Giovedì, 30 Luglio 2020 05:39

L’Europa ai primi posti dell’Indice 2020 di Sostenibilità Ambientale (EPI) In evidenza

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Sono tutte europee le prime 11 nazioni. L’Italia al 20° posto.

Di Coopservice 29 luglio 2020 -

Che cos’è l’Indice di Sostenibilità Ambientale

Nell’era della lotta al Climate Change e degli Obiettivi dellAgenda 2030 delle Nazioni Unite, negli anni in cui finalmente la tutela dell’ambiente è divenuta un punto strategico delle agende di governi e delle principali organizzazioni internazionali, c’è un indice messo a punto dai ricercatori delle università di Yale e Columbia che ogni due anni classifica le nazioni del mondo in termini di eco-compatibilità.
Si chiama EPI, Environmental Performance Index, ed è stato sviluppato in collaborazione con il Forum Economico Mondiale e il Centro comune di ricerca della Commissione Europea. EPI attribuisce punteggi alle performance ambientali degli Stati sulla base di 32 indicatori che misurano la salute ambientale e la vitalità dell’ecosistema di un Paese.
Questi 2 obiettivi ‘pesano’ rispettivamente per il 40 e il 60% e vengono determinati nell’ambito di 11 categorie strategiche:

- per la salute ambientale sono state individuate ‘issue categories’ relative all’impatto dell’inquinamento sul benessere dei cittadini, alle politiche di gestione dei rifiuti, alla qualità dell’aria e alla potabilità delle acque;
- per valutare la vitalità dell’ecosistema vengono invece misurati principalmente lo stato generale delle acque, delle foreste, della biodiversità, l’efficienza e l’uso di nitrogeni in agricoltura, oltre che la situazione delle fonti energetiche in termini di uso di carbone e di emissioni di anidride carbonica.

Perché è utile l’indice EPI
Come tutti gli strumenti di misurazione di fenomeni complessi generati da plurimi fattori, l’indice EPI è probabilmente perfettibile ma rappresenta senza dubbio un indicatore analitico molto utile per individuare problemi, fissare obiettivi, tenere traccia delle tendenze, identificare le migliori pratiche da utilizzare come benchmark per valutare le politiche di tutela ambientale poste in atto dai singoli Paesi. Di fatto, attraverso i dati forniti, offre ai decisori e ai gestori delle politiche pubbliche un importante sostegno agli sforzi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030, indirizzando le società e le economie del pianeta verso un futuro sostenibile.
Occorre in ogni caso considerare che i risultati dell’EPI non chiamano in causa solo l’efficacia delle politiche attuate dai singoli Governi, bensì più in generale l’orientamento alla sostenibilità ambientale dei Sistemi-Paese nel loro complesso: istituzioni, imprese, società civile, gruppi di interesse e associazionismo, tutti sono parte in causa nel raggiungimento degli obiettivi di eco-compatibilità.

L’indice EPI e il Covid-19
I risultati dell’Indice di Sostenibilità Ambientale per il 2020 sono arrivati nel bel mezzo dell’emergenza Covid-19 la quale, volendo individuare qualche seme di progresso nell’ambito di una tragedia del tutto inaspettata, ha senz’altro determinato una rinnovata e più diffusa attenzione per i livelli di inquinamento planetari e per le politiche a tutela della salute pubblica (in primis per la qualità e l’accessibilità dei sistemi sanitari). La pandemia ha inoltre dimostrato che la globalizzazione è un fatto compiuto e che pertanto gli accadimenti e le scelte operate dai singoli Paesi generano dinamiche che vanno ben oltre i confini nazionali, tanto che, nel caso specifico, un problema nato in uno sperduto mercato di animali della Cina si è diffuso il giorno dopo in tutto il mondo paralizzando intere società.
Inoltre, proprio il drammatico stop imposto in molte nazioni alle produzioni industriali e alle attività economiche collaterali ha provocato un momentaneo deciso calo dei livelli di inquinamento portando all’esperienza di vissuto quotidiano di milioni di persone la conoscenza dei vantaggi che deriverebbero dal riappropriarsi di un pianeta ecologicamente sostenibile. Si pensi, solo per fare alcuni esempi riportati in questi mesi e riscontrati dall’esperienza diretta delle persone, al riapparire della fauna selvatica anche in centri urbani, al miglioramento dell’aspetto delle acque dei mari e dei fiumi nonché alla maggiore respirabilità dell’aria in aree (quali ad esempio la pianura padana) di cui sono purtroppo conosciuti i crescenti livelli di inquinamento.

I risultati 2020: Europa best performer e Italia ventesima
È l’Europa a poter vantare i migliori indicatori secondo il rapporto 2020: nelle prime 20 posizioni del ranking EPI figurano infatti 16 nazioni del vecchio continente e sono tutte europee le prime 11 posizioni:

1.Danimarca (terza nel 2018)
2.Lussemburgo
3.Svizzera (prima nel 2018)
4.Gran Bretagna
5.Francia
6.Austria
7.Finlandia
8.Svezia
9.Norvegia
10.Germania
12.Olanda.

Prime nazioni extraeuropee, rispettivamente al 12° e 13° posto, Giappone e Australia.

L’Italia figura al 20° posto, scendendo dal 16° precedente, con un EPI score in calo di 5 punti rispetto al 2018, scontando un sensibile peggioramento degli indicatori di vitalità dell’ecosistema a fronte invece di un mantenimento delle valutazioni sulla salute ambientale.
Significativa la posizione di alcune potenze economiche o di Paesi in pieno sviluppo: gli Stati Uniti figurano ‘solo’ al 24° posto, la Russia al 58° mentre la Cina e l’India figurano addirittura rispettivamente al 120° e al 168° posto. Gli ultimi posti sono invece riservati ad alcune tra le nazioni più povere del pianeta: Liberia, Myanmar, Afghanistan e Sierra Leone.

Le principali problematiche suggerite dall’EPI
Sono numerose le indicazioni che emergono dalle classifiche e dagli indicatori EPI del 2020. In primo luogo viene confermato che esiste una correlazione tra i buoni risultati e la ricchezza (PIL pro capite) prodotta da un Paese: la prosperità economica, unita alla virtuosità delle classi dirigenti, consente infatti alle nazioni di investire in politiche e programmi che portano a raggiungere gli obiettivi prefissati di eco-compatibilità. Questa tendenza è particolarmente vera per le categorie di problemi sotto l’egida della salute ambientale, poiché la costruzione delle infrastrutture necessarie, ad esempio, per fornire acqua potabile e servizi igienico-sanitari di qualità richiede disponibilità di risorse per gli investimenti.

Ma come spiegare allora la posizione ‘deludente’ di Paesi come gli Stati Uniti o la stessa Russia e addirittura il posizionamento negli ultimi posti delle ‘nuove potenze’ quali Cina e India? Per quanto concerne i primi, i ricercatori di Yale e Columbia evidenziano come le migliori nazioni prestano attenzione a tutte le aree della sostenibilità e in generale i punteggi migliori mostrano politiche e programmi di lunga durata per proteggere la salute pubblica, preservare le risorse naturali e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Chi non persegue politiche di sostenibilità a tutto tondo e di lunga durata, piuttosto che parziali e di breve periodo, non raggiunge dunque i risultati sperati. “I dati suggeriscono che i Paesi che hanno compiuto sforzi congiunti per decarbonizzare le proprie fonti energetiche hanno ottenuto i maggiori vantaggi nella lotta ai cambiamenti climatici, con benefici associati per gli ecosistemi e la salute umana“, spiega Daniel Esty, uno dei ricercatori autori del rapporto. “Le nazioni che perseguono la politica ambientale con cura e coerenza fondando il proprio impegno sull’analisi dei dati superano quelli che sono più casuali nel loro approccio alla sostenibilità”.

Per quanto concerne invece Paesi come Cina e India la ricerca della prosperità economica, manifestata dall’industrializzazione e dalla crescente concentrazione della popolazione nei centri urbani, porta con sé un maggiore inquinamento e altre tensioni sulla vitalità dell’ecosistema.

Rimane in ogni caso da considerare l’importante rilevanza degli indicatori generali del buon governo: la qualità delle classi dirigenti unita all’impegno per lo stato di diritto, per le politiche di assistenza e inclusione sociale e per la libertà di opinione e di stampa non sono irrilevanti nella determinazione dei punteggi EPI.

 

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