Insegnare è una professione che arricchisce la propria identità personale del sapere altrui.
Di Guido Zaccarelli Mirandola 11 agosto 2019 - Una esperienza temporale della vita quotidiana che valorizza le culture reciproche nascenti come frutto di esperienze condivise.
Non solo quindi l’istruzione a tenere banco nelle aule dove la comunicazione avviene da una emittente verso la ricevente, dove chi è alla lavagna trasferisce le nozioni ai presenti per costruire le fondamenta della cultura specifica, ma anche la formazione e l’educazione per andare insieme oltre l’immediato del “qui e ora”, con lo scopo di aprire nuovi scenari, e reciproci orizzonti, di dialogo e di confronto, il cui valore aggiunto sia maggiore della somma dei singoli apporti.
L’aula diventa quindi una palestra per formare le persone che, al pari di una piazza, o di qualsiasi luogo della vita quotidiana, favorisce l’incontro di pensieri e di prospettive differenti, che hanno il pregio di rivoltare il terreno degli individui per predisporlo alla semina, ispirandosi al fare e all’arte quotidiana della cultura contadina, disposta per l’occasione a raccogliere i frutti sperati nel tempo.
L’istruzione, la formazione, l’educazione, l’etica e il senso civico rappresentano alcuni degli gli assi portanti principali per dare forma alla cultura, la cui etimologia riporta alla mente l’immagine del coltivare, continuamente tenuta in movimento dall’esercizio quotidiano della lettura e dello studio, perché possa approdare, e ampliare, il mare infinito della conoscenza. La scuola è una palestra, un banco di prova, dove apprendere attraverso l’esercizio quotidiano delle materie scolastiche e dei libri di testo.
La vita stessa è una palestra, dove la cultura deve essere continuamente irrigata per non sacrificare le radici da lasciare in eredità alle generazioni future. Lo studio è un esercizio che le persone devono praticare ogni giorno con lo scopo di accrescere la loro preparazione partendo dalla radice etimologica di ogni singola parola che riporta al grado di affinità con il contesto di riferimento. La ricerca è fondamentale per risalire ai singoli termini quando la parola è espressa in forma composta.
La parola “al-lena-menti” è una di queste e deve essere ricondotta nell’uso e nelle abitudini quotidiane delle persone, come luogo comune, da frequentare come in palestra per mantenersi in forma, per migliorare le condizioni fisiche, per sentirsi tonici, più leggeri e pieni di energia. Possiamo pensare in futuro di fare rientrare la parola allenamenti nelle frequentazioni quotidiane e di praticarli in una palestra (indoor o outdoor) dove allenare le menti?: “al-lena-menti”.
La parola “lena” esprime l’energia, e lo sforzo, che deve essere messo in atto per compiere l’allenamento, con lo scopo di vincere la sfida e raggiungere gli obiettivi. Lena ha anche un significato più ampio, che significa soffiare. Pensiamo al comportamento del fisico durante una qualsiasi fase dell’allenamento, il fiato inizia a venire meno e il respiro che diventa più affannoso. Lena ha una ulteriore significato che porta l’uomo ad aspirare ad un proprio legittimo obiettivo e lo sforzo prodotto, per la trazione esercitata dallo scopo per essere raggiunto, accelera il respiro fino a raggiungere il momento in cui occorre rallentare e addirittura fermarsi, per riprendere fiato.
Se alla parola lena aggiungiamo la parola “menti” ecco che l’uomo vede la proiezione di un gesto fisico invisibile, ad un sacrificio che non porta a nessuna variazione sintomatica, o di stato di alterazione del proprio corpo. Non vedendo progressi immediati e tangibili nei quali compiacersi, specchiarsi nello specchio delle gratificazioni e ricevere giudizi positivi altrui, spesso l’uomo rallenta gradualmente la propria marcia di avvicinamento alla cultura, fino ad arrestare inesorabilmente la propria corsa al primo ostacolo. Qui nasce la sconfitta dell’uomo. In quel preciso istante, la cultura che desiderava essere coltivata per dare origine a nuovi frutti, svanisce fino scomparire senza lasciare traccia dietro di sé.
Una lunga scia che ambiva ad accompagnare i passeggeri della nave verso un porto sicuro e colmo di saperi, naufraga vistosamente, incapace di ormeggiare in una rada tranquilla. L’aspetto più sorprendente è la mancata adesione dell’uomo alla vita della cultura, spesso vista come un dispendio di energia da economizzare per essere destinata ad altri ambiti, “un surplus” di cui farne a meno. La palestra impone un esercizio fisico costante ma anche la palestra della cultura esige un impegno dell’uomo costante. L’allenamento serve per vincere le sfide con se stessi, o con gli altri, una lotta continua che spesso mette a nudo le persone fino a raggiungere l’intimità dell’anima. Per fare questo serve coraggio, dove metterci il cuore, per superare le paure insite nella sfida.
Allenare la mente alla cultura serve per vincere le paure insite nella sconfitta, e nel fallimento, per superare con coraggio le avversità e i giudizi delle persone. La paura si vede, si tocca con mano, prima, durante e dopo la sfida in palestra, poi scompare per prendere altre strade. La paura del giudizio è invisibile e arriva alla persona dopo che intorno a sé si è creata una cortina di atteggiamenti, che avverte ma non vede, che sente in lontananza ma di cui non ha certezze, in grado di condizionare i propri comportamenti.
Per superare il giudizio altrui, che condiziona gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone, serve allenare la mente alla cultura in una palestra dove prevale l’arte dell’insegnare, per consolidare lo stato di consapevolezza interiore dell’uomo (chi sono?) e rinforzare il coraggio di andare oltre, di non fermarsi alle apparenze e affrontare con la consapevolezza del sé il giudizio degli altri, che appare inesorabile ogni giorno sulla strada della vita di tutti.
Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
https://unaparolaalgiorno.it/significato/L/lena
CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)