Vince ancora Rosberg. Ferrari di nuovo a podio, stavolta con Raikkonen. La gara di Vettel va in fumo ancora prima di iniziare. La velocità c'è, l'affidabilità no.
di Matteo Landi
Doveva essere l'inizio della grande sfida Hamilton-Vettel. Avremmo dovuto assistere ad un duello rusticano fra il campione del mondo in carica ed il pilota più titolato del Circus, con i rispettivi compagni di squadra pronti a sfidarsi per le briciole. Invece Rosberg vince ancora e trova in Raikkonen l'unico sfidante. Ha vinto l'affidabilità di Rosberg, più solido del compagno di squadra, scattato bene dalla seconda posizione in griglia, vedendo alle sue spalle il poleman Hamilton sprofondare in classifica a seguito di un contatto con Bottas. Il campione del mondo riuscirà poi a conquistare l'ultimo gradino del podio grazie ad una vettura che, seppur acciaccata, si è dimostrata di gran lunga la più veloce in pista dopo la gemella di Rosberg e la Ferrari di Raikkonen. Ha vinto l'affidabilità Mercedes, in grado di portare nuovamente al traguardo entrambe le vetture, a differenza di una Ferrari che per la seconda gara di fila vede al traguardo solo un suo pilota.
Ferrari: le prestazioni hanno un prezzo
L'inizio di questo mondiale vede concretizzarsi le paure ed, in parte, anche le speranze dei tifosi ferraristi. Lo scorso anno la seconda gara corrispondeva alla prima vittoria di Vettel con la rossa. Quest'anno si traduce nella fumata bianca che nel giro di ricognizione ha portato il tedesco ad uno sconcertante ritiro. Il risultato, tuttavia, non è sempre determinato dalla prestazione. A differenza di un anno fa, quando la Rossa tagliò per prima il traguardo in Malesia in virtù di una serie di fattori che realizzarono lo scenario perfetto e difficilmente ripetibile per la Ferrari, le vetture guidate da Vettel e Raikkonen mostrano adesso lo stesso passo del duo Mercedes. In Australia la Ferrari aveva la gara in pugno e solo la bandiera rossa ed un errore di strategia l'hanno relegata al terzo gradino del podio. Stavolta Raikkonen, partito malissimo, è riuscito in pochi chilometri a risalire dalla quinta alla seconda posizione, mantenendo di fatto il distacco iniziale subito da Rosberg fino alla fine, segno di una monoposto ormai veramente veloce a conferma degli enormi progressi Ferrari nelle prestazioni, come mostrato e dichiarato in inverno dalla squadra di Maranello. Ma i miracoli in questo caso non esistono, se non sotto forma di un grande lavoro che la Ferrari ancora non ha terminato, e che dovrà adesso concentrarsi sull'affidabilità. E' difficile che le "roboanti" dichiarazioni pre-stagionali di Marchionne abbiano messo in crisi una squadra indubbiamente sotto pressione. E' chiaro invece che ogni progresso porta con se degli "inconvenienti" che dovranno essere risolti a breve termine perchè il campionato è ancora lungo e permette di recuperare i punti persi, ma per completarlo ogni vettura dovrà impiegare non più di cinque power unit.
Raikkonen: costante e veloce. Con questa Ferrari è rinato
A Maranello possono però gioire, oltre che per la prestazione ritrovata, anche per la convincente gara di Raikkonen: partenza a parte, ha mostrato le unghie e si è reso autore di numerosi sorpassi, tutti compiuti con grande autorevolezza. In alcuni frangenti è sembrato addirittura il pilota di inizio carriera, quello che contese il mondiale a Schumacher prima e ad Alonso poi, vincendolo finalmente nel 2007.
Haas e Vandoorne, le rivelazioni
Possono gioire anche per i risultati della debuttante Haas, da tanti chiamata "la Ferrarina" vista la forte influenza Ferrari nel progetto ed il motore che equipaggia le vetture della squadra americana: ancora una volta a punti con Grosjean. Altro debutto eccellente è stato quello di Vandoorne. Alonso, reduce dal brutto incidente in Australia non avendo ricevuto l'autorizzazione dai medici a partecipare alla gara ha quindi lasciato il sedile al terzo pilota McLaren, campione in carica della Gp2. Il belga, dopo aver battuto in prova il compagno di squadra, il campione del mondo 2009 Jenson Button, ha conquistato il decimo posto portando a casa l'unico punto che finora vanta la squadra anglo-nipponica. L'avesse ottenuto Alonso adesso sentiremmo parlare di un mezzo miracolo. In Formula 1, come detto, i miracoli però non esistono. Non è un miracolo neppure la ritrovata forma di Rosberg, lo scorso anno apparso veloce e consistente solo nelle ultime gare, autore adesso di un inizio campionato che dimostra quanto abbia negli ultimi mesi lavorato su se stesso. Battendo Hamilton con le armi che meglio conosce: costanza, concentrazione e freddezza. In una parola, affidabilità.