Un anno non è passato invano e la ricostruzione, pur tra mille difficoltà, è stata avviata e tra gli imprenditori c'è tanta voglia di ricominciare. "Ma non è facile – spiega il Presidente di CNA Emilia Romagna, Paolo Govoni.-L'area colpita è un territorio ad elevata concentrazione demografica e produttiva: 540mila abitanti, 51mila imprese e 190mila addetti. In quest'area opera il 16,2% delle imprese manifatturiere dell'Emilia Romagna. E' un territorio che vale il 2% del Pil nazionale. Il danno economico è stato enorme: sul fronte delle imprese, oltre alle aziende direttamente colpite, vi sono quelle che hanno subito gli effetti negativi del calo degli ordini (riduzione media del fatturato pari al 30%). Il valore aggiunto perso a causa del sisma è di 3,1 miliardi di euro. Sul fronte dell'occupazione, Banca Italia stima in 2.400 i posti di lavoro dipendente perduti nel comparto industriale (il 20% del totale regionale) nel 2012. Un territorio gravemente ferito, del quale abbiamo voluto misurare il "valore" oggi in termini sociali, occupazionali, economico-finanziari, fornendo una fotografia aggiornata ed analitica degli effetti sui Comuni interessati".
CNA Emilia Romagna, in collaborazione con Centro Studi Sintesi, ha effettuato un'analisi dettagliata delle principali variabili sociali ed economiche, con riguardo all'intera area investita dal sisma e alla zona più ristretta e maggiormente danneggiata (il cosiddetto "cratere"): infatti, delineare la valenza sociale ed economica di questo territorio è fondamentale al fine di comprendere pienamente gli effetti diretti ed indiretti per famiglie e imprese.
"Nella valutazione dell'impatto che il sisma del maggio 2012 ha avuto sui Comuni emiliano romagnoli – spiega Alberto Cestari ricercatore del Centro Studi Sintesi – abbiamo innanzitutto identificato il valore dei 33 Comuni colpiti in termini socio economici, evidenziando elementi come la popolazione interessata, il numero di imprese e addetti. Ma non solo: i 337mila contribuenti di questo territorio hanno dichiarato nel 2010 oltre 7,6 miliardi di redditi (5,5 miliardi senza il capoluogo ferrarese). Per quanto concerne i depositi bancari, i dati di Banca Italia censiscono un ammontare di 9 miliardi di euro. I Comuni colpiti possono essere ulteriormente ripartiti a seconda del livello dei danni provocati".
L'analisi dei dati ottenuti ripartendo i Comuni terremotati secondo la provincia di appartenenza vede spiccare il Modenese: con oltre il 40% dei Comuni colpiti dal sisma; questo territorio conta complessivamente 195mila abitanti e 20.000 imprese, con circa 78.000 addetti. Se si esclude il capoluogo, i Comuni della provincia di Ferrara sono secondi per ampiezza demografica (poco meno di 78.000 abitanti) e di imprese attive (7.000). In provincia di Reggio Emilia, i centri urbani colpiti sono 7 per una popolazione complessiva di quasi 70.000 abitanti ed oltre 6.500 aziende. Infine, il Bolognese conta 5 Comuni inseriti nell'area terremoto, nei quali risiedono circa 65.000 persone e lavorano poco meno di 17.400 addetti.
Inoltre, il dossier ha identificato 15 Comuni che costituiscono il vero epicentro del sisma, vale a dire il cratere. In quest'area risiedono oltre 170mila abitanti (il 3,9% del totale regionale) e vi sono insediate 16.500 imprese (di cui 2.758 manifatturiere) che danno lavoro ad oltre 59.500 addetti. Il reddito prodotto dai quasi 106mila contribuenti ammontava nel 2010 ad oltre 2,2 miliardi di euro (3,5% del valore regionale). Infine i depositi bancari a fine 2012 equivalgono a poco meno di 2,8 miliardi.
"I dati ci confermano che il sisma di un anno fa ha colpito una parte del motore economico e produttivo dell'Emilia Romagna e del Paese – spiega Lalla Golfarelli responsabile politiche sociali di CNA Emilia Romagna -. La ripresa economica e l'uscita dalla crisi passa anche attraverso quest'area e dall'importante contributo in termini occupazionali e fiscali. Purtroppo le Amministrazioni locali si trovano ad affrontare e gestire la fase della ricostruzione post-sisma in un quadro di finanza locale perennemente incerto e penalizzante. L'esclusione di alcune spese dal Patto di stabilità interno è senz'altro positiva, così come lo sblocco dei pagamenti ai fornitori che nei Comuni colpiti dal sisma vale 14 milioni di euro. Tuttavia, c'è ancora molto da fare, sia a livello procedurale, sia in termini di sburocratizzazione a tutti i livelli".
(Fonte: Ufficio Stampa CNA Emilia Romagna)