I dati, eloquenti, emergono dal nuovo Rapporto annuale dell'Osservatorio economico, coesione sociale e legalità della Camera di Commercio, in cui apertamente si parla (e sono le parole del curatore, lo psicosociologo Gino Mazzoli) di una questione aperta di "coesione sociale": quel capitale, in sostanza, sul quale Reggio è cresciuta, in un sistema centrato sul reciproco sostegno tra istituzioni, associazionismo e imprese.
I dati più allarmanti – anche per i loro effetti sociali – vengono dal peggioramento dall'economia, che pure vede la nostra provincia posizionata assai meglio della stragrande parte del territorio nazionale.
Sono infatti evidenti gli elementi di tenuta del sistema economico reggiano, che è settima in Italia per giovani imprenditori sotto i 30 anni, all' undicesimo posto nel ranking 2012 del Sole 24 Ore per indicatori economici e sociali (era al 15° posto nel 2011 e al 31° nel 2010), al quinto per quota di export sul Pil, con un tasso di disoccupazione che resta al quint'ultimo posto in Italia.
Su questi eccellenti posizionamenti, pesa però non tanto e non solo il calo del numero delle imprese (-1.611 negli ultimi sei anni su un totale di 57.000), quanto proprio il tasso di disoccupazione, che in quattro anni è salito dall'1,9 al 4,8%, con il 23% della forza lavoro (corrispondente a quasi 57.000 persone) scivolato in quella che viene definita la "zona di vulnerabilità".
La conseguenza è evidente sul reddito pro-capite, che nel periodo 2007-2011 è calato del 17% (in altri termini, 5.500 euro), mentre tra il 2007 e il 2010 sono aumentate di cinque volte le sofferenze bancarie.
"E' evidente – sottolinea Giovanni Teneggi, componente della Giunta camerale e responsabile dell'Osservatorio – che nel confronto con il resto del Paese Reggio Emilia esce ancora come realtà d'eccellenza, ma è altrettanto evidente che questi indicatori parlano di un disagio e di una sofferenza che cresce e richiede una nuova concertazione di azioni pubblico-privato su tutte le questioni che attengono all'emergenza e allo sviluppo, puntando al rilancio di quel "capitale sociale" che ha ben pochi eguali al mondo".
Proprio per questo, nel Rapporto camerale curato da Gino Mazzoli e dai ricercatori di Giuno Centro Studi dell'Università di Modena e Reggio Emilia si afferma che "il valore aggiunto dei territori, in tempi di crisi, è e sarà sempre di più la capacità di concertazione per prendere direzioni condivise".
E allora, quale indicazione per Reggio? "I macrodecisori – scrive Mazzoli – dovranno fare la loro parte, ma un pezzo di strada non meno importante spetta alla società civile, perché occorre costruire sperimentazioni locali al confine tra welfare, ambiente e sviluppo economico, connesse tra di loro e in grado di coinvolgere imprese e cittadini comuni".
Il Rapporto sulla coesione sociale in provincia di Reggio Emilia – Anno 2012 è disponibile sul sito dell'Osservatorio economico, coesione sociale, legalità: http://osservatorioeconomico.re.it
(Fonte: Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)