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Domenica, 08 Marzo 2015 10:06

Le Eccellenze di Parma nelle vetrine di Harrods

Prosciutto di Parma e Parmigiano Reggiano: A Londra un'esperienza foodie davvero speciale

Emilia - 07 marzo 2015 - Un omaggio all'origine e alla maestria dei prodotti artigianali: è per questa ragione che Prosciutto di Parma e Parmigiano Reggiano, nell'ambito dell'iniziativa Stealing Beauty (Furto di bellezza), sono i protagonisti della mostra allestita da Harrods, il tempio del lusso londinese, nelle vetrine che si affacciano sulla Hans Crescent.

Fino al 28 marzo 2015, cosce di Prosciutto di Parma e forme di Parmigiano Reggiano resteranno esposte nel cuore della capitale di un Paese di prima importanza nelle esportazioni dei due prodotti, per lanciare un particolare messaggio, sostenuto dal linguaggio artistico, che si riassume nel valore insostituibile dei territori, delle tradizioni locali e della maestria degli artigiani nella determinazione delle caratteristiche inimitabili di questi prodotti Dop.

Non a caso, dunque, le due eccellenze alimentari italiane vengono associate ad un'aquila – considerata la più bella creatura del mondo animale – intenta a rubare tale bellezza, esposta insieme ad alcuni vini spagnoli.

A completare l'esposizione, poi, una serie d'immagini relative al Parmigiano Reggiano e al Prosciutto di Parma che scorreranno sugli schermi posti al quinto piano della sede Londinese di Harrods, disposta su 7 piani e 93.000 metri quadrati di superficie.

La scelta dell'eccellenza rappresentata dai due prodotti, però, non si ferma ad aspetti culturali ed estetici: Harrods, infatti, ospiterà una giornata di degustazione all'interno della Food Hall. I clienti potranno così degustare Prosciutto di Parma appena affettato e Parmigiano Reggiano, oltre ad approfondire la conoscenza dei prodotti e delle loro qualità.

Parmigiano-Reggiano forme marchiate GDE gde

Una conferma delle crescita dei consumi complessivi e dell'incidenza che l'obbligo di confezionamento in zona d'origine ha sullo sviluppo dell'economia del territorio

Reggio Emilia, 27 febbraio 2015 - Se i segnali provenienti dal mercato all'origine del Parmigiano Reggiano continuano a preoccupare allevatori e caseifici per le quotazioni troppo basse, altri dati appartenenti al bilancio della filiera del prodotto appaiono decisamente più positivi.
In base alle certificazioni 2014, i dati relativi alle lavorazioni di grattugiato e porzionato – fasi che avvengono esclusivamente nel comprensorio di produzione – parlano di un autentico "boom".

Per il grattugiato, infatti, si tratta di 13.713 tonnellate di Parmigiano Reggiano, con un incremento del 9,2% rispetto al 2013.
Il prodotto porzionato (e quindi ordinato in prevalenza dalla GDO e pronto per la vendita) ammonta a 57.750 tonnellate, con un incremento del 7,7%.
Nel complesso, dunque, si tratta di oltre 71.000 tonnellate di prodotto, con incremento dell'8% sul 2013.
Il quantitativo corrisponde a 1,8 milioni di forme lavorate in comprensorio, che rispetto al 2013 sono aumentate di 130.000 unità.

"Se si considera anche il quantitativo di forme lavorate direttamente negli spacci dei caseifici e il prodotto destinato alle industrie del comprensorio per l'uso come ingrediente – osserva il Consorzio di tutela - si valuta in oltre 2 milioni il numero delle forme lavorate nel comprensorio nel 2014.
"Questi dati – sottolinea il Consorzio – offrono due indicazioni estremamente importanti". " In primo luogo confermano il quadro dei dati provenienti dalle vendite, che per il 2014 hanno segnato, specie nel secondo semestre, segnali di forte ripresa dei consumi non solo all'estero, ma anche in Italia". "Contemporaneamente – prosegue l'Ente di tutela - a tre anni e mezzo dall'entrata in vigore del nuovo Disciplinare che ha introdotto l'obbligo di porzionatura in zona di origine, si può apprezzare come questo provvedimento, oltre ad elevare la capacità di contrasto alle frodi e contraffazioni, ha portato un nuovo e rilevante volume di attività nel comprensorio di origine, con i conseguenti effetti positivi in termini di Pil e occupazione".
"La filiera del Parmigiano Reggiano – conclude il Consorzio – si conferma così, a maggior ragione, un elemento decisivo per lo sviluppo economico del territorio".

(Consorzio del Parmigiano Reggiano)


I flussi produttivi di gennaio (dopo il -1,1% di dicembre) scendono ancora, spinti dalle basse quotazioni. Alai: "a maggior ragione serve il razionale governo della produzione"

Reggio Emilia, 11 febbraio.2015 - In un anno segnato da forti insoddisfazioni per le quotazioni, sono cresciuti dell'1,7% i consumi di Parmigiano Reggiano. Dopo due anni di sostanziale stabilità, con una lieve tendenza alla flessione, nel 2014 il mercato interno ha dunque registrato una domanda in rialzo, con un picco particolarmente rilevante degli acquisti familiari nelle settimane a ridosso delle festività (+7%).
"Contrariamente a quanto da alcune parti è stato rilevato e in controtendenza rispetto ad altri formaggi duri, a partire dai similgrana che hanno registrato un calo delle importazioni del 2,7% nel 2013 e dello 0,8% nel 2014 – sottolinea il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai – le rilevazioni sulle famiglie e i dati relativi a tutti i canali di vendita (incluso l'Horeca) indicano un buon andamento dei consumi interni per il Parmigiano Reggiano, che si associa ad una dinamica ancor più soddisfacente dell'export (+ 3,6%)".

"Il dato del tutto insoddisfacente – prosegue Alai – è invece quello riguardante le quotazioni all'origine, il cui calo è associato anche ad una flessione dei prezzi al consumo".
"Nel 2014 – spiega il presidente del Consorzio – i prezzi medi al consumo sono scesi di oltre il 4%, con punte assai più rilevanti in vaste aree del Paese, incluse le zone di produzione e quelle che presentano i consumi tradizionalmente più elevati". "Offerte e promozioni particolarmente intense nella seconda metà dell'anno – prosegue Alai – hanno dunque spinto gli acquisti, ma le quotazioni per i produttori – mediamente pari a 8,06 euro/kg nel 2014 rispetto agli 8,74 euro/kg del 2013 e ai 9,12 euro/kg del 2012 – sono risultate fortemente penalizzanti per i redditi".

"Questo andamento – sottolinea Alai – è strettamente legato ad un aumento di offerta che, in quattro anni, si è concretizzata in crescita produttiva superiore al 10%". "Ora – prosegue il presidente del Consorzio – la tendenza sembra essersi invertita, con un calo della produzione che a dicembre si è attestato all'1,1% ed divenuto ancora più marcato a gennaio 2015 con un -2,5% allo stesso mese del 2014, dato che evidenzia i primi effetti delle difficoltà del comparto ".

"Per superarle stabilmente – afferma Alai - è allora a maggior ragione urgente un cambio di passo per una ordinata logica di governo della produzione, nel solco tracciato dal piano di regolazione dell'offerta in vigore dal 1° gennaio 2014 con l'assegnazione ai produttori di quote latte per la trasformazione proprio in una logica di autoregolamentazione che assicura stabilità ai redditi e non espone il comparto a espansioni indiscriminate o a cali indotti da situazioni di crisi".

"A fronte della crisi in atto – conclude Alai - stiamo intanto intervenendo sul mercato interno con nuovi accordi con la GDO e stiamo rafforzando ulteriormente le azioni sull'export; in tal senso contiamo anche sull'impegno che abbiamo chiesto al Governo per abbattere le barriere che ostacolano la nostra penetrazione in diversi mercati e dipendono esclusivamente da legislazioni locali che consentono anche le imitazioni e possono essere modificate solo con accordi che chiamano in causa Governi nazionali e Unione Europea a sostegno delle nostre Dop".
(Ufficio Stampa CFPR 11 febbraio 2015)

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 6 - 8 febbraio 2015

SOMMARIO

Anno 14 - n° 6 08 febbraio 2015 (allegato Formato PDF)

1.1 editoriale Il "califfato" sfida il mondo.
2.1 export Prendere esempio dal vino... Uno Studio Sapienza analizza il successo di Grandi Marchi
2.2 riconoscimenti Festeggiata a Reggio la Nazionale del Parmigiano Reggiano
3.1 cereali Cereali, logiche ancora poco interpretabili. Continuano a scendere i noli.
4.1 Lattiero caseario Nuova frenata per il latte spot e per il burro
5.1 Quote Latte Latte e Quote - La proposta dell'assessore Caselli a sostegno degli allevatori italiani.
5.2 benessere animale EFSA e benessere animale. Prorogati i termini.
5.3 Alimentazione e salute Il cibo per prevenire e curare, anche l'influenza.
6.1 Mercati cereali Noli sempre più giù
8.1 suini Suini: la deflazione entra nelle stalle.

 

Caseificio Dismano di Montese (MO) premiato per medaglia World Cheese Awards. Non era mai successo che un formaggio Dop come il Parmigiano Reggiano ricevesse tanti riconoscimenti a un concorso internazionale -

Modena, 4 febbraio 2015

C'era anche il caseificio Dismano di Montese tra i 21 caseifici premiati a Reggio Emilia per le medaglie vinte al World Cheese Awards svoltosi dal 14 al 16 novembre 2014 a Londra. Si tratta del più grande concorso mondiale per produttori e distributori di formaggi, al quale hanno partecipato 3 mila prodotti provenienti da 33 paesi, dall'Australia agli Usa, dal Sudafrica al Nord Europa, giudicati da 250 giurati in rappresentanza di 26 nazioni. Ebbene, a Londra il re dei formaggi ha conquistato complessivamente 23 medaglie: otto ori, sette argenti, sette bronzi e il Supergold.

Non era mai successo che un formaggio Dop come il Parmigiano Reggiano ricevesse tanti riconoscimenti a un concorso internazionale. Per questo i caseifici medagliati sono stati invitati l'altro giorno a Reggio per essere premiati. Il vicepresidente del Dismano Daniele Deluca ha partecipato insieme a un centinaio di amministratori e casari dei 21 caseifici di Bologna, Modena, Parma e Reggio riuniti nella Nazionale del Parmigiano Reggiano. A Londra, infatti, il caseificio Dismano ha ottenuto la medaglia d'argento nella categoria oltre i 24 mesi di stagionatura. La consegna dei premi è avvenuta nella Sala del Tricolore, presenti i rappresentanti delle istituzioni e del Consorzio del Parmigiano Reggiano.

Tra i 21 caseifici che compongono la Nazionale del Parmigiano Reggiano ci sono anche il Nuovo Malandrone di Pavullo e il Querciola di Lizzano in Belvedere (Bologna). Quest'ultimo fa parte, come il Dismano, del Consorzio Terre di Montagna, nato a Montese nel 2008 per promuovere e commercializzare il Parmigiano Reggiano di montagna. Il caseificio Dismano trasforma il latte che proviene da sedici soci che hanno le loro stalle nel Comune di Montese a un'altitudine superiore ai 600 metri sul livello del mare; l'anno scorso ha lavorato circa 63 mila quintali di latte. Oltre al Parmigiano Reggiano di montagna (12 mila forme annue), il Dismano produce ricotta, caciotte e yogurt che si possono acquistare direttamente nel punto vendita del caseificio oppure on line.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative MO)

Alai, presidente del Parmigiano Reggiano: le quote agli allevatori sono una risorsa economica reale. Attenzione della politica, compiti dei Consorzi, interprofessionalità, più tutele all'estero e nuove aggregazioni d'impresa. L'intervento del ministro Martina.

Soragna-PR, 31 gennaio 2015 -  "Se la regolazione dell'offerta consentita dal "Pacchetto latte" dell'Unione Europea e adottata dal Consorzio del Parmigiano Reggiano costituiva già una risposta strutturale all'esigenza di un nuovo equilibrio tra domanda e offerta capace di assicurare crescita e stabilità ai redditi dei produttori, questa stessa misura oggi appare ancora più rilevante nella sua portata". Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ha aperto così il convegno che oggi a Soragna (dove ottant'anni fa venne firmato l'atto costitutivo del Consorzio di tutela) ha visto la partecipazione di tutte le associazioni del mondo agricolo cooperativo, degli assessori regionali all'agricoltura Simona Caselli (Emilia Romagna), Giovanni Fava (Lombardia) e del ministro Maurizio Martina. "La imminente cessazione di quel regime comunitario delle quote, che per trent'anni ha vincolato la produzione di latte - ha sottolineato Alai - apre scenari fondati su un'espansione della produzione europea, una esasperazione della competizione e quotazioni in ribasso: è proprio in questo contesto che l'assegnazione delle quote latte da trasformare in Parmigiano Reggiano direttamente agli allevatori ha attribuito ai produttori non solo la responsabilità e la possibilità di regolare i flussi, ma soprattutto un nuovo valore economico reale".

Ma a Soragna, ottant'anni dopo la nascita del Consorzio, le riflessioni di Alai si sono presto allargate ben oltre il tema del governo della produzione. "I tempi che stiamo vivendo - ha detto il presidente del Consorzio - esigono una nuova e grande attenzione da parte della politica, una grande difesa sindacale che riguarda il mondo dell'associazionismo e una forte evoluzione dei sistemi di aggregazione che investono le imprese, con ruoli sicuramente inediti anche per i consorzi di tutela". "E' in questo contesto che ci si deve chiedere - ha detto Alai - se il nostro Consorzio debba associare solo i trasformatori o anche gli allevatori, in un'ampia riflessione sulle sue funzioni, sull'interprofessionalità, sul come rendere più forte la coesione del sistema e sul ruolo fondamentale di quanti, all'interno del mondo agricolo, svolgono funzioni associative e di coordinamento, perché senza questo lavoro ampio e comune qualsiasi obiettivo diviene difficilmente perseguibile". Molto forte, da parte del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, l'appello alla politica e all'amministrazione pubblica: "conosciamo - ha detto Alai - le difficoltà della finanza pubblica e non sono comunque queste le risorse oggi prioritarie, quanto invece i sostegni per portare a compimento l'evoluzione interprofessionale del sistema e il sostegno per abbattere le tante barriere che in molti mercati ancora ci impediscono di entrare e quelle che in un numero ancora più alto di Paesi (vedi gli Usa, ad esempio) ci impediscono di tutelare e difendere la nostra denominazione da imitazioni e usurpazioni". "Per far crescere redditi e investimenti - ha concluso il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ricordando come tappa fondamentale quella degli accordi con gli Stati Uniti-TTIP - la priorità è rafforzare le condizioni per la crescita della domanda estera, che entro il 2020 dovrà valere il 50% sul totale della nostra produzione".

IL MINISTRO MAURIZIO MARTINA: IMPEGNO CENTRALE SU INTERPROFESSIONE ED EXPORT

Precise le osservazioni del ministro Marizio Martina rispetto ai temi al centro del convegno, a partire da quello che ha definito "un gioco i squadra importante di tutte le forze in campo, perché le istituzioni, da sole, non possono risolvere problemi che coinvolgono direttamente altri soggetti ed altri attori importanti a tutela delle nostre eccellenze". Siano in ritardo, ha detto Martina, rispetto ad azioni sulle quali già da 2008 occorreva avviare n dibattito più concreto e produttivo, perchè è da allora che conosciamo i tempi della cessazione del regime delle quote latte UE: in ogni caso dobbiamo guardare avanti, puntando su due punti di forza: l'interprofessione nel sistema latte e formaggio, sulla quale il ministero farà la propria parte per essere elemento di stimolo e di coagulo riorganizzativo e, contemporaneamente, il rafforzamento dei consorzi di tutela in uno scenario che cambia e va riletto con una visione aperta. Per Martina, il problema è sì il mercato interno, ma soprattutto lo scenario internazionale: l'Italia - ha detto - è il Paese che meglio utilizza le possibilità di tutela offerte dalla Corte di Giustizia UE, ma fuori dall'Europa c'è il grande tema politico della protezione in grandi Paesi come gli Usa, molto attenti alla politica dei marchi, mentre noi siamo molto attenti alla tutela dele DOP. Il saldo - ha aggiunto Martina- è a nostro favore nelle trattative sull'agroalimentare, possiamo agire bene e con una buona tattica, e di fronte alle opportunità che abbiamo (e anche ai rischi comunque insiti nelle trattative) è fondamentale il tema organizzativo, il presentarsi uniti e capaci di migliorare le nostre piattaforme sulle nostre esortazioni.


Seconda settimana in crescita per il Parmigiano Reggiano. Il Latte spot crudo nazionale ancora in salita. Padano ancora dormiente mentre il burro guadagna 10 centesimi.

di Virgilio, 28 gennaio 2015 -

LATTE SPOT Prosegue anche nella 5° settimana il recupero del Latte crudo spot nazionale. Con un +1,43%, che segue il +2,94% registrato nella ottava precedente, la borsa veronese registra tra 36,09 e 37,12 €/100 litri di latte gli estremi dei prezzi contrattati. Fermo invece il latte spot pastorizzato estero il quale nella precedente seduta borsistica aveva, in un solo colpo, guadagnato il 3,28% (31,96-32,99€/100/litri).

BURRO E PANNA Colpa di coda del burro che guadagna 10 centesimi sulla piazza milanese relativamente a tutte le referenze oggetto di contrattazione.
Recupera 10 centesimi anche il burro zangolato trattato alla borsa reggiana anticipando, moto probabilmente la quotazione (1,30€/kg) che uscirà della prossima seduta camerale di Parma del 30 gennaio.
Nessuna variazione è stata osservata relativamente alla crema e alla panna a uso alimentare quotate rispettivamente a Milano e a Verona.

Burro

GRANA PADANO Fermo il Grana Padano salvo un leggero incremento di 5 centesimi per il 15 mesi di stagionatura quotato a Milano raggiungendo i 7,70€/kg come valore massimo registrato a Milano. Confermati pertanto i listini mantovani sia per il 10 e sia per il 14-16 mesi di stagionatura: 6,35-6,60€/kg. e 7,05 - 7,30€/kg. A Milano invece, oltre alla ripresa del 15 mesi sopra menzionata, la forbice di prezzo del 9 mesi di stagionatura è compresa tra 6,35 e 6,45€/kg.

PARMIGIANO REGGIANO Seconda settimana consecutiva di recupero del Parmigiano Reggiano quotato alla borsa di riferimento comprensoriale di Parma. 5 centesimi recuperati ancora dal 12 e dal 24 mesi di stagionatura. Nello specifico 7,35-7,75€/kg è la quotazione del 12 mesi di stagionatura e tra 8,75 e 9,10€/kg per il 24 mesi d'invecchiamento.

 

Pubblicato in Agroalimentare Emilia


Parmigiano Reggiano, Guidi all'audizione al Senato: "E' crisi per uno dei prodotti simbolo del made in Italy nel mondo. Più ruolo agli allevatori, riduzione dei costi e promozione"
Roma 20 gennaio 2015 -"Le scelte di politica internazionale continuano a condizionare l'economia. E' il caso del Parmigiano Reggiano, la cui crisi di prezzo rispecchia, anche se con diverso impatto, quella di tutto il settore lattiero caseario, tra calo dei consumi e squilibri conseguenti all'embargo russo". Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, nel corso dell'audizione in Commissione Agricoltura del Senato, sulle difficoltà del Parmigiano Reggiano.
Confagricoltura ha posto in evidenza come la stragrande maggioranza dei formaggi Dop vaccini italiani stiano vivendo un momento di difficoltà, con diminuzioni dei prezzi che, per il Parmigiano Reggiano, proseguono da alcuni anni e che arrivano anche al 6-9% su base annua ed al 16-19% su base mensile a gennaio di quest'anno.
"Le decisioni strategiche del comparto devono tenere conto delle esigenze degli allevatori in un quadro di regole che, forse, dopo tanti anni va riformato – ha sottolineato Mario Guidi - . Le quotazioni vanno alzate dove i mercati lo consentono, perché la politica dei prezzi bassi per un prodotto come il Parmigiano Reggiano non può reggere; va fatta poi una riflessione sul contenimento dei costi di produzione e sulla politica di promozione dei consumi sul mercato interno ed all'estero".
"Senz'altro – ha concluso il presidente di Confagricoltura - bisognerà continuare a spingere sull'export, differenziando la strategia di marketing in funzione delle diverse tipologie di prodotto ed eliminando le barriere tariffarie e non tariffarie, ad esempio cogliendo la prossima occasione dell'accordo TTIP tra USA ed UE. Il tutto con la consapevolezza che il Parmigiano Reggiano è un prodotto unico, ambasciatore del made in Italy nel mondo".
(Fonte Confagricoltura)


Alai, "non è pensabile che possa essere lasciata al mercato una selezione fra allevatori e caseifici che indebolirebbe tutto il sistema".

Reggio Emilia, 20 gennaio 2015 - Si è aperto con un ampio spaccato sulla situazione del comparto l'intervento del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, nel corso dell'audizione avvenuta oggi in Commissione Agricoltura del Senato sulle problematiche della filiera nell'ambito della più ampia situazione lattiero casearia italiana.
Alai ha evidenziato, in primo luogo, l'eterogeneità delle caratteristiche degli allevamenti e delle diverse condizioni produttive che connotano (anche in termini di costi) le imprese del territorio.
Nelle aree montane - ha sottolineato il presidente del Consorzio - la media produttiva annua di un allevamento è pari a 2.900 quintali rispetto ad un dato medio comprensoriale pari a 4.900 quintali. I primi 5 allevamenti - ha aggiunto - producono 535.000 quintali di latte, cifra pari a quella che realizzano, insieme, i 750 allevamenti più piccoli; una situazione analoga si registra anche a livello di strutture di trasformazione, laddove i primi 6 caseifici producono 360.000, corrispondenti a quelle che annualmente escono dai 130 caseifici più piccoli del comprensorio.
"In una situazione che registra pesanti difficoltà a carico di tutti gli allevamenti, ma con aggravi specifici per quelli operanti in montagna e per i giovani allevatori che si sono insediati più recentemente – ha proseguito Alai – non è pensabile che possa essere lasciata al mercato una selezione fra allevatori e caseifici che indebolirebbe tutto il sistema, perché non esistono condizioni che possano avvantaggiare un modello o una dimensione rispetto ad un'altra in una filiera in cui il protagonista è un prodotto artigianale, alle cui quotazioni si legano le prospettive di reddito di ogni tipologia d'impresa".
Il presidente del Consorzio ha poi sottolineato la delicatezza del passaggio che sta avvenendo sul versante produttivo: da una parte, infatti, con la cessazione del regime delle quote latte si passerà da una produzione contingentata per trent'anni ad un regime libero le cui ripercussioni segneranno profondamente il futuro del settore in Europa, mentre dall'altra si è già arrivati, nell'ambito del sistema Parmigiano Reggiano, alla gestione volontaria di una regolazione dell'offerta legata direttamente ai produttori, visto che proprio il Consorzio del Parmigiano Reggiano è l'unico ente di tutela che ha assegnato le quote latte da trasformare in formaggio direttamente agli allevatori.
A fronte della debolezza che i caseifici scontano sul versante della commercializzazione diretta (con il passaggio del prodotto a commercianti stagionatori che a propria volta si relazionano con il mondo della distribuzione), proprio il governo della produzione – ha detto Alai – è un elemento strategico, attraverso il quale, come se fossimo di fronte ad un'unica "fabbrica" – si punta ad orientare e governare il mercato, con una diretta ricaduta sull'esito delle contrattazioni e delle quotazioni, i cui andamenti sono positivi o negativi proprio in base all'entità quantitativa dell'offerta.
Nel successivo dibattito (interventi dei senatori Ruta, Latorre, Pagliari, Gaetti, Vaccari) sono stati poi affrontati diversi temi (dalle iniziative per l'export alla modulazione dell'offerta, a eventuali funzioni del Consorzio nel campo degli acquisti collettivi), riprese ampiamente, e con ulteriori richieste di approfondimento, dalla vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, Leana Pignedoli, con particolare riguardo alle funzioni istituzionali del Consorzio, alla possibilità di costituire società commerciali, alla convivenza, all'interno del Consorzio, di produttori e stagionatori-commercianti.
Nel corso dell'audizione si è parlato anche delle azioni a supporto dell'export che possono essere messe in atto da parte del Governo e dell'esigenza di nuove azioni di coordinamento della filiera che consentano al sistema legato al Parmigiano Reggiano di presentarsi sul mercato in modo più compatto e coeso.
(Fonte Centro Stampa Comunicazione Integrata)

I dati che emergono dall'analisi effettuata da Confcooperative Modena sui bilanci al 31 dicembre 2013 di 41 delle 45 cooperative casearie aderenti -

Modena, 21 gennaio 2015

Stabili volume di latte lavorato e numero di forme prodotte, leggero calo del prezzo medio di liquidazione del latte. Sono i dati che emergono dall'analisi effettuata da Confcooperative Modena sui bilanci al 31 dicembre 2013 di 41 delle 45 cooperative casearie aderenti. Si tratta di 29 caseifici di montagna e dodici di pianura che rappresentano il 58 per cento dei 78 caseifici attivi in provincia di Modena a fine 2013 (371 nell'intero comprensorio del Parmigiano Reggiano).

«Nel 2013 il latte conferito alle nostre cooperative ha superato 1,74 milioni di quintali, rimanendo sostanzialmente stabile nelle quantità (4 mila quintali in più rispetto al 2012) – afferma il direttore di Confcooperative Modena Cristian Golinelli – Questo è accaduto nonostante sia diminuito il numero dei caseifici; ciò significa che si è rivelata giusta la politica delle aggregazioni tra cooperative che stiamo portando avanti da qualche anno».

Dei 41 caseifici monitorati, 24 si posizionano tra i 20 e i 50 mila quintali di latte lavorato; sono sette, invece, i caseifici che lavorano oltre 50 mila quintali di latte l'anno. Nel dettaglio, i 29 caseifici di montagna (in media hanno nove soci conferenti) hanno trasformato in Parmigiano Reggiano 795 mila quintali di latte, mentre le dodici cooperative di pianura (media di 17 soci) hanno lavorato 949 mila quintali di latte. Nel 2013 in provincia di Modena sono state prodotte 622.511 forme di Parmigiano Reggiano; il 51,06 per cento delle forme è stato prodotto dai 41 caseifici aderenti a Confcooperative Modena (quasi 145 mila forme i caseifici della montagna, 174 mila quelli di pianura). Si conferma buona la resa del formaggio, che oscilla tra i 7,19 e 7,18 kg di Parmigiano Reggiano ogni cento litri di latte lavorato. L'unico dato non positivo è il calo del prezzo medio di liquidazione del latte, che l'anno scorso si è fermato a 54 centesimi al litro (era di 70 centesimi nel 2010).

«Si tratta di valori ancora accettabili, anche se in montagna i costi di produzione sono più alti rispetto alla pianura e gli allevatori hanno margini inferiori - commenta Giordano Toni, responsabile del settore lattiero-caseario di Confcooperative Modena - Purtroppo prevediamo che il latte conferito nel 2014 subirà un calo di queste quotazioni, con il rischio che gli allevatori non riescano a coprire i costi di produzione». In compenso vanno bene le vendite dirette effettuate dagli spacci aziendali: nel 2013 i quattordici caseifici di montagna che hanno il negozio hanno venduto quasi 12 mila forme (prezzo medio 11,66/kg), mentre i dodici caseifici di pianura con spaccio hanno ricavato un prezzo medio di 12,49 euro/kg dalle oltre 16 mila forme vendute.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative MO)

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