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Musei Civici di Palazzo Farnese resteranno chiusi al pubblico sabato 1° novembre, aprendo invece con ingresso gratuito domenica 2 -

Piacenza, 31 ottobre 2014 -

In occasione del fine settimana festivo, i Musei Civici di Palazzo Farnese resteranno chiusi al pubblico sabato 1° novembre, aprendo invece con ingresso gratuito domenica 2 – prima domenica del mese, in linea con le indicazioni del Ministero della Cultura – dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18. Nell'occasione, sono previste visite guidate alle 9.30, 11, 15 e 16.30. Anche il Museo di Storia Naturale con sede all'Urban Center osserverà la chiusura del 1° novembre, riaprendo il 2 dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.

Analoga situazione per la Galleria Alberoni, chiusa sabato 1 e aperta, domenica 2 novembre, dalle 15.30 alle 18, con visita guidata alle ore 16. Resterà invece aperta in entrambe le date, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18, la Galleria d'arte moderna Ricci Oddi.
Per quanto riguarda gli sportelli Quinfo di piazzetta Pescheria, che riuniscono Urp e Iat del Comune di Piacenza, è prevista la chiusura per sabato 1° novembre e l'apertura, con il consueto orario domenicale dalle 9.30 alle 13, per la giornata di domenica.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Sabato, 01 Novembre 2014 09:30

Tutto Bertoli

Capello lungo raccolto a coda di cavallo, chitarra in spalla, giubbotto in pelle e ciondolo a forma di chitarra: Alberto Bertoli si presenta così. Viene spontaneo pensare ad una canzone di suo padre, Pierangelo Bertoli, ossia "A muso duro". Poi ci si siede, si inizia a parlare, e cresce la convinzione che la canzone adatta a lui sia "A muso duro"; ma non in senso letterale.

Parma, 1 novembre 2014 - Intervista al musicista Alberto Bertoli - di Federico Bonati -

Alberto, tu la musica l'hai sempre avuta in casa, dalla nascita. Figlio del compianto Pierangelo Bertoli, ti avvicini all'atto pratico dell'esecuzione musicale a dieci anni. In quel momento cosa hai provato?
Una sorta di sfida. Mi sono avvicinato alla musica perché c'era una bambina in classe con me che sapeva suonare la chitarra. E io, figlio di cantautore, non la sapevo suonare. Inaccettabile. Andai da mio padre e gli chiesi di insegnarmi. Da lì fu un'escalation. La musica per me è una "malattia", e oltre a quella nei live, la eseguo anche nella vita quotidiana, ai pranzi con gli amici, suscitando la disperazione della mia compagna (ride, ndr). Credo che solo chi è musicista possa comprendere a fondo la cosa.

Nel 2010 arriva poi il tuo primo EP: "Il tempo degli eroi". Fu un punto di arrivo o è stato un punto di partenza nella tua carriera e nella tua vita?
Fu senza dubbio un punto di partenza. All'inizio sembra un punto di arrivo, ma una volta che realizzi il tutto, ti senti defraudato della meta. Ecco perché fu un punto di partenza. Ma, senza dubbio, come ogni cosa fu un punto del percorso della mia vita.

Hai realizzato anche "Safà", brano scritto per l'associazione "Africa nel cuore", la quale si occupa di raccogliere fondi per la città di Rumuruti e per i villaggi attorno ad essa in Kenya. Quanto è importante la solidarietà per te Alberto?
È fondamentale. Nella vita ognuno di noi deve fare ciò che lo fa stare bene, e a me fa stare bene fare della solidarietà. Mi fa stare talmente bene che rompo le scatole agli amici pur di convincerli a fare della solidarietà (ride, ndr). L'Associazione "Africa nel cuore" l'ho conosciuta tramite il Direttore del reparto di Chirurgia dell'Ospedale di Sassuolo. Da lì poi è nato un altro progetto, ossia "Natale in ospedale" in cui io e i miei già citati amici andiamo a suonare per i pazienti il pomeriggio del 25 Dicembre. I soldi che raccogliamo li devolviamo poi all'associazione. Alla fine fare del bene è un impegno sociale: se ognuno di noi facesse qualcosa in più nel proprio piccolo, sicuramente il mondo intero ne risentirebbe in meglio.

Molto spesso sembra che la musica sia vettore di solidarietà, a volte quasi più delle istituzioni stesse. Lo dimostra, ad esempio, l'evento "Italia Loves Emilia", evento a favore del sisma dell'Emilia 2012. Tu hai partecipato cantando assieme ai big della musica italiana la canzone di tuo padre: "A muso duro". Che emozione è stata?
Faccio una premessa: c'è una bella differenza tra lo show e il motivo per cui è stato realizzato. Lo spettacolo fu una festa, gli artisti furono splendidi sia sul palco che dietro le quinte e nessuno percepiì un centesimo. Fu un momento in cui ognuno lasciò da parte tutto ciò che riguardava la propria sfera personale per raggiungere un obiettivo: raccogliere fondi per ricostruire una scuola. Un momento splendido.
Il sisma, purtroppo, non ha nulla a che vedere con quel clima di gioia e festa: fu qualcosa di terrificante.

Tu stesso hai scritto una canzone dedicata al sisma 2012, dal titolo "Come un uomo". Ce ne puoi parlare?
Nasce tutto da una trave. Fabio Castellini, falegname e liutaio di Rovereto sul Secchia, costruì una chitarra da una trave caduta durante il terremoto. Mi disse di usarla in tour e poi di metterla all'asta per raccogliere fondi da donare in beneficenza ai progetti di ricostruzione post-sisma. Lì ebbi l'idea: come l'araba fenice rinasce dalle ceneri, da una trave caduta durante un sisma, il momento della distruzione, ora ho in mano una chitarra, il momento della rinascita. Questo pensiero mi portò a scrivere "Come un uomo".

Tornando per un momento a "Italia Loves Emilia", accanto a te sul palco c'era Luciano Ligabue. Un artista che ha scritto un brano dedicato a tuo padre "Le cose cambiano", che lo stesso Pierangelo definì bellissimo. Che rapporto hai nei confronti di Luciano? E di quella canzone, che col tempo è divenuta poi un pezzo immancabile dei tuoi live?
C'è un rapporto molto bello, Luciano è una persona molto intelligente, profonda e che sa ascoltare. Io tra l'altro sono un suo fan, e la prima volta che gli parlai ricordo che fui travolto dall'emotività. È vero, la canzone era per mio padre, ma lui non potè mai cantarla. Così Luciano disse a me di cantarla. Io me lo aspettavo, e infatti quando me lo disse, gliela cantai e suonai davanti. Fu un momento davvero bello.

Nei tuoi concerti spesso riporti in scena le canzoni di tuo padre. Che sensazioni provi? C'è una canzone di tuo padre che avresti voluto scrivere tu?
Sicuramente "A muso duro". Una canzone di una potenza incredibile, è quella che avrei voluto scrivere io. Ma non credo che quella fosse la canzone più rappresentativa di mio padre; in quel caso, la canzone adatta sarebbe "Così". Quando sul palco canto le sue canzoni, è inevitabile che senta le emozioni più forti dentro di me, come una sorta di fil rouge che ci tiene ancora uniti. Sai qual è il complimento più bello che abbia mai ricevuto? Me lo fece Eugenio Finardi che mi disse: "Tu sei l'unico che merita di essere figlio di tuo padre". (sorride, ndr).

Alberto, nel panorama musicale italiano, chi è il nome più rappresentativo attualmente?
Credo che i nomi presenti al "Premio Bertoli" siano nomi assolutamente validi.

Che cosa prevede l'anno venturo, a livello musicale, per Alberto Bertoli?
Non lo so (ride, ndr). Io sono molto istintivo, cerco di fare le cose cogliendo le giuste opportunità. Quindi staremo a vedere.

Tutto questo è Alberto Bertoli. Finita l'intervista ci salutiamo e col suo sorriso da emiliano verace mi da una pacca sulla spalla. Lo vedo poi avvicinarsi alla sua chitarra e istintivamente ripenso a quel ritornello: "Canterò le mie canzoni per la strada/ed affronterò la vita a muso duro...".

 

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Giovedì, 30 Ottobre 2014 16:40

Halloween accende la zucca

La tradizione della festa di Haloween, con i consigli della Confederazione Italiana Agricoltori di Reggio Emilia per la scelta delle varietà per l'intaglio e per la cena della notte di Halloween -

Reggio Emilia, 30 ottobre 2014 -

E' arrivata già da qualche anno la moda della celebrazione di Halloween, una festa di origine celtica che ha preso piede soprattutto negli Stati Uniti, ma appunto, è arrivata fino a noi. La ricorrenza è una festività anglosassone che trae le sue origini da radici celtiche che ha assunto negli Stati Uniti le forme accentuatamente macabre con cui oggi la conosciamo e che si celebra la notte del 31 ottobre. La parola Halloween rappresenta una variante scozzese del nome completo All-Hallows-Eve, cioè la notte prima di Ognissanti.

E' la zucca il simbolo di questa festività. In essa vengono intagliati volti più o meno minacciosi illuminati da candele. Gli irlandesi inizialmente utilizzavano rape intagliate e altre verdure di stagione con la candela accesa dentro, per ricordare la leggenda e anche per tenere lontani gli spiriti maligni. La tradizione voleva che questa lanterna "vegetale" - con il ghigno beffardo del tenebroso Jack'o'Lantern - venisse collocata sulla soglia di casa per tutta la durata di Halloween, la notte in cui gli spiriti escono dalle loro tombe.

Quando arrivarono in America, gli irlandesi, al posto delle rape, iniziarono a intagliare le zucche, dopo essersi resi conto che erano più morbide e facili da lavorare, e che nel nuovo continente erano molto più abbondanti. Secondo la cultura tradizionale di molte località italiane, comprese zone della nostra regione, la notte del Giorno dei Morti le anime dei defunti tornerebbero dall'aldilà effettuando delle processioni per le vie del borgo. In alcune zone, come nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all'interno per utilizzarle come lanterne.

La zucca -sottolinea la Cia- è di origine americana. Insieme alla patata e al pomodoro è stato uno dei primi ortaggi importati dopo la scoperta dell'America. La coltivazione nazionale copre complessivamente una superficie di circa duemila ettari e interessa soprattutto la Lombardia (Mantova, Cremona, Brescia) e l'Emilia-Romagna (Ferrara, ma anche la Bassa reggiana ha una tradizione, e Reggio vanta una varietà 'autoctona' denominata "Cappello da prete").

Per l'occasione della festa del 31 ottobre -ricorda la Cia reggiana- è consigliabile orientarsi sulla Cucurbita maxima varietà Halloween. Questa zucca particolarmente usata per la festa di Halloween è perfettamente indicata per la cucina, ma è anche molto tenera e si presta quindi alle lavorazioni richieste nell'occasione: svuotamento ed incisione. Se invece si preferisce farne dei tortelli "di zucca" che è un primo piatto tipico della nostra pianura, meglio altre varietà, tra le quali la Mantovana, l'Americana e la Violina; tra queste spicca la suddetta "Cappello da prete", che però è rara, tanto da dover essere adottata dagli "agricoltori custodi" della biodiversità. Per la scelta della zucca al giusto grado di maturazione, preferire quelle con picciolo secco e colore non lucido.

(Fonte: ufficio stampa Cia di Reggio Emilia)

Individuata a Busseto la casa in cui Giuseppe Verdi visse la sua giovinezza tra i 10 e 17 anni, è l'attuale "Casa della Cultura"

L'epopea verdiana si arricchisce di un tassello inedito, o meglio dimenticato, a Busseto è stata individuata la casa in cui Giuseppe Verdi visse la sua giovinezza dai 10 ai 17 anni, dal 1823 al 1831.

casa della cultura busseto 3

 

Un particolare importante della storia del Maestro riportato alla luce dagli studi Corrado Mingardi, direttore della Biblioteca della Fondazione Cariparma che ha sede a Busseto e noto studioso di vicende verdiane e della Bassa Parmense. La dimora indicata è in Via Piroli, l'esatta ubicazione nasce da una lettura incrociata di vari testi, alcuni rari, di studiosi che hanno scandagliato la vita di Verdi.
Libri che sono custoditi nella biblioteca di Busseto.

Corrado Mingardi

La prima ad indicare esplicitamente l'abitazione di Via Piroli fu Mary Jane Philips Matz, maggiore studiosa dell'infanzia e della giovinezza di Verdi, in una biografia del Maestro edita in inglese nel 1973 e poi ristampata in Francia nel 1996, che a sua volta riprende quando aveva rivelato un altro biografo Ercole (Hercules) Cavalli, un bussetano che nel 1867, dopo aver raccolto le confidenze della madre di Verdi pubblicò in Spagna un volume sulla vita del Maestro. La casa in Via Piroli, era quella del ciabattino Pietro Michiara detto "Pugnatta", presso il quale il padre lo fece abitare dall'autunno del 1823 fino al maggio del 1831 pagando una retta di 30 centesimi al giorno.

In un altro testo pubblicato nel 1931 dal critico musicale Carlo Gatti non mancano aneddoti inediti coniati dai bussetani, relativi alla presenza di Giuseppe Verdi in quella casa. Ci dice Corrado Mingardi: "Verdi in quella casa si esercitava nei suoi studi musicali, i militari della vicina caserma di gendarmeria, che allora si trovava lì nei pressi, si lamentavano del continuo fastidio della musica".

Franco Abbiati, in un volume del 1959, ricorda che Verdi lasciò quella casa nel maggio del 1831, dopo un duplice omicidio che avvenne nelle vicinanze a scopo di rapina, per tenerlo più al sicuro fu ospitato in casa del suo mecenate Antonio Barezzi.

Prima che venisse alla luce questo particolare dimenticato della vita di Verdi, quasi come se fosse un segno premonitore, la casa era stata acquistata dalla filantropa 

Anna Sichel

bussetana Anna Sichel, che l'ha destinata a spazio gratuito per attività culturali, denominandola la "Casa della Cultura", rivolte principalmente a ricordare il Maestro. Ultimamente vi è svolto un importante incontro, coordinato proprio da Mingardi, per ricordare la figura di Guseppina Strepponi, il soprano che fu moglie di Verdi.
(Salvatore Pizzo)

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Gran serata al Teatro Asioli di Correggio, venerdì 31 ottobre, con la consegna del riconoscimento e il concerto benefico -

Reggio Emilia, 24 ottobre 2014 -

Sarà una delle coppie considerate dai critici musicali una delle più prestigiose dell'attuale mondo operisticoDaniela Dessì e Fabio Armiliato – a ricevere a Correggio, il prossimo 31 ottobre, il Premio Pavarotti d'Oro 2014. L'iniziativa è stata ufficialmente presentata in conferenza stampa dal sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi, dal presidente della Pro Loco correggese, Aimone Spaggiari, e da Franco "Panocia" Casarini, grande amico del tenore modenese e vero e proprio "motore" dell'evento, e Maddalena Nicolini, in rappresentanza del gruppo promotore.

Dopo il grande successo degli scorsi anni, è così giunto all'ottava edizione il Premio patrocinato dal Comune di Correggio e organizzato da Pro Loco Correggio, per rendere omaggio al Maestro Luciano Pavarotti, con la consegna del riconoscimento e il concerto benefico, al Teatro Asioli, alle ore 20,30.
Il riconoscimento e l'istituzione del Premio, che avvengono su specifica autorizzazione della famiglia Pavarotti, discendono proprio dal legame tra Luciano Pavarotti e la città di Correggio, dovuto alla profonda amicizia con Casarini: un affetto reciproco che, nel dicembre del 2002 portò il tenore modenese ad esibirsi all'Asioli in occasione della riapertura del Teatro.

"Due sono gli aspetti che qualificano questo evento", illustra Aimone Spaggiari. "Omaggiare la memoria di un grande personaggio di caratura mondiale, e ricavare fondi da devolvere in beneficienza. In questi anni, grazie al Pavarotti d'Oro abbiamo infatti potuto distribuire circa 50mila euro ad associazioni – da SiAMO con te, alla Casa della Carità agli Amici del Cuore, alla Fondazione Dopo di Noi e ad altri – presenti e attive sul nostro territorio".
"La coppia Dessì-Armiliato", spiega Franco Casarini, "da vent'anni calca i più importanti palcoscenici del mondo. Ma quest'anno siamo sicurissimi di esprimere un livello di qualità alta anche con i giovani artisti che si esibiranno nel corso della serata all'Asioli".

"Una tra le caratteristiche più importanti dei cast che in questi anni Panocia e il maestro Paolo Andreoli sono sempre riusciti a mettere in piedi", conferma Maddalena Nicolini, "è quella di riuscire a dare spazio e visibilità a promesse e cantanti all'inizio della loro carriera, che hanno così l'occasione di confrontarsi su un palcoscenico prestigioso con alcuni tra i più grandi interpreti dell'opera e della lirica".
"Ritrovo un appuntamento che avevo visto nascere in qualità di assessore alla cultura e che ora è cresciuto e si affermato ben oltre la nostra dimensione territoriale", conclude il sindaco Ilenia Malavasi. "Il grazie va a Panocia, naturalmente, alla Pro Loco, sempre pronta a supportare e a impegnarsi nell'organizzazione di questi appuntamenti, ma soprattutto ai numerosi sponsor che dimostrano un senso di impresa sociale, caratteristica di un territorio che vuole bene alla propria città".

Daniela Dessì e Fabio Armiliato riceveranno il Premio nel corso di una serata che vedrà salire sul palco dell'Asioli la grande tradizione della romanza italiana grazie alle esibizioni della mezzosoprano Antonella Carpenito, del basso Antonio Carmelo Di Matteo e del baritono Giuseppe Altomare.
Di grande spessore anche il cast dei musicisti, a partire dal maestro Paolo Andreoli al pianoforte e da Gennaro Cardaropoli al violino. A presentare la serata Francesca Manzini.
Come sempre, numerosi sono i partner e gli sponsor dell'evento: Warrant Group, Angelo Marani, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Cantine Riunite, Il Resto del Carlino, Modateca Deanna, Albergo dei Medaglioni-Ristorante Il Correggio, Lini910 e Carlo Riccò.

Prevendita: alla biglietteria del Teatro Asioli, domenica 26 ottobre dalle ore 9 alle 13 e venerdì 31 ottobre dalle ore 17.
Da lunedì 27 ottobre possibile prenotare i biglietti telefonicamente allo 0522.637813 o via mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ingressi: 30 euro per la platea, 20 euro per i palchi di primo e secondo ordine, 10 euro i palchi di terzo ordine e il loggione.
Info: Teatro Asioli, tel. 0522.637813 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.www.pavarottidoro.it

(Fonte: Ufficio stampa Comune di Correggio)

Domenica, 26 Ottobre 2014 10:45

La Gioia è sinonimo di vita

Intervista a Barbara Pozzo, autrice del libro "La vita che sei" - di Federico Bonati -

Parma, 26 ottobre 2014 -

Sfogliando le pagine di "La vita che sei" (BUR, 2014) è molto forte il messaggio di leggerezza e positività che traspare dalle parole di Barbara Pozzo. In un mondo sempre più frenetico e carico di impegni per ognuno, c'è un invito al lettore a riflettere su sé stesso, riscoprendosi e ritrovandosi.

Barbara Pozzo: fisioterapista, blogger e autrice. Come e dove nasce "La vita che sei"? Questo libro nasce dall'intenzione di "restituire" tutto quello che ho imparato in trent'anni di lavoro come terapista e di pratica personale. Con i miei pazienti ho potuto toccare con mano come funzioni la strada della guarigione e del benessere profondo, e "La vita che sei" nasce anche per la voglia di condividere e mettere a disposizione questo punto di vista.

Il libro è diviso in ventiquattro capitoli, ventiquattro meditazioni sulla gioia. Cos'è, quindi, la Gioia per Barbara? La gioia per me è sinonimo di Vita. È il flusso vitale che ci sostiene e ci permette di essere qui, è il nostro terreno di base su cui appoggiarci per procedere nel cammino, è un contenitore che può racchiudere qualsiasi tipo di emozione e sentimento, ma che si mantiene tale perché senza di esso non saremmo su questa Terra, è la consapevolezza di essere vivi.

All'interno del tuo libro è interessante notare il tipo di correlazione che intercorre tra corpo e anima. Quanto è importante l'equilibrio tra essi per il benessere di un essere umano? E che cosa può accadere se invece questo equilibrio viene a mancare? L'equilibrio tra anima e corpo è fondamentale, anche perché potremmo dire che anima e corpo sono una cosa sola e si influenzano l'un l'altra al punto che se questo equilibrio viene a mancare si manifesteranno dei segnali di disagio che possono anche tradursi in sintomi fino a sfociare in una patologia vera e propria.

Mentre scrivevi il libro, ti è mai capitato di pensare: "Sto scrivendo questo libro per qualcuno in particolare"? Non ho mai avuto in mente qualcuno in particolare, ma sentivo una sorta di interlocutore immaginario che rappresentava un po' ognuno di noi, con le difficoltà, i sogni, le emozioni, i pensieri e i sentimenti che abbiamo tutti.

Oltre alla Gioia, di cui abbiamo parlato prima, in questo libro sono molto presenti Gratitudine e Amore. Che importanza hanno, questi sentimenti, sia a livello personale, inteso come ogni singolo essere umano, che a livello universale? Sono disposizioni d'animo fondamentali per chiunque voglia andare nella direzione della crescita personale e globale. Se la nostra disposizione d'animo, dunque il nostro sguardo interiore si volge al bene, a ciò che abbiamo, all'apertura, sarà lì che metteremo la nostra energia, perché diamo energia dove mettiamo attenzione e questo produce un'abbondanza dell'oggetto della nostra attenzione. Se rivolgiamo lo sguardo a ciò che ci manca, alla scarsità, a ciò che non va bene, alle lamentele, alle critiche, daremo energia a questo e questo otterremo sempre di più. Questo vale su scala sia personale che globale.

Molto interessante è anche il simbolo di copertina: il simbolo dell'infinito, del moto perpetuo delle cose. Che cosa intendi esprimere e trasmettere con quel simbolo? La circolarità del flusso della vita, dell'Amore che genera Amore, la vastità dell'Amore che ci sostiene, l'infinito dare dell'Universo che ci ama e ci spinge a evolvere sempre e comunque.

Nel 2011 hai fondato il blog Somebliss (www.somebliss.com), molto attivo anche sui social network. Come nasce questa idea e che bilancio ti senti di fare dopo tre anni di Somebliss? Somebliss nasce dall'intenzione di mettere a disposizione di chiunque fosse interessato tutto ciò che ho potuto verificare che funzioni per il benessere profondo di anima e corpo, creando uno spazio libero dove si può trovare Amore, conforto, sostegno e ascolto. In tre anni di vita Somebliss è cresciuto esponenzialmente, diventando un luogo d' incontro tra anime desiderose di trovare una dimensione di cuore, tantissime persone si sono incontrate in questo spazio condividendo le proprie emozioni e sensazioni, potendo sentirsi meno sole e libere di raccontarsi, confrontarsi e sostenersi a vicenda. Ricevo centinaia di messaggi anche da ragazze e ragazzi giovanissimi e questo, se da una parte è segno di un disagio già diffuso precocemente, dall'altra è anche segno che c'è voglia di conoscersi, di crescere, di migliorarsi. Leggo storie molto dolorose, ma anche intense e ricche di espressioni di anime meravigliose, anche se magari in difficoltà.

Nel 2013 ti sei sposata col cantante Luciano Ligabue. Sembra buffo, ma leggendo "La vita che sei" e ascoltando "Mondovisione" (l'ultimo album di Ligabue uscito nel 2013, ndr), sembra di notare vari punti in comune, in particolar modo sul tema dell'Amore. Barbara, che idea hai in merito? C'è un po' di "La vita che sei" in "Mondovisione" e viceversa? Io e Luciano siamo profondamente legati e con una preziosa affinità d'anima, abbiamo uno scambio molto ricco e intenso su queste tematiche e una comune visione della vita, quindi credo che sia inevitabile che ci siamo "influenzati" a vicenda. A entrambi sta molto a cuore poter mandare un messaggio di bene e di luce.

In conclusione, Barbara intende esprimere un augurio ai lettori, affinchè ognuno di noi possa trovare la gioia di ascoltare la propria anima, consapevoli che lì c'è tutta la saggezza di cui abbiamo bisogno per procedere nella vita, per realizzare sè stessi. Appunto, la vita che siamo.

 

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Il racconto della "Grande guerra", attraverso la posta militare: sabato 25 ottobre inaugura a Correggio una ricchissima mostra curata da Gianni Giannoccolo.

Reggio Emilia, 25 ottobre 2014 -

Inaugura a Correggio, sabato 25 ottobre, alle ore 16, al museo civico "Il Correggio" la mostra "La Grande Guerra 1914 - 1918. Percorsi storici attraverso la posta militare", a cura di Gianni Giannoccolo.
L'esposizione, realizzata grazie alla collaborazione del "Circolo filatelico numismatico Mario Farina" di Correggio, ripercorre nelle sue varie sezioni e grazie al ricchissimo apparato iconografico e documentario raccolto dal curatore, le vicende del primo conflitto mondiale, esaminato da numerosi e non sempre convenzionali angoli visuali.

"Uno dei nuclei fondamentali", illustra il curatore Gianni Giannoccolo, "è certamente rappresentato dalle cartoline che tracciano una storia completa della posta militare durante il conflitto. Accanto, altre sezioni illustrano, attraverso documenti originali, aspetti poco noti relativi alla guerra psicologica, alla propaganda militare, alla solidarietà ricevuta dagli alleati, alle operazioni belliche e alla società del tempo".

"Apriamo con questa mostra", afferma il sindaco Ilenia Malavasi, "le celebrazioni del centenario della Prima guerra mondiale: una tragedia che coinvolse milioni di uomini e donne, segnò la fine degli imperi e aprì le porte ai totalitarismi degli anni '20 e '30. Ricordare quelle vicende attraverso le parole e le immagini di coloro che per primi la patirono, è un dovere della memoria ed è un omaggio ai tanti uomini e donne che ebbero la vita spezzata da ben quattro lunghi anni di guerra, patimenti e miseria. Ai giovani in questo modo intendiamo far arrivare un messaggio di consapevolezza: la storia, soprattutto quella meno conosciuta, come monito per il presente, perché la guerra sia bandita dall'orizzonte del futuro".

La mostra, che rimarrà aperta fino al prossimo 7 dicembre, costituisce un importante momento di presa di contatto con il conflitto di cui ricorre il primo centenario e si propone anche verso il mondo della scuola come occasione di conoscenza e di stimolo all'approfondimento di temi meno consueti e meno trattati nella manualistica.
Ingresso gratuito.
Orari: sabato 15,30 - 18,30; domenica 10 - 12,30 e 15,30 - 18,30.

Nato nel 1922, Gianni Giannoccolo è stato sindaco di Veglie (LE), per due mandati, dal 1956. Partigiano e combattente in Jugoslavia (dove venne ferito), è considerato fra i più noti collezionisti e studiosi del primo Novecento e, più in generale, di tutto il periodo che terminò con la seconda guerra mondiale. A conclusione della sua esperienza amministrativa si trasferì a Correggio, paese della moglie, dove è stato segretario del PCI di zona e assessore provinciale, oltre che impegnato al Coreco di Reggio Emilia.

(Fonte: Ufficio stampa Comune di Correggio)

Sabato 25 ottobre alle 16.30 secondo appuntamento di "Metti l'autunno in Museo". La studiosa Michèle K. Spike parla della Gran Contessa e le origini del Rinascimento. Al termine un aperitivo offerto ai partecipanti -

Modena, 24 ottobre 2014 -

È dedicato alla Gran Contessa Matilde di Canossa nel novecentesimo anniversario della morte, sabato 25 ottobre alle 16.30, il secondo appuntamento della rassegna "Metti l'autunno in Museo, inediti percorsi tra arte e archeologia ai Musei civici di Modena". Michèle K. Spike, nota specialista di studi matildici, terrà una conferenza intitolata "Matilda di Canossa e le origini del rinascimento". L'incontro, aperto a tutti, si svolge nella sala Crespellani al terzo piano di Palazzo dei Musei in largo Sant'Agostino e prevede al termine un aperitivo offerto ai partecipanti.

Tra i personaggi più affascinanti del Medioevo, Matilde svolse un ruolo fondamentale nella liberazione dei comuni italiani ed ebbe a cuore la città di Modena, dove la sua memoria è venerata soprattutto per il suo contributo alla costruzione del Duomo. Nella conferenza si parlerà del mito delle "cento chiese" e dell'importanza strategica dei numerosi edifici che Matilde di Canossa fece erigere per la diffusione delle riforme ecclesiastiche proposte dal papa Gregorio VII.

Michèle K. Spike è avvocato e membro del Bar Association of New York City oltre che Adjunct Professor at the Marshall-Wythe School of Law della College of William & Mary di Williamsburg, Virginia negli USA. È autrice di "Matilda di Canossa: vita di una donna che trasformò la storia" (Aliberti 2007) e di "Tuscan Countess: The Life and Times of Matilda of Canossa" (Vendome, New York 2004), e curatrice della mostra "Matilda di Canossa and the Origens of the Renaissance", che aprirá al Muscarelle Museum a Williamsburg a febbraio 2015 e si trasferirà poi alla Casa Buonarroti di Firenze nel prossimo settembre.

I Musei civici, al terzo piano di Palazzo dei Musei sono aperti gratuitamente da martedì a venerdì dalle 9 alle 12 (al pomeriggio solo su prenotazione per gruppi di almeno 20 persone); sabato domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19; chiuso nei lunedì non festivi.
Per informazioni: tel. 059 2033100 www.comune.modena.it/museoarte

(Fonte: Comune di Modena)

 

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Di Chiara Marando – Sabato 25 Ottobre 2014

Si può sopravvivere ad un colpo di pistola al cuore?

Uno di quegli attimi che sembrano non finire mai, che sconvolgono irrimediabilmente la vita, disgregandola e lasciandola arida e vuota.  Un buio da cui sembra di non poter risalire per respirare, per rivedere la luce.

Due giovani belli ed innamorati più che mai, nel pieno della loro esistenza, del loro percorso di costruzione e comunione, due giovani come tanti che guardano al loro futuro con gli occhi pieni di passione. Cristian e Costanza, il quadro della gioia e di quell’amore che ha voglia di capire fino a dove potrà spingersi. Un’anima sola per poco tempo, troppo poco, spezzata violentemente quando Costanza muore senza una ragione. Senza un perché. Un difetto dicono a Cristian, un difetto latente che improvvisamente è scoppiato portandogliela via.

E così lui si trova solo, senza più la sua compagna di vita, divorato dalla disperazione e privo di qualsiasi speranza. Annullato in quell’amore che tanto prima gli alimentava l’esistenza. Ma Cristian ha saputo lottare, “rinascere” e riscoprire sé stesso nel modo più intenso possibile, anche grazie a quel legame che lo fondeva con la sua Costanza.

copertina

“Un colpo di pistola al cuore” ( Battei Editore), è questo il titolo del libro che Cristian Chierici, giovane imprenditore parmigiano, ha voluto scrivere in memoria della sua adorata Costanza. Un ultimo dono per regalarle una sorta di immortalità. Un tributo al loro amore, quello con la “A” maiuscola, quello che ti segna indelebilmente il cuore.

Pagine di diario che raccontano la storia di due innamorati, del loro primo incontro, dei pensieri e delle emozioni, della voglia di scoprire insieme e di come una persona possa trovare il suo completamento in un’altra senza violentare la propria individualità. Racconta di valori profondi, di piccoli momenti quotidiani capaci di rendere un rapporto ancora più intimo e di quanto tutto questo possa essere spazzato via in un momento. Poi rimane solo la rabbia cieca, la voglia di urlare perché nessuno sa darti una spiegazione, perché una spiegazione non esiste. Cristian ha toccato il fondo, si è guardato dentro ed è riuscito lentamente a risalire fino a quando, un giorno, è tornato a sorridere e a sentire ancora la piacevolezza del sole accarezzargli il viso.

Perché da un “Colpo di pistola al cuore” non si può sfuggire, ma sopravvivere si ed anche rinascere senza dimenticare.

 

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I giovani coristi della più antica associazione culturale della città si esibiranno oggi pomeriggio nell'ambito della rassegna "Cori al Festival Verdi" -

Parma, 23 ottobre 2014 -

Dopo essere stati "angeli del fango" la scorsa settimana al quartiere Montanara, i ragazzi hanno voluto coinvolgere fondazione Munus per organizzare una raccolta fondi al termine del loro concerto.

La Corale Verdi sarà nuovamente protagonista questo pomeriggio al Ridotto del Teatro Regio di Parma nell'ambito della rassegna "Cori al Festival Verdi". A esibirsi questa volta saranno le formazioni dei più giovani: il coro delle voci bianche, diretto da Beniamina Carretta, e il coro giovanile, diretto da Gregorio Pedrini, accompagnati al pianoforte dal M° Milo Martana.

I coristi, molti dei quali la scorsa settimana erano ad aiutare nel Quartiere Montanara alluvionato, non hanno trascurato gli impegni artistici. Tuttavia, confrontandosi con i genitori e con i dirigenti della Corale Verdi, non riuscivano a concepire un concerto di festa senza un pensiero concreto verso chi, a circa un chilometro di distanza, ha nel frattempo perso tutto sotto il fango.

Così, grazie alla collaborazione della Fondazione Teatro Regio di Parma e della Fondazione di comunità Munus, è stato possibile impostare velocemente una raccolta fondi: al termine del concerto, nel foyer del teatro, sarà possibile fare una donazione in favore dei nostri concittadini colpiti dall'alluvione.

Il concerto, che è stato ribattezzato "Il dono della musica", sarà presentato da Mauro Biondini.

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