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Dopo il coronavirus serve il Lavoro, non solo assistenza, giusta e doverosa per le persone che si trovano in difficoltà. Per raggiungere la dignità di un uomo e di una donna, in un sistema che funziona, il lavoro deve anche essere un ascensore sociale che prende chi è in difficoltà.

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In quindici anni ha costruito un impero tra queste sponde note e argillose, 28.000 paletti tra scale, palafitte e staccionate: è il Re del Po, così ormai lo chiamano tutti, un eremita che ha fatto di queste rive la sua unica ragione di vita e si rivolge al fiume come se fosse la sua amante. Ci bisticcia, lo ama, qualche volta lo teme, specie quando con le sue piene fa sentire tutta la sua potenza e arroganza, allora si arrabbia, perché porta via tutto il suo lavoro, ma lui con perseveranza e impegno ricostruisce senza alcun lamento la sua opera d’arte... uno straordinario villaggio costruito sull’acqua.

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Che cosa c’entra l’emergenza sanitaria con il rapporto tra la preghiera e la politica? Oggi, con la quasi totale assenza della religione dalla scena politica - intendendo quest’ultima nel suo aspetto mediatico – rischiamo di vivere in una società profondamente scristianizzata, senza dimensione religiosa, senza orazione, incapace di assicurare il bene comune. Sembra quasi che evocare il legame con la regione, relativamente alla vita eterna ma anche a quella terrena, sia di cattivo gusto.

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TERRA
Ci hai chiesto di fermarci
Di riflettere
Ci hai chiesto di
Non farti più male
Di rispettarti
Di restituirti

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Come possiamo fermare l’epidemia? Semplice, restando a casa. 

Parma 13 marzo 2020 - #IoRestoaCasa è la campagna social promossa dal Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute per rendere virale il messaggio che meno si avranno contatti in queste settimane, maggiore sarà la possibilità di uscire fuori da questo vortice senza fine che è il contagio da Coronavirus.

Un Conte sempre più tirato e teso ci parla dalle reti unificate per comunicarci ogni giorno misure sempre più restrittive che un’Italia, sempre più spaventata, dovrà seguire almeno fino al 25 marzo. Certo, gli italiani non sono abituati a tali restrizioni, e soprattutto ben poco sono abituati a rispettare le regole. Così diventano sempre più ferree, non sia mai che ad ognuno di noi entri in testa che dobbiamo rimanere a casa.

Detto ciò, non tutto il mal vien per nuocere… e sebbene la pausa forzata con tutta probabilità si rivelerà un danno ingentissimo all’economia italiana, europea e mondiale – nonostante l’avvento dello smart working anche in Italia che ha i suoi lati positivi – possiamo dire che qualcosa di buono, come un piccolo germoglio, a fatica si sta sviluppando. Ciò che è avvenuto in Cina è avvenuto anche in Italia: lo smog è diminuito.

Dopo quasi un mese di restrizioni, zone rosse, chiusura delle scuole e dei locali alle 18, l’inquinamento nel Nord Italia è decisamente diminuito. Varie testate hanno riportato la notizia, condividendo anche l’immagine, pubblicata su Twitter da Santiago Gassò ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa, del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus.

Nell’immagine si vede chiaramente come i livelli di biossido di azoto, marcatore dell’inquinamento, si siano drasticamente ridotti. Greta ne sarà oltremodo entusiasta. Il traffico è calato nelle autostrade, nelle statali e nelle città, permettendo – complice il vento – di respirare un’aria più pulita, con un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto e Pm10 in gran parte delle città del Nord Italia. Riduzione del traffico aereo, delle attività industriali, e diminuzione dell’uso del riscaldamento soprattutto nelle scuole hanno contribuito ad ottenere tale risultato.

Si può definire, però, davvero una buona notizia? Dipende tutto da come verrà riacquistata la normalità. Per quanto riguarda la salute del pianeta e la produzione costante di inquinanti, sì.
Ma bloccare una nazione avrà un costo umano ed economico ancora difficile da preventivare; è probabile che le risorse previste per combattere il cambiamento climatico, ora vengano dirottate per risollevare intere nazioni.

Riusciremo a ripartire con modelli produttivi e organizzativi – vedi smart working – rispettosi dell’ambiente e sostenibili? Si riuscirà a mantenere livelli di pulizia e qualità dell’aria rispettosi della salute di ogni persona? Questa crisi mondiale, riuscirà ad insegnarci qualcosa di nuovo per abbondare vecchie e dannose abitudini?

Ancora non lo sappiamo.
Ai posteri l’ardua sentenza.

Eleonora Puggioni

 

 

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La psicosi da Coronavirus ha manifestato i suoi sintomi e come se fossimo alle porte di un fallout nucleare abbiamo iniziato a depredare i negozi dai beni primari, spalmato litri di gel disinfettanti su mani che evidentemente non abbiamo mai lavato e adoperato mascherine che come hanno spiegato migliaia di volte: “Alle persone sane non servono. Servono per proteggere le persone malate e servono per proteggere il personale sanitario”.

La manifestazioni del COVID-19 però non sono affatto finite, il virus ha iniziato ad attaccare la nostra mente che, dopo incessanti news al limite tra il ripetitivo e il catastrofico, comincia a soffrire di classismo immunitario. Questa particolare patologia sociale porta con sé vari effetti dannosi: arroganza, sufficienza emotiva e una grandissima perdita di sensibilità verso il prossimo. I ricercatori hanno riscontrato che questa forma corrotta di classismo tende a diffondersi più facilmente in ambienti ad alta concentrazione, in particolare nei social network.

Questi nuovi sintomi si manifestano in modo innocuo, solitamente attraverso commenti e post. Così quando Facebook ci pone il fatidico quesito “A cosa stai pensando?” i nostri neuroni perdono il controllo, le sinapsi si invertono e un grande desiderio sorge nella mente dell’opinionista del web. Le mani sembrano controllate da una forza superiore, cominciano a scrivere autonomamente, senza controllo alcuno la tastiera diventa un pianoforte e noi diventiamo Beethoven durante la composizione della Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore. Poi lo spasmo finale, quello più doloroso: Pubblica.

Gli effetti di questa crisi epilettica sono tanti e distinti, ma son tutti ben riassunti nella frase “Tanto muoiono solo i vecchi e i malati”. Opinionisti e grandi pensatori non sembrano immuni e persino il direttore di Sky Tg24 Giuseppe De Bellis mostra chiari segni di debolezza: “il COVID19 non è nocivo, colpisce solo gli anziani o quelli che sono già malati”. Tra i pochi rimasti lucidi - qui lo dico e qui lo nego - vi è Vittorio Feltri che attraverso un tweet commenta: "Contrordine: non è vero che non esista il razzismo. C’è e colpisce i vecchi. La prova consiste nel fatto che il virus uccide le persone su di età e ciò sembra consolare chi ha paura di Corona. Finché crepano i Matusalemme non è il caso di allarmarsi” - che Feltri abbia ricevuto un vaccino prima di noi?

Fabio Manis

 

 

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Le strade che spesso si presentano nella vita, ci riportano a percorsi differenti rispetto alla formazione avuta o alle iniziali aspettative. Ancor più nella carriera in cui, l’indole e la vocazione sono fattori primari per l’avvio di una professione ma, il caso, spesso, ci guida e la fa da padrone. Come una laurea in giurisprudenza che, partendo da un impensabile autodromo, ci proietta poi in prestigiosi studi televisivi al fianco di noti personaggi del panorama artistico, politico e giornalistico nazionale.

Ed è una storia dai tratti bizzarri e dai risvolti realistici che l’acuto Luca Sommi, ospite del secondo incontro di questo Febbraio Italiano - ideato da Intesa San Martino sull’onda di Parma 2020 – racconta tra aneddoti curiosi quanto proficui: la sua esperienza in questa affascinante professione di giornalista. Dicono che per definizione il caso non esista e, se ciò fosse vero, forse frutto di un chiaro destino già scritto, ci si ritrova a dover intervistare il più irriverente critico nazionale – dal nome Vittorio Sgarbi – la cui comune passione per le arti e la letteratura, non passa inosservata e diviene spunto per una interessante amicizia e una proficua collaborazione lavorativa. Partendo dai dialoghi sul Mazzola – in arte Parmigianino – passeggiando tra le eleganti strade del ducato parmense, ne venne fuori un programma in tre puntate che l’emittente locale TvParma si volle accaparrare per trasmetterlo in esclusiva.

L’ascesa era dunque vicina, la carriera autoriale bussava alle porte e, sulla spinta del Baudelaire – la cui rivista da Sommi ideata “I Fiori del Male” è ispirata – giunsero i soggiorni romani ad accrescere la professione nel campo autoriale. Santoro, Daverio, Gomez sono solo alcune delle grandi firme giornalistiche che lo hanno affiancato e formato in questa carriera se pur già ricca, desiderosa di sempre maggiori successi.

Ed è questo che il Febbraio Italiano si prefigge, dinanzi agli studenti del Corso di giornalismo dell’Università di Parma, raccontando le storie più belle affinché possano fungere da ispirazione per le giovani generazioni, coinvolgendo chi, dal territorio, è partito arrivando a grandi livelli. Ciò inoltre coinvolgendo anche la collettività che, spesso, sull’onda della ricerca della notizia, diviene attore involontario all’interno dell’inchiesta giornalistica che ne deriva.

All’interno dell’ottima cornice della Biblioteca Sociale Roberta Venturini di Via Venezia, la kermesse prosegue lungo tutto il mese di febbraio e si appresta ad accogliere lunedì 17.02 alle ore 18.30 il direttore Michele Brambilla, oggi in pectore al quotidiano Il Resto del Carlino e il consorzio QN, ma con una importante parentesi quadriennale alla direzione della Gazzetta di Parma.
Andrea Coppola

 

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In un’epoca in cui la sovrapproduzione è diventata sfrenata e senza limiti, anche nel campo dell’informazione ci si deve confrontare con una bulimia che ha cambiato le sorti del giornalismo e della comunicazione. Le notizie, servite in tempo reale ma sempre più fugaci, entrano in una giostra che non si ferma mai e che, al contrario, va sempre più veloce.

Oggi tutti possono accedere ad una mole enorme di informazioni grazie alla rete; info reali, utili, facilmente fruibili ma anche false, ingannevoli, superficiali o fuorvianti. I bollettini delle vendite dei giornali, tranne qualche eccezione, registrano sempre più un andamento negativo che, a seconda delle testate, va dal 5 al 15%. Gli italiani dedicano sempre meno tempo alla lettura; si ricerca un’informazione immediata che sappia rispondere in meno di tre minuti all’esigente curiosità che non lascia spazio all’approfondimento.

L’avvento delle tecnologie ha mutato profondamente il metodo e il tempo di fruizione del messaggio: se i giornalisti con il cartaceo sono legati ai limiti dettati dal format del giornale e dalle sue tempistiche, con il digitale si apre un oceano di possibilità comunicative con il costante aggiornamento della pagina e la condivisione dell’articolo da parte di tutti i soggetti presi in causa. Non solo, dunque, cambia il concetto di notiziabilità, cioè la capacità di un evento di assumere significativa rilevanza in un dato momento, ma cambiano completamente le dinamiche tra giornalista e lettore. Il rapporto tra giornalista e pubblico man mano diventa più stretto e l’aumento esponenziale delle interazioni dirette mutano il modo di percepire l’informazione stessa: avere l’opportunità di commentare un articolo rende possibile la partecipazione attiva dell’utente; è lo stesso pubblico che produce informazioni. Il lettore vuole essere informato 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con una preferenza verso l’articolo più aggiornato.

La rincorsa alla notizia in esclusiva diventa vitale e il web si trasforma in un far-West in cui il più veloce a sparare si conquista quel pezzo di terreno, e spesso non è importante che la notizia abbia fondamento, l’importante è colpire il lettore. Più informazioni, più veloci, adesso, subito, ora! Non c’è tempo per sfogliare il giornale, si può leggere velocemente il titolo e se proprio è interessante, basta utilizzare tre minuti del proprio tempo per leggere l’articolo. 

Ma chi si nasconde dietro le informazioni che pretendiamo gratuite e sempre aggiornate? Come viene visto ora il mestiere del giornalista, cosa ci si aspetta e come si diventa uno degli attori principali nel panorama della comunicazione? Come è cambiata questa professione negli ultimi anni? E quali sacrifici bisogna fare per seguire tale aspirazione? Per addentrarci meglio in questo mondo, Intesa San Martino organizza per il secondo anno il ‘Febbraio Italiano – il giornalismo si racconta’, ciclo di conferenze che lungo tutto il mese di febbraio vedrà la partecipazione di noti giornalisti del panorama locale e nazionale. Ogni evento, gratuito e aperto a tutti, si svolgerà nella Biblioteca Sociale Roberta Venturini, in via Venezia 123/b, Parma.

L’iniziativa inizierà lunedì 3 febbraio alle ore 18.

Eleonora Puggioni

 

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Affollata conferenza a Scandiano del noto giornalista e divulgatore scientifico, organizzata dal Lions Club Scandiano in collaborazione con il Comune.

Informazioni presentate come vere con l'intento di ingannare e creare un forte impatto emotivo nelle persone e nella società: queste sono le fake news. Ma perché esistono persone o vere e proprie organizzazioni che creano e diffondono notizie false? I motivi sono molti: propaganda, divertimento, crudeltà, ma soprattutto profitto. Sì, perché con le fake news oggi si fa business, influenzano le persone, fanno leva sulle loro emozioni e condizionano l'opinione pubblica.

Paolo Attivissimo, giornalista studioso di media e noto cacciatore di bufale, protagonista a Scandiano di un'affollata conferenza organizzata dal Lions Club locale, ha esplorato questo fenomeno, in realtà piuttosto antico, ma diventato oggi estremamente diffuso grazie alla velocità dei social network.
"Ci sono moltissimi siti italiani e stranieri specializzati nella produzione di notizie false, ma ci sono anche siti esperti nello smascherarle – ha spiegato Attivissimo – purtroppo la smentita non ha mai lo stesso effetto della notizia, anzi spesso è come una notizia data due volte".

Come difenderci allora da questa montagna crescente di bufale che si diffondono tanto rapidamente sul web?

"Internet è il problema, ma anche il suo antidoto – ha sottolineato lo studioso – e la censura non funziona, anzi spesso genera l'effetto inverso. Però possiamo chiedere ai giornalisti di essere più rigorosi nella verifica delle notizie o utilizzare la tecnologia per incoraggiare e diffondere le informazioni "buone", come fa l'associazione Sleeping Giants, ma soprattutto dobbiamo educare al senso critico". Ha concluso Attivissimo "oggi siamo tutti un po' creduloni, mentre dobbiamo riappropriarci dell'approccio scientifico: i fatti sono fatti".

Sono molti, infatti, i modi per verificare la veridicità delle migliaia di informazioni che arrivano a noi ogni giorno: news.google.com o scholar.google.it sono strumenti molto efficaci, ma anche tineye.com o karmadecay.com che permettono una ricerca rapida per immagini o addirittura si può consultare l'avanzatissimo fakenews.publicdatalab.org.

Perché se Sofocle, il poeta greco, diceva che quello che la gente crede prevale sulla verità è pur vero che la verità vince sempre...basta cercarla!

(intervista: seconda parte https://youtu.be/-_7ihitknWA)

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