Di Daniele Trabucco Belluno, 18 settembre 2022 - "Lo stato di degrado della nostra casa comune merita la stessa attenzione", ha dichiarato il pontefice in un tweet in occasione della giornata internazionale "World Ozone Day" istituita nel 1994, "di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici".
Nella sezione 23 della Lettera Enciclica "Laudato Sì" del 18 giugno 2015 afferma: "il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana. Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico".
Ora, nessuno mette in discussione la cura del creato che, come insegna sant'Agostino di Ippona (354 d.C. -430 d.C.), "è contemplazione di Dio" e, dunque, un aspetto primario e non secondario (lo ribadisce anche la "Laudato Sì" sia pure in modo passeggero) della vita cristiana.
Tuttavia, è doveroso stare attenti a non trasformare la custodia ed il rispetto di ciò che Dio ha liberamente creato in una visione ecologica integrale. L’uomo, infatti, è e resta collaboratore di Dio nel governo del creato e solo in quest’ottica va intesa la sua centralità nella creazione la quale non ha nulla a che vedere con l’antropocentrismo moderno secolarizzato cui si ispirano, ad esempio, l'Accordo di Parigi del dicembre 2015, parte integrante dell'Agenda 2030.
Non si incorre, forse, in questa deriva quando alla conversione nei confronti della Verità rivelata da Dio in Cristo si affianca gradualmente una "conversione ecologica", nuova parola d'ordine della Chiesa mondialista (cit. Siccardi)?
Aveva ragione lo scrittore americano Michael Crichton (1942-2008): "L'ambientalismo è la religione degli atei urbanizzati" o, mi si consenta di puntualizzare, la nuova religione del pessimismo che si profila all’orizzonte e macina fedeli imbevuti di ideologismo e gretismo.