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Martedì, 29 Ottobre 2013 16:40

Le polveri fini sono cancerogene

Parma, 29 ottobre 2013
 
Il comunicato di GCR che chiede la revisione totale dell'autorizzazione ambientale dell'inceneritore -
 
Spettabile Usl Parma, Provincia di Parma,
La decisione è stata poi pubblicata su Lancet.
Alla luce di questa importante decisione le emissioni dell'inceneritore di Parma sono diventate di fatto cancerogene certe per le persone con evidente grave danno per l'ambiente circostante il camino.
Essendo in queste ora in fase di rinnovo l'Aia del Paip, siamo con la presente a richiedere formalmente se questa riclassificazione non debba essere presa in seria considerazione per la revisione stessa dell'autorizzazione.
Siamo altresì ad evidenziare che lo studio di impatto ambientale del 2007 è ora desueto e privo di attualizzazione alla luce della decisione dello Iarc.
Siamo quindi a richiedere che sia messa in atto una completa revisione dell'autorizzazione ambientale integrata perché sono cambiati totalmente i contenuti da ponderare per una attenta valutazione dei rischi correlati all'esercizio di combustione rifiuti in questi mesi in fase di esercizio provvisorio a Ugozzolo da parte del gestore Iren.
Siamo infine a richiedere se sia stata messo in atto da parte della stessa Iren il controllo in continuo delle diossine e delle altre molecole tipiche di queste emissioni come ad esempio i metalli pesanti.
In attesa di una pronta risposta.
Dr. Manrico Guerra
 
(Fonte: ufficio stampa Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR)
Lunedì, 28 Ottobre 2013 14:53

Pm 10 giorni sopra i limiti

Parma da 10 giorni continua a superare i limiti di Pm 10 consentito: GCR chiede lo spegnimento dell' inceneritore -
 
Parma, 28 ottobre 2013

Spegnete l'inceneritore

Ora è allarme vero.

Da dieci giorni i Pm10 superano i limiti di legge.

Dal 18 ottobre Parma è regina dello smog in regione.

dati arpa
Una situazione drammatica che ora rischia di assumere un carattere di vera e propria emergenza sanitaria, perché le polveri sottili sono cancerogene e ormai nessuno può sostenere il contrario, anche coloro che hanno coscientemente sostenuto e dato la possibilità al gestore dei rifiuti di costruire l'inceneritore, che ogni anno manda in atmosfera oltre 3 tonnellate di Pm 10.

Parma è stata l'unica ieri a sforare il limite di 50 milligrammi per metro cubo di aria, l'unica città dell'Emilia Romagna, nonostante si condivida in pratica lo stesso territorio, la stessa area, la stessa piatta Pianura Padana, uno dei territori più inquinati al mondo.

Ma noi stiamo superando tutti quanti.

Ed è ora di prendere provvedimenti.

I riscaldamenti sono quasi spenti (e meno male).

Il traffico è lo stesso dello scorso anno, le industrie idem.

L'unica differenza sorge in strada della Lupa.

Chiediamo che l'inceneritore sia fermato, in attesa che migliorino le condizioni dell'aria.

Qui ci stanno avvelenando giorno per giorno.

E' ora di dire basta.



(Fonte: Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR)
Venerdì, 25 Ottobre 2013 16:47

Il volto sfigurato della montagna

Parma, 25 ottobre 2013
 
Il comunicato di Rete Ambiente Parma su tagli boschivi e centrali a biomassa -

Il paesaggio della nostra montagna cambia in peggio.

E comincia ad allarmare.

Boschi come groviere, strade sfondate dai camion che portano via legna, frane, interruzioni di strade, sempre meno turisti e sempre meno gente nei paesi.

E' un fuggi fuggi con gli ultimi scampoli di malloppo.

Non si tratta più di autoconsumo di legna, come la burocrazia si ostina ancora a identificare i tagli selvaggi che possiamo osservare senza particolari ricerche.

Il fabbisogno della gente di montagna è irrisorio rispetto a quanto tagliato.

Siamo davanti ad un taglio industriale vero e proprio, ad una vera e propria speculazione economica.

Con ben pochi soldi che restano in montagna.

La gran parte va a chi commercia legna in pedemontana.

Altri vanno ai proprietari dei boschi, in gran parte da tempo residenti in città.

Altri ancora vanno a remunerare l'acquisto di macchinari per il taglio ed il trasporto.

Certo, tanti sono gli addetti e qualcosa si mettono in tasca. Ma la gran massa di queste opere viene eseguite da imprese nate dal nulla, che utilizzano gente straniera, pagandola in nero e a resa.

Soldi di cui praticamente non resterà traccia nel parmense.

I versanti li troviamo spogliati, le deformate.

Nessun giovamento alla vita dei paesi, né lavoro per trattenere i giovani.

La legge c'è, permette ai proprietari dei boschi di tagliare fino ad un massimo di 6 ettari.

Ma è una legge che non tiene conto della speculazione sulla legna da ardere.

Se il mercato inducesse la gran parte di chi possiede boschi a tagliarli per far soldi, complice una ulteriore recrudescenza della crisi economica, e tutti tagliassero, chi li potrebbe fermare?

Non certo questa legge.

Occorrerebbe preoccuparsi di non intaccare la rinnovabilità dei boschi e di non accrescere il degrado idrogeologico, come sarebbe necessario un piano annuale dei tagli che tenga conto di limiti certi e non possa essere eluso e superato.

Molti amministratori invece sostengono le tesi dei tagliatori.

"L'abbandono dei boschi è palese e non è positivo. Una politica delle comunità montane che possa permettere la nascita di qualche centrale a biomassa che permetta la produzione di elettricità e di teleriscaldamento non farebbe male e permetterebbe di monitorare e tenere puliti i boschi, garantendo la giusta turnazione delle piante, la pulizia del sottobosco ed in ultimo ma non meno importante garantire lavoro a territori che continuano a spopolarsi a causa di mancanza di lavoro".

Finanziamenti di Regione e Provincia per la montagna sono, infatti, solo finalizzati dotare di macchinari di taglio le comunalie e soprattutto ad impiantare centrali termiche a cippato.

Non si comprende cosa voglia dire creare posti di lavoro nel taglio dei boschi.

Il lavoro lo crea già il taglio speculativo e selvaggio, lo crea il mercato della legna da ardere.

Dotare di mezzi meccanici di taglio una comunalia significa dare man forte a tale mercato senza regole, incentivare le comunalie a far parte di tale meccanismo perverso.

D'altronde, la cosa è del tutto coerente alle affermazioni di funzionari ed amministratori.

Qualcuno sostiene "siamo seduti su un nuovo petrolio e neanche ce ne accorgiamo".

Altri affermano che potremmo anche tagliare tutto quello che è ricresciuto nei boschi da quarant'anni a questa parte senza preoccupazione alcuna per la rinnovabilità.

Anche se la rinnovabilità annuale, il 4% di tutta la massa boschiva, è decretata dalla Regione come non superabile.

Ormai chi abita in montagna per riscaldarsi non usa più il gpl, né tanto meno il gasolio, entrambi carissimi. La gente è tornata a bruciare legna nei camini, nelle stufe, dotandosi anche di moderne stufe a pellet o stufe miste pellet-legna.

In montagna, da sempre, si usa legna che brucia bene, legna stagionata due anni: un anno all'aperto, uno al chiuso, in modo che il tenore di umidità sia inferiore al 20% ed il rendimento di calore sia alto.

Perché allora impiantare centrali a cippato per produrre calore per il teleriscaldamento, con potenze da 500 Kw a 1.000 Kw?

Per avere meno emissioni nocive rispetto alle vecchie stufe a legna?

Ma le centrali bruciano cippato fresco, con umidità elevata, basso rendimento, senza alcun filtro per abbattere le emissioni nocive.

Il filtro multiciclone serve solo a raccogliere le ceneri volanti.

Le centrali sono completamente automatizzate e non creano posti di lavoro.

Perché buttare tutti quei soldi nelle centrali termiche e non nel risparmio energetico?

Perché non avviare la ristrutturazione dei borghi per un'accoglienza turistica diffusa che creerebbe subito posti di lavoro nell'edilizia?

L'intento inconfessabile delle amministrazioni è produrre con le centrali anche elettricità, come sta facendo Monchio.

Ma sarebbe una follia.

La legna ha un rendimento bassissimo e bruciare i nostri boschi per produrre poca elettricità non porta da nessuna parte.

Solo verso il baratro ecologico.

Giuliano Serioli

(Fonte: Rete Ambiente Parma)


Bologna, 25 ottobre 2013
 
Tra lunedì 21 e martedì 22 ottobre, "un nubifragio nella località di Santa Mario del Taro, in provincia di Parma, ha provocato lo straripamento del fiume Taro con successivi allagamenti", coinvolgendo cinque famiglie e una struttura ricettiva "che è rimasta fortemente danneggiata", per una prima stima totale dei danni, secondo gli amministratori locali, "intorno ai 300.000 euro".
Ne parla, in una interrogazione alla Giunta, Cinzia Camorali (Pdl), che sottolinea come "le acque del fiume Taro nel loro violento corso hanno demolito le strutture del ponte Simonini, che collega il centro abitato con le frazioni di Casoni e Pian Lavagnolo". La consigliere chiede quindi all'esecutivo regionale "se non ritenga di intervenire urgentemente vista la situazione del territorio", "se la Protezione civile ha quantificato esattamente i danni e gli interventi necessari per il ripristino del territorio colpito dalla piena" e, infine, "quale sia la situazione del territorio interessato da questo nubifragio e se vi sono altre situazioni a rischio per l'incolumità pubblica".
 
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)


A preoccupare la Coldiretti è la fragilità idrogeologica di un territorio dove sono a rischio di frane ed alluvioni circa 280 comuni

ROMA, 22 ottobre 2013 - Ammonta a milioni di euro il primo bilancio provvisorio dei danni provocati dell'ondata di maltempo che ha colpito duramente Liguria e Toscana con frane e allagamenti. E' quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti sul territorio dove la situazione sta tornando alla normalità e si contano le perdite. Stalle e terreni allagati, smottamenti e frane che hanno interrotto l'accesso ai terreni agricoli con le bombe di acqua che si sono abbattute a macchia di leopardo, dai vivai del Pistoiese alle olive del Senese ma anche ortaggi mentre a Lucca - precisa la Coldiretti - sono finiti sott'acqua anche gli allevamenti così come nel Pisano dove ad essere allagati sono stati 200 ettari a cereali e alcuni fienili. A preoccupare la Coldiretti è la fragilità idrogeologica di un territorio dove sono a rischio di frane ed alluvioni circa 280 comuni che rappresentano il 98 per cento del totale della Toscana. Sui 10 capoluoghi presenti, ben sette (Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato e Pistoia) – conclude la Coldiretti - presentano addirittura il 100 per 100 dei comuni a rischio.

(codiretti)
Pubblicato in Ambiente Emilia
Correggio, 24 ottobre 2013
 
È stato installato nel cortile della Scuola Primaria San Francesco, tra polo scolastico, Palazzetto dello sport, parcheggio di piazzale 2 Agosto e stazione delle corriere, il camper dell'ARPA che rileverà la quantità di polveri sottili, ossidi di azoto e altre componenti inquinanti dell'aria per un mese, fino al prossimo 30 novembre.
Si tratta della quarta campagna di rilevazione di questo tipo che coinvolge Correggio: le precedenti si erano svolte nel marzo 2007 (zona Ospedale e piazzale Carducci), nel 2009 (asse di attraversamento di viale dei Mille) e nel 2012 (sempre in piazzale 2 Agosto, uno dei punti cruciali della viabilità cittadina), quando il camper fu posizionato proprio il 29 maggio, giorno del terremoto, tanto che il pluviometro, a seguito delle oscillazioni causate dal sisma, registrò valori corrispondenti a un evento atmosferico di natura catastrofica.
Anche quest'anno la postazione scelta identifica una situazione caratterizzata da traffico locale e transito di veicoli leggeri e pesanti, inserita in un contesto residenziale e di servizi alla collettività, dove sorgono luoghi "sensibili" come l'ospedale San Sebastiano, il centro sociale per anziani e il polo scolastico, sportivo e commerciale. I dati raccolti dal laboratorio mobile saranno utili per verificare se ci sono stati impatti positivi sulla qualità dell'aria dopo l'entrata in funzione della tangenziale nord che ha tolto una notevole mole di traffico su via Campagnola. I monitoraggi precedenti, infatti, avevano evidenziato criticità tipiche della pianura padana, con alti livelli di PM10 e di ossidi di azoto che, come ormai consolidato, provocano seri disturbi respiratori proprio nei soggetti "deboli" come bambini e anziani. Diventa quindi necessario continuare ad "annusare" l'aria e adottare provvedimenti e comportamenti adeguati.
 
(Fonte: Ufficio stampa Comune di Correggio)
Parma, 24 ottobre 2013
 
Scoprire i luoghi più suggestivi delle colline parmensi e dell'Appennino, abbinando il trekking ai giochi di squadra. È questa l'idea alla base del programma di uscite in ambiente Trek & Trek game promosse da Uisp Parma. Un innovativo modo di praticare sport all'aria aperta pensato appositamente per le famiglie, scegliendo percorsi semplici abbinati ad attività di gruppo spesso poco conosciute, ma estremamente divertenti.
Dopo l'escursione al monte Caio, la prossima uscita, in programma domenica 27 ottobre, è il trekking ai Salti del Diavolo e la sfida vichinga al gioco del Kubb. I Salti del Diavolo sono caratteristiche formazioni rocciose della Val Baganza, risalenti ad ottanta milioni di anni fa. La leggenda racconta che il diavolo, alla vista della piccola croce di un santo eremita locale, si sia dato alla fuga, provocando la comparsa di queste particolari rocce. Quello che si sa con certezza è che queste pietre, chiamate localmente mass ladèin, erano utilizzate fin dal Medioevo dagli scalpellini per realizzare sculture ed elementi architettonici di pregio.
Domenica il trekking inizierà alle 9 e prevede un percorso ad anello lungo la via degli Scalpellini che da Chiastre arriva al torrente Baganza per poi ritornare al punto di partenza. Il percorso dura circa 3 ore e al ritorno si potrà scegliere se pranzare al sacco oppure al bar "La Baita" di Chiastre.
La giornata proseguirà nel primo pomeriggio con la sfida a Kubb fra adulti e ragazzi. Il Kubb è un antico gioco vichingo a squadre che prevede l'utilizzo di elementi in legno: le sagome di re e soldati devono essere abbattute dalla squadra avversaria. Chi lo desidera, in alternativa al Kubb, potrà continuare il trekking verso il Dente del Gigante.
Per partecipare alle uscite è necessaria la prenotazione. Previste promozioni per le nuove tessere Uisp.
Info e programma completo sul sito www.uisp.it/parma
Referenti Trek & Trek game: Rocco Ghidini, cell. 348 7785498 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 
(Fonte: Ufficio stampa Uisp Parma)
Pubblicato in Dove andiamo? Emilia
Giovedì, 24 Ottobre 2013 09:59

Parma in una nube cancerogena

Polveri sottili (PM) e inquinamento atmosferico cancerogeni certi, Parma continua a superare il livello Pm 10 consentito -
 
Parma, 24 ottobre 2013
 
"A quando la scritta su auto e impianti industriali come gli inceneritori: L' uso uccide?"
Questa la domanda più che mai puntuale rivolta dal Dr. Manrico Guerra presidente di GCR - Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse Parma - durante la conferenza stampa "Polveri cancerogene per legge" tenutasi ieri mattina.
Si sapeva già da tempo di quanto potessero essere dannose le polveri sottile sulla salute dell' uomo, ma ora lo IARC - Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - ha riclassificato alcune sostanze della lista di cancerogeni noti e fra queste ha ufficializzato l'entrata delle polveri sottili (PM) e in generale dell'inquinamento atmosferico (inquinamento out-door) inserendoli nella categoria 1, e quindi certamente cancerogeni. Dopo tanti anni di studi si ha la certezza dell' effettiva correlazione tra l' inquinamento atmosferico e le patologie tumorali, nella fattispecie il tumore al polmone. Il carico di patologie causate dall'inquinamento atmosferico è purtroppo elevato e i decessi, ha sottolineato il Dr. Guerra non si limitano a persone in stato cagionevole affette da patologie gravi già riscontrate. L'esposizione a polveri fini ha contribuito, nel 2010, a 3.2 milioni di morti premature nel mondo, dovute soprattutto a malattie cardiovascolari, e a 223.000 decessi per tumore del polmone (IARC Scientific Publication No. 161 - Air Pollution and Cancer Editors: Kurt Straif, Aaron Cohen, and Jonathan Samet). Le concentrazioni, in particolare per PM10 e biossido di azoto, continuano a registrare criticità nella nostra Regione e in particolare in Emilia. Nonostante le giornate senz' auto previste dall' Accordo di Programma regionale sulla Qualità dell'Aria e le piogge che avrebbero dovuto ripulire l'aria, lunedì 21 ottobre, Parma si ritrovava in via Montebello con il livello Pm 10 a 135 microgrammi per metro cubo, come media nelle 24 ore, con il valore più alto a livello regionale. Non confortano neanche i dati Arpa riferiti alla giornata di martedì 22, che si attestano a 101 microgrammi per metro cubo per Parma, a seguire Reggio Emilia con 90, Modena con 88 e Piacenza con 86, ricordando che il limite stabilito dalla legge è di 50 microgrammi per metro cubo.
 
 
Dati inquinamento
Certamente le fonti inquinanti vanno ravvisate nel sistema industriale, negli impianti per la produzione di energia e nell' apporto del sistema di riscaldamento che dà un contributo non indifferente. A influire è anche il sistema di trasporto delle merci, ma non bisogna sottovalutare l' importanza dei cittadini, che singolarmente potrebbero privilegiare mezzi di trasporto pubblici o ciclabili. E' un dato di fatto che a Parma si registra una tendenza all' utilizzo inappropriato dell' auto, per coprire distanze ridicole, con un 34% di cittadini che ricorrono al proprio mezzo di trasporto per tratte comprese fra i 2 e 10 km.
E' una sentenza pesante quella dello IARC soprattutto per Parma che si classifica fra una delle peggiori città europee per l'inquinamento da traffico.
E a ciò si aggiunge la terribile quantità di Polveri sottili che produrrà l'inceneritore, con le sue 3,2 tonnellate annue a cui andrà sommato un numero imprecisato di altre tonnellate di polveri sottili prodotte in via secondaria, a causa delle emissioni degli altri inquinanti.
Ora che le polveri sono un cancerogeno certo si riaprano molte questioni sull' inceneritore proprio in queste ore che è in corso la revisione dell' Aia del Paip. GCR vuole capire che valore ha ancora lo studio di impatto ambientale commissionato nel 2007 per l'inceneritore di Parma e come influisce la decisione dello Iarc.
Pubblicato in Ambiente Emilia
Mercoledì, 23 Ottobre 2013 16:51

Efficienza energetica: guadagnare...risparmiando!

Modena, 23 ottobre 2013
 
Da un lato il risparmio, che restituisce in pochi anni l'intero importo dell'investimento compiuto; e dall'altro il guadagno, attraverso i cosiddetti "certificati bianchi", vale a dire quella sorta di "diritti" maturati grazie agli interventi di efficientamento energetico e vendibili sul libero mercato. Un'opportunità da non perdere per chi, dal 2006 ad oggi, ha investito nell'efficienza energetica della propria attività produttiva.
I potenziali guadagni sono economicamente interessanti, almeno per quegli interventi realizzati sui processi produttivi. Proprio per questo CNA ha organizzato, in collaborazione con Azzero CO2, un seminario gratuito nel quale verranno illustrati dettagli ed esempi di questa grande opportunità imprenditoriale. "Efficientamento energetico dei processi produttivi – risparmi e guadagni" è il titolo del convegno che si terrà domani, giovedì 24 ottobre, a partire dalle 18.00, presso la sala "Arcelli" della sede provinciale CNA (via Malavolti 27, Modena).
Facciamo un esempio particolarmente redditizio di efficientamento energetico: il recupero termico dei fumi di combustione all'interno dei forni. La temperatura di uscita dei fumi è molto elevata: pertanto, applicando ai camini uno scambiatore di calore aria/fumi, l'abbassamento della temperatura di questi ultimi consente di recuperare quantità ingenti di energia termica. A fronte di 80mila euro di spesa per l'installazione, ne tornano ogni anno quasi 50mila in risparmi diretti e 30mila attraverso i "certificati bianchi": spalmato su un quinquennio, l'investimento arriva a fruttare 300mila euro (tendendo, oltretutto, una mano all'ambiente).
Dopo l'introduzione al tema a cura di Ivan Bignardi, amministratore delegato di ASQ. Matteo Nanni di AzzeroCO2 entrerà nel vivo della questione con esempi pratici. Al termine dell'incontro, che è gratuito, verrà lasciato ampio spazio alle domande dei partecipanti.
 
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Mercoledì, 23 Ottobre 2013 11:45

I rifiuti laziali in arrivo anche in Emilia Romagna

Bologna, 23 ottobre 2013
 
Dopo la recente chiusura della discarica romana di Malagrotta, il "centro di stoccaggio rifiuti più grande d'Europa, attivo da oltre trenta anni", una parte consistente "dell' immondizia prodotta dalla capitale" sarà inviata in altre regioni, compresa l'Emilia-Romagna.
Lo segnala il consigliere Andrea Pollastri(Pdl), presentando in Aula un'interrogazione a risposta immediata con la richiesta di conoscere se la notizia, appresa dalla stampa, sia vera, di quale tipo siano i rifiuti in arrivo e se, per il loro smaltimento, sarà utilizzato anche l'inceneritore di Piacenza.
"È vero - risponde il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Alfredo Bertelli - che parte dei rifiuti prodotti in territorio laziale sono smaltiti in impianti ubicati sul nostro territorio regionale. Risulta infatti che sia stato affidato a società che gestiscono impianti di smaltimento in Emilia-Romagna il servizio di prelievo, carico, trasporto, recupero e/o smaltimento dei rifiuti prodotti giornalmente negli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Ama S.p.a.". Si tratta di "rifiuti speciali costituiti dalla frazione organica stabilizzata dei rifiuti urbani indifferenziati (Fos) prodotti negli stabilimenti di Ama di Roma, destinati prioritariamente a operazioni di recupero, in sostituzione di materiali naturali, finalizzate alla copertura giornaliera della discarica".
Bertelli esclude però che sia utilizzato l'impianto di termovalorizzazione di Piacenza, in quanto "non autorizzato a trattare la Fos".
Ricordando, inoltre, che "a breve" sarà presentato all'Aula il Piano rifiuti, il sottosegretario spiega che la Regione intende attuare le proprie strategie di gestione dei rifiuti in coerenza con la normativa europea e nazionale e che queste ultime prevedono "la libera circolazione dei rifiuti speciali destinati a smaltimento sull'intero territorio nazionale e anche di quelli urbani qualora avviati a impianti di recupero". Ciò non comporterà - dice ancora - "un incremento della capacità complessiva di gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna".
La risposta contiene "elementi importanti", replica Pollastri, "probabilmente non conosciuti dai cittadini, che sono molto sensibili alla materia dei rifiuti e del loro smaltimento, collegandola alla salubrità dell'ambiente e alla salute". Il consigliere dichiara anche la propria soddisfazione perché questa tipologia di rifiuti laziali non arriverà sul territorio piacentino e sollecita la Giunta ad accelerare la presentazione del Piano rifiuti. (AC)
 
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
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