quelli del 2015 (-3,7% su base annua), risentendo anche di una congiuntura sfavorevole (-2,1% rispetto a maggio). La tendenza deflattiva è più accentuata secondo l'indice core (-6%).
Roma, 19 luglio 2016 - Il mese di giugno chiude con un ulteriore ribasso dei prezzi in campagna, dopo il timido segnale di ripresa evidenziato a maggio. È quanto rende noto l'Ismea, sulla base dell'indice dei prezzi agricoli, che si è attestato, nel mese in esame, a 105,8 (base 2010=100), registrando una flessione del 2,1% su base mensile e del 3,7% su giugno di un anno fa.
Ancora più marcata la tendenza deflativa che emerge dall'analisi dell'indicatore "core" - elaborato dall'Ismea escludendo le componenti più stagionali e quindi suscettibili di forti oscillazioni de prezzi quali: "ortaggi" e"frutta fresca". Tale indicatore, che ha il pregio di cogliere la dinamica di fondo dei prezzi agricoli, mostra una sostanziale stabilità congiunturale (+0,9 % rispetto a maggio) a fronte di una significativa riduzione su base annua ( -6%), di riflesso al deprezzamento di frumento, olio d'oliva, latte e avicoli.
Con il dato di giugno, quindi, la variazione acquisita dei prezzi agricoli per l'intero 2016 scende ulteriormente in territorio negativo: dal -7,3% registrato nel mese di maggio il confronto con il dato medio 2015 si porta al -8,5%. Resta grossomodo stabile, invece, la variazione acquisita calcolata per l'Indice "core", che passa dal -7,3% di maggio al -6,8% di giugno.
Andando più nel dettaglio, il comparto vegetale evidenzia nel complesso una congiuntura negativa (-6% rispetto a maggio) associata a una tendenza deflativa (-2,7% rispetto a giugno 2015). Secondo le elaborazioni Ismea, il calo annuo riflette le riduzioni dei cereali (-4%, per lo più determinato da ribassi di frumento e riso), degli oli e grassi vegetali (-29,6%), mitigate dalla lieve crescita dei prezzi delle altre coltivazioni. In particolare, i listini della soia e delle altre oleaginose segnano una crescita del 9,2% su base annua. Il dato di giugno, come per i precedenti mesi, è positivo anche per le colture industriali, che registrano una crescita di 8 punti percentuali rispetto a giugno 2015, soprattutto per la crescita del prezzo del tabacco (+11%).
L'analisi congiunturale indica prezzi sostanzialmente stabili nel segmento dei vini, oli, colture industriali e i cereali (nell'ambito dei quali va evidenziato l'effetto compensatorio tra le variazioni positive del mais e quelle negative del frumento). Variazioni negative, si evidenziano invece, per i prodotti frutticoli e, soprattutto, orticoli, mentre i semi oleosi spuntano un più 4,3% su maggio.
Nel comparto zootecnico, la tendenza è deflativa (-4,6%) nonostante il dato congiunturale positivo (+1,4%). Il dato tendenziale riflette il deprezzamento di tutti i prodotti e in particolare di latte e derivati (-7,2%, dovuto al calo dei prezzi del burro e dei formaggi molli e semiduri) e delle uova (-14,7% rispetto a giugno 2015).
In termini di prezzi al consumo, i dati diffusi dall'Istat indicano una tendenza generale ancora deflativa (l'indice NIC segna un calo dello 0,4% rispetto a giugno 2015), mentre risultano in lieve rialzo i prezzi dei beni alimentari.
Il loro livello, monitorato dall'indice FOODXT, registra un timido + 0,2% su base annua: in particolare è in ripresa la componente relativa ai beni alimentari non lavorati, il cui indice segna un avanzamento dello 0,4% rispetto a maggio e dello 0,7% su base annua.
(Fonte Ismea Roma 19 luglio 2016)
Roma, 15 giugno 2016 - Risultano in ripresa, a maggio, i listini agricoli dopo il picco negativo registrato ad aprile.
Lo rileva l'Ismea sulla base dell'indice dei prezzi agricoli alla produzione che si è attestato, nel mese in esame, a 108,3 (base 2010=100), registrando un incremento del 4,1% su base congiunturale. Tale crescita, sottolinea l'Istituto, ha attenuato la tendenza deflativa dell'indice riducendo a -4,6% il gap negativo con maggio 2015.
Sul fronte dei prezzi al consumo, nonostante il dato negativo diffuso dall'ISTAT sul livello generale dei prezzi (il NIC segna un calo del -0,3% su base annua), l'indice relativo ai beni alimentari registra un avanzamento dello 0,4% rispetto ad aprile e dello 0,2% su base annua. Una ripresa trainata dalla crescita dei prezzi al consumo dei beni alimentari non lavorati, che a maggio aumentano dello 0,4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente e dell'1,1% rispetto ad aprile.
L'Indice "core" - elaborato dall'Ismea escludendo i gruppi di prodotti "ortaggi" e "frutta fresca" - scende invece a quota 107,1 (2010=100), registrando una sostanziale stabilità rispetto ad aprile (-0,3%) e una contrazione del -6,7% su maggio dell'anno scorso, più accentuata quindi di quella evidenziata dall'indice generale. La versione "core" dell'indice, essendo depurata dalle dinamiche dei prodotti maggiormente influenzati da fattori stagionali e quindi caratterizzati da forti oscillazioni nei prezzi, ha il pregio di cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli.
Guardando ai singoli comparti, i dati di maggio mostrano una congiuntura positiva per le coltivazioni (+9,7% rispetto ad aprile) a fronte di una moderata situazione deflativa su base annua (-3,8%). Il calo tendenziale riflette la flessione dei prezzi della frutta (-14% su base annua, determinata da cali significativi nelle quotazioni di agrumi e frutta a guscio), ma soprattutto il calo generalizzato dei prezzi degli olii e grassi vegetali (-30,9%) e in particolare dell'olio extravergine di oliva (-37,7%).
Negativo il confronto con maggio 2015, seppure in misura più contenuta, anche per i prezzi dei cereali (-3,8%), mentre segnano una variazione annua positiva le colture industriali (barbabietole, tabacchi) e gli ortaggi (rispettivamente 8% e 11,8% su base annua). Per quanto riguarda la dinamica congiunturale, tutte le coltivazioni riportano variazioni nulle, ad eccezione di frutta e ortaggi che registrano una crescita significativa rispetto ad aprile (23,7% e 12,2%).
Anche per il comparto zootecnico, la tendenza resta deflativa (-5,3%) a fronte di un dato congiunturale di relativa stabilità (-0,6% rispetto ad aprile). La flessione tendenziale è sintesi dei segni meno registrati dal bestiame vivo (-3,1%), latte (-6,8%) e uova, che segnano un -15,4% rispetto a maggio 2015.
Meno 2,8% su gennaio, meno 10,9 % su base annua. Tendenza deflativa meno accentuata secondo l'indice "core" (-5,5% annuo). Ancora ribassi in campagna, per il quinto mese consecutivo.
Roma - Lo segnala l'Ismea sulla base dell'indice dei prezzi agricoli che si porta a febbraio a 105 (base 2010=100), registrando una flessione del 2,8% rispetto a gennaio e del 10,9% su febbraio 2015.
La dinamica negativa è confermata dall'andamento prezzi al consumo dei beni alimentari e bevande, inclusi gli alcolici, rilevati dall'Istat e che hanno riportato una variazione dello -0,1% rispetto a gennaio e del -0,3% su base annua.
In particolare, è determinante nella flessione dei prezzi al consumo la voce dei beni alimentari non lavorati, che a febbraio ha mostrato una variazione dei prezzi al consumo pari al -1,2% rispetto allo stesso mese del 2015.
L'Indice "core", elaborato dall'Ismea escludendo gli ortofrutticoli - componente più volatile dell'indice - al fine di cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli, è sceso invece a quota 110,4 (2010=100), registrando una dinamica deflativa più contenuta rispetto a quella segnalata dall' indice generale (rispettivamente -1,2% la variazione congiunturale e -5,5 la tendenza annua).
Più nel dettaglio, tra le colture vegetali, le elaborazioni Ismea segnalano una congiuntura negativa (-3,6% rispetto a gennaio) e una flessione più marcata su base annua (-17%). Il calo tendenziale riflette soprattutto la flessione dei prezzi di frutta e ortaggi (rispettivamente pari a -18,8% e -22% su base annua), e il calo dei listini olivicoli (-29,5%), che risultano tuttavia in leggera crescita su base mensile ( +1,1%)
Negativa, seppure in misura più contenuta, la variazione annua dei prezzi dei cereali, dei semi oleosi e dei vini (rispettivamente -9,4%, -9,8% e -2,6%), a fronte del segno più registrato dalle coltivazioni industriali (+10,5% su febbraio 2015).
Anche per quanto riguarda il comparto zootecnico la congiuntura si rivela nuovamente sfavorevole (-1,8% rispetto a gennaio) e la tendenza resta deflativa (-3,1%), con cali diffusi tra il bestiame vivo (-2,5% in media su base annua), uova (-22,3% sempre rispetto a febbraio 2015) e lattiero caseari (-1,5%).
(Fonte ismea Roma, 16 marzo 2016)
Reggio Emilia - Presso la Camera di Commercio di Reggio Emilia, in conformità a quanto previsto dal regolamento e dagli accordi interprofessionali tra le Associazioni dei produttori assistiti dalle Organizzazioni professionali agricole da una parte, gli industriali ed artigiani trasformatori dall'altra, si è pervenuti alla determinazione - a valere per tutta la provincia di Reggio Emilia - del prezzo "a riferimento" del latte ad uso industriale conferito ai caseifici nel periodo 1/9-31/12/2014 nella misura di:
€ 44,35 il q.le, IVA compresa e franco stalla
Il pagamento del latte sarà corrisposto: 60 giorni dalla pubblicazione (08/02/2016)
Reggio Emilia - Presso la Camera di Commercio di Reggio Emilia, in conformità a quanto previsto dal regolamento e dagli accordi interprofessionali tra le Associazioni dei produttori assistiti dalle Organizzazioni professionali agricole da una parte, gli industriali ed artigiani trasformatori dall'altra, si è pervenuti alla determinazione - a valere per tutta la provincia di Reggio Emilia - del prezzo "a riferimento" del latte ad uso industriale conferito ai caseifici nel periodo 1/9-31/12/2014 nella misura di:
€ 44,35 il q.le, IVA compresa e franco stalla
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