La produzione manifatturiera reggiana appare in aumento: bene l'export e il fatturato, ma gli ordini interni restano in calo. Imprenditori pessimisti -
Reggio Emilia, 28 agosto 2014 -
Seppure in modo un po' meno brillante rispetto ai primi tre mesi dell'anno, anche nel secondo trimestre 2014 la produzione manifatturiera reggiana è apparsa in aumento.
Dopo il +1,4% di gennaio-marzo, infatti, la produzione industriale ha fatto segnare un +0,9% anche nel trimestre aprile-giugno e, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, tutti gli indicatori congiunturali del settore registrano variazioni positive.
L'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia evidenzia, al proposito, un +0,1% relativo agli ordini complessivi (sebbene resti di segno negativo il dato riguardante gli ordini sul mercato intero, che ancora flettono dello 0,1%) e, soprattutto, una buona crescita del fatturato (+3,6%) e degli ordini dall'estero, che hanno fatto segnare un +3%.
Anche il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini registra una tendenziale crescita rispetto al trimestre precedente passando dalle 6,3 alle 7,1 settimane, mentre rimane stabile all'85,7% della capacità produttiva il grado di utilizzo degli impianti rispetto alla capacità produttiva.
"Sono dati – sottolinea Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio – sicuramente positivi, che vanno comunque letti ancora all'interno di una situazione di crisi che non è superata". "Le difficoltà delle aziende, e soprattutto di quelle meno orientate all'export – spiega Landi – non sono sostanzialmente cambiate, ma certo è incoraggiante il fatto che finalmente si registri un recupero del fatturato addirittura superiore all'entità dell'incremento degli ordini dall'estero, segno di una ripresa di competitività dei nostri prodotti sui mercati internazionali". "Analogamente – prosegue il presidente della Camera di Commercio – è positiva l'accelerazione della produzione in alcuni dei settori trainanti per l'industria reggiana, cui è però fondamentale si vadano ad associare nuove misure di politica economica e fiscale che favoriscano la crescita degli ordini interni e, per quanto riguarda le imprese, nuovi processi di innovazione e di internazionalizzazione che sono essenziali per la ripresa".
L'analisi dell'andamento dei principali settori produttivi effettuata dall'Ufficio Studi della Camera di Commercio evidenzia una crescita della produzione per i comparti ceramico (rispetto al secondo trimestre 2013 si registra un +2,5%), metalmeccanico (+2,3%), delle materie plastiche (+1,9%) ed elettrico-elettronico (+0,2%). Cali di produzione,invece, per l'abbigliamento (-2,5%), l'alimentare (-0,2%) e le "altre industrie manifatturiere" (-1,4%).
La tenuta della produzione, come si è detto, è fortemente influenzata dall'andamento degli ordini dall'estero, che sono in aumento per tutti i comparti con variazioni positive che vanno da un minimo del 2,7% del metalmeccanico ad un +5,6% per le materie plastiche. Fatta eccezione per il metalmeccanico e le materie plastiche (entrambi con un +1,1%), sono ancora in controtendenza, invece, gli ordini dal mercato interno, con flessioni che vanno dal -0,1% dell'elettrico-elettronico al -1,9% dell'abbigliamento.
Le migliori performance sul piano produttivo sono venute, nel secondo trimestre 2014, dalle imprese reggiane più strutturate e di media dimensione (cioè con un numero di dipendenti compreso fra 10 e 49), che hanno fatto segnare un +2% rispetto allo stesso periodo del 2013, seguite da quelle più grandi (quelle con oltre 50 dipendenti ), che si sono attestate ad un +0,8%.
Ancora in difficoltà, invece, le imprese di dimensione più contenuta (da 1 a 9 dipendenti) che, dopo il -0,5% registrato nel primo trimestre dell'anno, hanno registrato una contrazione dell'1,1% dei volumi produttivi.
Fra gli imprenditori reggiani, infine, prevale – e ritorna - il pessimismo circa l'immediato futuro.
Se nel primo trimestre dell'anno gli imprenditori prevedevano andamenti positivi per il successivo trimestre, le previsioni, ora, hanno invertito la tendenza.
Il saldo tra la percentuale di aziende che prevedono aumenti e quelle che prevedono flessioni è infatti negativo per tutte le variabili prese in considerazione: produzione, fatturato e ordini totali. L'unico dato positivo permane quello riferito agli ordini dall'estero.
(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)