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La presidente dell'Assemblea legislativa regionale, Palma Costi: "Favoriamo lo sviluppo e promuoviamo le nostre eccelenze" -

 

Parma, 14 maggio 2014 -

“Rafforzare la riconoscibilità, la reputazione e l’apprezzamento delle produzioni italiane di settore in Messico” e “favorire lo sviluppo di nuove opportunità di business per le imprese”: questi gli obiettivi, i risultati attesi, invece, sono “accrescere l’immagine di qualità del Made in Italy”, “favorire l’internazionalizzazione della filiera attraverso lo sviluppo e il rafforzamento dei contatti con operatori di settore” e “avviare e potenziare un centro servizi collettivo post vendita per i macchinari italiani”.

La presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Palma Costi, in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna, ha presentato così “Mecamex”, il progetto interregionale per la diffusione della meccanica italiana in Messico che l’Emilia-Romagna ha promosso insieme a Piemonte, Veneto, ministero dello Sviluppo economico e Italian trade agency, in un convegno ieri nella Terza Torre di viale Aldo Moro, a Bologna.

“Il sostegno all’export e ai processi di internazionalizzazione dell’Emilia-Romagna quale attività regionale strategica e prioritaria, assieme al sostegno dei processi di innovazione, ci ha portato a definire recentemente due nuovi atti fondamentali di programmazione- spiega la presidente nel suo intervento-, il primo è la strategia detta S3, cioè Smart specialization strategy, e poggia sul ruolo cruciale della meccanica, che assieme ad agro-industria, abitare e costruire è alla base degli investimenti dei prossimi anni per oltre 500 milioni di euro grazie al cofinanziamento comunitario; il secondo è la nuova legge regionale per favorire l’attrazione degli investimenti internazionali e supportare i processi di internazionalizzazione attiva del nostro sistema produttivo, tecnologico, formativo e socio-sanitario”.

Al convegno ha partecipato anche Miguel Ruiz-Cabanas Izquierdo, l’ambasciatore messicano in Italia: “Il Messico è un paese importante e prossimo a profonde riforme strutturali, noi e l’Italia, e in particolare l’Emilia-Romagna, possiamo essere soci naturali, perché le nostre economie sono complementari- sostiene il diplomatico-, noi non chiediamo alle imprese di questi territori di abbandonarli con la delocalizzazione ma semmai di aprire una ulteriore opportunità produttiva e di internazionalizzazione in un paese che crede nelle piccole e medie imprese straniere, tanto da aver preparato per loro un apposito fondo da 500 milioni di euro”.

Il convegno è stata l’occasione per discutere non solo di meccanica ma anche di altre eccellenze regionali: la presidente Costi ha infatti proposto all’ambasciatore di “organizzare insieme la partecipazione a Expo”, dal momento che “l’Emilia-Romagna è luogo di eccellenza mondiale sul cibo, sul packaging e sull’impiantistica alimentare e la catena del freddo”. L’idea della Regione è quindi quella “un accordo strategico di collaborazione triennale centrato sulla co-organizzazione del World food forum, la realizzazione di incontri diretti fra imprese, centri di ricerca e università e visite alle principali realtà di eccellenza della regione”.


 

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

Gli imprenditori dell’area coinvolti nell’iniziativa organizzata da UniCredit e Unindustria Forlì-Cesena, con la collaborazione di Diacron e P&ALegal, per avviare proficui processi di internazionalizzazione -

 Parma, 9 maggio 2014 –

Anticipare e intercettare le dinamiche di crescita di mercati geograficamente strategici e con buone potenzialità di sviluppo, anche prospettico: con questo duplice obiettivo UniCredit e Unindustria Forlì-Cesena hanno organizzato oggi a Forlì, in collaborazione con Diacron e P&A Legal, il Forum Nord Africa e Emirati Arabi.

 L’evento, realizzato questa mattina presso la sede forlivese di Unindustria (via Punta di Ferro 2/A) è stato introdotto dai saluti di Mauro Gorini, Consigliere ANCE (Collegio Costruttori Edili Forlì-Cesena) con Delega all’Internazionalizzazione e membro della Commissione Internazionalizzazione di Unindustria, e di Livio Stellati, Area Manager Romagna UniCredit. Sono quindi seguiti gli interventi di Nigel Marco Zanenga, Delegato UniCredit per Tunisia e Marocco, che ha illustrato il contesto operativo e il supporto di UniCredit alle imprese per le due aree nord africane; “Fare business in Libia” è stato invece il tema affrontato da Giovanni Giacomazzi, Responsabile Ufficio di Rappresentanza UniCredit Tripoli. Lorenzo Ascanio,  Partner di P&A Legal, ha parlato quindi delle principali tematiche legali nelle strategie di internazionalizzazione in Nord Africa.  Lorenzo Bagnoli, General Manager Diacron Consultants JLT – Dubai, ha concluso l’incontro offrendo una panoramica delle opportunità e strategie di internazionalizzazione negli Emirati Arabi. 

Al termine dell’incontro gli imprenditori hanno potuto confrontarsi in incontri individuali con i relatori per approfondire le tematiche di maggior interesse.

 

In particolare i relatori si sono soffermati sulle potenzialità di un mercato che conta una popolazione composta da oltre 160 milioni di persone, e che è caratterizzato, dopo i recenti radicali mutamenti politici, da numerose opportunità di business (un trend di crescita economica importante, che si è attestata per il 2012 intorno al 3%), e da una posizione strategica, sia in conseguenza dello sbocco sul Mar Mediterraneo che dell’appartenenza alla più vasta area del “Grande Medio Oriente”. 

 

L’Italia, già primo partner commerciale dell’area nordafricana (1° importatore, 2° esportatore), può agganciare i trend di ripresa che caratterizzeranno nel futuro prossimo l’area. Gli analisti hanno infatti registrato come l’effetto negativo sugli scambi commerciali della Primavera araba sia complessivamente limitato e come, parallelamente, i principali investimenti nell’area, di natura energetica, abbiano per loro natura un orizzonte quantomeno decennale, e siano dunque considerare relativamente stabili.

“Il mercato del Nord Africa e degli Emirati Arabi – ha detto Livio Stellati, Area Manager Romagna UniCredit - offre ampi spazi per le imprese italiane ed evidentemente anche per quelle romagnole. Dal settore delle costruzioni, che può beneficiare degli investimenti per opere di edificazione e riqualificazione che i governi dei Paesi stanno affrontando, a quello energetico, col fabbisogno manifestato da imprese locali che necessitano di competenze ed esperienze sulle tecnologie più avanzate, sono numerosi gli ambiti in cui il sistema produttivo dei nostri territori può trovare spazi di crescita”. 

 

“Nord Africa e Emirati Arabi – ha dichiarato Mauro Gorini, Consigliere ANCE con Delega all’Internazionalizzazione e membro della Commissione Internazionalizzazione di Unindustria – sono stati scelti perché, ciascuno con le proprie caratteristiche, indicatori macroeconomici e settori trainanti, possono rappresentare mercati di sviluppo per le PMI che sono chiamate, in particolar modo in questo momento, a mettere al centro delle proprie strategie di crescita, percorsi strutturati di internazionalizzazione. Le aziende non sono da sole in questo difficile compito perché possono contare su una serie d’iniziative messe in capo dalla Commissione Internazionalizzazione di Unindustria, che possono fornire supporto personalizzato e consulenza qualificata per affrontare nel modo migliore le sfide dei mercati esteri”.

 

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

 

Domenica, 27 Aprile 2014 16:45

La Russia è più vicina

 

 

L’Italian Style suscita grande appeal in Russia e nei paesi ex URSS. Più semplice ottenere i visti Business e turismo. Al Business Center di Parma l’agenzia specializzata per sciogliere ogni dubbio.

di redazione -

Parma, 27 Aprile 2014 ----

 

E’ di questi giorni la notizia per la quale sarà più semplice recarsi in Russia. L’annuncio prevede una semplificazione del regime dei visti per i cittadini stranieri, che si recano nel paese sia per turismo, che per affari. Sarà perciò più semplice ottenere visti semestrali, che consentiranno di visitare la Federazione Russa più volta in un anno, ovvero soggiornarvi con continuità per 180 giorni consecutivi.

Un vantaggio per tutti i cittadini stranieri che dovrebbe favorire ancor più i rapporti tra Italia e Russia anche in forza dell’apprezzamento riservato dagli operatori e consumatori russi all’Italia e più in generale all’italian style. 

Una fama che l’Italia ha conquistato non solo grazie alla cultura, la cucina e il turismo ma  anche e soprattutto per la qualità delle tecnologie e dell’industria.   

Le importazioni di beni provenienti dall’Italia continuano, infatti, a risultare in costante crescita acquisendo sempre più slancio. Sulla base delle statistiche Eurostat relative ai primi quattro mesi dello scorso anno, un’analisi effettuata a Mosca dall’Ambasciata d’Italia e Ufficio ICE conferma che le esportazioni italiane in Russia sono cresciute dell’ 11,5 %, passando da 2.947 miliardi di Euro del periodo gennaio-aprile 2012 a 3.288 miliardi di Euro dello stesso periodo del 2013.

Inoltre, secondo gli analisti, che hanno presentato il rapporto SACE (Servizi Assicurativi del Commercio Estero) l’“Export Italia” e le esportazioni italiane cresceranno in media del 7,9% all’anno per prossimi 4 anni.

Il maggiore incremento è atteso nei seguenti settori: beni strumentali, meccanici prevalentemente strumentali (+9,7%), apparecchiature elettriche (+8,0%), beni intermedi, metalli industriali (+10,1%), estrazione (+8,8%), gomma e plastica (8,6%), prodotti chimici (+8,3%), arredamento (+ 7,9%).

Tuttavia la creatività, professionalità e abilità che caratterizza l’Italia nel mondo, nel realizzare articoli unici e irripetibili di Italian Design, mantiene comunque le prime posizioni. Perché, se è vero che “i russi comprano con gli occhi”, è altrettanto vero, secondo gli analisti, che si prevede una forte domanda di beni di alta qualità e gli articoli di lusso. Rimarranno altresì costanti le esportazioni dei beni tradizionali del classico Made in Italy (abbigliamento, tessile, calzature, alimentari e mobili).

Allo stato attuale, le importazioni provenienti dall’Italia, secondo il Ministero dello Sviluppo Economico della Federazione Russa giocano un ruolo molto importante. Il primo posto è occupato da macchine industriali e tecniche:

- Automobili e parti di esse

- Apparecchiature elettriche ed elettroniche

- Controllo e misurazione

- Elettrodomestici

- Meccanica e Ottica

Altri dati significativi:

Maggior richiesta nella gioielleria italiana in Russia del +3,4%. I prodotti alimentari occupano il 13,7% del valore totale dei beni di consumo importati (bevande alcoliche, pasta, cacao, cioccolato, pasticceria, caffè, tè, olio d’oliva, ecc.)

L’importazione dei prodotti chimici è aumentata del 5,2% (pitture, vernici, smalti, semilavorati plastici e gomma sintetica).

Aumentate anche le vendite di profumi e cosmetici. Inoltre, è aumentata in modo significativo l’offerta di serrature, cerniere e tettoie, radiatori e caldaie, contenitori e imballaggi in metallo leggero.

In sostanza la crescita media degli ultimi due anni vede la Russia in testa tra i BRICS per l’export dall’Italia, con 10 miliardi di Euro nel 2012 rispetto a 9 miliardi per la Cina (nel 2010 l’Italia aveva esportato in Russia beni per 7,9 miliardi rispetto agli 8,6 miliardi di prodotti inviati in Cina).

Il mercato russo è perciò, per gli imprenditori italiani, strategico e le opportunità di collaborazione che offre sono sicuramente allettanti. Ma l’approccio al nuovo e allo sconosciuto deve essere assistito da competenze professionali capaci di programmare prima e sviluppare poi i percorsi più corretti per raggiungere gli obiettivi imprenditoriali.  

Sia da parte russa che italiana in questo importante processo occorre il supporto di un partner affidabile che metta a disposizione strumenti efficaci, conoscenze competenze ed autorevolezza per svolgere il compito principale e per fornire un servizio professionale per la cooperazione bilaterale.

Per iniziare questo affascinante e allettante ma  delicato processo, le aziende italiane, hanno necessità di assistenza e di risposte concrete che l’ agenzia MarketingRussia&Europe è in grado di fornire su entrambe le “sponde”. Soluzioni strategiche “su misura” e costante presenza e supporto professionale rappresentano i punti di forza dell’agenzia.

Per informazioni: 

Agenzia MarketingRussia&Europe

presso il Business Center di Parma 

via Emlia Est 216

43123 Parma

P.IVA 02683320341

Tel.+39 0521 1791 208

www.marketingrussia-europe.com

www.italy-partner.ru

Pubblicato in Economia Emilia
Venerdì, 18 Aprile 2014 11:31

Parma - Ancora recessione nel IV trimestre 2013

Tutti i settori economici hanno accusato un’ulteriore contrazione degli indicatori congiunturali, ma la frenata sembra allentarsi. I dati del Rapporto sul quarto trimestre 2013, elaborati dalla Camera di Commercio di Parma, descrivono una certa crescita soltanto nelle attività con l’estero, dove aumentano anche i risultati delle piccole imprese -

 

Parma, 18 aprile 2014 -

Il sistema Parma conclude il 2013 in una situazione di recessione, con alcuni timidi segnali positivi che passano dai rapporti con l’estero. E’ questo, in estrema sintesi, il quadro tracciato dal Rapporto congiunturale sul quarto trimestre 2014, elaborato dalla Camera di Commercio con Unioncamere Emilia-Romagna e nazionale.

Nell’industria produzione, fatturato e ordini segnano andamenti ancora negativi, mentre sono incoraggianti i dati su export e ordini dall’estero, con la buona notizia di una dinamica che riguarda anche le imprese di piccole dimensioni piccole (tra i 10 e i 49 dipendenti). Le imprese artigiane registrano una contrazione anche del fatturato estero (-1,2 per cento), mentre gli ordini da oltre confine appaiono in leggera crescita (circa 1 per cento). L’edilizia riduce il volume di affari del 5%, una diminuzione più lieve rispetto agli ultimi 12 mesi, ma comunque pesante. Il commercio al dettaglio, come avviene in modo continuativo dal 2008, riduce gli incassi anche nell’ultima fase del 2013. Calano in modo considerevole anche i consumi alimentari (circa -6 per cento).

INDUSTRIA

La situazione è ancora recessiva: la produzione, nel quarto trimestre 2013, è diminuita tendenzialmente del 2 per cento, che pure è un miglioramento rispetto al trend negativo del 3,9 per cento dei dodici mesi precedenti. Il risultato ottenuto dalla nostra industria è stato peggiore di quello dell’industria regionale (-1,5 per cento).

La produzione cala in tutti i settori industriali ad eccezione delle industrie meccaniche elettriche e mezzi di trasporto che realizzano un risultato positivo superiore all’1 per cento. L'andamento congiunturale del quarto trimestre è stato particolarmente pesante per le imprese di piccola dimensione, fino a 9 dipendenti e da 10 a 49 dipendenti (-3,0 per cento ciascuno), mentre nelle imprese di media dimensione (da 50 a 499 dipendenti) si è fermato al –0,7 per cento.

In calo nel quarto trimestre anche il fatturato, -1,9 per cento, ma è una diminuzione meno ampia rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (-3,5 per cento).  Soffrono soprattutto le industrie della fabbricazione e lavorazione dei minerali non metalliferi, che hanno accusato una flessione del 12 per cento peggiorando il trend dei dodici mesi precedenti (-5,2 per cento) ma in generale tutti i settori hanno evidenziato variazioni negative ad eccezione del settore del legno e mobile (+0,5 per cento). Sono le imprese minori, fino a 9 dipendenti e da 10 a 49 dipendenti, ad accusare le flessioni più sostenute, rispettivamente -3,2 e -2,9 per cento.

Bene, ancora una volta, le esportazioni insieme alla domanda estera: nel periodo da ottobre a dicembre 2013 l’incremento tendenziale del fatturato estero provinciale è stato del 1,5 per cento, in leggero miglioramento rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+1,3 per cento). Il comparto della moda e le “altre industrie manifatturiere” (tra queste chimica, ceramica, carta-stampa-editoria)  hanno realizzato ottimi risultati segnando una crescita del fatturato estero rispettivamente del 7,9 e del 2,9 per cento. Un incremento significativo, anche se inferiore alla media provinciale, è stato registrato dalle industrie alimentari (+1,3 per cento). Solo le industrie del trattamento dei metalli accusano un calo delle vendite all’estero (-3,1 per cento). Risultati positivi per ogni classe dimensionale. Da segnalare l'incremento dell’1,9 per cento delle esportazioni messo a segno dalle piccole imprese (da 10 a 49 dipendenti).

Nel quarto trimestre calano anche gli ordini totali, -1,6 per cento, ma va meglio rispetto al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-3,1 per cento). Solo nel settore delle industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto la crescita è dell’1,2 per cento, tutti gli altri settori segnano variazioni tendenziali negative. Da sottolineare il pesante calo (-9,7 per cento) delle industrie della fabbricazione e lavorazione minerali non metalliferi, e delle industrie del trattamento dei metalli (-3,4 per cento). I cali della domanda riguardano tutte le classi dimensionali: nelle imprese minori, fino a 9 dipendenti, la diminuzione si è attestata al -2,2 per cento, mentre nelle imprese maggiori, da 50 a 499 dipendenti, il decremento è stato solo dello 0,3 per cento.

Un'indicazione positiva giunge invece dalla crescita degli ordini esteri (+2,3 per cento) che contribuisce a migliorare l'andamento complessivo della domanda, segnato da una flessione di 1,6 punti percentuali. Tra i settori di attività si sono distinte le industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+3,1 per cento), le altre industrie manifatturiere (+3,4 per cento) e le industrie alimentari (+2,2 per cento).  Al contrario, è apparso particolarmente critico l'andamento della domanda estera delle industrie del trattamento dei metalli, che accusano un calo del 3 per cento. 

ARTIGIANATO MANIFATTURIERO

Il quarto trimestre del 2013 si è chiuso con un bilancio nuovamente negativo: tutti gli indicatori congiunturali hanno il segno meno ad eccezione degli ordini verso l’estero e, in generale, sono peggiori rispetto ai dati della totalità delle imprese manifatturiere. 

La produzione è diminuita del 4,1 per cento rispetto al quarto trimestre 2013, in misura leggermente inferiore al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-4,8 per cento), e anche il fatturato ha replicato il medesimo, negativo risultato: - 4,1%. Battuta d'arresto per le esportazioni, con un calo tendenziale dell'1,2 per cento, dopo l’ultimo trimestre che aveva evidenziato un andamento ampiamente positivo (+5,3 per cento). A livello regionale sono apparse in decisa crescita (+6,0 per cento).

A calare di meno sono gli ordini complessivi che hanno accusato un calo tendenziale del 2,7 per cento. Il dato, migliore rispetto all'andamento del fatturato, sembrerebbe prospettare una evoluzione positiva per il prossimo trimestre. La domanda estera è apparsa in lieve crescita (+0,9  per cento) e conferma il trend positivo iniziato a fine estate. 

COSTRUZIONI

Nel quarto trimestre l’industria delle costruzioni ha registrato una diminuzione tendenziale del volume d'affari del 4,8 per cento, meno pesante rispetto al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-9,1 per cento). Dato analogo per la regione (-5,1 per cento), mentre in Italia il calo tendenziale è stato del 10 per cento.

COMMERCIO AL DETTAGLIO

E’ ancora recessione, dopo 6 anni di contrazione delle vendite: gli incassi sono diminuiti tendenzialmente del 5,7 per cento.  E’ il commercio al dettaglio dei prodotti non alimentari a registrare la flessione più pesante (-6,6 per cento). In particolare le vendite di abbigliamento e accessori si riducono di quasi l’8 per cento mentre per i prodotti per la casa ed elettrodomestici la riduzione risulta meno pesante (-4,3 per cento).  Il commercio alimentare segna una diminuzione tendenziale pari al 6,1 per cento. Anche le vendite al dettaglio degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini mostrano ancora una variazione tendenziale negativa (-0,4 per cento). 

Tutte le classi dimensionali registrano andamenti negativi ma particolarmente gli esercizi di piccola dimensione, fino a 5 dipendenti, con una flessione delle vendite del 7,8 per cento. 

 

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio)

 

 

Grana Padano, 1,5 milioni di forme vendute all’estero nel 2013 pari al 34% della produzione.

 

di LGC - Parma 14 aprile 2014 -

Non è stato certamente un 2013 tutto rose e fiori per settore alimentare e a questo non si è sottratto nemmeno il Grana Padano soprattutto per quanto riguarda la prima parte dell’anno. La conferma viene anche dal Presidente del Consorzio di Tutela del Grana Padano DOP, Nicola Baldrighi, intervistato da Assolatte. “ il 2013 si è chiuso positivamente, grazie ad un mercato del latte spot molto vivace. In Italia, il Grana Padano ha confermato i propri livelli di consumo e la sua leadership nel settore dei formaggi duri, con una quota del 49%. I risultati sono confermati dal calo delle giacenze, scese del 3%.

Sul fronte dei prezzi all’ingrosso, dall'inizio dell'estate abbiamo registrato una ripresa delle quotazioni, confermata anche a gennaio.”

L’adozione dei piani produttivi e l’export hanno contribuito al mantenimento dei prezzi su livelli di remuneratività. 

Nel corso del 2013 si è registrata infatti una contrazione della produzione del 3,3% rispetto il 2012. “ Sono risultati che soddisfano, - sottolinea il Presidente Baldrighi commentando i dati - ma occorre continuare a mantenere prudenza produttiva, e dedicare la massima attenzione alla qualità del prodotto.”

I dati diffusi dal Consorzio di Tutela del Grana Padano a inizio di aprile evidenziano come, anche per il mese di marzo, si sia confermata la tendenza all'aumento della produzione, con una variazione del +2,3% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
In ragione di tale recupero l'offerta del primo trimestre si assesta a quasi 1,4 milioni di forme, pari al +2,4% rispetto allo stesso periodo del 2013. 

I primi segnali di cedimento dai mercati all’ingrosso si stanno manifestando complice anche il crollo del Latte Spot probabilmente condizionato dalla decrescita del valore del latte tedesco e austriaco.

Sul fronte dell’export il Grana Padano sta dando invece notevoli soddisfazioni. “ Nel periodo gennaio – novembre 2013, il Grana Padano - informa Nicola Baldrighi -  ha confermato la propria leadership di formaggio DOP più consumato nel mondo, con un incremento delle esportazioni del 5,87%. Confortante  soprattutto l'aumento del 7% rilevato nella UE, mentre nei paesi al di fuori dell’Unione europea, l’incremento è stato del 4%.” 

1,5 milioni di forme vendute all’estero nel 2013 pari al 34% della produzione del Consorzio Di Tutela del Grana Padano. 

“Un  dato positivo, - conclude Baldrighi - che in 15 anni vedrebbe più che quadruplicato l'export di Grana Padano, e che premia  il nostro lavoro. Il Consorzio ha investito all'estero con lungimiranza, in anni in cui il mercato interno prosperava, consapevole della forza di questa eccellenza del Made in Italy.”

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Presentano un assortimento di altissima qualità e sono il riferimento dei foodies d’oltreoceano. Una ricerca MRA per Parma Alimentare e Camera di Commercio li individua come approdo elettivo delle produzioni parmensi, le cui imitazioni (italian sounding) genererebbero un fatturato stimato in 3,1 miliardi di dollari a fronte del miliardo scarso riconosciuto ai prodotti autentici. I risultati dello studio presentati oggi alla Camera di Commercio di Parma durante il convegno “Parma a stelle e strisce, vendere il food in USA: istruzioni per l’uso”.

 

Parma, 16 aprile 2014 -

C’era una volta in America il semplice supermercato. Ma oggi non c’è più. O meglio, il semplice supermercato è solo una tessera del complesso mosaico che è diventato il sistema della distribuzione statunitense. Chi vuole affrontare il mercato al dettaglio dei generi alimentari è dunque avvisato: i tempi sono cambiati, ci sono 40 milioni di americani benestanti (reddito annuale oltre i 75mila dollari) e grandi appassionati di enogastronomia, i cosiddetti foodies, che non vedono l’ora di provare cibi e preparazioni autenticamente italiani e con la garanzia di alti livelli qualitativi. E che per questo si rivolgono a insegne della distribuzione a metà tra la drogheria di quartiere e il supermarket, i cosiddetti ‘specialty stores’, format di negozio focalizzato su un assortimento di alto livello e in cui i commessi, in alcuni casi, sono dei veri e propri consulenti di prelibatezze. Ci sono poi alcuni ‘wholesales clubs’, punti vendita in cui è possibile acquistare le specialità in quantità maggiori e a un prezzo più conveniente, ma soltanto corrispondendo prima un abbonamento (‘fee’) annuale, come un vero e proprio circolo cui ci si iscrive. Agli specialty stores e ai wholesales club si rivolgono anche i consumatori statunitensi più attenti agli aspetti salutistici della loro alimentazione e quindi maniacali nella lettura delle informazioni sulle etichette e sulle tabelle nutrizionali.

E’ a queste catene quindi che il Made in Italy, e il Made in Parma, si dovrebbe rivolgere per raggiungere i sofisticati golosi e gli scrupolosi consumatori salutisti che vivono in USA, secondo lo studio MRA presentato oggi dal presidente Carlo Bertozzi, e dal direttore della divisione consulenze Giovanni Grimaldi, alla Camera di Commercio di Parma in un convegno organizzato da Parma Alimentare. 

Realizzata attraverso l’analisi di 2.500 punti vendita, la ricerca parte da una rassegna sulla regolamentazione statunitense nel campo del commercio alimentare (retail e food service): dalla spedizione del prodotto all’etichettatura, dalla registrazione degli impianti ai dazi e alle tariffe, con specifiche su una selezione di prodotti agroalimentari del territorio. Si prosegue con la definizione dei foodies e dei consumatori ‘health conscious’ e con l’individuazione delle loro insegne preferite, accomunate dall’offerta di un’esperienza di acquisto piacevole e sofisticata e dalla scelta di referenze di alta qualità ed autentiche. Le catene individuate dallo studio (come Costco, 429 punti vendita, Trader Joe’s, 362 e Whole Foods, 303) possiedono inoltre dimensioni notevoli e quindi garantirebbero alla produzione agroalimentare buoni volumi di vendita.

Ma cosa portare sulla tavola degli americani? La ricerca si è focalizzata sul segmento specialità per numerose categorie di prodotto più rappresentative dell’area di Parma quindi, sughi per pasta a base di pomodoro, pomodori in scatola, olio d’oliva, paste fresche ripiene, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, salami e altri salumi e prodotti ittici. Per ciascuna categoria, sono stati messi in luce brand e peso delle private label, prezzi, caratteristiche del prodotto in termini di ricettazione e ingredienti ed è stata stimata la diffusione del prodotto autenticamente italiano rispetto a quello imitativo. 

Si scopre così che negli Usa il segmento specialità/premium, in cui competono i prodotti made-in-Parma, esprime una grande vitalità. E che il fenomeno dell’Italian sounding è estremamente radicato, anche nella categoria dei trend setting retailer. Rispetto alle categorie di prodotto elencate prima, il valore del mercato dell’Italian sounding è stimato in oltre 3 miliardi di dollari al consumo, a fronte di un valore delle importazioni dall’Italia che non supera il miliardo di dollari (al consumo). 

Consideriamo l’Italian sounding, non solo come una minaccia, ma anche come opportunità. C’è stata un’evoluzione dei prodotti imitativi che hanno registrato un deciso incremento qualitativo rispetto al passato, presentandosi anche in modo migliore e più curato, con prezzi paragonabili a quelli del nostro prodotto importato. Il prodotto italianeggiante agisce da ponte e prepara il terreno alla produzione made-in-Parma, contribuendo a stabilire una relazione forte tra una determinata categoria di prodotto e il nostro Paese. Quello che dobbiamo fare è sottrarre quote di mercato a questi prodotti imitativi di ‘seconda generazione’ puntando a elevare ulteriormente la qualità del nostro prodotto esportato” ha spiegato Carlo Alberto Bertozzi, presidente di MRA.

La ricerca che presentiamo oggi vuole offrire risposte concrete agli imprenditori agroalimentari del territorio interessati ad acquisire e consolidare quote di mercato negli USA. Oltre a fornire una panoramica sulle regole e sulle procedure che è necessario osservare per esportare oltreoceano, offriamo un supporto tecnico commerciale di base alle aziende parmensi. Il progetto prevede inoltre una fase conclusiva di natura promo-commerciale con partner del mercato statunitense” dichiara Cesare Azzali, amministratore delegato di Parma Alimentare. 

Andrea Zanlari, presidente della Camera di Commercio, ricorda che “Il sistema Parma si pone come piattaforma ideale per valorizzare le produzioni alimentari tipiche del nostro territorio nei mercati esteri e in particolare in quelli dove maggiore è la sensibilità verso la qualità e quindi maggiori sono i margini per concludere affari proficui. Tra questi mercati ci sono gli USA, dove conoscevamo già, grazie a precedenti ricerche da noi svolte, le potenzialità nel canale food service. Oggi abbiamo una fotografia delle opportunità presenti nel retail, dove scopriamo di poter arrivare direttamente al consumatore più attento alla qualità e agli aspetti salutistici del cibo. A Parma, attraverso la collaborazione con la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari, Fiere di Parma e Alma, Scuola internazionale di Cucina Italiana, abbiamo tutte le competenze e le professionalità per promuovere e caratterizzare i nostri prodotti in modo idoneo e vincente. Le aziende di Parma si trovano quindi in una situazione di grande vantaggio da poter sfruttare per ottenere risultati importanti sul mercato degli USA”.

Completano la ricerca informazioni utili per comprendere le dinamiche commerciali presenti in USA e quindi i consigli per affrontare le negoziazione con i buyer in modo efficace. Non mancano spunti ed esempi per impostare correttamente campagne di promozione di prodotto.

L’evento ha visto la partecipazione di una cinquantina di aziende del settore alimentare parmense. Presenti anche diversi esponenti delle istituzioni, del mondo bancario e consulenziale, e i Consorzi dei prodotti del territorio. 

 

(Fonte: Ufficio stampa Parma Alimentare)

 

 

 

L’iniziativa, organizzata da UniCredit con l’Unione Parmense degli Industriali ha coinvolto un centinaio di aziende emiliane con l’obiettivo di illustrare agli imprenditori le opportunità di business che offre il Paese verde-oro. Un nuovo appuntamento volto a sostenere le imprese nel processo di internazionalizzazione -

 

Parma, 15 aprile 2014 – 

E’ il quinto Paese più popoloso al mondo, ha un PIL in crescita e un trend di sviluppo che continua a interessare le economie avanzate. E’ il Brasile e può costituire un’opportunità per le imprese del territorio. E’ per questo che UniCredit e l’Unione Parmense degli Industriali hanno organizzato il “Forum Brasile – Le opportunità di business per le Pmi” che si è svolto questa mattina presso Palazzo Soragna. L’iniziativa, che ha coinvolto un centinaio di aziende provenienti da diverse province emiliane, in maggior parte dell’area parmense, è servita ad illustrare le opportunità che offre il Paese verde-oro agli imprenditori interessati a sviluppare la propria attività oltre confine, oltre a facilitare l’ingresso delle aziende locali nel mercato brasiliano. 

Nel corso della giornata, dopo i saluti e l’introduzione di Cesare Azzali, Direttore Unione Parmense Industriali e di Fabrizio Simonini, Responsabile Area Commerciale Parma UniCredit; Luciano Mario Bencivinni, Political Risk & Country Analysis UniCredit, ha presentato lo scenario politico e economico del Paese sudamericano. Ha preso quindi la parola, per un approfondimento sul tema “Il Mercato Brasile: il contesto operativo per le imprese”, Renzo Regini, Responsabile dell’UniCredit Office San Paolo del Brasile. Giacomo Guarnera, dello Studio legale Guarnera Advogados, ha presentato quindi la sua relazione sul tema “L’impatto fiscale sul business e accorgimenti legali nelle strategie di internazionalizzazione. In chiusura Federico Canuti, Partner Pop Consulting, ha parlato di “opportunità in Brasile per l’industria alimentare”. 

 

Nel corso della giornata dunque è stato evidenziato il quadro di un Paese che ha beneficiato di un prolungato periodo di crescita e che risulta costituire un’opportunità per le imprese italiane: tra il 2004 e il 2008, infatti, il PIL brasiliano è cresciuto ad un tasso del 5% medio annuo ed il tasso di disoccupazione è diminuito dal 13% al 6,8%. Le famiglie brasiliane ad oggi contribuiscono nella misura del 60% al PIL (in Cina lo stesso dato è al 35%) e il continuo ampliamento della classe media costituisce un potenziale bacino di clientela notevole per le nostre PMI che desiderano affacciarsi al mercato brasiliano. L’Italia è il nono Stato fornitore del Brasile e oltre 760 aziende nostrane sono già in affari con il Paese sudamericano che, per la sua importante espansione economica, costituisce un bacino fortemente attrattivo per le imprese che vogliono diversificare il proprio business sui mercati esteri. L’interscambio tra Italia e Brasile nel periodo 2011/2012 ha visto il nostro Paese riportare un “saldo positivo”, con oltre 4 miliardi e 900milioni di euro di prodotti esportati (soprattutto inerenti il settore della meccanica strumentale) e circa 3 miliardi e 400milioni di euro di spesa per importazione, per lo più di semi-lavorati come soia e caffè (fonte Istat 2013). 

 

L’Unione Parmense degli Industriali è da sempre attenta a dare spazio ad iniziative che danno sostegno ad azioni, realizzate nei diversi Paesi, da soggetti qualificati come è Unicredit – ha detto Cesare Azzali - abbiamo quindi ritenuto interessante informare compiutamente le aziende sulle opportunità che offre il contributo di presenza e collaborazione che le diverse strutture di questo importante gruppo bancario sono in grado di assicurare”.

 

 “Favorire l’internazionalizzazione – ha detto Fabrizio Simoninirappresenta uno degli obiettivi strategici che UniCredit propone alle imprese per estendere il proprio business verso mercati nuovi dalle prospettive interessanti. Uno di questi è il Brasile, Paese caratterizzato da notevoli potenzialità di crescita e nel quale, nel corso di questi ultimi anni, sono stati realizzati importanti investimenti in progetti infrastrutturali oltre all’inserimento di agevolazioni fiscali e incentivi per gli investitori esteri. Il Brasile quindi rappresenta un Paese fortemente attrattivo per le aziende che intendono espandere il proprio business sui mercati oltre confine e può costituire un trampolino di lancio ideale per lo sviluppo internazionale delle aziende della Regione. Con questo Forum – conclude Simonini -  intendiamo offrire agli imprenditori locali un corredo di informazioni ampie, oggettive e qualificate, così da arricchire il loro bagaglio di conoscenze, con la finalità di promuovere la conoscenza del “Made in Italy” all’estero e di favorire il loro processo di internazionalizzazione nel Paese verde-oro dove UniCredit è presente con una specifica Unit che permette al Gruppo di proporsi come partner privilegiato nel supporto allo sviluppo del business delle imprese italiane”.

 

Brasile-Parma, qualche numero sui rapporti economici in essere

La provincia di Parma è esportatrice netta verso il Brasile, con un avanzo di bilancia commerciale superiore ai 74 milioni di euro nel 2013, in aumento rispetto al 2012 (+10,5%). Le esportazioni delle imprese della provincia in Brasile superano i 78 milioni di euro nel 2013, con una crescita rispetto all’anno precedente del 10,3%, decisamente superiore all’aumento delle esportazioni totali di Parma (+2,6%). Anche per le importazioni dal Brasile si segnala un incremento nel 2013 su base annua (+8%), mentre complessivamente gli acquisti dall’estero sono lievemente calati (-0,5%).  I principali settori di interscambio tra la provincia di Parma e il Paese sudamericano, con flussi rilevanti sia in entrata che in uscita, sono la meccanica (nello specifico, le altre macchine di impiego generale) e l’industria farmaceutica (in particolare, medicinali e preparati farmaceutici). Inoltre, le imprese della provincia esportano verso il Brasile macchine di impiego generale e altre macchine per impieghi speciali (meccanica) e prodotti da forno e farinacei (industria alimentare). Tra i beni e i servizi importati spiccano anche il cuoio conciato e lavorato (articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria) e le pellicce preparate e tinte, nonché alcuni prodotti agricoli (prodotti di colture agricole non permanenti e permanenti). Per il 2014 si stima per la provincia di Parma una lieve diminuzione delle esportazioni (-1%) e un aumento delle importazioni (+4,7%), con un calo del surplus di bilancia commerciale. (Fonte. Elaborazioni Territorial & Sectorial Intelligence UniCredit su dati ISTAT  e Prometeia).

 

UniCredit sostiene da tempo l’internazionalizzazione delle aziende italiane in Brasile. Ha infatti attivato nel Paese sudamericano la sua ”Italian Company Business Development Unit” presso l’ufficio di Rappresentanza di San Paolo, guidata da Renzo Regini, italiano residente da oltre venti anni in Brasile e con una lunga esperienza bancaria. L’obiettivo della struttura - la più importante iniziativa del genere di un Istituto bancario italiano nel Paese - è quello di supportare le aziende italiane che sono attive, attraverso sussidiarie o presenze dirette, nello Stato sudamericano, ma anche quello di accompagnare gli imprenditori che vogliano investire in questo Paese in grande sviluppo. 

Con la Unit, UniCredit è in grado di offrire ai propri clienti un servizio puntuale ed efficiente. E’ in sostanza il punto di coordinamento fra la CBBM - Cross Border Business Management, struttura di UniCredit dedicata al sostegno della clientela italiana operante nei mercati internazionali,  il network Corporate nazionale e quello che si occupa di PMI sempre in Italia. Un lavoro di squadra volto ad offrire una “piattaforma completa di supporto” alle attività economiche, già attive o da attivare, delle aziende italiane in Brasile.

 

(Fonte: Ufficio stampa UPI)

 

 

Domenica, 13 Aprile 2014 12:03

L'Italia esporta riso in...Cina

 

 

Ora è Taiwan che "si mette di traverso" ed a farne le spese sono i nostri produttori di olio e di riso (curiosa la notizia! esportiamo in Cina).

 

Parma 12 aprile 2014 - 

La Repubblica di Cina (quella arroccata nell'isola di Formosa dai tempi della Rivoluzione di Mao) in realtà pare non abbia in animo nessuna ritorsione verso l'Italia.

E di motivi ne avrebbe: mentre Obama apre le porte alla Cina di Taipei scatenando, per farla entrare, Michael Lawson, suo rappresentante in seno alla Organizzazione Internazionale dell'Aviazione Civile (ICAO), così da equiparare Taiwan a tutti gli altri Stati, l'Italia nega uno spazio fra le Nazioni all'EXPO 2015 per compiacere la Cina continentale (che invero fa grossi affari con l'"antagonista" taiwanese e che gli ha riservato un posto di rango "sovrano" nella precedente Expo, tenutasi a Shanghay nel 2010).

Tutto lascerebbe supporre che si tratti di una piccola vendetta  ma la realtà pare essere un'altra: quanto all'olio, Taipei, a seguito di un incontro tra esperti chimici italiani con i colleghi tecnici del Ministero della Salute di Taiwan e l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese (ex ICE) di Taipei ha comunicato che il Governo taiwanese avrebbe accettato le analisi chimiche sulla "clorofillina cuprica"  (che è un colorante)  esclusivamente se effettuate dalle ASL italiane e non da altri laboratori europei; si tratta di 7.000 tonnellate di olio di oliva annualmente importato a Taiwan, per un valore stimato di circa 62 milioni di euro per 50/60 per cento di provenienza italiana.

Una soluzione semplice, basta che le analisi siano effettuate in Italia, dalle ASL e non commissionate all'estero...

Stesso discorso per il riso la cui importazione dall'Italia anch'essa bloccata a Taiwan per una controversia sulla presenza di pesticidi.

In realtà ancora una volta la neglittosità è tutta italiana.

Basterebbe che l'Italia mantenesse i propri impegni, (nel nostro caso di riunire il "Foro italo-taiwanese di cooperazione economica, industriale e finanziaria" che è la sede ordinaria di discussione, tra il nostro Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'economia di Taiwan) per chiarire fra le parti i problemi che di volta in volta sorgono, ora, quelli dell'olio e del riso.

Taiwan per quanto non paragonabile come mercato alla Cina comunista, non è del tutto isolata a livello internazionale (ad esempio, la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche con Taipei non con Pechino e così 23 nazioni al mondo).

Ed anche nel nostro Paese non mancano gli amici di Taiwan posto che fioccano le interrogazioni parlamentari a difesa delle piccola isola di Formosa e, soprattutto, dei produttori italiani in questo caso.

Oltre trenta parlamentari con diverse iniziative hanno richiesto ai Ministri responsabili (Esteri e Sviluppo Economico) di prendere posizione.

Per ora senza  risultato: debole con i forti e forte con i deboli sembra essere il leitmotiv della politica economica estera dell'Italia.

Ed intanto gli esportatori di riso e di olio possono attendere.

 

 


  

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

 

 

Raccolti i pareri di espositori e buyer sia nazionali che esteri.

Verona, 9 aprile 2014. Vinitaly 2014 proficuo per espositori e buyer esteri, soddisfatti della qualità della manifestazione e degli incontri business. A Vinitaly Buyer’s Lounge, la nuova area dedicata ai contatti di affari di Vinitaly, è stato organizzato un fitto calendario di matching commerciale tra selezionati operatori esteri e cantine all’interno dell’area Taste&Buy e continuo è stato l’afflusso all’Enoteca realizzata con i vini appositamente pensati per i mercati internazionali e messi in degustazione dalle cantine che hanno aderito agli appuntamenti b2b. Organizzati da Vinitaly anche gli appuntamenti business per conto di alcune collettive, tra cui Regione Veneto e Sicilia.

 Vinitaly Buerys’ Lounge è un’iniziativa nata dal potenziamento dell'incoming realizzato da Veronafiere in collaborazione Vinitaly International, con i suoi delegati in oltre 60 Paesi e con l'Ice e con il Ministero dello sviluppo economico; quest’ultimo ha permesso la partecipazione di buyer da Australia ed Hong Kong.

Complessivamente l’attività di incoming ha potenziato la presenza di operatori del trade da Svizzera, Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Paesi Balcanici, Romania, Bulgaria, Polonia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Ucraina, Russia, Paesi Baltici, Kurdistan, Paesi Scandinavi, Ungheria, Portogallo, Repubblica Ceca, India, USA, Canada, Paesi ASEAN, Corea, Giappone, Cina, Sud Africa, Israele, Camerun, Paesi area Mediterranea, Centro e Sud America e  Australia.

Successo anche per Vinitalybio, l’altra novità di questa edizione di Vinitaly. «Un successo straordinario – ha affermato Paolo Carnemolla, presidente di FederBio  – che testimonia anzitutto la validità di una scelta che ha puntato sulla certificazione come elemento distintivo e di trasparenza. Presenti durante tutta la durata della manifestazione numerosi operatori e buyer, sia italiani che esteri. Le numerose richieste di adesione per la prossima edizione danno anche la misura del valore della collaborazione fra FederBio e Veronafiere nello sviluppo di un progetto che certamente ha grandi potenzialità».

Grande affluenza nel nuovo padiglione Vininternational, dedicato agli espositori esteri. L’interesse per i vini degli altri Paesi produttori si è evidenziato anche con il “tutto esaurito” delle degustazioni organizzate dalle aziende presenti.

La soddisfazione per i risultati della 48a edizione di Vinitaly si può leggere nelle dichiarazioni rilasciate da alcune importanti cantine espositrici e buyer esteri.

Dichiarazioni espositori

Jacopo Biondi Santi, vincitore del Premio Internazionale Vinitaly 2014 per la sezione Italia e titolare dell’omonima azienda: «Per noi è andata benissimo. Abbiamo visto tutti gli importatori, con una buona presenza dalla Cina al Brasile, dal Canada agli Stati Uniti. Anche sul piano dell’affluenza è stato un Vinitaly da record. Abbiamo avuto afflusso continuo allo stand, nonostante avessimo quadruplicato gli spazi. Si è trattato di visitatori qualificatissimi, anche sul piano italiano e speriamo che sia l’inizio della ripresa del mercato interno».

«Tanta Italia di ottima qualità e molto estero, anche tedeschi» per Chiara Lungarotti, ma anche per Luisa Marinoni, responsabile ufficio marketing Italia di Cavit, questa edizione di Vinitaly si è caratterizzata con «un numero di buyer esteri maggiore rispetto agli altri anni».

Per Marta Gaspari, responsabile marketing di Donnafugata, «le presenze estere sono buone e la manifestazione è andata bene. Vinitaly si conferma una rassegna molto importante, anche rispetto ad altre».

Per Enrico Viglierchio, direttore generale di Castello Banfi: «È stata un’ottima fiera, sia per il mercato nazionale, con una presenza di operatori sempre più qualificati, sia per l’estero, con buyer dagli Stati Uniti e da tutti quei mercati che guardano con interesse al vino italiano. Estremamente positivo l’entusiasmo che si è respirato a questo Vinitaly».

«Crediamo molto in Vinitaly, per noi momento topico dell’anno, esattamente come la vendemmia e l’assemblea dei soci – ha detto Fabio Maccari, direttore generale Gruppo Mezzacorona –. Quest’anno abbiamo deciso di rinnovare totalmente lo stand ed è stato un successo di visitatori italiani ed esteri. Abbiamo presentato due nuovo prodotti e le proposte sono state recepite in maniera entusiastica. Un bilancio più che positivo, anche per effetto di un mercato che ho visto vivace».

Per Michele Bernetti, titolare di Umani Ronchi, «Vinitaly si conferma una manifestazione di livello, con un numero interessante di contatti stranieri, dall’Australia alla Svizzera: fondamentale per noi, che esportiamo il 75% della produzione».

Ivo Basile, direttore della comunicazione di Tasca d’Almerita, esprime un «ringraziamento a Veronafiere per il supporto sul piano logistico, che conferma la grande attenzione verso gli operatori per il buon esito della manifestazione».

«Rispetto allo scorso anno c’è stata una affluenza molto superiore e anche la qualità dei contatti è stata interessante, con operatori inglesi, olandesi, americani, giapponesi – dice Doriano Marchetti, presidente Terre dei Cortesi Moncaro – e si notano una maggiore positività e un interesse crescente da parte dei consumatori».

Per Anselmo Guerrieri Gonzaga, Tenuta San Leonardo: «La manifestazione è andata molto bene e grazie a Vinitaly in quattro giorni si riesce a fare il giro del mondo, un valore aggiunto per chi esporta il 50% della produzione come noi. Sono aumentati gli operatori professionali».

Soddisfazione anche a Vivit, con Federico Pignati, presidente del consorzio Terroir Marche e fra i soci di Aurora: «È stata la nostra prima volta a Vinitaly ed è stata una grande sorpresa per noi. È stato un vero boom per interesse, affluenza, contatti, visitatori italiani ed esteri, con una grande affluenza di buyer da Nordamerica, Germania, Danimarca, Olanda e Nord Europa».

Dichiarazioni buyer esteri

Brad Jensen, fondatore dell’americana Bon Vivant con un giro di affari di 2 milioni di dollari e vendite in molti Stati degli Usa, intervistato durante una delle degustazioni di Taste & Buy, l’iniziativa di Vinitaly all’interno del nuovo International Buyers’ Lounge, ha chiuso accordi con due nuovi contatti: «A New York ma anche in altre città i consumatori stanno scoprendo e iniziano a guardare oltre al Pinot Grigio e al Chianti. Io cerco cantine familiari, biologiche, sostenibili e di tutti i prezzi, fino al top».

Per la canadese Barbara Philip, unica Master of Wine donna del Paese e portfolio manager per la distribuzione e responsabile per le selezioni di vino europei del British Columbia Liquor Branch - Bcldb (con un volume di affari di un milione di dollari), già a Vinitaly nel 2012, il Salone veronese «è un momento importante per conoscere piccoli produttori e per partecipare ai seminari organizzati da Vinitaly, perché è importante imparare e capire i prodotti». Tornerà nei prossimi anni.

Yvonne Cheung, sommelier di Upper House di Hong Kong ha messo l’accento sulla varietà dei vini italiani: «C’è così tanto vino qui a Vinitaly che mi piacerebbe poter rimanere un mese intero. Ho trovato molti vini di tutti i tipi e di tante regioni; esplorare è stato fantastico». Di Hong Kong anche James Elliot Faber, sommelier al Yardbin/Ronin, che «cercherà di essere a Vinitaly ad ogni opportunità, perché ci sono ancora molti vini da conoscere e a cui dare visibilità».

Il grande interesse del mercato di Hong Kong per i vini italiani è testimoniata anche da Christian Pillsbury, managing director di Applied Wines: «Conosco abbastanza bene i vini più noti a livello internazionale, non vedevo invece l’ora di scoprire nuove regioni come Sardegna, Umbria , Calabria, Emilia-Romagna e di conoscere meglio questi vini. Non mi aspettavo però di scoprire cose nuove  delle regioni più famose che già amo. I tasting che ho seguito hanno davvero aperto la mia mente al concetto di qualità. Venire a Vinitaly è stata per me una grande opportunità».

La grande varietà di territori e vini italiani è stata una scoperta anche per Esther Lee, executive director di Amber Wines, aziende distributrice con base ad Hong Kong: «Ho trovato molta più diversità di quanto mi immaginavo. Una volta eravamo orientati sulle regioni vinicole più importanti  d’Italia, ma ora sappiamo molto di più delle regioni meridionali della penisola».

Tra i nuovi mercati di consumo potrebbe essere anche annoverata la Spagna, dove la cultura del vino è radicata ma dove i vini italiani non sono ancora molto conosciuti nella loro grande varietà. Due importatori presenti durante i giorni di manifestazione, Pyrénées (holding da un miliardo di euro con circa 15-20 milioni di vino, attivo nella grande distribuzione di alta gamma) e Good&Quality (specializzata in consumi gourmet con circa 1 milione di euro di fatturato in prodotti vinicoli), hanno definito Vinitaly «impressionante» per tutto quello che offre. Per Rafael Buerba Moreno di Food&Quality, a Vinitaly anche nel 2013, «quest’anno c’è ancora maggiore qualità e quantità dei contatti. La preferenza va verso i piccoli produttori che fanno qualità e per il rapporto più amicale che si può instaurare». Piccoli produttori, ma anche grandi, invece, per Albert Sabì di Pyréenés, che auspica attività di promozione del vino italiano in Spagna, rivolte al consumatore finale, per migliorarne la conoscenza e creare una domanda. (Verona Fiere)

Servizio Stampa Veronafiere

 

 

  

 

Per la prima volta una ricerca IRI su vino italiano e supermercati esteri.

Verona, 7 aprile 2014. Se il mercato interno del vino nella Gdo nei primi mesi del 2014 sembra in ripresa, sicuramente più rosee sono le prospettive che si aprono nei mercati esteri. Nei supermercati Usa, l’Italia è il secondo Paese importatore con una quota del 28,3%, dopo l’Australia, distaccando di 22 punti la Francia. Anche nel Regno Unito siamo il secondo Paese con una quota del 17%, precedendo California e Francia. In Germania invece siamo il primo Paese, davanti a Francia e Spagna.

«C’è grande interesse per il prodotto italiano nella grande distribuzione estera – spiega Giancarlo Gramatica, Cliente Director Iri, illustrando la prima ricerca di settore elaborata in esclusiva per Vinitaly – Negli Usa i più venduti sono Pinot Grigio, Chianti, Valpolicella/Ripasso/Amarone oltre spumanti e Prosecco. Nel Regno Unito la classifica vede al primo posto il Pinot Grigio, seguito da Prosecco e Sangiovese. In Germania la parte del leone la fanno il Prosecco Frizzante e il Prosecco Spumante». 

La crescita delle vendite di vino italiano nella Gdo estera nel 2014 viene valutata come probabile anche da Federdistribuzione: «È prevedibile uno sviluppo di un trend già in atto – afferma Alberto Miraglia – non poche insegne portano il vino italiano nei propri punti vendita internazionali, promuovendolo con manifestazioni specifiche o inserendolo regolarmente nell’assortimento. Altre favoriscono il prodotto nazionale sfruttando rapporti consociativi con catene distributive estere, incentivando rapporti diretti tra grande distribuzione straniera e cantine italiane, indicando cantine e prodotti interessanti da inserire nelle linee di vino di marca del distributore dell’insegna estera». 

Di vino nella gdo nazionale ed estera si parla oggi alle 10.30 durante il convegno “Cantine e grande distribuzione: nuove strategie per il mercato italiano ed estero” organizzato da Vinitaly. Modera i lavori Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWatch; intervengono, oltre a Giancarlo Gramatica e Alberto Miraglia, anche Lamberto Vallarino Gancia, Presidente di Federvini; Domenico Zonin, Presidente di Unione Italiana Vini; Alessandro Masetti, Responsabile Reparto Bevande  di Coop Italia, Giovanni Panzeri, Group Category Manager e Responsabile Marca del Distributore di Conad, Dino Borri, responsabile Prodotto estero di Eataly.

 Ufficio Stampa Veronafiere  

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