Dopo mesi di incontri riteniamo inutile avallare ragionamenti e definizioni che non danno certezze. L'accordo economico raggiunto sull'anticipo dei 35 euro di fatto non garantisce alcunché e non definisce un percorso chiaro per la gestione del rapporto tra imprese e lavoratori: all'aumento non corrisponde nessuna misura certa ed immediata per il contenimento dei costi, inoltre non mette al riparo le imprese dalla possibilità che gli vengano richieste le somme maturate come arretrati a titolo di indennità di vacanza contrattuale. La mediazione raggiunta non permette alle aziende di conoscere, oggi, quanto dovranno realmente pagare complessivamente al termine di questa trattativa per il rinnovo contrattuale.
Non vi sono poi garanzie specifiche che tutte le ipotesi di contenimento dei costi e flessibilità previste nel resto del documento, seppur interessanti, si possano realmente raggiungere tramite la trattativa da sviluppare con gli accordi di secondo livello. Anche su questo aspetto infatti mancano specifici incentivi affinché gli stessi possano realmente definirsi in un secondo momento.
"Peccato - ha commentato Cinzia Franchini, presidente nazionale CNA-Fita - è un'occasione mancata per consolidare il dialogo. E' chiaro a tutti che il costo del lavoro in Italia come in Europa è diventato la vera discriminante per la competitività oltre che per la sopravvivenza delle nostre imprese. Per questo - ha proseguito la Franchini - non si può accettare un accordo che non dà certezze. In questo momento le nostre aziende hanno bisogno di chiarezza e di essere tutelate da chi sul mercato opera senza regole o addirittura facendo finta di rispettarle. Sul costo del lavoro la concorrenza sleale è altissima per questo ci sarebbe bisogno di accordi più solidi e con maggiori sicurezze".
(Fonte: ufficio stampa CNA MO)