Di Coopservice 8 febbraio 2021 - Nel mondo contemporaneo è ormai diffusa l’esigenza, per ragioni di pubblico servizio o utilità, di avvalersi di supporti di tipo privatistico che integrino l’intervento diretto degli enti pubblici piuttosto che delle forze dell’ordine o dei corpi dello Stato.
Ciò a causa dell’accrescimento della complessità delle condizioni e dei fenomeni sociali, unitamente all’impatto sulla disponibilità di personale dei sempre più stringenti vincoli di finanza pubblica e soprattutto alla consapevolezza dell’importanza delle attività di prevenzione, in particolare per quanto riguarda il vasto tema della sicurezza.
Il riconoscimento giuridico dell’ex buttafuori
Del necessario ricorso a soggetti privati per esigenze di pubblica utilità costituisce un significativo esempio la figura dell’“Addetto ai servizi di controllo (ASC) delle attività di intrattenimento e di spettacolo” in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, comunemente noto quale “ex buttafuori”: una figura professionale precedentemente lasciata alla libera iniziativa privata e che da alcuni anni ha invece ottenuto adeguato riconoscimento giuridico con relativa disciplina.
Nel mondo pre-Covid, e si spera ovviamente quanto prima anche in quello post-pandemico, l’Addetto ai servizi di controllo in presenza di assembramenti di persone ha infatti via via assunto un ruolo di convenuta importanza, riconosciuto dalla legge n. 94 del 15 luglio 2009 recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica». Tale norma ha identificato in particolare il ruolo dell’Addetto “a tutela dell’incolumità dei presenti” ed è stata poi specificamente definita e resa operativa dal successivo Decreto del Ministero dell’Interno (DM 6 ottobre 2009) che istituisce un apposito Albo professionale e regola le prassi per la selezione e la formazione del personale, nonché le modalità di impiego e gli ambiti applicativi.
La crescente importanza del settore della sicurezza non armata
La figura dell’ASC rientra più in generale nell’ampio settore della sicurezza non armata che vede attualmente impiegati nel nostro Paese oltre 100.000 operatori: oltre agli ex buttafuori anche gli steward, le guardie ambientali, i servizi fiduciari e di portierato.
Si tratta di professioni di crescente utilità sociale, che necessitano pertanto di una opportuna regolamentazione che ne precisi i ruoli, le funzioni, le responsabilità.
Proprio questa è la finalità delle norme emanate per l’Addetto alla sicurezza, a partire dai requisiti richiesti per l’iscrizione all’Albo che il DM 6 ottobre 2009 ha reso obbligatoria e che il successivo DM 24 novembre 2016 ha ulteriormente precisato.
I requisiti per l’iscrizione (obbligatoria) all’Albo degli Addetti alla sicurezza e controllo
L’elemento base e punto di partenza è appunto l’Albo specifico istituito presso ogni Prefettura provinciale, ovvero un elenco del personale autorizzato a svolgere le funzioni di ASC, la cui iscrizione è subordinata al possesso di precisi requisiti.
Tra i principali, oltre all’assenza di precedenti penali o di provvedimenti che ne mettano in dubbio la buona condotta, l’Addetto deve avere compiuto 18 anni e sottoporsi a visita medica preventiva, allo scopo di attestarne l’idoneità psico-fisica e l’assenza dell’uso di alcol e stupefacenti.
È necessario inoltre che abbia conseguito un diploma di scuola media inferiore e che sia in possesso di un contratto di lavoro con il gestore di locali o pubblici esercizi nei quali si svolgono attività di intrattenimento e spettacolo, oppure con il titolare di un istituto di vigilanza privata o di investigazioni private autorizzato dalla Prefettura.
Tutte regole che valgono anche per i cittadini stranieri purché ovviamente in regola con il permesso di soggiorno e in grado di allegare alla domanda di iscrizione una “Dichiarazione di valore” che, rilasciata dall’Ambasciata o Consolato italiano presente nel Paese di provenienza, attesti il valore del titolo di studio conseguito in un sistema di istruzione diverso.
L’importanza della formazione degli ASC
Per l’iscrizione all’Albo è inoltre obbligatoria la frequenza e il superamento di un corso di formazione di 90 ore organizzato dalla Regione di appartenenza avente per oggetto i seguenti 3 ambiti tematici:
- area giuridica, inerente la materia dell’ordine e della sicurezza pubblica, i compiti delle Forze di polizia e delle polizie locali, le disposizioni di legge e regolamentari che disciplinano le attività di intrattenimento di pubblico spettacolo e di pubblico esercizio;
- area tecnica, con riferimento alla conoscenza delle disposizioni in materia di prevenzione degli incendi, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché di nozioni di primo soccorso sanitario;
- area psicologico-sociale, con particolare riguardo alla capacità di concentrazione, di autocontrollo e di contatto con il pubblico, di adeguata comunicazione verbale, nonché alla consapevolezza del proprio ruolo professionale e alla disponibilità allo spirito di servizio anche in relazione a situazioni che richiedono uno specifico ‘trattamento’, quali ad esempio la presenza di persone diversamente abili.
Le mansioni dell’Addetto ai servizi di controllo
Il risalto dal DM 6/2009 alle attività di formazione rappresenta un evidente riconoscimento della delicatezza della mansione che non può in alcun modo essere abbandonata all’improvvisazione e, per contro, richiede una solida professionalità.
All’Addetto infatti possono essere affidate tre tipologie di mansioni in occasioni di eventi di pubblico spettacolo o all’interno di pubblici esercizi:
- attività di controllo preliminare dei luoghi per accertarsi ad esempio che non circolino sostanze illecite od oggetti proibiti e che le vie di fuga siano libere;
- attività di controllo all’atto dell’accesso del pubblico quali la regolazione dell’afflusso, la verifica del possesso del biglietto e il controllo visivo (non essendo pubblico ufficiale l’ASC non è abilitato alle perquisizioni) per individuare situazioni di possibile introduzione di oggetti proibiti o materiale che comunque possa essere pericoloso per la pubblica incolumità o la salute delle persone;
- e, infine, attività di controllo all’interno dei luoghi per la verifica del rispetto delle disposizioni, prescrizioni o regole di comportamento così da prevenire o interrompere condotte o situazioni di potenziale pericolo, ad esempio procedendo all’allontanamento dei responsabili.
A tale proposito è bene rimarcare come nell’espletamento del servizio l’ASC non abbia titolo di pubblico ufficiale né possa disporre di armi o qualunque altro strumento di coazione fisica.
Il DM infatti esplicita che in caso di problemi l’Addetto ha l’obbligo di immediata segnalazione alle Forze di polizia e alle altre Autorità o strutture pubbliche competenti alle quali deve garantire massima collaborazione.
L’ASC contemporaneo: l’importanza delle attitudini psico-sociali e della formazione professionale
Considerata l’importanza e la delicatezza delle mansioni riconosciute e i limiti contestualmente attribuiti ad operatori che in nessun modo possono essere ricondotti a ‘forze di polizia’ o comunque a pubbliche qualifiche, è comprensibile la preoccupazione del legislatore di selezionare, formare e regolamentare adeguatamente il personale impegnato scongiurando contestualmente gli enormi rischi legati all’esercizio abusivo della professione.
Si tratta infatti di operatori che lavorano in contesti critici, ad alta potenzialità di rischio di comportamenti che possono scatenare risse o, peggio, situazioni di panico collettivo gravide di pericolosissime conseguenze.
L’Addetto ai servizi di controllo deve dunque essere in grado di gestire situazioni critiche sotto stress potendo contare, prima che sulla prestanza fisica, su consolidate doti di lucidità e autocontrollo.
Non è di certo raro il caso di provocazioni che, in assenza di risorse che possono essere garantite solo da una acquisita professionalità, possono indurre a reazioni ‘emotive’ improntate all’uso gratuito della forza, rischiando così di compromettere situazioni già fortemente problematiche. L’immagine del ‘buttafuori’ prima muscoli che cervello che un po’ tutti noi tendiamo d’istinto ad associare a tale figura (soprattutto a causa di influenze mediatiche, quali ad esempio le trasposizioni cinematografiche) deve pertanto ritenersi del tutto superata nella realtà contemporanea e, anzi, completamente ribaltata nei suoi fattori costitutivi.