Venerdì, 02 Giugno 2023 06:42

Lode a Maria, la Madre: l’utero cosmico contro l’utero in affitto In evidenza

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Madre di dio
e dei suoi figli
madre dei padri e delle madri
madre...oh madre o madre mia
l'anima mia si volge a te

Madre CCCP

Il 13 aprile 2016 Scenari la rivista di approfondimento culturale di Mimesis Edizioni, pubblica l’articolo, firmato da Nicoletta Cusano La madre di Gesù: il primo utero in affitto.

Di Giulia Bertotto Roma, 31 maggio 2023 (Quotidianoweb.it)  - Se il titolo non fosse già esaustivo prendiamo la tesi centrale del testo: “Gesù nasce dal primo intervento ‘tecnico’ della storia: l’inseminazione artificiale di Maria per un figlio che non sarà della donna che lo partorirà, ma dell’intera umanità” ci spiega l’autrice.

Piace molto anche a chi scrive usare la provocazione (etimologicamente tirare fuori la voce), come occasione di riflessione, far stridere la logica per dare alla luce nuovi scenari, per ispirare suggestioni; ma qui siamo al ridicolo della propaganda che spaccia uno dei più gravi crimini contro l’umanità per una pratica devota al progresso e all’uguaglianza.

Una concisa premessa: non ci stiamo qui battendo per difendere la dottrina cattolica ma per tutelare il pensiero complesso, per rivendicare la ricchezza allegorica nell’interpretazione delle narrazioni della nostra tradizione.

L’inseminazione artificiale è un metodo umano, l’annunciazione è un canale soprannaturale. L’inseminazione artificiale è scienza, l’annunciazione è religione, solo l’atteggiamento scientista, nemico sia della scienza che della religione può sovrapporli.

Maria è il compimento supremo della potenza femminile, l’utero in affitto è l’umiliazione massima del vigore femminile. Maria rappresenta l’archetipo opposto di quella donna costretta a noleggiare l'utero, a rinunciare alla maternità, a depotenziare la sua femminilità, a recidere il sacro legame dell'allattamento. Maria è potente come un Big Bang di fertilità cosmica e di dolcezza, la gestante surrogata è ridotta allo svilimento e allo sfruttamento della sua capacità generativa e affettiva.

Nessuna donna sarà mai esaltata come Maria, la giovane che sceglie di ospitare lo spirito al di là delle leggi della fisiologia, diametralmente opposta alla giovane oppressa e conquistata dalle sole leggi del corpo e soprattutto del mercato. Il compito metafisico altissimo a cui è chiamata Maria è simmetricamente contrario alla mortificazione fisica a cui è condannata la surrogata. Maria è magnificamente madre, la surrogata non è né davvero madre per altri -perché  nessuno può davvero essere madre al posto suo!- e tuttavia non può neppure esprimere il proprio impulso e la propria affettività materna verso il figlio, perché il neonato le verrà strappato dal seno. L’identità di Maria è celebrata, l’identità della gestante per procura è compromessa, è un fantasma, vittima della maledizione transumana. E il suo bambino è orfano di memoria cellulare e chimica, di quell’odore che non sente più, di quella voce rassicurante. O che comunque è tutto ciò che ri-conosce dal suo sempre.

La madre di Dio consegna al mondo il redentore, la madre surrogata scodella al mondo la commissione da un menù eugenetico. La madre di Dio è intermediario verticale e universale tra due dimensioni ontologiche, la surrogata è incubatrice in una rete tecnica, in una catena di servizi al cliente, a gambe aperte sul nastro schiavista della fabbrica di piccoli umani, orizzontale e dolente.

A quelli che ripetendo la vulgata più alla moda, ma meno realmente consapevoli della trappola in cui sono caduti, e secondo le quali il cristianesimo sarebbe una “religione che sottomette la donna”, replichiamo inoltre: la Madonna, colei che nella carne ospita ciò non è (ancora) di carne, è portale della trasmutazione di tutte le cose, le quali passano dallo stato di energia a quello di materia continuamente e incessantemente nell’universo. Altro che sottomissione, non c’è  ruolo spirituale e mediazione pragmatica più trionfante di quello proposto dall’angelo e accettato dalla Vergine. Come disse Agostino d’IpponaMaria Santissima è veramente la mistica scala per la quale è disceso il Figlio di Dio sulla terra e per cui salgono gli uomini al cielo”. Nel più antico Timeo di Platone troviamo la misteriosa Chora, lo spazio indefinibile dove il demiurgo plasma l’esistenza, un terzo genere di realtà tra iperuranio e mondo delle imitazioni, che è preesistente alla creazione del mondo e non ammette corruzione; un ricettalo capace di tenere insieme idee e copie, astratto e concreto, eternità e storicità. L’affinità concettuale, narrativa e lirica con Maria è palpabile.

Veniamo al Figlio. Il figlio di Dio è figura ponte tra mondo fenomenico del divenire e mondo dell'essere, tra dimensione dell'impermanenza e quella dell’immutabile; nell’utero di Maria natura e Grazia si fondono. Nel suo ventre il tempo e l’eterno coincidono, la particella e l’onda si identificano. Se simbolo significa unire (dal greco sýmbolon, der. di symbállō ‘metto insieme’) Maria è il simbolo dei simboli.

Non c’è nessuna contraddizione da sgamare in questo dispositivo, né va colta invece la logica poetica e paradossale. Come spiega Nicola Cusano (che co-incidenza tale illustre cognome!) il principio di non contraddizione vale nel mondo finito del divenire, mentre in Dio i contrari beatamente coincidono, perciò Maria è vergine e insieme madre senza che questo ci faccia strappare i capelli: è vergine in quanto piena forza generativa in potenza, ancora inespressa, e madre perché al contempo quella potenza si fa atto. L’infinito si fa miracolo nel ventre di donna Maria, si fa miracolo nel ventre di ogni donna, si fa miracolo nella pancia del cosmo che dall’energia oscura si incarna nelle sembianze di uomo e donna, pianeti e batteri, stelle e nebulose di gas. Possiamo meravigliarci di fronte alla figura di Maria come davanti al prodigio di tutte le cose che si incarnano, sospese tra la natura e la Grazia, che siano lombrichi o masse di stelle. Possiamo oscillare tra anelito trascendente e incanto immanente. Ma di certo dobbiamo continuare a indignarci e sconvolgerci contro l’abbandono programmato, l’attaccamento tradito, il trauma prefissato della maternità che non è mai davvero surrogabile.

No, la madre di Gesù non è il primo utero in affitto. E soprattutto speriamo davvero che arrivi presto il tempo dell’ultimo.

Link all’articolo citato nel pezzo: https://www.mimesis-scenari.it/2016/04/13/la-madre-di-gesu-il-primo-utero-in-affitto/

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