A questo fine, il fondo regionale per il contributo all'indennizzo alle imprese agricole per la perdita di animali causata da cani vaganti e da altri animali predatori, istituito dall'articolo 26 della L.r. 27/2000, è destinato a far fronte, entro i limiti di disponibilità delle risorse previste a bilancio, agli oneri posti a carico delle Province. Beneficiari dei contributi, i proprietari di animali appartenenti a specie domestiche o selvatiche di bovidi, cervidi, suidi, ovi-caprini ed equidi. A tale contributo possono accedere esclusivamente gli imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del Codice civile, muniti di partita Iva e regolarmente iscritti alla Camera di Commercio, che esercitano l'attività di allevamento e commercio e regolarmente registrati presso l'Azienda Usl competente e, in caso di allevamento di animali selvatici, autorizzati dalla Provincia, secondo quanto prescritto dalla normativa vigente. L'imprenditore agricolo deve inoltre essere iscritto all'anagrafe delle aziende agricole di cui al L.r. 17/2003 con posizione debitamente validata. Alla erogazione dei contributi provvedono le amministrazioni provinciali competenti per territorio alle quali i proprietari degli animali uccisi dovranno inoltrare una specifica domanda.
La misura del contributo è pari al 90% del valore medio di mercato. A questo valore viene inoltre sommato il contributo per gli oneri sostenuti per lo smaltimento e distruzione delle spoglie, valutato in 100 euro ad attacco, qualora siano documentati i costi sostenuti a tal fine dal proprietario degli animali. I proprietari di allevamenti hanno in ogni caso l'obbligo di custodire gli animali in modo tale da poter garantire un adeguato riparo dai predatori.
Per chiarimenti sono intervenuti Andrea Pollastri (Pdl) e Silvia Noè (Udc). Perplessità sull'indennizzo agli allevatori (definito inadeguato) e sulle modalità di prevenzione sono state espresse da Roberto Corradi (Lega nord) e Andrea Defranceschi (Mov5stelle). Marco Barbieri (Pd) ha condiviso le finalità della delibera, ricordando che gli aiuti agli allevatori appartengono ad altro ambito, non quello sanitario.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)