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Domenica, 28 Settembre 2014 12:48

Il sesso a pagamento... alza il PIL

Tra un po' scopriremo che anche il lavoro non manca. Dall'UE il via libera al taroccamento dei bilanci con l'introduzione delle stime dei "ricavi" provenienti da spaccio e prostituzione.

di Lamberto Colla -
Parma, 28 settembre 2014
Finalmente qualcosa si muove. I massaggi erotici fanno alzare anche il PIL con gran soddisfazione di tutti. Adesso si tratta di mettere in campo ogni azione possibile per contrastare il crescente malcostume di perpetrare sesso a pagamento appena oltre il confine incentivando, al contrario, i consumi interni. E la crisi va via.

Non c'è che dire, i ragionieri di Bruxelles hanno trovato un buon modo, semplice, efficace e attendibile per fotografare la reale ricchezza dei paesi aderenti all'Unione. Un artificio contabile che apporterà notevoli benefici agli indicatori economici di tutti, Italia compresa. Si sa, che in questo campo dell'illecito, lavoro nero, sommerso, criminalità organizzata e prostituzione il nostro Paese ha ben pochi concorrenti. Se l'illecito diventa voce di bilancio la Guardia di Finanza dovrà anche garantire il contrasto al lavoro nero e al sommerso del sommerso?

L'Istat, sulla base delle nuove disposizioni e per quanto riguarda l'Italia, ha dunque redatto una stima dell'economia sommersa e del lavoro irregolare e sottodichiarato, pari a circa 187 miliardi, ovvero l'11,5% del Pil 2011. A ciò si può aggiungere l'illegalità (droga, prostituzione e contrabbando), per un conto combinato, relativo all'economia non osservata, di oltre 200 miliardi (ben il 12,4% del Pil).Con l'applicazione del paniere di rilevamento così aggiornato e il nuovo metodo di calcolo adottato, nel 2011 l'Italia ha registrato un Pil maggiore di ben 59 miliardi, portando il deficit molto al di sotto rispetto a quanto conteggiato all'epoca e attestandoci al 3,5% in luogo del 3,7% a suo tempo calcolato.

Ne ha dell'incredibile ma è la pura e sacrosanta verità. L'Unione Europea sotto la spinta dei suoi ragionieri, probabilmente formati alla scuola di finanza creativa della prima Parmalat e dell'Enron, ha introdotto a partire dal bilancio 2011, il computo del lavoro sommerso e delle attività illecite come droga, prostituzione, e contrabbando nella misurazione della ricchezza dei Paesi UE (PIL).

- Cui prodest? -
Già, a chi giova questo taroccamento legalizzato, risultato di un'Europa arida, decadente e autoreferenziale?
I media nazionali hanno riportato la notizia condita con l'enfasi degna della migliore stampa regime, sottolineandone gli effetti positivi sui bilanci.

Il rapporto deficit/PIL, con buona pace di Bruxelles, rientrerà nei parametri del 3%, e entro pochi giorni nessuno si ricorderà più che la spettacolare performance è il risultato di un cambio amorale di regole di bilancio e fra 40 anni i libri di storia e di economia riporteranno i dati statistici come il risultato di incisive manovre correttive dei governi che si sono succeduti nel quadriennio 2011-2014 "nonostante la più terribile crisi economica che avesse travolto il sistema economico occidentale".

Ma quello che ancora nessuno ha messo in evidenza è che questo risultato gioverà soprattutto all'apparato europeo. Di fatto è una nuova tassa che si scarica sui cittadini europei e lavoratori a favore della casta di nullafacenti in risonanza tra due inutili e dispendiosi sedi parlamentari. Insomma una troiata megagalattica, tanto per restare in tema, per introitare dai Paesi una maggiore contribuzione essendo calcolata sulla base della ricchezza del Paese misurata, appunto, con il PIL. Cresce il PIL cresce il valore della contribuzione del Paese alla UE.

Rigore, fermezza e sacrifici sono gli strali che da Bruxelles quotidianamente vengono indirizzati verso il sud, in particolare verso i Paesi PIGS, come sono simpaticamente indicati Portogallo, Italia, Grecia e Spagna le cui economie sono in maggior difficoltà. Con altrettanto rigore queste economie oggi in difficoltà, applicando le nuove regole di computo avranno occasione di riscattarsi e altri Paesi, oggi in auge, potrebbero trovarsi nella condizione di negoziare con la amministrazione centrale dell'UE.
E se a cadere in disgrazia fossero Francia, Irlanda, Germania e Austria non v'è dubbio che verrà assegnato loro l'altrettanto simpatico acronimo ... i Paesi della (omissis).

 

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Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Cinzia Rubertelli, capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, sulle elezioni provinciali -

Reggio Emilia, 25 settembre 2014 -

Cinzia Rubertelli: «Il partito di maggioranza avrebbe potuto limitare la lista dei suoi candidati, ma si rifiuta di lasciare il minimo spazio alle opposizioni. È questa la loro idea di democrazia?»
«Le elezioni provinciali del prossimo 12 ottobre non sono solo il momento in cui ai cittadini sarà tolta la possibilità di eleggere i loro rappresentanti in un'assemblea, ma anche l'ennesima dimostrazione d'arroganza del Pd reggiano. Così Cinzia Rubertelli, capogruppo di Grande Reggio-Progetto Reggio, analizza ciò che accadrà nella prossima consultazione elettorale: il risultato finale è quantomeno scontato, essendovi un unico candidato alla presidenza (Gianmaria Manghi, sindaco di Poviglio in quota Pd) e due sole liste – una delle quali composta solamente di membri del Partito Democratico - a contendersi i posti nel nuovo consiglio provinciale.

«In questi giorni circolano simulazioni secondo le quali il Pd, che ha circa il 44-45 per cento dei voti, avrà dall'83 al 90 per cento dei consiglieri provinciali. In pratica, un'assemblea in cui tutti o quasi provengono dallo stesso partito e la pensano allo stesso modo – commenta Rubertelli – Che senso ha tutto questo? Tutti sanno che l'arroganza del potere e la democrazia non si conciliano. Tutti, evidentemente, meno gli esponenti del Pd: avrebbero potuto limitare la lista dei loro candidati, lasciando spazio all'opposizione politica e ai tre sindaci eletti non schierati con loro. Invece i "democratici" si sono rifiutati, come al solito, di dialogare con chi non la pensa come loro».

Nel nuovo consiglio provinciale si creerà un'egemonia Pd rafforzata anche da un sistema nel quale il voto di chi proviene da un Comune più popoloso avrà più valore di quello di chi opera in un'amministrazione più piccola. «Si dirà che se le opposizioni non sono in grado di eleggere nessuno, il demerito è loro – continua Rubertelli – Ma il punto è che il maggioritario delle elezioni comunali si moltiplica in questa elezione truffa: le opposizioni saranno deboli, ma rappresentano più del 30 per cento dell'elettorato provinciale, e il Pd non è ancora arrivato al 100 per cento dei voti come invece sogna».

Uno squilibrio democratico che non è passato inosservato nemmeno a 24 consiglieri di maggioranza e di minoranza del territorio reggiano, che hanno già annunciato di non voler votare alle elezioni provinciali. Ma la situazione resta comunque grave, anche perché – è bene ricordarlo – è stato l'ex sindaco Pd di Reggio Emilia a promuovere la riforma che ha portato a queste elezioni in cui i cittadini non verranno interpellati. «Il Pd è deciso a non lasciare il minimo spazio alle opposizioni, ma il loro modo di agire non ci spaventa, né ci spinge a rifugiarci sull'Aventino come i 5 Stelle – conclude Rubertelli - Le divisioni ideologiche e l'assenza di progetti e idee porteranno il Pd a scoppiare come la rana di Esopo. Peccato che, nel frattempo, a pagare il prezzo della loro arroganza sarà stata tutta la nostra comunità: una comunità che, nonostante ciò che verrà sancito dalle prossime elezioni provinciali, continuerà a non essere di loro proprietà».

(Fonte: ufficio stampa di Cinzia Rubertelli)

Domenica, 21 Settembre 2014 12:48

Lavoro, questo sconosciuto

Il superamento dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori sta comportando le medesime difficoltà del rinnovamento della Costituzione.

di Lamberto Colla - Parma, 21 settembre 2014
Mentre si continua a discutere sull'articolo 18 senza mai giungere a una definitiva, organica e moderna riforma del lavoro, sta scomparendo proprio ciò per il quale va tutelato il lavoratore: il Lavoro. La crisi è cinica e fa tagli lineari e non selettivi spazzando via tutte le imprese, micro, piccole e medie soprattutto, e tra queste anche quelle che si trovano nel bel mezzo del guado di delicati processi di ristrutturazione.
Imprese spesso efficienti che avevano intrapreso un programma evolutivo sostenibile in seguito compromesso da ragioni molto spesso di natura extra aziendale. Il fallimento di un grosso cliente o anche la sola riduzione degli affidamenti bancari può dare il colpo di grazia alla già precaria stabilità finanziaria. E con la morte di queste imprese scompare anche il loro know how, quel complesso di competenze e conoscenze, in carico all'imprenditore e ai suoi lavoratori, che hanno trovato il modo migliore di esprimersi proprio in quella impresa.
L'inefficienza viene spazzata via dal tornado della recessione senza guardare in faccia i motivi che dell'inefficienza sono stati la causa.
E così i lavoratori in possesso di skills interessanti vanno ad aumentare l'elenco dei disoccupati disposti a accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi compenso contribuendo perciò a innalzare le barriere di accesso al primo impiego e molto spesso squalificando le proprie conoscenze e competenze pur di portare a casa uno stipendio. Il risultato è il consolidarsi di un processo perverso di impoverimento economico, intellettuale e sociale i cui effetti negativi sono difficilmente immaginabili. Si discute da oltre un decennio sull'articolo 18 che tutela i dipendenti illegittimamente licenziati e non si interviene pesantemente per incentivare le imprese a creare il lavoro. L'articolo 18 è stata una conquista sindacale enorme e frutto di sacrifici e lotte durissime. Ha protetto i lavoratori da quegli imprenditori che non governavano l'azienda secondo il principio del "buon padre di famiglia". Imprenditori di questo stampo ce ne sono ancora molti ma in misura molto maggiore ci sono quelli che si tolgono il pane dalla bocca pur di non lasciare senza stipendio i propri collaboratori. Ma questi non fanno notizia sino a quando l'umiliazione del fallimento (più morale che legale), prende il sopravvento e decidono di salutare questa vita con l'estremo gesto guidato dalla disperazione e dall'umiliazione. La loro disperazione verrà quindi compianta nei 30 secondi del telegiornale per poi passare nel dimenticatoio lasciando una famiglia in più nell'isolamento e nel dolore. Nessuno si occuperà più di loro, congiunti di quel lavoratore che aveva deciso di fare l'imprenditore onesto tutti come dovrebbero essere. Dal 1970 a oggi l'Italia è cambiata e cambiati sono i lavori intesi come mestieri. I lavoratori non sono solo dipendenti ma anche collaboratori e professionisti legati con varie tipologie contrattuali frutto di riforme del lavoro incompiute, inefficienti e zoppe il cui unico scopo era la flessibilità e la facilità di ingresso e uscita dal lavoro. Riforme discusse molto ma avviate solo in parte i cui processi di rinnovamento si sono tutti infranti contro l'articolo 18 della legge 300 del 20 maggio 1970, ovvero lo Statuto dei Lavoratori. Occorre che i sindacati e la classe politica prendano atto che la società è cambiata, che i principi dell'articolo 18 sono sacrosanti ma sacrosanti sono anche i diritti dell'imprenditore di dotarsi delle risorse più adeguate a perseguire gli interessi aziendali. Sacrosanti sono i diritti dell'imprenditore e dei lavoratori di liberarsi di collaboratori e colleghi che, in salute e coscienza, oppongono resistenze al cambiamento, generano clima ostile e contribuiscono all'abbattimento dell'efficienza aziendale.
Premiare i giusti e punire gli ingiusti è l'unico modo per tutelare la cosa comune: l'azienda e con essa, l'imprenditore, i dipendenti, i collaboratori e fornitori. Una catena del valore che non può e non si deve compromettere.
Certo la flessibilità del lavoro può risultare un rischio ma senza lavoro non c'è impiego e senza l'occupazione non c'è consumo. Ma soprattutto non va dimenticato che la stato di disoccupazione di lunga durata logora in profondità colpendo i sentimenti più intimi.
Uno Stato che non difende la dignità dei propri cittadini non rappresenta una società civile.

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Art. 18. Reintegrazione nel posto di lavoro.
1. Ferme restando l'esperibilità delle procedure previste dall'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Tali disposizioni si applicano altresì ai datori di lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell'ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti ed alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro.

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Riceviamo e pubblichiamo la nota della capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, Cinzia Rubertelli: «Il renzismo dilaga anche in città: dei 27 atti approvati dalla giunta negli ultimi tre mesi, solo tre contengono un indirizzo politico. A Reggio Emilia servono azioni concrete, non slogan» -

Reggio Emilia, 18 settembre 2014 -

«Una giunta dovrebbe parlare per atti, non per slogan. Ma a Reggio Emilia questo, evidentemente, non succede». Così Cinzia Rubertelli, capogruppo di Grande Reggio-Progetto Reggio, commenta l'operato dell'amministrazione guidata da Luca Vecchi, e lo fa dati alla mano: «Da luglio sono stati approvati solamente 27 atti, oltre la metà dei quali nel primo mese – spiega – Di questi, nove sono di natura puramente legale, mentre altri 15 sono di ordinaria amministrazione. Solamente tre contengono un indirizzo politico, tra cui la delibera sulla modifica dello statuto di Reggio Children (votata per altro anche dall'assessore Foracchia, che di quell'ente è un dipendente in aspettativa). Per non parlare poi della mozione per la pace e la riconciliazione in Palestina: non che non tocchi ciascuno di noi quello che accade in Medioriente, ma al nostro consiglio comunale tocca prendere una posizione – peraltro poco approfondita e di dubbia utilità – sulla striscia di Gaza o prendere decisioni sulla città di Reggio Emilia? Qual è il passo che il Pd vuole mantenere per cambiare concretamente la città?».

La situazione di stallo durerà ancora a lungo, dato che – come deciso durante l'ultima conferenza dei capigruppo – nemmeno durante il consiglio comunale del prossimo lunedì si affronteranno atti per il rilancio della città. «Siamo in una situazione in cui non possiamo nemmeno discutere tutte le mozioni che abbiamo presentato, dato che alcuni giovani assessori continuano a chiedere tempo per ambientarsi nel loro ruolo», continua Rubertelli.

E dire che ci sarebbero molte discussioni urgenti da aprire. «Quella sul documento che abbiamo presentato in estate, ad esempio, nel quale chiedevamo un censimento degli immobili pubblici inutilizzati o sottoutilizzati sul territorio comunale: con un atto simile si potrebbe costruire un progetto partecipato sul riutilizzo di quegli edifici, e realizzare un vero e proprio piano regolatore pubblico. Volendo discutere di questi argomenti, la giunta Vecchi compirebbe un atto di indirizzo. Ma l'impressione è che ci si limiti alle chiacchiere come nel caso del palasport, per il quale non è ancora stato trovato un modo di garantire una copertura finanziaria. Occorre risolvere i problemi concretamente: le buone intenzioni non bastano».

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

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Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del consigliere della Lega Nord Massimo Polledri sulla Fontana in ricordo dei caduti in Russia che non è attiva -

Piacenza, 17 settembre 2014 -

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA:

Premesso :

Che è patrimonio della memoria piacentina il ricordo dei caduti in Russia partiti con la spedizione dell'Armir.

Come ricordò il Gen Eugenio Gentile nella commemorazione pubblica del 70°anniversario :"Davanti a noi ci sono tante lapidi con tanti nomi di persone che si sono immolate per la Patria e questo anche quando la Patria ha chiamato a combattere una guerra ingiusta, contro la Russia. La maggior parte di loro era inconsapevole dell'assurdità di quella guerra, ma la propaganda, l'ideologia aveva in un certo senso addormentato le coscienze, così che oltre 200mila militari furono strappati alle loro famiglie, al loro lavoro, all'economia del paese. Quasi la metà di quelli che partirono non fecero più ritorno. I piacentini furono 620».
Che venne posizionata all'inizio del Pubblico Passeggio un monumento a ricordo, a latere del Liceo Scientifico, per mantenere viva la memoria e la devozione del ricordo che prevedeva una fontana. La fontana simboleggia la vitalità del ricordo e degli affetti e come tale era parte del monumento.
Che tale monumento è comprensibilmente caro a quanti, come figli, orfani o addirittura sopravvissuti (il dinamico e gentile Dr. Tassi, per esempio) portano nel cuore ricordi e dolori ed in particolare ai membri dell'Associazione Nazionale Vedove ed orfani di guerra
Che la terza domenica di Settembre è dedicata al ricordo dei caduti in Russia ed è perciò imminente.
Che si riferisce essere stato spenta la fontana a seguito di scherzi giovanili degli studenti, che peraltro possono o hanno utilizzato altro vicino rubinetto.

Valutato e visto :

Che la fontana è da mesi spenta e che pertanto il monumento ha perso non solo bellezza ed attrattiva ma rimanda ad immagine di degrado ed abbandono



INTERROGA LA GIUNTA PER SAPERE

  • Per che motivo e chi abbia voluto mantenere spenta la fontana, nonostante le sollecitazioni dell' Associazione vedove ed Orfani di Guerra.
  • Quando e se si vorrà ripristinare la composizione originale del monumento con la fontana attiva.
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Domenica, 14 Settembre 2014 11:44

11 settembre: dal terrorismo all’esercito

Da Bin Laden all'ISIS, dal terrorismo al Califfato, come sta cambiando lo scacchiere geopolitico. L'escalation delle spese per gli armamenti.

di Lamberto Colla -
Parma, 14 settembre 2014
L'unico settore dell'export che, a quanto pare, non tira è quello della "democrazia". Un risultato però, la politica statunitense imposta da George W. Bush, l'ha ottenuto: l'escalation nelle spese militari e delle guerre regionali. Negli ultimi 5 anni il mercato degli armamenti è cresciuto del 14%. USA, Russia e Germania, quest'ultima incalzata dalla Cina che ha visto incrementare del 212% le vendite nel medesimo periodo, occupano il podio degli esportatori mentre al vertice dei compratori si trovano India, Cina e Pakistan.

Armi 10 paesi export
Un mercato in espansione quello delle armi così come lo è quella frangia del mondo islamico che sta tentando la contro esportazione della "loro democrazia". I nuovi callifati dell'Isis prima e della Nigeria poi (Boko Haram) sono la testimonianza di come si sia evoluto, più frammentato ma, per questa ragione, ancor più pericoloso, lo scenario internazionale del terrorismo islamico.
Morto Bin Laden ecco che un altro sceicco ha preso le redini del terrore internazionale. Abu Bakr Al Baghdadi ha lanciato una sua personale offensiva mediatica. Diversamente da Bin Laden, che incitava all'odio con voce piana e sommessa da luoghi segreti, tunica bianca o mimetica e mitraglia al fianco, il leader dell'Isis invoca stragi di sangue e usa video cruenti per aumentare la pressione emotiva, per fare paura. I suoi sermoni vengono dall'interno di una moschea e i suoi video sono girati all'aperto come a intimare che l'antico impero islamico, quello che si estendeva dalla Spagna fino all'Iran, alla Turchia, e all'Europa orientale. tornerà a essere una realtà.

Per ora l'avanzata sembra irresistibile e ha già provocato reazioni inimmaginabili. Israele ha dichiarato la disponibilità a sostenere la difesa della Giordania la quale nel frattempo, comunque in possesso di un esercito ben armato, ha già rafforzato i confini. Gli USA invece hanno garantito la difesa a quella Siria che sino allo scorso anno intendevano bombardare per far fuori il regime di Assad. Infine l'Iraq che ha mandato in Iran tre divisioni delle Guardie della Rivoluzione e dislocato a Baghdad il famoso comandante Qassem Sulaimani.
Quello che la diplomazia non è riuscita a fare, l'ha realizzato il Califfato dell'ISIS, creare alleanze impossibili. Tutto ciò non è il risultato della strategia mediatica cruenta ma alla seria minaccia che viene da terra, per ora, dimostrando capacità operative notevoli e in grado di utilizzare armamenti sofisticati. Alla strategia tipica del terrorismo con capacità di infiltrazione nel cuore dei Paesi nemici, affianca un vero e proprio esercito, organizzato e capace di operare nei teatri di terra con armamenti sofisticati. Il suo esercito perciò non è solo composto da fanatica "carne da macello" che vengono immolati sull'altare dell'Islam ma professionisti specializzati nelle varie specialità belliche. Dalla formulazione di strategie di offesa e difesa all'utilizzo dei droni. A fine agosto, infatti, Isis ha diffuso un video nel quel mostra la cattura della base aerea siriana di al-Tabqa dove erano custoditi aerei, droni e armamenti pesanti. Nel video, ottenuto dalla CNN, è anche stato mostrato il combattimento per la conquista della base completo dell'esecuzione di oltre 200 militari siriani da parte dei terroristi del ISIS.
Il Terrore islamico conquista terreno e nel frattempo la Russia di Putin fa di tutto per fare esplodere la "guerra "fredda" e chissà, forse il ripristino dell'ex URSS.
Due ottimi motivi quindi per "legittimamente" la richiesta, che Obama ha rivolto agli alleati NATO, di tornare a spendere il 2% in armamenti (per l'italia si tratterebbe di più che raddoppiare il budget attuale).
Ricordo che solo 11 Paesi al mondo non sono coinvolti in guerre. Quello che eranole speranze di Pace, il "Peace and Love" dei figli dei fiori, si sono frantumate, speriamo di no, per sempre.
L'11 settembre 2001 e il sacrificio, montato a oggi di circa 6.000 vittime innocenti, invece di fare riflettere e pensare a radicali cambiamenti, sembra proprio che non abbia insegnato nulla al mondo occidentale. La democrazia non si può esportare anche perché, prima o poi qualche "altra democrazia" potrebbe ambire a essere esportata a sua volta.
Che non sia Al Baghdadi la versione islamica di Bush senior?

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Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa dell' Associazione Millecolori sulla decisione dell' Amministrazione Comunale di riconoscere una somma quale retribuzione di risultato ad ex dirigenti e non dell' Amministrazione Vignali -

Parma, 4 settembre 2014 -

"Al rientro dalle vacanze nella cassetta della posta un anonimo/a amico/a ci ha fatto trovare copia della (non pubblicata in internet...con buona pace della conclamata trasparenza) determinazione dirigenziale 2014-1448 del 14/8/2014 (Settore Sviluppo Organizzativo) con la quale è stato deciso di corrispondere a n. 8 ex dirigenti e non dirigenti del Comune di Parma, a suo tempo assunti a termine, la complessiva somma di € 53.152,43.
La corresponsione di tali somme sarebbe stata decisa quale retribuzione di risultato (!!) per l'anno 2011.
I beneficiari di tali somme erano stati assunti dalla Giunta Vignali ma è poi stata l'amministrazione Pizzarotti a riconoscergli rilevanti emolumenti per i brillanti risultati ottenuti nel 2011!
Tali brillanti e meritevoli risultati noi non li abbiamo visti (anzi) ma si vede che non sono sfuggiti all'occhio di lince del nostro Sindaco, al di là degli strepiti ufficiali contro la passata amministrazione.
Noi, che non siamo riusciti e non riusciamo a vedere le magnifiche gesta dell'amministrazione Vignali, riteniamo che sarebbe stato importante invitare il nucleo di valutazione a meglio approfondire le proprie disamine. Si vede però che o noi siamo orbi oppure abbiamo un occhio troppo critico e teniamo in eccessiva considerazione il pubblico denaro.
La sostanza è che l'amministrazione Pizzarotti ha speso ulteriori € 53.152,43 in favore dei Vignali's boys.
Così...tanto per restare informati e...non dimenticare.
Ovviamente ringraziamo l'ignoto/a amico/a per la preziosa e documentata informazione."

(Fonte: Associazione Millecolori)

Martedì, 02 Settembre 2014 09:00

Il terrorista della porta a fianco

E' caccia al terrorista inglese che ha sgozzato Foley. Le esecuzioni in diretta sono il brand dei nuovi jihadisti. E in Italia è allarme così come in Europa, Usa e nelle monarchie saudite.

di Lamberto Colla -
Parma 02 settembre 2014 -
Sono trascorse poche settimane dall'editoriale nel quale, analizzando i vari conflitti regionali, commentavo che era in atto la terza guerra mondiale.
Pensavo di azzardare troppo evocando un conflitto di tale portata e invece, nelle stesse ore molti sono stati i commenti che richiamarono l'attenzione su questa eventualità. Furio Colombo, dalle colonne del Fatto Quotidiano, titolava il suo pezzo "Iraq: la furia del boia di Londra è da vera guerra mondiale" ma a certificare la gravità della questione è stato persino il Santo Padre, quel Papa dolce e sorridente, che in questa occasione ha toccato un tasto politico di non lieve gravità. Per la delicatezza della questione religiosa ha dovuto, molto probabilmente, misurare le parole ma il solo fatto che sia intervenuto sulla questione ISIS qualche allarme lo suscita. "Lecito fermare l'aggressore ingiusto, ma non bombardare" ha affermato Papa Bergoglio che commenta anche, secondo quanto riportato dall'Agenzia ANSA "siamo nella Terza guerra mondiale, ma a pezzi". Ben più drammatico il giudizio del Vescovo ausiliario del patriarca di Babilonia e Presidente della Caritas iracheno Jshlemon Warduni il quale, prima a Famiglia Cristiana e negli ultimi giorni a media televisivi nazionali, ha così commentato l'avanzata dell'ISIS «Si sono aperte le porte dell'inferno e sono usciti tutti i diavoli. Il maligno si è scatenato». Per ultimo a intervenire sulla questione è il re saudita Abdullah: «Fermare subito l'Isis o tra un mese attentati in Europa e Usa».
Nel frattempo è caccia al terrorista che ha sgozzato il reporter Foley. Il maggiore sospetto ricade su un ex rapper inglese, Abdel-Majed Abdel Bary, il cui padre fu estradato due anni fa dall'Inghilterra agli Stati Uniti, accusato di coinvolgimento negli attacchi terroristici contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998. A quanto pare il buonismo occidentale ha dato frutti ben poco edibili. Talis pater et talis filiis. Chissà quante giovani teste calde sono sparse nel vecchio continente e negli USA pronti a fare qualche selfie con una testa mozzata di un "qualche cristiano" colpevole solo di avergli attraversato la strada.
Almeno 500 sono gli inglesi che sono partiti per la "guerra santa" dell'Isis.
E in buonismo noi italiani non abbiamo da imparare da nessuno. "Mare nostrum" docet.
Le cronache infatti riportano che, addirittura, abbiamo concesso a un Imam di fare prediche sul nostro territorio già nel 2011 nel cremonese per ben due volte, a Bergamo e a Pordenone. Quello che disse non si sa ma il signor Adhan Bilal Bosnic è indicato dai servizi di sicurezza un fondamentalista sostenitore della guerra santa in Siria e del Califfato oltre che uno dei leader whabbiti integralisti che stanno reclutando giovani per i gruppi armati dell'Isis.
L'Italia quindi non è immune dall'integralismo islamico. Almeno una cinquantina sarebbero i soggetti posti sotto osservazione dal ministero dell'interno perché sospettati di fare parte del gruppo terroristico dell'Isis appunto. E' di pochi giorni fa, infatti, l'interrogazione regionale dei consiglieri Gianguido Bazzoni e Luigi Giuseppe Villani (Fi-Pdl), in cui ricordano che diversi tra i 50 italiani "messi sotto osservazione dal ministero degli Interni", pronti a trasformarsi in "terroristi/guerriglieri", proverrebbero dall'Emilia Romagna e, in particolare, da Bologna e Ravenna.
La propaganda e il brand Isis.
Alcuni opinionisti iniziano a sospettare che molti dei filmati di condanna a morte con annessa decapitazione siano delle messinscene ma ormai il promo è passato e ha sicuramente affascinato alcuni dei tanti emarginati bisognosi di riscatto sociale. Quel riscatto che, probabilmente, non sono riusciti a conquistare dopo essere sopravvissuti al deserto e alla traversata in barcone del mediterraneo. Ed ora , grazie all'ISIS, avrebbero soldi, armi, donne e pure la possibilità di vendicarsi di tutti coloro che hanno rifiutato di allungare un'elemosina o non li hanno accolti al lavoro o di quei "caporali" che li hanno sfruttati in qualche campagna agricola e edile.
La minaccia è seria e il nemico è "fluido". Il terrorismo non ha confini, si infiltra in ogni pertugio e il ragazzo della porta a fianco potrebbe essere il nostro boia.
Questo è il terrorismo. Ancor più pericoloso perché non ha nemici istituzionali ma ogni cittadino occidentale è per loro un nemico. Tutti possiamo essere dei bersagli, peraltro, molto semplici da colpire perché ignari del pericolo.
Sta montando una mobilitazione mondiale. La cerca Obama, la invocano le monarchie saudite e gli inglesi sono già pronti a mettersi al comando di un gruppo di intervento.
Sul teatro di guerra forse si riuscirà a contrastare l'avanzata delle bandiere nere dell'Isis ma all'interno delle metropoli o nelle tante province occidentali la cosa si fa ancor più complicata. C'è da augurarsi che i nostri servizi di intelligence, nonostante i mutamenti organizzativi subiti, siano ancora capaci di contrastare la minaccia terroristica.
Ammesso che, i nostri 007, siano liberi da missioni all'estero per riportare a casa giornalisti in cerca del Pulitzer o giovani volontarie in vena di risolvere le diseguaglianze sociali.

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C.A.S.E.A. Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 35 1 settembre 14

(Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)

C.A.S.E.A. Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 35 1 settembre 14

1.1 editoriale MeteoTax: il ciclone settembrino
2.1 alimentazione SANA: Alimentazione sportiva e non solo
4.1 crisi Il "Doggy bag" è servito
4.2 expo 2015 Bando per progetti collegati a Expo2015
5.1 Lattiero caseario Crollo generalizzato dei lattiero caseari
6.1 eventi Festival del Prosciutto di Parma
6.2 riconoscimenti Douja d'OR a un vino Piacentino
7.1 vendemmia 2014 Andiamo a vendemmiar ... oppure no.
8.1 Embargo russia Export Russia. Arrivano gli aiuti UE per il Parmigiano Reggiano

Cibus 35 COP

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Domenica, 31 Agosto 2014 12:46

MeteoTax: il ciclone settembrino

Schiacciati dalle imposte le entrate tributarie arretrano e il debito pubblico aumenta. Non sarebbe il caso di mettere alla prova la teoria di Arthur Laffer? Putin l'ha fatto e...

di Lamberto Colla -
Parma, 31 Agosto 2014
Un italiano su tre porta a casa gli avanzi dal ristorante. Ma il 24%, secondo un recente sondaggio on line di Coldiretti, si vergogna di chiedere il "doggy bag". Non che rimanga molto dal pasto al ristorante posto che anche le abitudini a consumare dall'antipasto al dolcetto con l'ammazzacaffè compreso non rientra più nelle consuetudini alimentari degli italiani. Oggi la scelta è molto più misurata, basta un antipasto e un primo o un antipasto e il secondo o, infine, un antipasto e una pizza per degustare adeguatamente, e senza spendere troppo, le prelibatezze offerte dalle cucine italiane. Forse questo è l'unico fattore positivo che la crisi lascerà in eredità.
Ancora la luce in fondo al tunnel della crisi non si vede e i sintomi claustrofobici sono sempre più evidenti e generalizzati.
Di vere e proprie cure non si hanno notizie e all'orizzonte sono ben visibili solo minacciose nubi cariche di tempesta con settembre che si preannuncia molto "piovoso" e in procinto di scaricare sulle teste degli italiani ben 400 adempimenti fiscali.
"Saranno 20 milioni circa, riporta Conquiste del Lavoro il quotidiano della Cisl, i contribuenti coinvolti in quest'attività, che prevede ben 410 adempimenti. Oltre al 770 ci sono l'Irpef, l'Irap, l'Ires, l'Iva, le addizionali regionali, i versamenti Inps, la Tobin tax, l'imposta sostitutiva sui redditi di capitale e sui capital gain. 
I contributi previdenziali da versare riguarderanno i lavoratori dipendenti, ma anche gli artigiani, i commercianti e i lavoratori domestici. Anche i diritti dovuti alle Camere di commercio scadono nel suddetto periodo dell'anno. Più in dettaglio si tratta di 171 adempimenti per gli imprenditori individuali e 167 adempimenti per i professionisti fino a scendere man mano a 72 adempimenti per gli enti non commerciali. Con in mezzo imprenditori, commercianti, partite Iva e co.co.pro.e artigiani".
Nonostante l'accanimento terapeutico le entrate fiscali dello Stato diminuiscono e allora giù nuove gabelle palesi o celate in complicati algoritmi tributari. A giugno le entrate tributarie si sono ridotte del 7,7% rispetto il 2013 e come ha sottolineato il Bollettino statistico della Banca d'Italia, «Tenendo conto di una disomogeneità nella contabilizzazione di alcuni incassi la riduzione delle entrate tributarie sarebbe stata più pronunciata». In compenso il debito pubblico è nuovamente aumentato di altri 2,1 miliardi di euro, raggiungendo un nuovo massimo storico a 2.168,4 miliardi.
E' evidente che una riforma, radicale è dir poco, del sistema fiscale nazionale si rende necessaria. Dalla semplificazione all'equità possibilmente nel rispetto della curva di "Arthur Laffer", tanto banale quanto disattesa dai nostri guru della finanza.
Laffer ipotizzò che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l'attività economica non è più conveniente e il gettito si azzera, quanto meno se il prelievo raggiunge il 100% del reddito, e quindi che le due grandezze siano legate da una curva continua a forma di campana.
Si può anche non credere alla validità della teoria di Laffer ma la prova l'abbiamo in casa. Con una imposizione fiscale costantemente cresciuta sino al limite del 70%, le entrate fiscali sono costantemente scese. La prova del nove invece ce la ha offerta la Russia. L'ex comunista Vladimir Putin con l'introduzione della FLAT TAX al 13% le entrate tributarie sono cresciute del 46%, il tutto ben testimoniato da uno studio del FMI (Fondo Monetario Internazionale) condotto da Anna Ivanova, Michael Keen e Alexander Klemm.
Un invito a Matteo Renzi: che ne diresti di "Provare per credere!"

Pubblicato in Politica Emilia
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