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La nota stampa di Cinzia Rubertelli, capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, sugli interventi prioritari per l'area di Mancasale -

Reggio Emilia, 26 agosto 2014 -

«Fa piacere che il nuovo assessore all'Urbanistica ponga al centro della propria attenzione l'area di Mancasale, perché è proprio intorno al chilometro caratterizzato dalle opere di Calatrava che deve ripartire lo sviluppo della città. Da diversi anni insistiamo sulla necessità di dare soluzione a diverse questioni aperte e ci auguriamo che alle parole seguano presto i fatti.

Penso innanzitutto al completamento della stazione Tav con parcheggi adeguati, alla riqualificazione di via Filangeri e al potenziamento dei collegamenti con il centro cittadino. Ma mi riferisco anche all'interramento dell'elettrodotto Tav tra Crostolo e Rodano (per il quale sono giacenti da dieci anni 3,3 milioni di euro in RFI) per valorizzare le aree prospicienti l'autostrada creando le condizioni per le aziende che intendano insediarvisi.

Ci sarebbero poi il completamento del sottopasso di via Nobel, necessario anche per allacciare Mancasale al teleriscaldamento (per il quale sono giacienti in RFI 1,25 milioni di euro) e l'eliminazione del problema degli odori a Mancasale, operando non solo con le tecnologie disponibili ma anche con la massima trasparenza sul trattamento liquami anche per favorire lo sviluppo dei piani urbanistici in iter.

Ultimo ma non ultimo, l'istituzione di un tavolo tecnico-economico per lo sviluppo del polo funzionale compreso tra il casello A1, l'area della Fiera e la ferrovia alta velocità.

La nostra volontà, dopo la stagione delle chiacchiere e degli inconcludenti masterplan, è di rimettere la città in corsa verso un nuovo sviluppo compatibile, poichè la ricchezza non pioverà né dal cielo né tanto meno da un solo seppur importantissimo evento come l'Expo, ma dalla nostra capacità di ripartire valorizzando le nostre eccellenze e la nostra cultura del fare.

Se Pratissoli dimostrerà una volontà fattiva nel perseguire tali obiettivi, senza perdere tempo ulteriore, troverà il nostro supporto politico: vedremo da come razionalizzerà e sostituirà l'apparato dirigenziale dell'area tecnica se fa sul serio».

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Domenica, 24 Agosto 2014 12:24

Terza Guerra Mondiale

Al centesimo anniversario dallo scoppio della prima guerra mondiale stiamo, almeno per ora, vivendo da spettatori la terza guerra mondiale. Solo 11 Paesi al mondo non sono impegnati in teatri di guerra.

di Lamberto Colla -
Parma, 24 Agosto 2014 -
Per l'Italia sarà l'anno prossimo, e per la precisione il 24 maggio 2015, la ricorrenza dall'ingresso delle nostre truppe, i fanti, nel primo conflitto mondiale.
Sui nefasti risultati dei due conflitti che hanno occupato la prima metà del secolo scorso si era appunto concentrato l'interesse dei saggi d'allora di costituire una Europa unita. L'idea era proprio di sotterrare l'ascia di guerra cercando quelle sinergie in grado di eliminare i conflitti che avevano devastato il vecchio continente.
Sembrava quasi fatta. Dapprima fu CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio - 1951), quindi EURATOM (Comunità Europea per l'Energia Atomica 1957), poi si ampliarono i trattati per diventare CEE (1957 trattato di Roma) e infine, con l'unione monetaria e il trattato di Maastricht con l'accordo di libera circolazione di Schengen (1993) si trasformò in UE a un passo quindi dalla realizzazione della federazione europea. Tanti popoli e un'unico governo. Sembrava tutto fatto e invece la decadenza di spessore dei politici e la presa di potere degli euroburocrati sta vanificando 50 anni di lavoro d'unificazione. Paradossalmente contribuì maggiormente la Guerra Fredda al processo d'unificazione che il crollo e la riunificazione di Berlino.
Poi venne l'attacco alle Torri Gemelle e il mondo si accorse che tutti gli scenari geopolitici erano mutati e il caos stava regnando mentre conquistava spazi quel terrorismo di religione senza patrie nè confini.
Da quel momento è stato un continuo innesco di focolai di piccole guerre entro e fuori i confini di stati sovrani. Un mutare frenetico di leadership sempre più autoritarie e dalle mire più o meno espansionistiche. Teatri di guerra regionali e spesso dimenticati dalle cronache, ogni tanto intervallati da interventi di polizia internazionale sotto il controllo dell'ONU o della NATO, dall'Iraq ai Balcani e dall'Afganistan al centr'Africa sino a arrivare agli ultimi giorni con il conflitto russo-ucraino e il conflitto Israelo Palestinese, mai veramente domato, a fare da fil rouge. Morto Bin Laden l'integralismo islamico è risorto più agguerrito di prima. Organizzato addirittura in Califfato sta cercando di conquistare nuove terre in una regione - Siria e Iraq - già martoriata da anni di guerre civili (si fa per dire!) e con un chiaro obiettivo di rivalsa su tutto il mondo occidentale. Migliaia di uomini stanno aderendo all'ISIS (stato Islamico dell'Iraq e del Levante) e, dopo la conversione all'Islam, molti sono di provenienza occidentale, inglesi per lo più ma anche italiani.

Un mondo in fiamme. Solo 11 paesi non sono coinvolti direttamente o a sostegno indiretto in teatri di guerra. In Europa la sola svizzera si salva. Ma si sa la neutralità della Confederazione Elvetica nei vari conflitti è sempre stata una manna per le sue banche e i suoi "illuminati e riservati" uomini d'affari. Una neutralità di convenienza e non di etica pacifista.
Orbene con gli Stati Uniti in preda al delirio di onnipotenza e una manifesta sindrome del "Poliziotto di Quartiere Globale" che tutto vorrebbe ma nulla stringe, con una Russia impegnata a ridisegnare lo scacchiere all'interno dell'ex URSS e a arricchirsi, con una Cina laboriosa intenta a conquistare più mercati possibili e a acquistare ogni giorno pezzetti d'Africa, il Mondo è rimasto alla mercé dei fanatici, degli irresponsabili e degli incapaci.
Tutto può accadere da oggi in poi. Anche che il virus Ebola sia stato diffuso da un pazzo non uscito da un romanzo di fantapolitica bensì frutto di quest'epoca arrogante, ignorante, egoista e autoreferenziale. Se una mano divina non interverrà nessun umano vedrà gli effetti benefici degli investimenti sull'ambiente e la lotta al buco dell'ozono.
Contaminati sette anni fa dai mutui subprime e domani dal virus Ebola o qualche altra diavoleria dei nuovi illuminati?

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Il Consigliere Comunale Mauro Melli (Lega Nord Novellara) scrive al Sindaco di Novellara dott.ssa Elena Carletti ed alla giunta.

Novellara, 23 agosto 2014 --
Secondo la nota del Consigliere Mauro Melli (Lega Nord Novellara) non è stato pubblicizzato l'incontro previsto in rocca per domenica pomeriggio 24 agosto fra la giunta novellarese ed il console indiano.
"Al sottoscritto - comunica Mauro Melli - non è arrivata nessuna comunicazione a riguardo tuttavia, prendendo atto di questa scorrettezza istituzionale, nei giorni scorsi ho scritto una lettera alla giunta ricordando la situazione assurda dei nostri due militari detenuti ingiustamente da oltre due anni e mezzo in India e tuttora a rischio della pena capitale. Ho sollecitato l'amministrazione novellarese affinché trasmetta al console un appello fermo e deciso a favore della liberazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone; debbo però constatare con amarezza che ad oggi non mi è arrivato nessun riscontro dalla giunta."

Lettera aperta al Sindaco di Novellara dott.ssa Elena Carletti ed alla giunta
"Spett.li,
Leggo sulla delibera di giunta nr. 123 del 30 luglio 2014 che il Console indiano verrà a Novellara domenica pomeriggio 24 agosto per un incontro istituzionale.
Ne approfitto quindi per ricordare che sono trascorsi due anni e mezzo da quando i due fucilieri italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati in India di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori nell'ambito di un'operazione internazionale antipirateria, sono ingiustamente detenuti ed in attesa di conoscere quale sarà il loro destino.
Seguo con apprensione la situazione in cui si trovano i due militari italiani e ribadisco il valore di ogni vita umana; ugualmente devo considerare come questa vicenda chiami in causa il rispetto dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e il valore della giustizia.
Dubito fortemente che le Corti indiane si siano finora comportate secondo questi principi e, per tale ragione, è necessario che il Governo italiano e noi tutti ci impegniamo per un immediato rientro dei fucilieri superando quell'inerzia che fino ad oggi ha prodotto soltanto l'isolamento del nostro Paese impedendo di risolvere positivamente questa vicenda.
Pertanto chiedo ai rappresentanti dell'amministrazione comunale che saranno presenti il 24 agosto a porre questo appello in modo fermo ed inequivocabile al Console ed alla comunità indiana:
"LIBERI SUBITO"
Vi invito inoltre a mettere in evidenza nella sala del consiglio un grande fiocco giallo con accanto una gigantografia dei due militari.
Distinti saluti
Data: 7 Agosto 2014 Il consigliere: Mauro Melli"

(In allegato Deliberazione della Giunta di Novellara RE)

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Il cordoglio del sindaco Dosi per la scomparsa del senatore Spigaroli

Piacenza, 18 agosto 2014 - "Con il senatore Spigaroli, Piacenza perde non solo una delle sue figure più illustri sotto il profilo della politica e dell'impegno culturale, ma ancor prima una personalità che godeva della stima e del rispetto di tutta la cittadinanza". Il sindaco Paolo Dosi, esprimendo il cordoglio dell'Amministrazione comunale per la scomparsa del presidente dell'Ente Farnese, sottolinea "il sentimento di profonda gratitudine della comunità piacentina nei confronti di Alberto Spigaroli, che alla guida della nostra città, come nei suoi mandati al Senato e alla Camera ha saputo interpretare la politica nella sua più alta accezione".

Aggiunge Dosi: "E' stato determinante, per la crescita della cultura del nostro territorio. Il suo impegno e il suo grande trasporto per il restauro di Palazzo Farnese e delle mura farnesiane, con il recente recupero del Bastione di via Campagna restituito alla collettività, rappresentano una testimonianza autentica e incancellabile della sua opera infaticabile per la tutela del patrimonio pubblico. Inoltre – prosegue il primo cittadino – i suoi tratti signorili hanno fatto di lui una persona che privilegiava il dialogo e i rapporti interpersonali. A modo suo, lascia un segno indelebile nella comunità piacentina, che saprà ricambiare con affetto e con grande senso di responsabilità quanto ha fatto il senatore Spigaroli per la nostra città".
(Comune di Piacenza)

Domenica, 17 Agosto 2014 11:44

Emergenza Ebola e Etica

Creare allarme sociale per giustificare interventi d'emergenza.

di Lamberto Colla - Parma, 17 Agosto 2014 -
Sale la febbre del virus EBOLA. Il contatore dei morti viene aggiornato a ogni telegiornale. Il contagio si muove e il rischio di pandemia sta diventando reale. Giorno dopo giorno i giornali e le televisioni svelano qualcosa sulle conseguenze di questo tremendo virus. Ciononostante, l'Italia prosegue a dare ospitalità, senza particolari precauzioni, ai migliaia di disperati che, guarda caso, provengono prevalentemente da quelle zone contagiate.
IGNORANZA O RISCHIO CALCOLATO?
Dai barconi a qualche giorno nei centri di accoglienza e infine liberi di muoversi in Italia e poi in Europa di Shengen. Nessuna quarantena quindi (periodo di incubazione del virus tra 2 e 21 giorni) ma liberi di muoversi e contagiare l'Europa.
O il rischio EBOLA è veramente basso o il nostro Governo non è assolutamente informato di tale rischio così come pure gli altri stati UE che non intervengono in merito al programma d'accoglienza "Mare Nostrum".
GENEROSITA' O BUSINESS?
Eppure già da marzo è conclamata la epidemia di Ebola nei paesi africani dove sta consumandosi la tragedia. Da qualche settimana però l'attenzione mediatica si è fatta sempre più insistente e allarmata al punto da indurre il Presidente Obama e l'OMS a intervenire. Il primo mettendo a disposizione il Vaccino non testato sull'uomo e il secondo, di fatto, autorizzandone l'uso.
Quel che sconcerta è che la Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo il vertice ginevrino di ben 36 ore, ha sancito che e' "etico" l'uso di un farmaco sperimentale per combattere il virus incurabile di ebola, che in 4 Paesi dell'Africa Occidentale (Liberia, Sierra Leone, Guinea e Nigeria) ha causato finora 1.013 morti (conteggio al 12 agosto).
Un assist perfetto per un golden goal a favore delle lobby farmaceutiche che "generosamente" metterebbero a disposizione vaccini da testare su un significativo campione di "scimmie umane" centroafricane. Una ricerca sul campo gratuita e scientificamente monitorata che, se andasse a buon fine, c'è da scommetterci, diventerebbe profilassi obbligatoria per molti paese occidentali e non solo.
ALLARME SOCIALE E INTERVENTI D'EMERGENZA
E così, come ormai abbiamo imparato sin dalla guerra in l'IRAQ, la strategia è sempre la solita: creare allarme sociale, montare dei casi verosimili e lasciare ai media il compito di alimentare la psicosi collettiva per giustificare interventi che in clima ordinario nessuno avrebbe ragionevolmente approvato e concesso.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dalla Libia al "Nuovo Califfato". Nei Paesi dove si è intervenuti a "portare un nuovo ordine" sotto la pressione dei servizi investigativi statunitensi il caos e le tragedie umane si stanno consumando con ancor maggior virulenza e, quel che è peggio, in modo assolutamente incontrollabile.
In fatto di sanità come non ricordare, a esempio, quel vaccino contro l'influenza suina, troppo frettolosamente creato, che come effetto collaterale imprevisto generò molti casi di narcolessia qualche anno fa.
CONCLUSIONI
E se il vaccino EBOLA invece dovesse avere degli effetti collaterali sconosciuti o ancor peggio noti, intenzionali, e coerenti a una strategia di consolidamento di qualche superpotenza? Fantapolitica? Forse, ma a leggere il curriculum di uno dei ricercatori del vaccino c'è da rabbrividire. Il dottor Charles Arntzen, dirigente del The Biodesign Institute for Infectious Diseases and Vaccinology, sarebbe un sostenitore dell'agenda per lo spopolamento della terra. Ha lavorato per DARPA e per industrie biotech private lavorando, ad esempio con Mitch Hein nel progetto sugli antigeni del vaccino bioterroristico
Guarda caso il dr. Mitch Hein è il fondatore della Epicyte, l'azienda biotech che ha creato gli anticorpi spermicida cresciuti nel mais per rallentare la riproduzione umana. Tutto ciò può essere frutto solo di fantasia ma per quale motivo non indagare meglio prima di prendere decisioni così importanti?
Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio!

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La presidente Aiga Giorgi: "Bene l'apertura su termini perentori, semplificazione e nuova gestione dei tribunali. Ora attendiamo i fatti".

Roma, 14/08/2014 - Con un intervento pubblicato oggi (14/8/2014) dal Corriere della Sera (il testo integrale è riportato in calce al comunicato) il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha risposto alla lettera aperta che Nicoletta Giorgi, presidente di Aiga, Associazione italiana giovani avvocati, gli aveva inviato lunedì scorso. Dopo aver stimato in circa 40 milioni annui di risparmi gli effetti del processo civile telematico il ministro Orlando sostiene che "queste misure dimostrano come si può cambiare e innovare. Questo risultato – continua il titolare del dicastero della Giustizia - indica chiaramente che accanto a termini perentori per l'emissione dei provvedimenti giurisdizionali, le misure di carattere organizzativo e di semplificazione del processo sono in grado di agire efficacemente sulla contrazione dei tempi delle cause. È inoltre intendimento del Governo assicurare tutte le risorse necessarie per realizzare il programma di riforma sulla giustizia che stiamo adottando, in particolare per quelle misure che più incidono sulla riduzione dei tempi del processo. Con questi interventi non stiamo quindi perseguendo uno sterile miraggio di efficientismo, bensì stiamo realizzando un fondamentale obiettivo: quello di operare nella direzione di una maggiore effettività della tutela dei diritti dei cittadini".
Positivo il commento di Nicoletta Giorgi, presidente Aiga: ""Cambiare e innovare" si può – dice Nicoletta Giorgi citando uno dei passaggi-chiave della risposta del ministro - e questo è anche il pensiero dell'Aiga che raccoglie la risposta del ministro Orlando come un ulteriore segnale di impegno a riformare concretamente la Giustizia civile accogliendo le proposte dell'associazione relativamente a termini perentori, semplificazione e ad una nuova gestione organizzativa dei tribunali. Ora ci aspettiamo che la riforma dia effettivamente spazio a queste tematiche con il coraggio di andare fuori dagli schemi fino a ieri adottati e in questo intento Aiga darà il proprio contributo perché non venga meno la visione di insieme e di progettualità che la riforma dovrà avere".
Le lettera aperta di Aiga
La lettera aperta di Aiga (il testo completo è sul sito www.aiga.it) a firma di Nicoletta Giorgi conteneva punto per punto le proposte dell'associazione sulla riforma del processo civile. Tema centrale: la riduzione dei tempi del processo per garantire a tutti il proprio diritto alla difesa. Riduzione da attuarsi mediante una revisione della struttura del processo, la definizione di tempi certi per il pronunciamento dei magistrati, una loro specializzazione e tribunali che funzionino meglio anche attraverso l'inserimento di figure come quella di un manager.

La risposta di Orlando – il testo integrale pubblicato dal Corriere della Sera
Caro direttore,
la lettera dell'Aiga pubblicata ieri sul suo quotidiano coglie un dato importante riguardo alle misure sul processo civile, anche per contribuire a rilanciare la competitività del nostro Paese. Ringrazio l'Aiga, per aver compreso lo spirito della riforma che stiamo adottando. Non si tratta solo di norme che incidono sul processo civile, ma ci siamo sforzati di delineare un complesso organico di interventi che incidano anche sulla organizzazione della giustizia. Degiurisdizionalizzazione, informatizzazione, individuazione di nuovi moduli organizzativi del lavoro del giudice quali la costituzione dell'Ufficio del processo, sono quindi interventi che si accompagnano alle scelte di revisione del processo civile in termini di semplificazione e razionalizzazione dello stesso, anche introducendo momenti di accentuata specializzazione, come nelle materie dell'impresa e della famiglia. Le considerazioni che la lettera sviluppa costituiscono per questo un utile contributo per l'azione di riforma che vogliamo realizzare. Auspico che, in base a ciò, si realizzino sin da subito significativi risultati non solo in termini di complessiva efficienza, ma anche di riduzione dei tempi processuali. Già i dati sui risultati del primo mese di applicazione dell'obbligatorietà del processo civile telematico, attraverso il quale il sistema giustizia avrà un risparmio stimato di circa 40 milioni di euro annui, rassicurano in tale senso: nel procedimento per decreto ingiuntivo telematico, dalla data di iscrizione a ruolo al deposito telematico da parte dell'avvocato all'emissione del provvedimento telematico del giudice, si è passati da 15 a 6 giorni, con una riduzione media dei tempi di emissione presso gli uffici giudiziari italiani rispetto al mese precedente del 62%. Si tratta di segnali incoraggianti, sicuramente da soli non sufficienti, che tuttavia dimostrano come si può cambiare e innovare. Questo risultato indica chiaramente che accanto a termini perentori per l'emissione dei provvedimenti giurisdizionali, le misure di carattere organizzativo e di semplificazione del processo sono in grado di agire efficacemente sulla contrazione dei tempi delle cause. È inoltre intendimento del Governo assicurare tutte le risorse necessarie per realizzare il programma di riforma sulla giustizia che stiamo adottando, in particolare per quelle misure che più incidono sulla riduzione dei tempi del processo. Con questi interventi non stiamo quindi perseguendo uno sterile miraggio di efficientismo, bensì stiamo realizzando un fondamentale obiettivo: quello di operare nella direzione di una maggiore effettività della tutela dei diritti dei cittadini. Penso quindi che occorra proseguire negli sforzi congiunti per raggiungere questi obiettivi, coscienti che con l'Avvocatura, a partire dalle componenti più giovani, il confronto su tali temi possa proseguire con i risultati assolutamente proficui che sino ad oggi abbiamo ottenuto.

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Lettera aperta dei giovani avvocati al Ministro della Giustizia Orlando.
La presidente Nicoletta Giorgi: "Bene il coinvolgimento dell'avvocatura, ma per ridurre i tempi del processo servono una revisione della sua struttura, tempi certi per i magistrati e tribunali che funzionino meglio. Ecco come"

Roma, 12 agosto 2014 - Viene pubblicata oggi sul sito dell'Associazione italiana giovani avvocati (www.aiga.it) una lettera aperta al Ministro della Giustizia Andrea Orlando contenente le proposte di Aiga per la riforma della giustizia civile. La lettera, a firma della presidente Nicoletta Giorgi, espone punto per punto le proposte dell'associazione. Tema centrale: la riduzione dei tempi del processo civile. Riduzione da attuarsi mediante una revisione della struttura del processo, la definizione di tempi certi per il pronunciamento dei magistrati, una loro specializzazione e tribunali che funzionino meglio anche attraverso l'inserimento di figure come quella di un manager. "In questo agosto 2014 – scrive Giorgi - è decisamente incoraggiante constatare che il suo Ministero sta portando avanti senza sosta il progetto di riforma della Giustizia civile finalmente organico. Attualmente l'esercizio del diritto costituzionalmente garantito di agire in giudizio per la difesa dei propri interessi è fortemente limitato dal constante andamento negativo delle prestazioni del sistema giustizia e dall'aumentata sfiducia del cittadino".

I nuovi ruoli previsti per l'avvocatura: via libera dall'Aiga
Via libera dall'Aiga ai nuovi ruoli previsti dalla riforma proposta dal ministro per gli avvocati. La riforma prevede infatti che l'avvocato:

1. possa conciliare le parti con la negoziazione assistita e decidere come arbitro nelle camere arbitrali degli Ordini;

2. possa in certi casi, con lo strumento della negoziazione, separare i coniugi che siano d'accordo sulle condizioni di separazione, con l'onere di comunicare entro 10 giorni copia autentica e certificata dell'accordo (pena una sanzione pecuniaria da 5.000 a 50.000 euro);

3. possa raccogliere le dichiarazioni dei testimoni fuori dal processo attestandone l'autenticità;

4. debba anticipare tutte le proprie linee difensive nel proprio atto introduttivo o nella comparsa di risposta;

5. debba anticipare, rispetto alla prima udienza, il deposito degli atti difensivi;

6. debba, in sede di appello, superato il filtro dell'inammissibilità, precisare le modifiche da apportare alla sentenza impugnata;

7. debba, in sede di esecuzione, predisporre quanto è necessario per iscrivere a ruolo, a pena di decadenza, la procedura esecutiva liberando di tale incombente gli ufficiali giudiziari. Infine nel processo civile telematico, oltre che nella negoziazione assistita, si riconosce, altresì, all'Avvocatura il potere di autentica e quindi il ruolo di pubblico ufficiale.

"Insomma – scrive Giorgi - quello che Lei ci chiede è di essere anche un po' giudici e un po' ufficiali giudiziari, assumendo attività fino ad oggi dell'uno e dell'altro, e in questo Le riconosco di aver finalmente rivelato pubblicamente che entrambe le componenti sono da tempo insufficienti (non sempre per causa loro) a garantire una ragionevole durata del processo, negando così la giustizia stessa. Ma Lei fa di più. Affidando questo ruolo all'Avvocatura riconosce che questo abnorme allungamento dei tempi della giustizia non dipende dagli avvocati".

Ridefinire la struttura del processo civile
"Allora – scrive a questo punto la presidente dell'Aiga - perché non togliere anche l'ultimo alibi all'incertezza sull'esito e sulla durata del processo civile ridefinendone la struttura? Un passo verso questa direzione sembra essere stato fatto anticipando il deposito di tutti gli scritti difensivi e prevedendo tra le righe la cancellazione dell'udienza in cui si insiste per accoglimento delle prove già chieste in atti, udienza spesso inutile dato che il giudice solitamente si riserva di decidere. Tuttavia questo ancora non basta: infatti se anche tutta l'attività difensiva scritta venisse svolta nei primi 8 mesi e ipotizzassimo, altresì, che l'assunzione dei testi avvenisse con le dichiarazioni raccolte dagli avvocati, se poi il giudice fissa l'udienza di precisazione delle conclusioni da lì a tre anni cosa avremmo risolto?"


Tempi certi anche per il pronunciamento della magistratura
"Constatata un'altra verità, ossia che oggi l'oralità del processo civile di cui all'art. 180 c.p.c. è solo residuale, in quanto tutto viene svolto per il tramite delle memorie scritte, perché non eliminare anche l'udienza di precisazione delle conclusioni e, "liberato" il magistrato da gran parte dell'attività di udienza, pretendere che si pronunci in tempi ragionevoli? Perché non parlare di termini perentori anche per i magistrati?"

Specializzazione dei giudici
Ma non solo i tempi preoccupano i giovani avvocati, anche gli esiti finali. "Maggiore certezza sugli esiti del processo si dovrebbe ricercare – propone l'Aiga - con una specializzazione di tutti i magistrati e non solo di specifici tribunali o sezioni, rivedendo il limite decennale di assegnazione al medesimo ufficio oggi inteso come causa di incompatibilità ambientale. Tale disposizione fondata su una presunzione assoluta cui non è possibile opporre alcuna prova contraria, risponde a logiche burocratiche tese ad una deresponsabilizzazione del sistema, quasi che prassi scorrette o atteggiamenti riprovevoli (per non parlare delle cadute d'impegno) non possano verificarsi prima del decennio o siano, sino ad allora, tollerabili. Non si può, infatti, nascondere la circostanza che mutando funzione il magistrato incorra in un rallentamento decisionale, anche indipendentemente dalla propria duttilità, che potrebbe essere causato verosimilmente dall'entrata in vigore di nuove leggi che hanno di fatto stravolto il sistema processuale. La specializzazione del Giudice unitamente al criterio di maggiore stabilità nell'esercitare quella funzione, nella materia scelta, dovrebbe comportare anche un irrobustimento del profilo sanzionatorio nella gestione del processo".

Ufficio del processo, personale amministrativo, manager del tribunale
"Questa riforma – continua Giorgi - potrà avere qualche chance di fare la differenza se perseguirà senza esitazione anche la trasformazione della magistratura onoraria e del personale amministrativo nonché la introduzione dell'Ufficio del processo. Quest'ultimo se correttamente gestito con esatta individuazione dei soggetti che lo costituiscono, dai tirocinanti al personale in supporto permanente dei giudici, potrà costituire un valido contributo al ricambio generazionale, necessario all'interno dei tribunali, e alla creazione di un percorso di condivisione di esperienze che implementerà la professionalità del magistrato e del tirocinante avvocato.
La questione del personale amministrativo della giustizia è, altresì, un aspetto che incide, unitamente a quello dello smaltimento dell'arretrato e della gestione del processo, sulla produttività dei nostri tribunali e sulla qualità del servizio fornito. La revisione dell'organico del personale amministrativo, al fine di non farlo coincidere nuovamente con l'ennesima soluzione transitoria (vedi i 3800 tirocinanti della giustizia ex legge 228/2012, oggi precari che rivendicano di essere "stabilizzati"), va rivisto anche alla luce delle riforme del sistema giudiziario, attuate e in programma: la nuova geografia giudiziaria, il PCT, la riforma della magistratura onoraria, la riforma dell'accesso alle professioni legali e del percorso universitario di giurisprudenza.
In questo contesto di grandi cambiamenti perché non considerare, altresì, l'introduzione di una gestione manageriale del tribunale? Fino ad oggi purtroppo la dirigenza è stata concepita come meta di una carriera dominata dal predominio dell'anzianità, in cui l'obiettivo principale è la garanzia dell'indipendenza dei magistrati mentre dovrebbe essere intesa come un servizio, una funzione che per fornire risultati richiede speciali attitudini".

(In allegato l'originale della lettera è scaricabile in formato pdf)

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 32 11 agosto 14

(Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)

SOMMARIO Anno 13 - n° 32 11 Agosto 14

1.1 editoriale Spiaggiati?
2.1 ambiente SANA, le novità della prossima edizione
4.1 pomodoro Pomodoro da industria: stime di produzione 2014
5.1 Emilia Romagna Credito agevolato imprese agricole, priorità a giovani e aree svantaggiate.
5.2 gestione idrica Risparmio idrico, accademici indiani a "scuola" dal CER
6.1 lattiero caseario Cresce il Latte Spot Estero.
7.1 biodiversità Giornata della Biodiversità Parmense
7.2 vino Vino e Miti tra le stelle
8.1 lavoro Newlat - prorogata la CIGS

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 10 Agosto 2014 12:08

Spiaggiati?

L'Italia è ricaduta in recessione tecnica. E come poteva essere diversamente in mancanza di indirizzi chiari e interventi forti che solo il Governo può varare.

di Lamberto Colla -
Parma, 10 Agosto 2014 -
Ormai era nell'aria. La tanto temuta recessione si è ripresentata alla vigilia di ferragosto.
Un dato che non può non preoccupare soprattutto messo in relazione con altri Paesi. La prima novità negativa sta nel dato dell'export. Il settore sul quale erano riposte le speranze di crescita ha smesso di tirare. L'ISTAT, infatti, nelle stime preliminari ha rilevato che il Pil del secondo trimestre 2014, risulta ancora negativo, scendendo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, quando aveva segnato un calo dello 0,1%. Dall'analisi dell'istituto di statistica si evince che il contributo alla variazione congiunturale del Pil della componente nazionale, al lordo delle scorte, risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo.
Gli operatori commerciali del comparto agroalimentare, peraltro, già da tempo avevano avvertito segnali di irrigidimento sempre più marcati provenire da oltralpe. Alla luce dei dati ISTAT sembra quindi che a essere interessato non sia il solo comparto agroindustriale ma che il fenomeno abbia proporzioni molto più ampie e toccare la maggior parte dei settori.
L'export avrebbe dovuto essere il battello di salvataggio e base di rilancio della nostra economia mentre sembra, auguriamoci non sia così, naufragato. Alla luce dei fatti chi sta al governo del Paese non può più vantare e soprattutto contare sulla capacità delle esportazioni di compensare i tanti difetti del sistema economico interno.
Il fatto di non avere promosso azioni forti tese a rafforzare la domanda interna, alla luce dei dati ISTAT, espone l'Italia a ancor maggiori rischi indebolita com'è da sette anni di crisi.
Una debolezza che si sta aggravando anche per effetto del proprio del rafforzamento delle economie di altri Paesi con i quali dobbiamo confrontarci. Tralasciando la Germania, ma Stati Uniti e Inghilterra hanno previsioni di crescita assolutamente interessanti. l'Istituito di statistica rileva, infatti, che il Pil è aumentato in termini congiunturali dell'1% negli Stati Uniti (+2,4% in termini tendenziali) e dello 0,8% nel Regno Unito (+3,1% su base annua).
E' giunto il tempo, quindi, di rilanciare la domanda interna senza la quale non può esserci crescita economica.
Gli 80 euro concessi da Renzi sono risultati una cura palliativa e ininfluente sui dati macroeconomici del Paese ai quali occorre fare seguire azioni più concrete e coraggiose anche se non saranno gradite dai partner europei.
Allentare, e non solo marginalmente, la pressione fiscale sulle imprese e sul costo del lavoro. Concedere, come stanno facendo molti altri Paesi, regimi di tassazione privilegiati a chi intende insediare nuove imprese. Liberalizzare il mercato del lavoro.
Certamente l'impatto iniziale sulle entrate tributarie sarà pesante ma già nel breve periodo i risultati positivi non tarderebbero a manifestarsi sia sulla domanda interna sia sulla competitività delle nostre imprese. Si dovrebbe infine intervenire pesantemente anche sulla trasparenza dei mercati. Colpire con vigore sui quei sistemi di indirizzamento guidato delle commesse verso i soliti noti e quel sistema di "scambio di favori" che non consente, alla maggior parte delle più fresche e efficienti imprese di emergere sui loro mercati di riferimento non potendo contare su capitali sufficienti per il lancio dei prodotti o dei servizi . Piccole e medie imprese bloccate o rallentate nello sviluppo da barriere pronte a essere alzate dai leader di mercato. Una soglia che continuamente si alza in virtù di barriere "tangentiste" o di altri mezzi protezionistici che il "sistema" sa perfettamente mettere in atto per salvaguardarsi.
Spiaggiati come la Concordia ma non ancora demoliti. Abbiamo le capacità per risorgere ma servono le risorse finanziarie per innescare il processo evolutivo capace poi di auto rigenerarsi. Ecco che il Governo dovrà mettersi una mano sul cuore e una sul portafoglio per ridare ossigeno ai propri organi vitali: imprese e cittadini, senza dei quali la morte è certa.
Buon Ferragosto e rilassiamoci con il "gossip" da spiaggia.

Pubblicato in Politica Emilia
Giovedì, 31 Luglio 2014 13:59

Parma - “Prima Parma” si presenta alla città

Nasce "Prima Parma" il nuovo movimento politico per rimettere al centro della politica locale i temi importanti per i parmigiani e ridare forza e prestigio alla nostra città.

Parma, 31 luglio 2014 -

E' stato presentato ieri pomeriggio, presso il bar La Pulcinella di piazzale Picelli, "Prima Parma" il movimento politico che vede come fondatrice e leader Cecilia Zanacca, ex coordinatrice di Civiltà Parmigiana.
"Un nuovo inizio, dopo la grande scuola politica al fianco di Ubaldi" - spiega Zanacca - "per ridare lustro al lavoro della prima amministrazione Ubaldi".
Dopo l'esperienza in Civiltà Parmigiana, seguita in questa nuova strada, da altri sostenitori del movimento, oggi si presenta come leader di "Prima Parma" con lo slogan "un nuovo Rinascimento Parmigiano".

Rimettere al centro della politica locale i temi importanti per i cittadini, con una linea che non si discosta molto dalla precedente esperienza, spiega la fondatrice del movimento - "E' un nuovo movimento politico trasversale che si fonda sul forte senso di appartenenza a Parma e al bisogno di riportare il civismo fra i cittadini." "Bisogna ridare forza e prestigio alla nostra città, alzando il capo, per ridare ai cittadini la qualità di vita a cui erano abituati." "Parma deve riprendere la propria autonomia, la propria cultura e il proprio sviluppo ovvero rifondare il Rinascimento Parmigiano".

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Tra le importanti tavole rotonde che l'hanno vista partecipe negli utili due anni, l'ultimo progetto con Territorio e Autonomia; l'istanza - petizione "Città Sicura" indirizzata al Consiglio Comunale, per porre l'accento sul grave problema della sicurezza urbana, che ha visto la raccolta di 2000 firme, dando voce ai parmigiani. Il nuovo movimento si colloca su questa linea di pensiero, - "Prima delle ingerenze di Partiti o movimenti nazionali, prima degli interessi di potere, prima delle ambizioni personali, vengono i bisogni e gli interessi dei parmigiani." E tra i bisogni primari quello della sicurezza, unito al desiderio di riappropriarsi del territorio.

Un bisogno, che Cecilia Zanacca ha manifestato da subito, sottolineando la scelta di tenere la conferenza nel quartiere di quando era ragazza, a lei molto caro; esempio di come i parmigiani debbano tornare a vivere i propri luoghi. Quei luoghi, che grazie alla forza di piccole realtà come il bar La Pulcinella, in Piazzale Picelli, possono ridare un'immagine positiva della città. "Bisogna riportare i parmigiani a frequentare i nostri quartieri" afferma.

Pubblicato in Cronaca Parma
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