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In rialzo a fine 2013, in flessione nei primi 3 mesi 2014. Produzione stabile. L'influenza delle tensioni fortemente ribassiste sul mercato mondiale del latte.

Reggio Emilia, 15 maggio 2014 - La forte tensione che caratterizza il mercato internazionale del latte ha ripercussioni evidenti anche sul Parmigiano Reggiano, ma a differenza del latte spot (segnato da un crollo delle quotazioni, scese di quasi il 50%, anche a seguito del fortissimo aumento della produzione di latte negli ultimi mesi nel centro e nord Europa) e di altri formaggi, per il Parmigiano Reggiano la flessione delle quotazioni (-8% dall'inizio dell'anno ad oggi) dovrebbe ora arrestarsi e, a breve, se non interverranno fenomeni speculativi, è prevedibile una ripresa.
Sono queste le valutazioni emerse dal Comitato Esecutivo del Consorzio del Parmigiano Reggiano a fronte del drastico calo del prezzo del latte a livello mondiale e della tendenza ad un ulteriore e pesante ribasso.
Dal Consorzio, dunque, preoccupazioni per questa spinta ribassista che ha determinato anche una flessione evidente delle quotazioni del Parmigiano Reggiano (oltre 50 centesimi da febbraio ad oggi dopo il buon rialzo di fine 2013), ma anche una serie di considerazioni specifiche sulle condizioni del settore che lasciano intravvedere la fine di questo negativo ciclo.
"Dall'inizio dell'anno – sottolinea il presidente dell'Ente di tutela, Giuseppe Alai – la produzione è stabile (-0,03%), e anche nel mese di aprile si è attestata allo stesso livello del 2013".
"La tendenza alla riduzione dei quantitativi, peraltro, si è avviata nell'estate 2013 (-0,83% il saldo dell'anno), e si va così gradualmente compensando quella forte crescita avvenuta nel 2011 (+7,1%) e nel 2012 (+2,3%) che – per un formaggio a lunga stagionatura – genera effetti pesanti che si scontano da 12 a 30 mesi dopo il momento della produzione".
"Grazie all'adozione del piano che regolamenta proprio i quantitativi – prosegue il presidente del Consorzio – la produzione si è così stabilizzata da quasi un anno su livelli compatibili con una domanda che sul mercato interno sconta gli effetti della crisi economica sull'acquisto di formaggi duri nella Gdo (compensato in parte, per il Parmigiano Reggiano, dall'aumento delle vendite dirette in caseificio), mentre su quelli esteri continua a registrare sensibili incrementi anche nei primi quattro mesi del 2014".
Da qui, dunque, le valutazioni che spingono il Consorzio a prevedere il raggiungimento di condizioni di equilibrio, dapprima in grado di stabilizzare subito le quotazioni e, poi, favorevoli ad un possibile rialzo.
"Le condizioni oggettive del mercato – conclude Alai – spingono in questa direzione, ed occorrerà vigilare affinché non si insinuino tendenze che rivelerebbero la presenza di fenomeni puramente speculativi lungo la filiera di una Dop che non ha nulla a che vedere con il latte spot".
(Ufficio stampa CFPR)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 11 Maggio 2014 08:34

Europa DOP. Il "Parmigiano" deve cambiare.

 

 

 

 

Il Parmigiano Reggiano è anche un presidio sociale ma per non perdere competitività occorre rivedere le norme per adeguarle alle tecnologie e alla modernità. 

 

Parma 8 maggio 2014 - 

 

1.190.00 forme e un fatturato oscillante tra i 400 e i 480 milioni di euro sono i numeri che danno le dimensioni del segmento “Parmigiano Reggiano” nel contesto agricolo della provincia di Parma esposti da Andrea Bonati, Presidente della locale sezione consortile, aprendo i lavori del convegno Europa Dop lo scorso 8 maggio.  

Da Bonati arriva anche la preoccupazione, peraltro ciclica, dei prezzi all’ingrosso del prodotto. “Troppo spesso, sottolinea Andrea Bonati,  ho sentito dire che sotto a un certo prezzo il parmigiano non potrà  andare e che non potrà andare oltre una certa soglia. Invece dobbiamo abituarci a considerare delle medie pluriennali”. Un mercato difficile che seleziona i produttori, i trasformatori e le aziende di stagionatura “per efficienza produttiva e per efficienza finanziaria. Un mercato che vorremmo impermeabile ma che invece non è. Un settore conclude Bonati, che risente della situazione economica generale. Quando c’è un calo dei consumi una fetta tocca a noi.” 

Per quanto non espressamente  dichiarato la preoccupazione di Bonati è rivolta alla costante contrazione dei prezzi che il Parmigiano Reggiano sta registrando nei mercati borsistici i quali, probabilmente, ancora non hanno registrato una tendenza prossima agli otto euro al chilogrammo. Forse soltanto voci di corridoio che girano tra gli operatori ma che certamente non generano un clima di fiducia.

“Siamo un po’ datati” è l’incipit del Presidente della CCIAA, Andrea Zanlari. “All’interno di una politica di riorganizzazione del paese non possiamo dimenticare il ruolo che ha avuto il parmigiano reggiano nel presidio di  natura sociale. E’ un presidio di una realtà  che è diventata nel tempo un po’ sedimentata. I disciplinari sono nati 50 anni fa e credo che bisogna prendere di nuovo in mano questo rapporto, tempo che passa, disciplinari, innovazione tecnologica per cominciare a ragionare. Credo che sulla qualità del prodotto si sia fatto molto e sulla tutela si cominci a fare meglio.” 

Sullo stesso tono anche la posizione di Cesare Azzali, direttore dell’Unione Industriali di Parma, “i dati sono di una chiarezza assoluta, questo è un prodotto eccezionale per caratteristiche  organolettiche e gusto che sta perdendo terreno sul mercato. Nel senso che c’è stata una trasformazione organizzativa,  ci sono state molte attività che hanno cercato di accompagnare e favorire questo tipo di trasformazione però di fatto altri soggetti,  che operano sul mercato, sono stati molto più capaci, molto più determinati e molto più lucidi dei produttori del Parmigiano Reggiano e del loro consorzio”. Non fa una critica, tende a sottolineare Azzali, personalizzata ma una constatazione della situazione in cui la colpa è un po’ di tutti. “Abbiamo coltivato per troppo tempo l’illusione che l’eccellenza del prodotto fosse di per sé elemento sufficiente  per ottenere risultati positivi sui mercati. Credo che sia diventato il momento di cambiare. Il mercato ci apprezza se ci conosce. Non solo, molti mercati ci apprezzano se riusciamo a fare apprezzare quelle che noi consideriamo essere le caratteristiche eccezionali”. Per vendere questo prodotto, conclude Azzali, occorre cominciare a fare ciascuno bene il proprio mestiere e tenere conto che il mercato è uno solo e perciò occorre iniziare a ragionare diversamente nelle relazioni europee.

E di relazioni europee ne ha parlato Paolo de Castro richiamando l’attenzione sulla legislatura appena conclusa che, a suo dire, ha molto lavorato e prodotto ben 45 regolamenti, immediatamente applicabili. Si parla molto di spinta antieuropeista ma l’Europa è composta, a livello parlamentare, da ben 73 rappresentanti, numero mantenuto anche dopo lo snellimento determinato a seguito dell’ingresso della Croazia come 28esimo paese membro. “Quando critichiamo l’Europa, commenta il Presidente della Commissione Agricoltura UE, dobbiamo domandarci chi c’era là e cosa hanno fatto”. Tra l’altro, dopo il Trattato di Lisbona, molti maggiori poteri sono stati destinati al Parlamento europeo che ora non solo esprime pareri bensì può modificare e autorizzare le proposte di legge. Insomma, per De Castro “abbiamo bisogno di più Europa” in generale mentre nello specifico settore alimentare anche di una molto maggiore organizzazione per affrontare con efficienza i mercati internazionali. 

Al convegno hanno partecipato anche i Andrea Fabbri presidente del Corso di scienze gastronomiche dell’ateneo di Parma il quale ha fatto un’escursione sulle molteplici ricerche realizzate, anche in forma interdisciplinare, dall’Università di Parma e la direttrice del del dipartimento di Qualità OCQ, Simona Pigoni.  Per il Vicepresidente e Assessore all’agricoltura della Provincia di Parma Pierluigi Ferrari “la qualità, lo insegnate a me, è una conquista quotidiana, e allora qualità significa identità di un territorio distintività di un prodotto e unicità di un processo produttivo. Tutto questo ha bisogno del mondo agricolo  e di un mondo agricolo che si affermi. Ha bisogno di una politica centrale che sappia recuperare quota  perché questo è un mondo che ha fame di terra e ha fame di cibo. Noi é da qui, da questo territorio, che possiamo contribuire a dare una risposta.” 

 

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COLDIRETTI E CAMPAGNA AMICA ADOTTANO PRIMO DOCUMENTO DOP PARMIGIANO

Parma 08 Maggio 2014 -- - -

“Si è sempre comunemente detto et dice li formaggi essere di Parma, quando essi formaggi sono stati et sono alle cascine delli infrascritti luoghi, cioè del Cornocchio, di Fontevivo, di Mandregolo, di Noceto, et simili luoghi circonvicini alla medesima città di Parma”.

Così recita il primo documento che delimita la zona di produzione del Parmigiano, “adottato” da Coldiretti Emilia Romagna, che ieri a Parma ha organizzato il mercato di Campagna Amica “GustosaMente”, proprio sotto i portici dell’ospedale Vecchio, dove ha sede l’Archivio di Stato che conserva l’antico documento.

Redatto il 7 agosto 1612, dal notaio camerale Giacomo Muratori, alla presenza di Sante Bernarduzzi, anziano dell’arte dei lardaroli e formaggiai di Parma, affiancato da quattro reggenti della medesima arte e il tesoriere generale dello stato farnesiano, Bartolomeo Riva, il documento risente dei quattro secoli di vita ed ha necessità di essere restaurato. Al restauro daranno un contributo importante proprio Coldiretti e Campagna Amica, che al mercato di Parma hanno portato prodotti all’altezza della storia e della tradizione del documento del 1612 perché sono tra quelli che hanno contribuito a fare di Parma e dell’Emilia Romagna la food valley che è oggi. i cittadini di Parma hanno potuto infatti scegliere tra il Parmigiano Reggiano di vacche rosse, la razza il cui latte è stato il primo ad essere usato nel medioevo per la produzione del “Re dei formaggi”, i salumi di maiale nero di Parma, salvato dall’estinzione ed oggi nell’olimpo dei maiali di antica tradizione, l’aceto balsamico tradizionale di Modena,

PRRE Coldiretti Cibus2014       gde

Sotto i portici dell'Ospedale vecchio il mercato di Campagna Amica raccoglierà fondi per contribuire al restauro del documento dell'archivio di Stato di Parma che testimonia la prima denominazione d'origine del Parmigiano, rogato quattro secoli fa dalla Camera Ducale di Parma -

 

Parma, 5 maggio 2014 -

 

Coldiretti Emilia Romagna contribuirà a salvare il primo documento, rogato dalla camera ducale di Parma e datato 1612, di riconoscimento della denominazione d’origine “Parmigiano” per il formaggio prodotto nel territorio di Parma. E’ questo l’obiettivo del mercato di Campagna Amica “GustosaMente”, promosso da Coldiretti per mercoledì 7 maggio dalle ore 16.00 alle 22.00 sotto i portici dell’Ospedale vecchio di Parma, in strada Massimo D’Azeglio 45. Una parte degli incassi del mercato, infatti, verrà destinato al restauro dell’importante documento.

L’iniziativa si svolgerà in abbinamento con “Carte… in tavola”, esposizione di documenti dell’Archivio di Stato di Parma sull’alimentazione e sulle produzioni tipiche del territorio, che si svolge nell’ambito di Cibusland che ha portato il Cibus per le strade di Parma.

Tra i prodotti che saranno venduti al mercato di Campagna Amica ci sarà il Parmigiano Reggiano prodotto con latte di vacche rosse, la razza il cui latte è stato il primo ad essere usato nel medioevo per la produzione del “Re dei formaggi”. Non mancherà un’altra gloria della tradizione gastronomica dell’Emilia Romagna, l’aceto balsamico tradizionale di Modena, portato a Cibusland dall’acetaia san Donnino che ha sede nell’omonima villa Liberty, famosa per essere stata set cinematografica del film di Bernardo Bertolucci, Novecento.

Sulla scia dei prodotti che hanno fatto la storia di questa terra, descritti proprio nei documenti dell’archivio di Stato, in via D’Azeglio ci saranno anche i salumi di maiale nero di Parma, animale salvato dalla scomparsa dalla testardaggine di alcuni allevatori, che hanno voluto riprendere l’allevamento di una vera gloria territorio, che oggi è nell’aristocrazia dell’enogastronomia e si presenta con il prosciutto che ha ancora attaccato lo zampetto con l’unghia, come si usa per i prosciutti di razze locali di antica tradizione.

Altri prodotti di alta qualità in vendita al mercato vanno dai funghi biologici alla birra agricola, dai formaggi ovicaprini alla frutta e verdura fresca.

 

(Fonte: ufficio stampa Coldiretti Parma)

 

Domenica, 27 Aprile 2014 10:02

Parma, EUROPA DOP. Incontro con Paolo De Castro

Il percorso del Parmigiano Reggiano tra libero mercato e tutela dei consumatori. Il Territorio incontra Paolo De Castro.

 

Parma, 24 aprile 2014 - 

Il prossimo 8 maggio, la sezione di Parma del Consorzio del Parmigiano Reggiano organizza un incontro sul tema “Il percorso del Parmigiano Reggiano tra libero mercato e tutela dei consumatori.” 

Oltre presidente della sezione, Andrea Bonati,   presenzieranno Pierluigi Ferrari, Andrea Zanlari, Andrea Fabbri, Simona Pigoni e Cesare Azzali. Il Presidente Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo, Paolo de Castro, chiuderà gli interventi.

 

Europa DOP - programma e relatori

 


  

 

Giuseppe Alai svela i programmi del Parmigiano Reggiano. Dai piani produttivi  alla qualità del prodotto per passare alle quote produttive.  Esclusa la raccolta unica.

 

Noceto (PR) - aprile 2014 - 

 

Il Parmigiano Reggiano “tira”, almeno a vedere il folto pubblico che ha  partecipato all’incontro con il Presidente del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano organizzato dal Centro di Consulenze Aziendali “Agriverde” lo scorso 16 aprile. 

Il Presidente consortile, Giuseppe Alai, si è confrontato a tutto campo con gli  oltre 70 operatori presenti alla Sala Civica di Noceto, tra produttori di latte e  presidenti di caseifici sociali,   affrontando sia temi tecnici sia temi legati alla commercializzazione e al marketing senza sottrarsi alle questioni più spinose che lo coinvolgono anche personalmente.

Tra i temi tecnici, si è discusso sull’utilizzo del robot di mungitura e sulla  attribuzione di incrementi produttivi ai giovani che si insediano per la prima volta in azienda ma anche della qualità del prodotto a livello comprensoriale  e delle strategie di marketing per assicurare visibilità in Italia e all’estero. Dalle  iniziative a maggiore contenuto emozionale come la recente  apertura record di 600 forme in un’importante catena distributiva, ad esempio, alle iniziative di più ampio respiro educativo  quale è il progetto consortile di educazione alimentare rivolto a 1.000 insegnanti e 20.000 studenti.

Giuseppe Alai

La tutela del reddito dei produttori è l’obiettivo primario delle azioni e dei programmi di lavoro del Consorzio. Il presidente Alai è fortemente convinto che il Consorzio deve generare le condizioni affinché ciò possa avvenire attraverso l’individuazione di quattro pilastri:  “quanto” produrre, “come” produrre per la tutela della qualità avendo ben chiaro per quali mercati e per quali consumatori.

Particolarmente apprezzato dai produttori è stato  il fatto che la capacità produttiva, oggi in quota latte e domani in quota forme, sia e rimanga una dotazione dell’azienda agricola e quindi un suo patrimonio e non del caseificio di trasformazione. Altro punto forte che ha sicuramente interessato i molti giovani presenti in sala, ha riguardato  l’illustrazione dei  piani produttivi, 2014 – 2016, in approvazione al ministero e in  particolar modo per quanto concerne il quantitativo di produzione da riservare ai giovani

Alai si è però anche particolarmente soffermato su alcuni aspetti qualitativi e  sulla natura merceologica del prodotto e alcune considerazioni  in merito alla differenza, sostanziale, fra il formaggio semigrasso, nel quale si colloca ad oggi il Parmigiano Reggiano, e i formaggi grassi.

Una categoria, quest’ultima, dalla quale il Parmigiano Reggiano deve stare ben lontano (e qui è fondamentale l’impegno di tutti i produttori): questa definizione, infatti, comporterebbe diverse un approccio negativo da parte di chi è più attento all’alimentazione e, conseguentemente, si potrebbero avere ripercussioni negative in termini di commercializzazione.

Altro aspetto trattato, e particolarmente importante dal punto di vista del bilancio delle latterie e delle aziende agricole, è stato il costo di trasformazione del formaggio, che oggi risulta differenziato in modo assai rilevante. I dati a livello comprensoriale, infatti, oscillano notevolmente fra cifre al di sotto dei dieci euro/quintale per arrivare fino ad oltrepassare i venti.

Questi dati dovrebbero dunque indurre una attenta riflessione, soprattutto in ambito cooperativo, al fine di giungere ad aggregazioni delle latterie finalizzate proprio alla riduzione dei costi, garantendo così maggior reddito a chi produce latte.

Relativamente al tentativo della riduzione dei costi di trasformazione sono state invece smentite voci, messe in circolo non si sa da chi e per quali ragioni, che davano per certo l’applicazione della raccolta unica. Molto ferma la puntualizzazione di Alai: questo non fa parte dei programmi del Consorzio.

Nella seconda parte dell’incontro, Alai ha poi illustrato le finalità e il lavoro sviluppato dalla società I4S (nata nel 2010 per concorrere ad arginare le crisi cicliche del comparto, promuovendo sull’estero nuove vendite in grado di abbassare la quota di prodotto disponibile sul mercato interno, il cui eccesso è sempre stato all’origine delle crisi), fornendo i dati i dati relativi ai costi, alla relazione con i caseifici, al numero di forme ritirate dal mercato.

Il presidente ha poi fatto il punto su alcune iniziative finalizzate alla promozione e alla conoscenza del prodotto sui mercati internazionali. Tra queste, ha ricordato anche l’evento che ha visto il taglio contemporaneo di seicento forme avvenuto a New York, Canada e Inghilterra ad opera di  una catena di supermercati (la Whole Foods), che ha così avvicinato maggiormente i consumatori al consumo di spicchi, dimostrando come si presenta all’origine un prodotto che spesso vedono solo grattugiato.

Questa iniziativa, imitata a brevissimo da altra importante catena di distribuzione concorrente, ha avuto come risultato l’incremento delle forme tagliate in contemporanea che ha raggiunto il numero di 1.003. Queste iniziative hanno permesso al Parmigiano-Reggiano di occupare le prime pagine di molti quotidiani e riviste del settore i tutti i paesi in cui si è tenuta l’iniziativa, permettendo anche la vendita, nei giorni degli eventi e successivi, di una quantità di forme di Parmigiano corrispondente dalle tre alle sei volte il numero di forme tagliate.

Non potevano mancare, nell’occasione, anche alcuni approfondimenti circa le critiche che sono state mosse al Consorzio del Parmigiano Reggiano nelle scorse settimane: attacchi strumentali di cui sono poco chiare le fondamenta e gli obiettivi, ma che hanno sicuramente inciso negativamente sull’immagine del prodotto. 

Il Consorzio ha immediatamente reagito  con determinazione e chiarezza, ed oggi  la difesa del buon nome dell’Ente di tutela e dei suoi rappresentanti è affidata ai legali. Comunque andrà a finire, quanto accaduto, resterà comunque una brutta pagina nella storia del settore, le cui conseguenze ricadranno sulle imprese agricole che, invece di essere tutelate, rischiano di essere danneggiate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Festeggiamenti per l'ottantesimo anniversario della cooperativa: risale al 1934 l'anno di produzione delle prime forme di Parmigiano Reggiano -

 

Modena, 24 aprile 2014

 

Grande festa ieri sera, mercoledì 23 aprile, al caseificio Oratorio S. Giorgio, l'ultimo ancora attivo a Carpi. Alla ricorrenza di S. Giorgio Martire, che la cooperativa celebra ogni 23 aprile, si sono uniti i festeggiamenti per l'ottantesimo anniversario della cooperativa. Pur essendo stata costituita nel 1933, infatti, risale al 1934 l'anno di produzione delle prime forme di Parmigiano Reggiano.

Alla festa per gli ottant'anni del caseificio carpigiano sono intervenuti, tra gli altri, il presidente di Confcooperative Modena Gaetano De Vinco, il direttore Cristian Golinelli, il presidente della Provincia Emilio Sabattini, il sindaco di Carpi Enrico Campedelli, gli assessori Alberto Bellelli, Carmelo Alberto D'Addese e Simone Morelli. De Vinco ha consegnato una pergamena commemorativa al presidente dell'Oratorio S. Giorgio, il correggese Attilio Redolfi e al vicepresidente Emilio Cavazzuti, carpigiano.

«Questo caseificio è frutto di un capitale intergenerazionale – ha detto De Vinco – Ottant'anni fa i primi soci hanno investito risorse non solo per loro stessi, ma anche per i propri figli e nipoti». Il caseificio Oratorio S. Giorgio di Carpi ha otto soci che conferiscono 27 mila quintali di latte; la produzione annua di Parmigiano Reggiano si aggira sulle 5 mila forme. Il 70 per cento del prodotto è venduto nei due spacci: uno si trova presso il caseificio, l'altro all'interno del mercato coperto di Carpi. In questo periodo la cooperativa, che aveva subito danni a causa del terremoto, è impegnata nella ristrutturazione del punto vendita e del magazzino per la stagionatura del formaggio: per i lavori, che dovrebbero concludersi entro l'anno, è stato investito un milione di euro. 

 

(fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)

 

Parmigiano Reggiano

 

 

Aperte in contemporanea 600 forme di Parmigiano Reggiano in altrettanti punti vendita di Whole Foods di New York, Canada e Gran Bretagna.

 

Reggio Emilia, 8 marzo 2014  -  Oltre 600 forme di Parmigiano Reggiano sono state aperte contemporaneamente in altrettanti punti vendita (dagli Usa alla Gran Bretagna, al Canada) della catena Whole Foods, che ha dedicato al “re” dei formaggi l’edizione 2014 dell’evento “Crack Heard Around the World”.

Il via alla spettacolare manifestazione è stato lanciato dal punto vendita Whole Foods di Brooklyn (New York) da parte del presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai, che insieme al consigliere Aldemiro Bertolini (presidente della sezione di Modena) e allo chef tristellato Michelin, Massimo Bottura, ha direttamente tagliato una forma.

In contemporanea, il personale del reparto formaggi degli altri negozi della catena si è cimentato nella stessa operazione, tra la curiosità di migliaia di clienti che hanno poi potuto degustare il prodotto e acquistarlo.

Una forma di spettacolarizzazione particolarmente apprezzata fuori dai confini nazionali, ed in particolare negli Stati Uniti, che consente – osserva il Consorzio – quel contatto diretto con i consumatori che risulta fondamentale per far apprezzare nel migliore dei modi le caratteristiche del prodotto, inserendo negli eventi una serie di informazioni relative alla tradizione e alla storia di un prodotto naturale che conquista anche e soprattutto per questi elementi di legame con un preciso territorio.

“In molte aree – prosegue il Consorzio – proprio il rapporto diretto con la distribuzione e i consumatori rappresenta una efficace forma di contrasto a quelle evocazioni delle denominazioni di Dop come la nostra che le leggi locali ammettono (ad esempio proprio negli USA, dove ora si è aperta la battaglia lanciata dalla UE contro l’uso di termini come “parmesan” e altri), ma consentono anche di avvicinare maggiormente i consumatori al consumo di spicchi e di dimostrare come si presenta all’origine un prodotto che spesso vedono solo grattugiato”.

Non a caso Whole Foods ha scelto il Parmigiano Reggiano come formaggio principe tra tutti quelli venduti. La catena, infatti, ricerca e seleziona direttamente i fornitori nell’area di produzione ed investe molto sulla formazione del personale dei punti vendita, guidando gli addetti ad una buona conoscenza delle caratteristiche del Parmigiano Reggiano e delle corrette metodologie di servizio e conservazione. 

L’evento cui è stato dato il via a Brooklyn (e qui erano presenti grandi chef americani, Cristina Braguzzi, rappresentante di Antica Formaggeria di Carpi, l’azienda esportatrice che ha organizzato l’evento in collaborazione con la catena e con Forever Cheese, ditta importatrice rappresentata per l’occasione da Michele Buster) è stato anche preceduto da uno speciale incontro, riservato  alla stampa, presso il punto vendita Whole Foods di Columbus Circle (Manhattan, New York) durante il quale lo chef Massimo Bottura, patron dell’Osteria Francescana che vanta tre stelle Michelin ed è nella lista dei tre migliori ristoranti al mondo, ha dato vita ad un momento di alta cucina per mostrare la versatilità del Parmigiano Reggiano.

L’iniziativa ha avuto un notevole ritorno mediatico, anche grazie ad un concorso che ha coinvolto food blogger e consumatori, invitandoli ad inviare un proprio pensiero dedicato al Re dei formaggi. I vincitori saranno premiati con un viaggio di una settimana nella zona d’origine del Parmigiano Reggiano.

 

Centro Stampa Comunicazione Integrata:   Gino Belli   tel. +39 0522 546277;  

Sabato 12 aprile inaugurazione del nuovo stabilimento di produzione 4 Madonne Caseificio dell'Emilia, che nel terremoto del 29 maggio 2012 ha perso 18 mila forme di Parmigiano Reggiano e subito danni per 7,5 milioni di euro -
 

Modena, 10 aprile 2014

Nel terremoto del 29 maggio 2012 ha perso 18 mila forme di Parmigiano Reggiano e subito danni per 7,5 milioni di euro. Meno di due anni dopo è l'unico caseificio dell'intero comprensorio del Parmigiano Reggiano a produrre formaggio in quattro stabilimenti: Lesignana di Modena, Camurana di Medolla, Varana di Serramazzoni e Arceto di Scandiano (Reggio Emilia).

Stiamo parlando del 4 Madonne Caseificio dell'Emilia, cooperativa che aderisce a Confcooperative Modena e associa 65 aziende agricole le quali conferiscono oltre 400 mila quintali di latte, con una produzione annua che si aggira sulle 75 mila forme. La metà è prodotta a Lesignana nel nuovo stabilimento che viene inaugurato dopodomani – sabato 12 aprile – alle 10.

«Completiamo quell'ampliamento e ammodernamento del caseificio che avevamo deciso di fare prima del terremoto e che abbiamo dovuto giocoforza rimandare, ma al quale non abbiamo voluto rinunciare - afferma il presidente della cooperativa Andrea Nascimbeni – Anzi, abbiamo trasformato un evento negativo come il sisma in un'opportunità per dare nuovo impulso e sviluppo al nostro caseificio, oggi ancora più di prima capace di garantire un reddito alle aziende agricole socie».

Il nuovo stabilimento per la produzione del Parmigiano Reggiano occupa un'area di 3 mila metri quadrati e comprende sala ricevimento latte, sala affioramento, sala lavorazione latte, presalatoio e salatoio. Il 4 Madonne ha introdotto tecnologie di nuova generazione in un processo secolare, come la produzione di Parmigiano Reggiano, per ottimizzare gli spazi e ridurre i costi conservando intatta la qualità.

«Oggi abbiamo degli impianti e macchinari che aiutano l'uomo, ma non lo sostituiscono. La produzione – assicura Nascimbeni - continua ad avvenire nello scrupoloso rispetto del disciplinare, con la massima attenzione alle materie prime. Sabato presentiamo un caseificio che sembra un'industria, ma in realtà è un artigiano che cura ogni minimo dettaglio di ciascuna delle cento forme di Parmigiano Reggiano prodotte ogni giorno e destinate alla stagionatura».

La novità più interessante riguarda la lavorazione del latte: l'affioramento avviene in quattro vasche contenenti ciascuna 70 quintali di latte. Da qui, attraverso macchine automatiche e secondo tempi programmati al secondo, il latte viene immesso nelle 52 caldaie della sala lavorazione. La tecnologia è stata testata nello stabilimento di Medolla e ha dato eccellenti risultati. Per il nuovo stabilimento di Lesignana e la ristrutturazione di quello di Medolla il 4 Madonne Caseificio dell'Emilia ha speso otto milioni di euro; meno della metà - 3,5 milioni – arriva dai contributi pubblici. Ricordiamo che un anno fa la cooperativa ha inaugurato le nuove scalere antisismiche del magazzino per la stagionatura, che contiene 33 mila forme, realizzato un nuovo punto vendita al pubblico e un reparto di confezionamento di tipo semi-industriale per le consegne del confezionato in tutta Italia. Nato nel 1967, nel corso degli anni il 4 Madonne Caseificio dell'Emilia ha incorporato i caseifici S. Pietro di Cittanova, Solarese di Solara. S. Luca di Medolla, Giardina di Arceto e S. Giovanni di Varana. Nel 1996 ha ottenuto la certificazione del sistema di qualità secondo le norme Uni En Iso 9001 e successivamente le certificazioni internazionali BRS e IFS; i dipendenti sono una quarantina. All'inaugurazione di sabato 12 aprile intervengono il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, gli assessori regionali Tiberio Rabboni e Gian Carlo Muzzarelli, il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Giuseppe Alai, l'Arcivescovo di Modena-Nonantola mons. Antonio Lanfranchi, i presidenti nazionale e provinciale di Confcooperative Maurizio Gardini e Gaetano De Vinco. 

 

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)

 

 

 

Accordi con gli esportatori e intese con la distribuzione straniera. Produzione in lieve calo, bene i consumi

 

Parma, 2 aprile 2014  -  Se l’agroalimentare “made in Italy” vale 33,5 miliardi di euro e il “made in Germany” ne vale quasi il doppio (60 miliardi), per il Paese che vanta il maggior numero di prodotti Dop a livello mondiale, cioè proprio l’Italia, vi sono ampi spazi di crescita e per azioni che consentano di trasformare un indiscusso primato di notorietà in reale reddito per i produttori.

E’ partendo da questi dati che il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, ha presentato oggi all’assemblea dei soci una serie di linee di lavoro che puntano proprio ad accrescere la redditività del comparto, fondata su un nuovo equilibrio che chiama in causa la produzione (e il tal senso agisce il piano di regolazione dell’offerta che per il 2014 prevede la produzione di 3.250.000 forme, ovvero 29.000 in meno rispetto al 2013, la tradizione, l’innovazione, i legami con il territorio, i nuovi modelli di consumo, il rapporto qualità/prezzo e, in particolare, le relazioni commerciali e le modalità di comunicazione.

Sullo sfondo vi sono buone condizioni, a partire da una produzione che nei primi due mesi del 2014 ha fatto segnare un -0,1%, da un export che nel 2013 è cresciuto del 5,62% (la quota di export è così salita al 34%, con 46.000 tonnellate in più), da consumi interni in crescita dello 0,2% mentre sono apparsi in flessione tutti i formaggi duri, fino a scorte sensibilmente in calo dal settembre fino al gennaio scorso e leggermente in ripresa a febbraio per l’allungarsi del periodo di stagionatura.

Alai Giuseppe - Consorzio Parmigiano Reggiano only parmesan  6580 gde1 cibus

“Il “quanto” produrre – ha detto Alai – lo abbiamo già stabilito, così come il “come” (con un disciplinare sempre più rigido nei vincoli con il territorio sia per la produzione che il confezionamento): oggi siamo impegnati su “quali” mercati e “quali” consumatori, con azioni specifiche sulla comunicazione (sempre più orientata sulle caratteristiche del prodotto e su tasting in store piuttosto che su una notorietà ampiamente acquisita) e su nuovi accordi commerciali”.

Fra questi spiccano quelli orientati al rafforzamento dell’export, con l’obiettivo di raggiungere una quota del 50% nei prossimi cinque anni.

Nascono da qui – ha ricordato Alai – gli accordi con gli esportatori italiani e, al tempo stesso, ile nuove intese con la grande distribuzione estera, che può offrire ai consumatori stranieri un prodotto naturale a condizioni accessibili, evitando speculazioni sui prezzi che limiterebbero inevitabilmente un consumo diffuso.

Su queste linee di rafforzamento dell’export sarà fondamentale – ha osservato Alai –l’esito della pressione che la UE sta esercitando sugli Stati Uniti, nell’ambito degli accordi sul libero scambio, affinché sia cambiata una legislazione americana che ammette la produzione di formaggi con denominazioni simili a quelle del Parmigiano Reggiano (e tra queste anche “parmesan”). “Una battaglia – ha concluso Alai davanti ai rappresentanti di oltre 200 caseifici – che va sostenuta incisivamente, perché è con questi nuovi accordi diplomatici che si può raggiungere un obiettivo altrimenti impensabile”.

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