Molte grandi aziende sono ad un passo dal baratro e gli investitori internazionali pare non vogliano sottostare alle leggi del nostro Paese, che inibiscono (dapprima con l’articolo 46 del decreto Cura Italia e successivamente con il decreto Rilancio) i licenziamenti fino alla metà di agosto.
Come se non bastasse (il monopattino), il Governo presieduto dal presidente Conte è intenzionato ad arruolare 60.000 assistenti civici, che vigileranno “con gentilezza”.
Sembra proprio che ad affossare l’economia, più della violenza del virus, sia l’incapacità del Governo.
Il forte balzo in avanti delle domande di disoccupazione, che fa segnare un aumento del 37,2%, insieme alla drammatica carenza di liquidità delle imprese e alla capacità produttiva fortemente ridotta, imporrebbero misure economiche serie ed efficaci, idonee a far risalire la china.
In un’Italia dove molte sono le serrande rimaste abbassate e, che, molto probabilmente, rimarranno chiuse anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria, ecco avverarsi quanto Indro Montanelli aveva dichiarato: “La sinistra ama talmente i poveri, che ogni volta che va al potere, li aumenta di numero”. Oggi, circa 25,2 milioni di persone, che rappresentano ben il 41,9% degli italiani, soffre di gravi problemi economici e il loro numero potrebbe aumentare. Serve una politica del fare e non del promettere senza mantenere.
E’ fondamentale, quindi, riavviare l’economia, e per la ripresa occorre massimizzare gli sforzi, utilizzando ogni risorsa pubblica e privata. Auspicando che non si riproponga, come sembra accadere, l’inadeguatezza con cui è stata affrontata la precedente crisi mondiale, quella del 2007-2008.
Il distanziamento, quello dannoso del Governo dalla comunità, va quanto prima rimosso, per ascoltare le istanze e finalmente soddisfare le necessità dei cittadini.
L’Istat stima che a maggio è crollato l’indice di fiducia delle imprese (51,1), valore minimo dall’inizio della serie storica; così com’è in caduta libera l’indice del clima di fiducia dei consumatori (94,3), al livello più basso da dicembre 2013.
A riprova della delicata situazione, tredici sindaci di altrettante città metropolitane hanno lanciato l’allarme in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, dove denunciano il pericolo di non poter garantire l’erogazione dei servizi essenziali. Il tempo passa e la situazione pare sfuggire di mano: dove andremo a finire?
28.05.2020
Matteo Impagnatiello