Sabato, 10 Settembre 2022 09:09

Professione: precario (dis)illuso. In evidenza

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Di Francesco Graziano Bologna, 9 settembre 2022 - In un articolo di qualche tempo fa apparso sulla Gazzettadellemilia.it  scrivevamo del master in giornalismo di Bologna che aveva ufficialmente aperto le selezioni per il biennio 2022-2024 non risparmiandoci nel dare consigli agli aspiranti futuri cronisti; orbene non so se le selezioni si siano tenute e la classe esigua (come vi abbiamo raccontato le prove sono durissime da superare) si è formata ma ci pare giusto ritornare sull’argomento per tentare di rendere meno ingenui i tanti giovani, spesso giovanissimi che si sedevano o si saranno seduti davanti alla Commissione giudicante,  formata oltre che da professori universitari da giornalisti professionisti.

Per cercare di non indurvi in errori che potrebbero esservi fatali – la maggior parte di voi sono sicuro sarà meno ingenua di quanto non lo sia stato io ma non si sa mai – narrerò a quelle poche anime candide che ancora il giornalismo non lo conoscono o non lo conoscevano bene la mia esperienza che spero possa lasciarvi qualcosa di utile affinché non incappiate nei miei stessi sbagli.

Nel quattordicesimo canto del Purgatorio Dante definisce i suoi concittadini dei lupi per la sete di denaro, ecco il mondo della carta stampata e del giornalismo on line da una parte è bellissimo ma dall’altra come una volta mi disse al telefono un giornalista famoso, a cui raccontai la vicenda, e che appare spesso in televisione “ è un mondo piccolo e cattivo” e nel corso dell’articolo proverò a farvi arrivare al perché di queste mie parole che – lo dico subito – non vogliono lanciare pietre ma raccontare una semplice esperienza che in realtà è capitata, capita e capiterà ancora a molti ragazzi.

Adesso che ho accumulato una certa esperienza difficile che ricada negli stessi sbandamenti ma andiamo con ordine.

Tre anni fa dovetti ritornare nel sud Italia e lasciare la città ( Bologna appunto) dove oramai vivevo da più di dieci anni e dove mi ero laureato; nonostante la delusione per essere stato scartato alla scuola di giornalismo non persi tempo e passai dei giorni a mandare anche 70 mail al giorno alle redazioni dell’Emilia e della Sicilia per capire se ci fossero i margini per avviare il classico percorso di 24 mesi con ottenimento del tesserino e conseguente iscrizione all’ordine.

Con molta fatica trovai la mia prima redazione. Ebbi il mio primo colloquio con quello che fu il mio primo Direttore che qui chiamerò Mario Rossi ( nome fittizio) invero alquanto breve il quale mi disse testuali parole: “se le cose vanno come devono andare ti assumiamo”.

Vi dico la verità, ero così emozionato che non chiesi nulla perché immaginavo nella mia testa finalmente di poter cominciare a “ camminare” in questo mondo ardentemente desiderato.

PRIMO ERRORE DA NON COMMETTERE: Non lasciarsi sopraffare dalle emozioni e domandare subito – possibilmente facendolo mettere per iscritto mediante anche un ‘contrattino da stagista’- quanto è previsto che duri il periodo di prova, mai lasciare la redazione senza qualcosa di scritto.

Il ruolo che mi era stato affidato era quello di corrispondente dalla grande città, essendo questo un giornale di provincia; ho scritto per questo portale, tutti articoli rigorosamente conservati, 22 pezzi tutti ovviamente non pagati ma ciò non sorprende in virtù di quanto scritto sopra. Per il mondo del lavoro io non esistevo, non avevo nemmeno il contratto più misero che si possa fare ad un apprendista alle prime armi e non ricevetti non dico 5 euro ma manco due euro.

TERZO ERRORE DA NON COMMETTERE: probabilmente Nanni Moretti potrebbe prendermi a schiaffi ma userò un termine colloquiale, ho avuto la sfortuna o meglio la sfiga (perdonami Nanni) di cominciare a lavorare durante il periodo della pandemia, a cavallo tra il 2019 e il 2020. L’ultimo articolo che scrissi ( pensate mi trovavo al mio sesto mese di giornalismo pratico) per questo giornale regolarmente registrato al tribunale riguardava una protesta di una determinata categoria di lavoratori sotto ad un parlamento regionale; eravamo in piena pandemia, le persone riunite erano più di un centinaio, la maggior parte di loro non rispettavano il distanziamento e non indossavano la mascherina; rischiai seriamente di ammalami ma a parte che fortunatamente avevo trent’anni ed ero privo di patologie pregresse diciamo pure che il rischio di infettarsi era minimo. Io però ho solo una madre con più di sessant’anni di età e come è nella natura delle cose il suo corpo è più debole del mio. Veniamo al punto: se mi fossi contagiato e avessi trasmesso la malattia a mia madre che fine avrebbe fatto? Su di me il Covid – anche se non ci sono certezze scientifiche in merito – probabilmente avrebbe avuto l’effetto di un febbrone ma ripeto: possiamo affermare con certezza la stessa medesima asserzione scientifica su mia madre? E se mi avessero chiesto come si è contagiata sua madre lei lavora? Avrei dovuto rispondere sì lavoro per un giornale vero con giornalisti iscritti all’ordine che non mi hanno fatto firmare nulla che confermasse il mio impegno per loro che pure c’è stato come gli articoli confermano. Se non si è protetti legalmente da una qualche forma di contratto ecco l’errore da evitare, bisogna saper dire di no; ma la mentalità dell’aspirante giornalista la conosco bene, pur di guadagnare l’agognato tesserino si andrebbe gratis pure in Ucraina.

Dopo sei mesi questi signori non si fecero più sentire, io aspettavo con ansia un nuovo incarico; arrivammo al settimo, all’ottavo mese; al nono mese…niente erano spariti. Non mi scrissero una mail nemmeno per dirmi “ guarda ci fai schifo come scrivi lascia perdere la strada del giornalismo”.

Queste parole – che possono anche sembrare acuminate come la lama di un coltello – rischiano anche di distruggerti perché potrebbero mandare in frantumi i tuoi sogni ma fortunatamente essendo un certo tipo di persona li avrei – e mi rendo conto che può sembrare paradossale- ringraziati perché non mi avrebbero fatto perdere del tempo inutile.

QUARTO ERRORE DA NON COMMETTERE: Se i tuoi cosidetti datori di lavoro scelgono di sparire senza dirti alcunché, prendere l’iniziativa e pretendere il pagamento per il lavoro svolto; cosa che naturalmente feci ma il direttore essendo una persona poco corretta mi rispose, intanto con il tono di chi mi stava facendo delle elemosina e poi per sminuire il mio lavoro in una mail datata 26 maggio 2021 alle ore 16.15, nero su bianco marchiò le seguenti parole: “ Non ti abbiamo mai lasciato in tredici, perché non c’era nulla in corso (infatti mi mandavano nelle sede istituzionali della mia Regione indicando nome e cognome con testata di appartenenza in portineria visto che non avevo il tesserino e senza quello in quei luoghi – a meno che chi ha il compito di dirigere l’organo di informazione – non mandi l’autorizzazione scritta), se non qualche articolo sporadico. Quanti saranno stati una decina?”. Eh no caro Direttore, a volte vede la lingua italiana non è un’interpretazione, gli articoli non sono stati una decina ma VENTIDUE. Una differenza notevole direi, 22 articoli in sei mesi non è male come ritmo anche se si può sempre fare di più, ovviamente.

Spulciando nel profilo instagram dello scrittore/direttore ho letto un interessante intervento estivo che cominciava così: “ L’Italia non è un Paese per giovani” e qui non posso che confermare, per poi proseguire anche con una serie di temi interessanti come il voto degli italiani all’estero; la possibilità di concedere il voto prima dei fatidici diciotto anni e altre amenità che non riporterò per non tediare ulteriormente il lettore.

Concludo riportando l’explicit che ricicla con parole diverse il principio del breve discorso che il direttore/scrittore aveva deciso di condividere con i suoi follower su Instagram (oramai la politica si fa lì, segno che oltre ad aver toccato il fondo continuiamo a scavare come diceva in una scena de “ Il caimano” Jerzy Stuhr nuotando in piscina con Nanni Moretti o Silvio Orlando, ora francamente non ricordo): “ No, non siamo un Paese per giovani”.

Mi avvio alla conclusione e senza avere la pretesa di essere un grande giornalista come Giuseppe D’avanzo che si occupava di cose ben più importanti mi limiterò a poche semplici domande, di certo non dieci.

  • Direttore Lei afferma giustamente che l’Italia non è un Paese per giovani ma perché allora ho lavorato per sei mesi in nero?
  • Caro Direttore, il suo è tutto sommato un bel giornale, ma è formato da poche persone, confondersi è difficile e allora le chiedo perché ha scritto in una mail che io avrei scritto una decina di articoli quando gli articoli sono 22?
  • Dato che “non c’era nulla in corso” perché mi mandava in luoghi istituzionali? Ciò significa che mandava un’esplicita autorizzazione scritta per concedermi l’ingresso affinché potessi incontrare questo o quel politico da mostrare ai controllori che a tutti chiedevano il tesserino. Significa che mi considerava un praticante a tutti gli effetti.
  • Lascio gli aspiranti cronisti con un consiglio non arrendetevi e rivendicate i vostri diritti, siamo una generazione a cui è stata inculcata l’idea che non doveva avere alcun diritto ma solo precarietà. E ora di dire tutti insieme: BASTA!