Presentato oggi dalla Camera di Commercio e Unioncamere Emilia-Romagna lo studio di riferimento che illustra lo scenario economico provinciale. Valori congiunturali in contrazione, ma in modo meno intenso del 2012. Si inasprisce il credito, bene invece l’export.
Parma, 13 maggio 2014 -
Nel 2014 l’economia parmense dovrebbe tornare a crescere, anche se debolmente. Secondo le previsioni di fine febbraio 2014 redatte da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna, per il valore aggiunto della provincia di Parma si prospetta una crescita reale dell’1 per cento, leggermente più contenuta rispetto a quella prevista per la regione (+1,2 per cento). A trainare l’aumento saranno soprattutto le attività dell’industria in senso stretto (+1,4 per cento), mentre più sfumato appare il contributo dei servizi (+0,9 per cento). Per l’edilizia è atteso un timido aumento (+0,2 per cento), dopo sei anni caratterizzati da cali.
E’ con questa previsione di deboli segnali di ripresa che si apre il Rapporto annuale sull’economia parmense nel 2013, il più articolato lavoro di analisi economica dedicato a Parma e al suo territorio realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e presentato oggi in via Verdi dal Presidente dell’ente camerale Andrea Zanlari, da Giordana Olivieri dell’Ufficio studi, insieme a Guido Caselli e Matteo Beghelli, del Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica di Unioncamere Emilia-Romagna.
“Con il titolo di questa giornata, “Conoscere il presente per progettare il futuro”, abbiamo voluto sottolineare il valore di un’informazione economica che diventa vero strumento di orientamento e di azione per l’imprenditore – ha spiegato Zanlari -. Disegnare la mappa su cui le aziende si devono muovere è fondamentale e solo con uno sguardo di sistema è possibile farlo. La Camera di Commercio di Parma in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna mette a disposizione un cruscotto informativo insostituibile per poter operare nel parmense con cognizione di causa. Entrando nel merito dei dati, appaiono alcuni segnali che lasciano sperare che siamo forse alla vigilia di una svolta. Anche nel 2013 l’export ha dato buoni risultati e forse nel 2014 queste risorse potranno dare una mano anche al mercato interno”.
Lo studio, raccolto in un volume distribuito durante la presentazione e disponibile in forma elettronica sul sito web della Camera di Commercio, è suddiviso in tre parti: nella prima, Guido Caselli propone un’analisi trasversale sul territorio parmense, individuando una proposta di priorità da sostenere per il rilancio economico; nella seconda, Matteo Beghelli si concentra sulle opportunità da cogliere nei mercati internazionali, tracciando uno scenario a livello generale e studiandone connessioni e implicazioni a livello locale; la terza, infine, entra nella parte statistico-descrittiva con le analisi che espongono la vera e propria fotografia dell’economia parmense nel 2013 e le previsioni 2014.
“Ci sono alcuni filoni che abbiamo individuato e che Parma non dovrebbe lasciarsi scappare per accelerare l’uscita dalla recessione – ha detto Caselli – si tratta della propensione all’export, della valorizzazione delle filiere distintive, come l’agroalimentare, in chiave di marketing del territorio; infine dell’adozione di un approccio quasi scientifico al business, da ottenersi incrociando dati di più fonti e individuando in tal modo le migliori opportunità per evitare le inefficienze del metodo tentativo-errore”.
I SETTORI ECONOMICI, IN SINTESI
Nel 2013 l’economia parmense ha continuato a risentire di un quadro congiunturale recessivo, tuttavia la frenata è stata meno intensa rispetto al 2012. Il calo del valore aggiunto, in termini reali, dovrebbe attestarsi all’1,5 per cento (dato regionale: -1,1 per cento). Dal 2007 l’economia parmense è entrata in una fase caratterizzata da un mix di crescita più lenta e flessioni che hanno il loro culmine nel 2009 (-6,5 per cento), il più negativo degli ultimi vent’anni, assieme al 2002 (-6,2 per cento). La conclusione è che dopo l’attentato alle torri gemelle l’economia parmense ha sofferto maggiormente rispetto alla media regionale, con una capacità di generare reddito via via meno rilevante. Parma e il suo territorio rappresentano comunque ancora una delle economie tra le più solide del Paese in termini di ricchezza per abitante (è all’ottava posizione tra le 110 province italiane). A fronte di un calo, meno cospicuo del 2012, di tutti gli indicatori congiunturali in tutti i settori di riferimento, nel 2013 l’occupazione grazie alla CIG tiene e l’export continua a crescere, seppure un po’ meno che nell’anno precedente. Le imprese attive nel parmense diminuiscono invece, complessivamente, di oltre 350 unità e fanno sempre più fatica a ottenere credito. Il 2014 dovrebbe però vedere una leggera accelerazione degli affari che però non implicherà un immediato aumento dell’occupazione.
Agricoltura
L’agricoltura parmense ha chiuso il 2013 con un bilancio moderatamente negativo. Secondo le stime divulgate dall’Assessorato regionale all’agricoltura, nel 2013 il valore della produzione lorda vendibile valutato a prezzi correnti ha sfiorato i 503 milioni e mezzo di euro, con un calo dell’1,6 per cento nei confronti dell’importo dell’anno precedente.
A causare il calo sono stati in particolare i risultati negativi nella produzione dei cereali (-27,3 per cento), soprattutto frumento tenero e granoturco. Nel comparto zootecnico, il latte vaccino (64 per cento della plv), ha replicato l’andamento del 2012 (+0,2 per cento) e lo stesso è avvenuto sostanzialmente per le carni suine (+1,0 per cento), mentre un po’ più ampio è apparso l’incremento di quelle bovine (+1,8 per cento).
Industria
Nel 2013 la produzione delle piccole e medie imprese parmensi è diminuita mediamente del 2,8 per cento rispetto all’anno precedente, in misura meno accentuata rispetto alla flessione del 5,3 per cento rilevata nel 2012. Stessa sorte per il fatturato, che è apparso in calo del 2,4 per cento, anch’esso in termini più contenuti rispetto al 2012 (-4,4 per cento). Anche gli ordini sono diminuiti del 2 per cento, in modo meno accentuato rispetto al 2012 (-5,3 per cento).
Edilizia
L’industria delle costruzioni parmense ha chiuso il 2013 con un bilancio pesantemente negativo. Il volume d’affari è diminuito del 9,9 per cento rispetto al 2012, in misura superiore rispetto a quanto avvenuto in regione (-5,6 per cento). Il perdurare della crisi si è riflesso sul ricorso alla Cassa integrazione guadagni che ha registrato un aumento delle ore autorizzate del 67,4 per cento.
Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, nel 2013 le compravendite di immobili residenziali sono diminuite del 2,7 per cento rispetto al 2012, toccando il minimo degli ultimi dieci anni. Stessa tendenza, ma più accentuata, in regione (-7,0 per cento) e in Italia (-9,2 per cento).
Commercio
Nel 2013 il commercio interno parmense ha registrato una diminuzione media del valore delle vendite al dettaglio pari al 6,8 per cento (-5,7 per cento in regione), la più alta degli ultimi dieci anni.
Le imprese del settore commerciale sono tuttavia cresciute leggermente (+0,6 per cento, +0,2 per cento in regione). Crescono i dettaglianti (+0,7 per cento), in particolare quelli specializzati in prodotti alimentari e tabacco (+4,1 per cento). Aumentano anche gli intermediari commerciali (+1,9 per cento). E’ continuata l’espansione delle forme meno tradizionali del commercio al dettaglio (commercio su internet, vendite a domicilio, distributori automatici, ecc.), i cui esercizi sono progressivamente saliti dai 147 di fine 2009 ai 204 di fine 2013.
Artigianato manifatturiero
L’artigianato manifatturiero ha chiuso il 2013 nuovamente in recessione, ma in misura meno pesante rispetto all’anno precedente. La produzione è diminuita del 3,9 per cento, consolidando la fase negativa in atto dal 2008, e un analogo andamento ha riguardato il fatturato, che ha accusato una flessione del 4 per cento. Cala in modo simile la domanda (-3,8 per cento). Le imprese attive sono diminuite del -4,1 per cento.
Cooperazione
Le società cooperative passano da 591 unità nel 2012 a 576 unità l’anno successivo. La diminuzione non ha avuto riflessi negativi sull’occupazione, cresciuta anzi di oltre 200 unità.
OCCUPAZIONE
Le unità di lavoro totali calano dell’1,6 per cento rispetto al 2012. Questo indicatore misura il volume di lavoro effettivamente svolto, al di là del numero di occupati, Tutti i settori di attività, con l’unica eccezione dei servizi alla persona, hanno evidenziato diminuzioni. Nelle costruzioni il valore si contrae di un preoccupante 18,2 per cento. Non vi è stato tuttavia un corrispondente andamento dell’occupazione intesa come “teste”, che ha fatto registrare una sostanziale stabilità, -0,1 per cento (valore regionale: -1,6 per cento) grazie a un ricorso crescente alla Cassa integrazione guadagni. Aumenta di poco la “quota rosa” di lavoratori: nel 2013 nel parmense le donne impiegate crescono dello 0,2 per cento, a fronte di un dato regionale che è invece di -2,3%. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 7,5 per cento, in aumento.
Lo scenario di moderata ripresa atteso per il 2014 non avrà effetti rilevanti sul mercato del lavoro. Il numero di occupati dovrebbe diminuire dello 0,3 per cento, in piena sintonia con quanto previsto per la regione (-0,4 per cento), mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe arrivare ai massimi degli ultimi vent’anni (7,8 per cento), mantenendosi tuttavia al di sotto del livello prospettato per l’Emilia-Romagna (8,8 per cento). Qualche timido miglioramento è invece atteso per le unità di lavoro (+0,4 per cento), poiché la ripresa produttiva, seppure debole, dovrebbe consentire un minore utilizzo della Cassa integrazione.
La CIG è cresciuta, secondo i dati Inps, del 29,5 per cento. Le ore autorizzate sono aumentate del 13,3 per cento, la CIG straordinaria del 6,7%, gli interventi in deroga superano i 2,7 milioni di ore (erano 1,7 milioni nel 2012).
EXPORT
Nel 2013 il valore delle esportazioni di merci della provincia di Parma è stato di circa 5 miliardi e 671 milioni di euro, vale a dire il 2,6 per cento in più rispetto all’anno precedente (stessa variazione in Emilia-Romagna), in rallentamento rispetto alla crescita del 3,4 per cento del 2012.
Contribuisce alla frenata il basso risultato dei prodotti metalmeccanici (+1,6 per cento), mentre l’agroalimentare arriva a un ottimo +6,9 per cento (era +8,6 per cento nel 2012). I prodotti della moda hanno beneficiato di un mercato vivace (+11,5 per cento), mentre per la prima volta dal 2008 si è contratto l’export dell’industria farmaceutica (-4,8 per cento).
Tra i mercati continentali di sbocco, l’Europa si è confermata al primo posto, con un’incidenza sul totale dell’export pari al 65,3 per cento (55,7 per cento verso UE). La Francia si è confermata il principale cliente (16,2 per cento del totale dell’export parmense). Seguono Asia e America con quote rispettivamente pari al 14,5 e 12,6 per cento, davanti ad Africa (5,9 per cento) e Oceania e altri territori (1,7 per cento).
CREDITO
Il sistema bancario parmense nel 2013 ha ridotto ulteriormente la consistenza dei prestiti concessi, in linea con quanto avvenuto in regione e nel Paese. Gli impieghi “vivi” sono diminuiti dell’8,9 per cento, in peggioramento rispetto ai dodici mesi precedenti (-8,0 per cento). Le sofferenze, pari a 1 miliardo e 155 milioni di euro, sono cresciute del 43,1 per cento rispetto a un anno prima, in forte accelerazione rispetto al trend riscontrato nei quattro trimestri precedenti (+24,6 per cento).
I depositi sono ammontati a quasi 13 miliardi di euro, in crescita dell’11,8 per cento, più sostenuta rispetto a quanto registrato in Emilia-Romagna (+5,9 per cento) e Italia (+2,8 per cento). Stessa tendenza per la raccolta indiretta che è invece aumentata tendenzialmente a settembre del 7,6 per cento.
SISTEMA IMPRESE
Nel Registro delle imprese figuravano a fine 2013 42mila 163 imprese attive, l’1,6 per cento in meno rispetto a un anno prima. Il saldo fra imprese iscritte e cessate, al netto delle cancellazioni d’ufficio, è apparso di -353 unità, in aumento rispetto al passivo di 125 imprese del 2012. I cali si sono concentrati nell’agricoltura e nell’industria, a fronte della moderata crescita evidenziata dal terziario. Le società di persone e le imprese individuali hanno perso ulteriore terreno, mentre è proseguito il cammino espansivo delle società di capitale (+0,8 per cento), soprattutto srl con unico socio, e del piccolo gruppo delle “altre forme societarie” (+7,5 per cento).
(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio Parma)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 19 12 Maggio 14
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SOMMARIO
Anno 13 - n° 19 12 Maggio 14
Speciale “Cibus 2014”
1.1 editoriale
MOODY’S vede positivo solo per l’Italia
2.1 da Cibus a EXPO 2015
Cibus 2014, tanta freschezza e molte novità.
4.1 pac
PAC, per Rabboni è ancora migliorabile
5.1 Consorzi tutela
Parmigiano-Reggiano. Festeggiati a CIBUS gli 80 anni del consorzio di tutela.
6.1 nuove tecnologie
“Tipico a Tavola” una nuova applicazione presentata in occasione di CIBUSLAND
7.1 fotografia culinaria
Cibus 2014, sino al 30 maggio Mostra del Festival Internazionale di Fotografia Culinaria
8.1 ambiente
Impianti di cogenerazione di origine animale, Defranceschi (M5S): Regione chiarisca
8.2 cibus 2014
Coldiretti adotta il primo Documento DOP Parmigiano
9.1 lattiero caseario
“Padano” e “Parmigiano” ancora in flessione
10.1 Parmigiano Reggiano
Europa DOP. Il Parmigiano Deve cambiare.
11.1 viaggio semiserio
Lost in Cibus
13.1 Inaugurazione CIBUS 2014
Da record l’Edizione n°17 di Cibus.
PAC
Pac - Rabboni: "La nuova proposta del Ministero sugli aiuti accoppiati è un passo in avanti, ma migliorabile". Sì all'inserimento di pomodoro e barbabietola. Escluso il Piano proteine vegetali
Bologna 8 Maggio 2014 - “Soddisfazione per l’accoglimento di alcune delle indicazioni dell’Emilia-Romagna, in particolare quelle relative al pomodoro da industria e alla barbabietola, ma rammarico per gli importi modesti dei pagamenti e per l’esclusione del Piano proteine vegetali.”
Questo in sintesi il commento dell’assessore regionale all’agricoltura dell’Emilia-Romagna Tiberio Rabboni al termine della riunione delle Regioni con il Ministro Martina per gli aiuti accoppiati della Pac 2014-2020. Una riunione ancora interlocutoria e che verrà aggiornata nei prossimi giorni. “La proposta presentata dal Ministro – spiega Rabboni – rappresenta un passo in avanti per quanto riguarda l’accoglimento delle nostre richieste per il pomodoro da industria e la barbabietola da zucchero, due filiere di grande importanza per l’Emilia-Romagna e l’Italia. Tuttavia si tratta di una proposta migliorabile.”
Tra i punti non soddisfacenti dell’accordo per l’assessore emiliano-romagnolo vi sono il basso importo degli aiuti accoppiati per pomodoro e barbabietola, rispetto a quelli previsti dai principali Paesi competitori dell’Italia, il non accoglimento della richiesta dell’Emilia-Romagna per la frutta trasformata e l’esclusione del Piano per le proteine vegetali che in un primo tempo era stato inserito. Un settore quest’ultimo molto importante per l’alimentazione bovina e nel quale l’Italia è fortemente dipendente dall’estero. “Soprattutto per la soia e l’erba medica – sottolinea Rabboni – è necessario aumentare la produzione nazionale per garantire una filiera no ogm".
COLDIRETTI E CAMPAGNA AMICA ADOTTANO PRIMO DOCUMENTO DOP PARMIGIANO
Parma 08 Maggio 2014 -- - -
“Si è sempre comunemente detto et dice li formaggi essere di Parma, quando essi formaggi sono stati et sono alle cascine delli infrascritti luoghi, cioè del Cornocchio, di Fontevivo, di Mandregolo, di Noceto, et simili luoghi circonvicini alla medesima città di Parma”.
Così recita il primo documento che delimita la zona di produzione del Parmigiano, “adottato” da Coldiretti Emilia Romagna, che ieri a Parma ha organizzato il mercato di Campagna Amica “GustosaMente”, proprio sotto i portici dell’ospedale Vecchio, dove ha sede l’Archivio di Stato che conserva l’antico documento.
Redatto il 7 agosto 1612, dal notaio camerale Giacomo Muratori, alla presenza di Sante Bernarduzzi, anziano dell’arte dei lardaroli e formaggiai di Parma, affiancato da quattro reggenti della medesima arte e il tesoriere generale dello stato farnesiano, Bartolomeo Riva, il documento risente dei quattro secoli di vita ed ha necessità di essere restaurato. Al restauro daranno un contributo importante proprio Coldiretti e Campagna Amica, che al mercato di Parma hanno portato prodotti all’altezza della storia e della tradizione del documento del 1612 perché sono tra quelli che hanno contribuito a fare di Parma e dell’Emilia Romagna la food valley che è oggi. i cittadini di Parma hanno potuto infatti scegliere tra il Parmigiano Reggiano di vacche rosse, la razza il cui latte è stato il primo ad essere usato nel medioevo per la produzione del “Re dei formaggi”, i salumi di maiale nero di Parma, salvato dall’estinzione ed oggi nell’olimpo dei maiali di antica tradizione, l’aceto balsamico tradizionale di Modena,
Ambiente: impianti di cogenerazione alimentati da rifiuti di origine animale, Defranceschi: Regione chiarisca
Bologna 08 maggio 2014 ----
L’utilizzo di sottoprodotti di origine animale (Soa) di categoria 1 per il funzionamento di impianti di cogenerazione funzionanti con motori endotermici è oggetto di un’interrogazione di Andrea Defranceschi (M5s). Il consigliere fa presente che i Soa di categoria 1 sono “un rifiuto pericoloso e a rischio destinato solo allo smaltimento ad alte temperature, mentre i motori endotermici utilizzati per la combustione e la cogenerazione raggiungono temperature più basse rispetto alla combustione in caldaia. Tuttavia– sottolinea- le temperature di combustione più basse, vicine ai 500 gradi, nel caso dei sottoprodotti in questione sono ideali per la produzione di diossina, in quanto si lavora su grassi animali artefatti che variano di continuo e che per loro natura sono serbatoi di diossina”, pertanto “le molecole di diossina ed Ipa escono intatte dal camino per depositarsi sul suolo nel raggio di pochi chilometri”.
Dopo il pronunciamento della Commissione veterinaria Sanco 7015 dell’Unione europea del 20 febbraio 2014, in base al quale sarebbero superati i vincoli e gli ostacoli al trattamento dei Soa (nel parere se ne parla in senso generico, senza riferimento alle specifiche tipologie 1, 2,3) nei motori endotermici, il consigliere vuole sapere se la Giunta regionale ritenga di concedere la possibilità di trattare in tali motori grassi di categoria 1 che “sfruttando gli incentivi energetici possono, nei luoghi più disparati, emettere per 24 ore al giorno fumi, con autocontrollo del titolare, a temperature più basse di quelle stabilite dalla legge, soprattutto in zone a vocazione agricola di pregio”, con il risultato, avverte Defranceschi, che "potrebbero sorgere camini da cogenerazione con un danno rilevante per le colture agricole e la salute umana”.
A tal proposito, l’esponente del Movimento 5 stelle chiede alla Regione “se ritenga di mantenere la classificazione dei Soa di categoria 1 nell’ambito dei rifiuti" e di richiedere espressamente la loro combustione “solo in presenza di calore a temperatura di 1100 gradi centigradi e passaggio certo a 2 secondi, oppure obbligare la presenza di un post combustore a metano che possa bruciare i fumi in uscita in modo da abbattere al 100% le emissioni nocive e cancerogene”.
Risorse del Programma regionale di sviluppo rurale a favore delle aziende agricole del modenese colpite dal tornado del 30 aprile scorso.
Modena, 6 maggio 2014 -
L’annuncio arriva dall’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni. “Ci stiamo attivando per intervenire con un bando simile a quello già emanato per la tromba d’aria che ha colpito il bolognese e il modenese nel maggio 2013 – spiega Rabboni – utilizzando precedenti economie sulla misure 126 del Psr 2007-2013. Si tratta di una possibilità concreta che si affianca a quella di utilizzare le risorse del decreto legge Alluvione approvato dal Governo lo scorso 18 aprile che stanzia 210 milioni di euro per la bassa modenese colpita dall’esondazione del fiume Secchia del gennaio scorso. E’ una decisione che prenderemo non appena avremo chiarito cosa prevede il decreto stesso per quanto riguarda i Comuni colpiti dal tornado.”
Il bando del Psr permetterà di stanziare contributi dell’80% a favore delle imprese agricole colpite dal tornado nei comuni di Nonantola, San Cesario e Castelfranco, e comunque negli ambiti territoriali in fase di accertamento, per il ripristino delle strutture aziendali distrutte o danneggiate, compresi gli impianti frutticoli e i vigneti, l’acquisto di macchinari e attrezzature, di scorte vive o morte e di impianti antigrandine e di irrigazione danneggiati.
“Il nostro impegno - spiega Rabboni - è intervenire laddove si siano verificati eventi catastrofici, come appunto il tornado del modenese, per i quali non è prevista l’obbligatorietà di assicurare le produzioni e le strutture per accedere agli aiuti del Fondo di Solidarietà Nazionale. I regolamenti nazionali ed europei non ci danno invece la possibilità di prevedere misure compensative a fronte di avversità atmosferiche come pioggia e grandine, proprio perché rispetto a queste è possibile assicurare le produzioni”.
E’ invece estesa tutte le aziende colpite dall’ondata di maltempo dei giorni scorsi la possibilità di usufruire degli sgravi fiscali e previdenziali previsti dal decreto legislativo 102 del 2004, qualora ci sia stato un danno alla Plv superiore al 30%. Tale possibilità potrà essere attivata dopo che la Province competenti avranno terminato la ricognizione dei danni e la delimitazione del territorio colpito.
Entro il 30 maggio le domande per la tromba d’aria di un anno fa.
Scade il prossimo 30 maggio il bando della Regione che stanzia 5 milioni di euro per la tromba d’aria che un anno fa, per la precisione il 3 maggio 2013, colpì i comuni di Argelato, Bentivoglio, Sala Bolognese, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale in provincia di Bologna e quello di Castelfranco Emilia in provincia di Modena. Anche in questo caso il finanziamento regionale è stato reso possibile da economie su precedenti bandi e permetterà di coprire anche le spese già sostenute purché debitamente documentate. Le domande possono essere presentate oltre che dalle aziende agricole anche dalle imprese di trasformazione e commercializzazione e vanno inviate alle Province di Bologna e di Modena. Entro il 5 settembre il Servizio aiuti alle imprese della Regione provvederà ad emanare una graduatoria unica regionale.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 18 05 Maggio 14
Anno 13 - n° 18 - 05 maggio 14
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SOMMARIO
Anno 13 - n° 18 05 Maggio 14
1.1 editoriale
1° maggio festa senza lavoro
2.1 agroalimentare
Al via CIBUS 2014 - molti gli espositori e tante le novità,.
3.1 suinicoltura
Suinicoltura, aumento contenuto dei costi di produzione
4.1 pac
Riforma PAC: Mipaaf avvia collaborazione con Ismea
4.2 ogm
Coldiretti, il TAR boccia ricorso su stop semine in Italia
5.1 Energia
Emilia Romagna, un fondo di 24 milioni per le rinnovabili
6.1 lattiero produzioni
Le produzioni DOP del 1° trimestre 2014
7.1 ambiente
Imballaggi: 100% riciclabili si può
8.1 aziende e bilanci
Emak S.p.A.: approvato il bilancio 2013
«Agricoltura ha bisogno di giovani. Meno burocrazia per Pac e Psr 2014-20» -
Modena, 29 aprile 2014 -
«L’agricoltura di oggi ha bisogno di giovani che, con nuove idee e una moderna organizzazione gestionale, definiscano l’indispensabile passaggio da azienda a impresa per affrontare la sfida del mercato globale. È necessario, però, che il “sistema Italia” nel suo complesso sappia fare squadra, riducendo gli sprechi e valorizzando le opportunità».
Lo ha detto Giordano Toni, confermato presidente provinciale della Copagri (Confederazione produttori agricoli) al termine del terzo congresso, celebrato oggi a Modena. Toni ha ricordato che, unitamente a quella regionale e italiana, l’agricoltura modenese è uno dei maggiori produttori mondiali di cibo di qualità. Per questo l’anno scorso il settore ha retto alla crisi, perdendo solo il 3 per cento delle imprese: a fine 2013 quelle iscritte alla Camera di commercio di Modena erano 8.819. La Produzione lorda vendibile provinciale si è attestata nel 2013 a quasi 519 milioni di euro, in crescita del 3,6 per cento rispetto al 2012.
«L’alluvione di gennaio, causata dalla mancata manutenzione degli argini del Secchia, ha messo in ginocchio molte aziende già colpite dal sisma del 2102, allagando 6.500 ettari di terreno coltivato a vite e a pere, oltre che a seminativo. I nostri agricoltori – ha dichiarato Toni - chiedono che si metta a mano a quelle normative che impediscono di pulire i corsi dei fiumi, estirpare la vegetazione che blocca il corretto deflusso delle acque, anche e soprattutto durante le ormai frequenti piene causate da eventi meteorici sempre più violenti. Allo stesso modo serve una politica che sancisca l’importanza della prevenzione e della stabilità idrogeologica del territorio e prenda atto di come un sostegno pubblico a favore delle imprese agricole che curano il territorio abbia un ritorno enorme in termini di efficacia. Resta imprescindibile il ruolo dei consorzi di bonifica».
La Copagri esprime forti perplessità sull'accordo istituzionale raggiunto per la nuova Pac (Politica agricola comune) 2014/2020. «Il problema non sono i piani nazionali, i progetti e le strategie per il loro perseguimento, - ha spiegato Toni - ma il fatto che le risorse devono essere assicurate direttamente ai produttori agricoli, tanto più in considerazione delle numerose esperienze passate che hanno visto il nostro Paese dover rincorrere fino alla scadenza l'obiettivo della totale spesa dei fondi, e non certo per responsabilità imputabili ai produttori, ma per inefficienza amministrativa e burocratica. Sul Psr (Piano sviluppo rurale) che si sta chiudendo abbiamo investito molte energie per divulgarne i contenuti e spingere le imprese meritevoli a utilizzare queste potenziali risorse. Purtroppo, però, in molti casi parte del contributo alle imprese è stato vanificato da spese elevatissime per la gestione delle pratiche. La burocrazia allontana sempre più l’imprenditore dalle istituzioni».
Toni ha ricordato che sono circa 1.100 le aziende iscritte alla Copagri di Modena e appartenenti a diversi settori produttivi, dalla produzione di latte da Parmigiano Reggiano ai suini, dalla vite all’ortofrutta e ciliegie; gli addetti iscritti Inps sono complessivamente 550, mentre sono 24 mila le giornate lavorate. I dirigenti e operatori Copagri svolgono la loro attività sindacale su tutto il territorio provinciale. Copagri, che partecipa alla Consulta agricola provinciale ed è firmataria del contratto integrativo provinciale dei lavoratori agricoli, ha recentemente partecipato alla costituzione di Agrinsieme, il nuovo coordinamento che ha lo scopo di rappresentare in modo unitario le istanze delle imprese agricole modenesi. «La Copagri, nata con un progetto di unità sindacale ha, unitamente agli altri interlocutori, il compito di assicurare che l’agricoltura fornisca elevati standard di sicurezza alimentare e dell’ambiente, valorizzando il territorio e – ha concluso Giordano Toni - fornendo un contributo fondamentale alla costruzione di un modello di sviluppo competitivo sul mercato globale e multifunzionale».
(Fonte: ufficio stampa Coopagri Modena)
È dedicato all'agricoltura tra qualità, multifunzionalità e inclusione il terzo congresso provinciale della Copagri (Confederazione produttori agricoli) di Modena, che si celebra domani - martedì 29 aprile - al Baluardo della Cittadella -
Modena, 28 aprile 2014
L’assise comincia alle 9 con i saluti dell’assessore provinciale all’Agricoltura Luca Gozzoli. Dopo la relazione del presidente uscente di Copagri Giordano Toni, imprenditore agricolo di Montegibbio di Sassuolo, intervengono l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni, i presidenti provinciali di Cia Cristiano Fini, Confagricoltura Eugenia Bergamaschi, Coldiretti Francesco Vincenzi, Confcooperative Gaetano De Vinco e Legacoop Lauro Lugli. Partecipano anche Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, e il presidente nazionale di Copagri Francesco Verrascina. Sono circa 1.100 le aziende iscritte alla Copagri di Modena e appartenenti a diversi settori produttivi, dalla produzione di latte da Parmigiano Reggiano ai suini, dalla vite all’ortofrutta e ciliegie; gli addetti iscritti Inps sono complessivamente 550, mentre sono 24 mila le giornate lavorate. I dirigenti e operatori Copagri svolgono la loro attività sindacale su tutto il territorio provinciale. Copagri, che partecipa alla Consulta agricola provinciale ed è firmataria del contratto integrativo provinciale dei lavoratori agricoli, ha recentemente partecipato alla costituzione di Agrinsieme, il nuovo coordinamento che ha lo scopo di rappresentare in modo unitario le istanze delle imprese agricole modenesi.
(Fonte: Confederazione Produttori Agricoli)
Bocciato il ricorso presentato contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais biotech MON810 modificato geneticamente.
Parma, 28 aprile 2014 -
Il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso presentato contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais biotech MON810 modificato geneticamente. Lo rende noto con grande soddisfazione la Coldiretti nel sottolineare che la sentenza conferma definitivamente il divieto di coltivazione in Italia.. L’agricoltura italiana - sottolinea la Coldiretti - resta dunque libera dagli Ogm come chiedono quasi otto italiani su dieci (76 per cento ) che sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati dell’agricoltura in Italia.
“Un risultato ottenuto grazie alla grande mobilitazione delle associazioni di ambientalisti, agricoltori, consumatori, cooperatori riuniti nella coalizione Liberi da Ogm” ha affermato il coordinatore Stefano Masini responsabile ambiente della Coldiretti nel chiedere al Governo di “chiarire quali siano le sanzioni da applicare nel caso di violazione del divieto di messa a coltura in modo da evitare situazioni analoghe a quanto accaduto nella scorsa estate in Friuli Venezia Giulia, che hanno portato alla contaminazione di terreni confinanti con quelli illegalmente coltivati con mais MON810, come accertato dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato”.
Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura - continua la Coldiretti - non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. Nell’Unione Europea - conclude la Coldiretti - nonostante l’azione delle lobbies che producono ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, sui ventotto, i paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari).
(Fonte: ufficio stampa Coldiretti)
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